giovedì 13 giugno 2013

LO “ZOO DI VETRO”
della disciplina equestre
Di Giulia Iannone
Nelson Pessoa su Vivaldi


 Era stato annunciato come un grande appuntamento  didattico,  il ciclo di stage di  Nelson Pessoa in Italia.
Forse sarebbe stato l’evento di cultura equestre dell’anno, al pari di quando vennero nel nostro paese , anni or sono, Nuno Oliveira, Antony Paalman, George Morris.
Tanti hanno pensato di iscriversi desiderosi di una scintilla, di una vibrazione di una fonte di ispirazione.
Abbiamo sfiorato una grande occasione equestre.
Avremmo potuto parlare  di tecnica pura ricordando la storia, la carriera, l’esempio vivente del grandissimo cavaliere Brasiliano oggi 78enne.  Un simbolo senza tempo.  Un giovane cavaliere di talento che è partito da un paese tanto lontano , che ha sdoganato l’equitazione brasiliana dall’egida militare, dimostrando che ci poteva essere giusto spazio anche per i civili.  Che è sbarcato in Europa con una carica emotiva, di talento, di stile,  di volontà, di conoscenza e di passione equestre nuova, differente, originale. Il Cavaliere di Grand Geste, di Moet Chandon Vivaldi, Non Stop....
Nelson Pessoa su NonStop
il leggendario Neco. In Europa la sua tecnica affascina, il Brasiliano inizia ad essere conosciuto come “Il Mago” visto che il suo modo di montare sembra simile ad un incantesimo. La sua è anche una storia di tenacia e talento: il giovane cavaliere in grado di trasformarsi in una delle personalità equestri più illustri di tutti i tempi, in grado di influenzare con la sua tenacia impareggiabile e con la sua classe , il mondo equestre.
Nell’immaginario collettivo, quando si parla di sport brasiliano si fanno immediatamente tre nomi: Pelè, Senna, Pessoa.
Avevamo tutti nella mente e nel cuore di parlare e di assaporare questi ricordi.
Invece...
Il Mago venuto da lontano, ha svelato uno dei trucchi dei suoi tanti giochi di prestigio sul campo di gara.  
 Sbarrare  un cavallo si è tramutato per magia in  “tecnica per mettere in attenzione il cavallo”.  Amara e quanto mai  spiacevole  realtà tecnica, che nulla ha di  concettualmente equestre.
   “IL RISPETTO DEI CAVALLI E’ PER ME FONDAMENTALE, la mia carriera vanta più di 50 anni di esperienza, e non ho mai avuto la reputazione di essere un cavaliere violento.” Ha affermato Neco nella lettera di scuse formali inviata in Italia.
Non mi interessano giudizi sul caso, colpe, responsabilità e strumentalizzazioni.
Mi interessa solo capire e annotare che purtroppo ancora una volta la nobile disciplina equestre ha perso una occasione: ha passato al pubblico di giovani cavalieri  un messaggio sbagliato, spiacevole, tristissimo.
 Oggi  siamo tutti più sfiduciati , confusi, sconfitti.
In una epoca di libertà impazzita,  di  crisi di persone vere, di sincerità, di affetto, ma soprattutto di valori, fa male al cuore vedere, parlando per concetti supremi, il  Maestro che tralascia la via principale  per dare spazio alla scorciatoia. Tanto flebile ed effimera è la distinzione tra bene e male che una scelta del genere è pericolosissima a dir poco dannosa. Perché la scorciatoia è più attraente e fascinosa del lavoro lungo, diligente, meticoloso e faticoso.
Eppure sono questi elementi- lavoro semplice, pazienza, diligenza, determinazione, sacrificio-  a caratterizzare la disciplina equestre che forgia caratteri, individualità e pensieri.  Un occasione mancata per tutti noi appassionati , destinati a vivere in tempi attuali in uno “zoo di vetro”, prendo a prestito il titolo dell’opera teatrale dramma esistenziale, colmo di belle metafore,  dell’americano Tennessee Williams.
 Tutti chiusi all’interno di uno spazio irreale ,  come immersi in un luogo concettuale ed ideale in grado di abbinare al contempo prigionia e protezione, condanna e privilegio. Noi non ce ne accorgiamo. Si è vivi, certo, in uno zoo simbolico, sia pure in gabbia. Nutriti e accuditi con cura, schiavi di lusso della sorte, del fato, del caso, di falsi concetti, di falsi pensieri, immagini, ideali. Ma questo”zoo concettuale “è di vetro. Dunque fragile, inconsistente, effimero, basato su argomenti non duraturi, non solidi, non primari. Come tale produciamo  e rappresentiamo  solo una  debolezza innata che si assomma ad una realtà ambivalente. Fino a che si vive nello zoo di vetro, non si riescono ad intravedere valori extratemporali od eterni. Che ci vivano gli esseri umani per la propria negligenza, incapacità, stoltezza è un conto. Ma coinvolgere anche i cavalli in questa prigione delle idee è più che deprecabile,è irragionevole, inutile, ingiusto specie perché i nostri amici cavalli  si fidano di noi.
 Ecco: abbiamo perso l’occasione ,ancora una volta,  con una icona dell’equitazione  , di uscire dai falsi schemi contemporanei.
Nelson Pessoa su Feldherr
Avremmo potuto parlare di  precisi dettami della didattica equestre resa sovrana contro  la risoluzione tecnica  spicciola ed affrettata.
E continueremo, invece,  ad essere avvolti da teli impalpabili che fanno schermo alla luce concreta di semplicità, linearità e purezza,  valori che si raggiungono solo percorrendo la via maestra. Tutto questo tanto più vero e sacrosanto  nella disciplina e didattica equestre.

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