mercoledì 17 novembre 2021

UNA COACH DI ECCEZIONE PER MARGHERITA BONACCORSI: SANDRA AUFFARTH

Di Giulia Iannone
Full immersion nel mondo del completo tedesco per la nostra completista italiana, Margherita Bonaccorsi. In scuderia da Sandra Auffarth. Senza citare il suo curriculum, la giovane amazzone romana è nata il 19 gennaio 1999. a cavallo dall’età di 6 anni, proviene da una famiglia equestre di grande tradizione nel mondo del completo:il nonno, Adalberto Magliari Galante, è stato probabile olimpico, per Stoccolma 1956, sua madre, Alessandra, ha portato avanti tanti cavalli giovani fino a gare internazionali, avendo in bacheca una partecipazione ai campionati europei pony in Svezia, nel 1986, il papà, Giovanni, ha partecipato a tante gare internazionali e montato in corsa. Oggi, gestiscono la scuderia di famiglia, Pony Club Athlion Sabina. Ma soprattutto, Margherita è una ragazza solare, educata e piena di entusiasmo, che rappresenta la terza generazione di una lunga stirpe di figure attive in ambito equestre. Ecco cosa ci ha raccontato sul suo viaggio in Germania…
LE FOTO PRESENTI NEL TESTO; SONO STATE GENTILMENTE CONCESSE DA MARGHERITA BONACCORSI; La foto di Sandra Auffarth è tratta dal suo sito web personale, Thomas Ix, Photo courtesy Stall Auffarth. Questa estate, ti sei recata in Germania, per un lungo periodo, a perfezionare la tua tecnica equestre da Sandra Auffarth. Come mai hai scelto proprio questa amazzone in particolare? “Ho trascorso cinque mesi in scuderia di Sandra Auffarth, amazzone di cui ho sempre ammirato lo stile, la sua eleganza in sella ed il suo modo di interpretare l’equitazione: semplice e corretto.” Come hai fatto ad avere accesso alla sua scuderia e a diventare così sua allieva? “È sempre stato un mio desiderio andare in scuderia da lei per poter lavorare nel quotidiano e conoscere il suo metodo di lavoro. Grazie all’aiuto di un amico di mio padre, sono riuscita ad avere accesso alla sua scuderia con i miei quattro cavalli.”
Cosa ti ha colpito del modo in cui gestisce la sua scuderia, il lavoro dei cavalli, il training…raccontaci qualcosa, così attraverso le tue parole, potremmo aprire una finestra su questa realtà equestre. “Ho trovato in Sandra, una persona estremamente seria ed organizzata nel suo lavoro quotidiano, supportata dall’aiuto di una bellissima famiglia: sua madre Barbel la aiuta nella gestione dei cavalli sportivi e suo papà, Karl-Heinz, nella gestione dell’allevamento, insieme formano un team unico per affiatamento e professionalità. Ogni giorno Sandra inizia a montare molto presto, il suo lavoro varia a seconda delle necessità di ogni cavallo, alternando esercizi di salto seguita con continuità dal tecnico del salto ostacoli della squadra tedesca, esercizi di lavoro in piano e lavoro di condizione, nel suo campo da cross.” Dacci qualche indicazione tecnica sul lavoro in piano e dressage, che hai verificato insieme all’amazzone tedesca. Qualcosa di diverso rispetto al tuo metodo? “Penso che Sandra abbia una grande capacità di capire ed individuare al meglio il lavoro per ogni cavallo, pur rimanendo legata saldamente ai concetti di base, gli stessi che sono da sempre stati trasmessi anche a me. Ritmo e regolarità, sono i punti su cui lei insiste di più, inoltre tante transizioni per migliorare l’equilibrio e l’importanza di avere il cavallo sempre decontratto e collaborativo.”
Per quanto riguarda il lavoro sul salto, c’è qualche indicazione speciale che ha contribuito a modificare la prestazione con qualcuno dei tuoi cavalli? “Sandra insiste molto sulla qualità del galoppo, sull’importanza di fare tante variazioni (galoppo medio, riunito) e mi ha fatto capire quanto sia importante la gestione del proprio equilibrio in sella. Fortunatamente ho dei cavalli che hanno una buona attitudine al salto, ma i suoi insegnamenti mi hanno sicuramente aiutata a rimanere più concentrata su questi concetti.”
Cosa ti ha detto Sandra in generale, a livello equestre, non so un messaggio concettuale teorico o un programma di lavoro che ti è stato di aiuto e che serberai per il tuo futuro di amazzone professionista? “L’insegnamento più grande che ho ricevuto, a seguito di questa mia esperienza, e che conserverò nella mia formazione di cavaliere, è che la semplicità e la correttezza nell’uso degli aiuti sono alla base della giusta equitazione, inoltre ho ammirato la sua capacità nel gestire una scuderia con un cosi alto numero di cavalli giovani e cavalli che fanno gare di alto livello, sia di salto ostacoli che completo.”
Chi è Sandra Auffarth, secondo la tua personale esperienza, e cosa hai potuto apprezzare ed ammirare di lei in questi mesi? Con quale cavallo, dei suoi, ti piace di più come si esprime in sella e perché? “Ho trovato in Sandra una persona estremamente piacevole, simpatica e divertente, ma la cosa che in assoluto mi ha colpita di più, è la sua grande serenità nell’affrontare ogni momento della giornata, e questo si rispecchia anche nel lavoro dei suoi cavalli e nel suo modo di insegnare. Riesce a creare un ottimo rapporto con ogni cavallo che monta, ma quello che mi ha sempre colpito è Opgun Louvo, soprannominato “Wolle” con cui ha vinto 9 medaglie in 5 campionati (olimpiadi, mondiali, europei), tra questi, è da menzionare l’oro individuale ai Campionati del Mondo di CAEN nel 2014. Un piccolo cavallo dal cuore immenso, che ora si gode la sua pensione in un grande paddock davanti a casa di Sandra, insieme a due simpatiche mucche!” Adesso resterai un po’ in Italia nella tua scuderia di famiglia, credo di aver capito. Cosa farai qui in Italia con i tuoi cavalli ? Tornerai da Sandra ancora per un po’? “Sono tornata a casa per qualche mese, per dare un periodo di riposo con un clima più mite ai miei cavalli, che tanto mi hanno gratificato in questa stagione agonistica. Tornerò da Sandra, a marzo dell’anno prossimo, in modo da poter continuare ad approfondire le mie conoscenze e la mia esperienza”.

mercoledì 27 ottobre 2021

REBECCA CHIAPPERO BRONZO AL MONDIAL, GRAZIE AD UNA BELLA RIMONTA

“ IN CROSS, AL MONDIAL? SEMBRA DI GALOPPARE SULLA GENTE” Di Giulia Iannone
Rebecca Chiappero, su Bonmahon Chelsea, era 14ma dopo il dressage con 30,9 pn. Risalita dopo il cross country al decimo posto, doppio clean round, chiuso in 8.42, è riuscita ad agguantare la terza posizione, grazie al netto in concorso ippico, pur con una lievissima infrazione di tempo. L’abbiamo raggiunta telefonicamente al suo rientro in Italia, e con grande entusiasmo, gentilezza ed eleganza, si è raccontata… (le foto sono gentilmente concesse da Rebecca Chiappero) Come hai accolto la convocazione al Mondia du Lion per la categoria dei 6anni? “Sono partita con l’idea di qualificare entrambe i cavalli, perché ho portato anche un 7 anni. Quindi ho strutturato la mia stagione in funzione di questo. Poi con i cavalli giovani sai dove cominci, ma non sai mai dove arrivi, specialmente col 6 anni, anche per quello che è accaduto l’anno scorso con il covid. Eravamo tutti un po’ in ritardo. Siamo partiti con questo cavallo senza sapere se ce l’avremmo fatta” Quale è la storia di questo cavallo di nome Bonmahon Chelsea? “ E’ una storia particolare, l’ho acquistato a 3 anni su un video, che mi è stato segnalato. Sapevo che aveva una genealogia buona, e lo avevo osservato solo scosso. Il cavallo è di mia sorella, che ad un certo punto ha deciso di fare la proprietaria, ma di fatto è di famiglia, ed io ne sono l’amazzone ! L’ho comprato senza neanche vederlo dal vivo, è arrivato a casa da domare. Lo abbiamo domato, ma non ero poi convinta che fosse un cavallo adatto a me perché è cresciuto molto, è diventato un cavallo grande, ed io facevo un po’ fatica. Sono stata sul punto di volerlo vendere. Invece mia madre ha visto più lungo di tutti noi, e si è rivelata la sua prima fan. E grazie alla sua intuizione abbiamo deciso di tenerlo, intuizione a questo punto, rivelatasi giusta. Il cavallo prende le qualifiche ad agosto, unico cavallo italiano qualificato per Lion in Italia. Buccia di banana? L’ultima gara, di preparazione, mi reco in Francia a fare una gara, ed il cavallo mi guarda l’acqua, quindi non siamo neanche arrivati a Lion con il mood giusto da parte mia. Ho fatto dei training dopo, ma quando sbagli l’ultima gara prima di un appuntamento importante, è tutto più faticoso, per come sono fatta io interiormente, il mio desiderio è che tutto vada bene, anche se con i cavalli ho imparato che è molto difficile che accada. “
Cominci proprio a plasmare il cavallo da materia completamente grezza, come mai? “I prezzi dei cavalli oggi sono diventati improponibili, i cavalli di 4 o 5 anni costano tanti soldi. Ad un certo punto della mia carriera, ho capito che sono brava a produrre i cavalli giovani. Investo delle cifre relativamente abbordabili , ci metto del lavoro ed aspetto che venga fuori qualcosa di interessante.” Analisi delle 3 prove di gara. Ti piazzi in 14ma posizione dopo il dressage, con 30.9 pn ovvero 69.09% ( a me piace indicare la percentuale) con una prova discreta a parte qualche movimento. Cosa mi puoi dire? “ C’è ancora un problema di crescita del cavallo. Il suo problema più grande ad oggi, è la concentrazione. Le tensioni che ha manifestato durante la prima parte della ripresa, sono dovute al fatto che il cavallo si è distratto a guardare i fiori! Lui fa ancora molto fatica a concentrarsi. Cosa che invece poi ha fatto benissimo in cross, e non me l’aspettavo. Il punteggio è stato corretto, lui ha fatto un buon lavoro, è un bel cavallo, si pone bene nel rettangolo, è chiaro che bisogna capire un dettaglio particolare di Lion D’Angers. Si è lì a fare un 2 stelle ma se guardi l’ordine di partenza, è esattamente come quello di Badminton, come quello delle olimpiadi, c’erano 45 partenti ma soprattutto che partenti! Entravo dopo Izzy Taylor, c’ era la Julia Krajewski, ovvero la campionessa olimpica in carica, quindi non è un 2 stelle normale. Ci metto la mano sul fuoco, con quel lavoro, in un 2 stelle normale, avrebbe preso sicuramente una percentuale più alta, le richieste in questo contesto sono chiaramente più alte. “
Però …tu da 14ma nel dressage, migliori con il cross, netto nel tempo, e diventi decima. Come era il cross? “ Il cross di questa gara è molto scenografico, Lion è famoso per i salti, il violino, il ragno, e tante altre forme, è molto bello e ci tengono molto, la questione più importante nei 6 anni è il tempo. Un cross di 8 minuti e 44, è per tutti i cavalli la prima volta che lo affrontano. Tutti quanti ci troviamo ad affrontare una prova nella qual non sappiamo i cavalli come reagiranno. Il fattore stanchezza e il fattore emotività, determinato dalla presenza del pubblico. Il giorno del cross sono stati venduti 48 mila biglietti. Ci sono le corde che delimitano il tracciato, ma la gente è affacciata, quindi galoppi sulla gente. Per certi cavalli è un elemento che distrae, li preoccupa, mentre invece contro ogni mia previsione, “Bommy” è rimasto focalizzato sul suo impegno, ha saltato molto bene senza avere la minima incertezza, mai, e non è neanche arrivato stanco. Questo dettaglio, per il suo futuro di cavallo sportivo, è davvero molto importante” Tu hai rispettato lo spirito del completo, perché sei andata crescendo mano mano. Giusto? “ Noi in tutte e tre le prove abbiamo rispettato lo spirito del completo! “
Dunque, sei giunta al bronzo, grazie al cross ed al concorso ippico, ancora netto, con una lieve sbavatura di tempo. Ecco, una gara, non vinta col dressage, ma con le altre due prove, che dici, si d’accordo? “ Stavolta direi che per me determinante è stato soprattutto o quasi il salto ad ostacoli. È stata una rimonta impressionante. Negli ultimi anni la prova di dressage è diventata molto più importante. Togliendo il coefficiente in dressage, questo ha fatto in modo che tutti fossimo molto più vicini in classifica. Lo ha dimostrato anche questa gara in particolare. Se sei più vicino, anche solo una penalità in salto ostacoli ti cambia, nel senso che dai più importanza al cross ed al salto ostacoli. Credo che nei 6 anni non ci siano state tante fermate, l’ha fatta da padrone il tempo, e questo si vede anche nelle gare grosse, ed il salto ostacoli. Ma meno male! Per qualche anno, la classifica si faceva in dressage, e questo non va bene per il completo, perché perde il suo fascino! Siamo tutti d’accordo che non sia più come 30 anni fa, dove tu potevi avere un cavallo che lavorava malissimo in piano, e vincere la gara. I cavalli devono lavorare bene in piano, devono muoversi bene, devono avere determinate caratteristiche, ma devono averne poi anche altre specifiche da esprimere nelle altre prove. Tutte e 3 devono avere la giusta importanza.” Abbiamo raccontato la storia di “Bonny”, possiamo conoscerne il carattere, che doti ha, che spirito ha, che feeling avete? “ Lui è un cavallo che si fa amare davvero. In scuderia è amato da tutti perché è molto simpatico, ed è un cavallo collaborativo e confidente, non è mai contro il cavaliere, questo trovo sia molto importante. L’unica cosa che ha e che è snervante, è che per ora è un pochino spooky. La mia scuderia personale, non è dotata di impianti, per cui devo percorrere circa 1km e mezzo, in passeggiata, per raggiungere i campi del Riding di Casorate, passando in mezzo a case, nel bosco, con persone, gente che va in bicicletta, così accade che lui , quando non è concentrato, è il cavallo che continua a spaventarsi, fa lo scartino, questo è un po’ snervante, ma per fortuna crescendo, sta dimostrando che quando lavora, queste cose non le fa, ed in questa gara lo ha dimostrato completamente. Però è bello averlo in scuderia, lavorare con lui è piacevole, in più è dotato, salta molto bene, lavora bene in piano, quando hai tanti requisiti messi insieme, è più facile fargli fare la disciplina del concorso completo”
Regalami una cartolina visiva dal Mondial. Noi non c’eravamo, raccontaci in pillole, il momento più bello? “ Per quella che è la mia storia personale, come amazzone, il percorso di concorso ippico. Il cross è la prova che mi riesce meglio, sono molto a mio agio in campagna. In concorso, per via dei cavalli che mi sono capitati, un po’ per la mia insicurezza, è sempre stata quella che ho fatto più fatica a gestire. Mentre invece Bonny, che in campo prova era un po’ stranito- la prima volta che saltava dopo il cross, una prova così lunga- nel fisico, sai, la fatica si è fatta sentire, è entrato in campo, ed è stato come se tutta quegli spettatori presenti a bordo campo- ed è accaduto anche per il cross- gli abbia dato una energia ed una motivazione in più, il cavallo si è gonfiato, si è fatto grande ed è partito con grande voglia di fare. Montare un cavallo che ti passa questa sensazione, è la cosa più bella in assoluto. Ho montato come mi trovassi in percorso a casa, lui non ha sfiorato una barriera, e quando si è ricevuto dall’ultimo salto, per me, già l’idea di essere arrivata decima, perché ho alzato gli occhi al tabellone e risultavo decima provvisoria, mi suscitava grande gioia nell’animo. Inaspettata la rimonta folle che è avvenuta dopo. Per me Lion D’Angers, è la gara del cuore, io amo tantissimo questa gara, spero di avere altri puledri, che mi permettano di tornarci.” Senti che si tratta di una gara che corona il tuo modo di lavorare? “ Decisamente! Lavorando con i cavalli giovani, è lì il posto naturale in cui essere. Già per me, negli ultimi 2 anni, aver portato 2 cavalli, sia l’anno scorso che quest’anno, è proprio il sintomo che il lavoro che stiamo facendo, parlo al plurale perché non sono sola, ma c’è dietro un team d’appoggio, tutta una serie di persone che mi supportano ed il lavoro è quello giusto, e ci tengo a sottolineare, sono rimasta stupita, dall’affetto e dalla vicinanza, di una marea di persone che mi hanno telefonato, scritto messaggi dopo questo evento agonistico, non solo rivolgendomi complimenti- che anche io uso fare ai miei colleghi- ma specificando quanto io me lo meritassi per il mio modo di lavorare ed interpretare i cavalli. Questa è la cosa più importante”
Ti vogliamo anche con il cavallo giovane italiano, che dici? “Eh, si! Io tra l’altro sono reduce dalla gara di Tor di Quinto, in cui mi sono classificata al primo posto nei 4 anni, con il famoso Othello Bello, che a mio avviso è un piccolo fenomeno, ed io spero tra due anni di raccontare di lui in terra francese, ed al secondo posto, nella medesima categoria, con Kassiopea Preziosa. Io spero nel cavallo italiano, in scuderia ho anche un 3 anni, che l’anno prossimo farà il giro dei 4, però compriamo anche all’estero, perché i prezzi dei cavalli italiani sono troppo alti. Ne ho parlato anche con Marina Sciocchetti che era lì a Lion, è difficile potersi avvicinare al made in Italy” Ci presenti i tuoi riferimenti tecnici ed il tuo team d’appoggio? “ Primo fra tutti, cito, Marco Biasia, ho cominciato per la prova del salto ostacoli, e poi è diventato una figura quasi di famiglia, un grande riferimento per me. Non era con me in Francia, però eravamo in costante contatto telefonico, mi ha tenuto i cavalli in lavoro quando ero a Tor di Quinto, purtroppo c’è stata questa concomitanza di cose, io sono dovuta stare via 4 giorni prima di questa gara importante, quindi mi ha aiutato molto. Marco Biasia è fondamentale nella mia preparazione agonistica. Lavoro con lui per il salto ad ostacoli, ma essendo stato lui un ottimo cavaliere, quando c’è da chiedere un consiglio, lo chiedo a lui. Da qualche mese, mi segue per il dressage Ester Soldi, infatti mi ha dato già qualche piccolo accorgimento per la prova in rettangolo, benché la nostra collaborazione risalga a tempi molto recenti. Sono state indicazioni preziose. Dulcis in fundo, oltre a mia sorella che è la proprietaria del cavallo, la supporter numero uno è mia madre, Giovanna Carbone. Lei nei miei momenti di sconforto, e ne ho ovviamente parecchi, sa come tirarmi su e motivarmi , lei è la fan numero uno, ma credo che ogni cavaliere abbia nella mamma il primo fan. Però lei ha anche un ruolo nella scuderia, perché si occupa della parte amministrativa, burocratica e gestione, in senso generale, lo affronta lei, in modo che io possa concentrarmi esclusivamente sul lavoro dei cavalli. “ Come prosegue la stagione agonistica. Hai concluso? “ Sarò ai Pratoni del Vivaro, in realtà. Monterò Trebarwith, ( l’irlandese del 2004 da Hand in Glove, che era montato da Marco Biasia, ndr) adesso sta da me, questo cavallo non è più un giovincello, ma visto che ho un gap di cavalli maturi, perché ormai il cavallo più vecchio che ho in scuderia ha 7 anni, l’idea era che questo cavallo, l’anno prossimo, mi possa far saltare i 4 stelle, in modo da ritornare su certe gare, perché l’occhio perde l’allenamento, io da Quillando z non salto più su certe altezze. Dobbiamo riprendere le qualifiche, perciò facciamo il 3 stelle lungo ai Pratoni.”
Mentre tutti gli occhi del completo italiano, erano puntati sul campionato italiano a Montelibretti, ti sei sentita un pochino Cenerentola, non a Parigi come il famoso film, ma a Lion d’Angers? “ No assolutamente, io ero esattamente dove volevo essere. Ho già espresso il mio disappunto, non tanto perché volevo essere a Montelibretti, ma sulla concomitanza organizzativa di queste 2 gare così importanti. Se io questo Trebarwith, lo avessi preso prima, avrei dovuto scegliere a quale campionato partecipare. Secondo me è sbagliato che un cavaliere debba trovarsi in questa condizione. Credo che ci dovrebbe essere più attenzione a questo genere di dettagli. Però, per me, Lion D’Angers, rimane, la gara della vita, ed io volevo essere lì. Se poi non sono stata guardata o considerata, non mi interessa. Io me la sono goduta lo stesso, dall’inizio alla fine”

mercoledì 20 ottobre 2021

LETTERA APERTA SULLA SITUAZIONE DELL’ALLEVAMENTO ITALIANO

“ALLA RICERCA DI UN GIOVANE CAVALLO…ITALIANO” In questa lettera aperta, sono presenti consigli e riflessioni personali, maturati in un anno e mezzo di viaggi e visite per l’Italia, alla ricerca di un giovane cavallo per portare a compimento un progetto lavorativo e formativo, argomenti che desidero mettere a disposizione di tutti, per poter dare il mio contributo al settore ed al cavallo italiano, in special modo. ( l'articolo è impaginato, con delle foto tratte dal sito del Gestut Lewitz, il grandioso allevamento di Paul Schockemoehle, a solo scopo didattico e divulgativo. Photo courtesy Gestut Lewitz.de)
Gentilissima Associazione Cavalli d’Italia, Gentili allevatori italiani, grandi o piccoli che siano, responsabili del settore giovani cavalli in Italia, mi chiamo Giulia Iannone, vivo a Roma ed ho 41 anni. Attualmente ho la qualifica di istruttore di dressage di I livello, Cavaliere I grado dressage, e sto portando a compimento l’iter formativo per istruttore federale di dressage di II livello FISE. In occasione del mio avanzamento tecnico, si è posta l’esigenza di poter contare su di un cavallo da portare avanti, con il quale poter anche esprimere sul campo, concretamente, il mio essere equestre. Dopo tanti anni di soggetti, reperiti attraverso la filiera commerciale, (soggetti gravemente compromessi nella mente e nel fisico) ho deciso di non andare all’estero e di puntare, sul Made in Italy. Peccato che la mia ricerca duri ormai da circa un anno e mezzo. Ho girato in lungo ed in largo per la nostra penisola, e sono tornata sempre, da ogni viaggio, carica di meraviglia e sfiducia, ma con in mente una serie di ragionamenti, riflessioni, e consigli, maturati in questo lungo periodo. Ecco i consigli e le mie riflessioni personali, maturati in questo anno di viaggi e visite per l’Italia, che desidero mettere a disposizione di tutti, per poter dare il mio contributo al settore ed al cavallo italiano, in special modo. Schematizzo, nei seguenti punti: 1. Cura del puledro: sensibilizzo ad una maggiore attenzione generale nutrizionale e del movimento, per garantire uno sviluppo ottimale muscolo scheletrico del giovane soggetto. ( che lo faccia un singolo allevamento, non significa che lo facciano tutti. Bisogna cortesemente livellare lo standard della situazione nel nostri paese). Continuo a trovare cavalli mal sviluppati e con la presenza di chip ossei, piedi non curati e pareggiati opportunamente, fattori questi che compromettono la sanità futura del soggetto, che poi viene messo in vendita. Andare da un allevatore significa rivolgersi “alla fonte” da cui poter trovare il proprio cavallo atleta, per ciò un cavaliere/ istruttore vorrebbe avere anche a disposizioni moltissime informazioni sul puledro: storia, esperienza, eventuali incidenti, problematiche di ogni genere ( se presenta un chip osseo od altro difetto di conformazione o comportamentale, traumi) va dichiarato per onestà e risparmio di tempo! 2. Linee genetiche: Se voi allevatori, studiate, e l’estero ce lo insegna, le linee di sangue, con caratteri da confermare, eliminare o migliorare attraverso vari incroci, dovreste gentilmente fornire questo dato tra gli altri, anche a chi compra, che come me, non è sprovveduto completamente. Quale giornalista equestre ed autore di articoli tecnici del settore da anni in Italia ed all’estero, autore di un Manuale equestre “ L’Abc del cavallo sportivo”, vi sensibilizzo ad avere una migliore comunicazione con gli utenti ed i fruitori equestri, specie se emerge che siano persone competenti e preparate; 3. Create linee polivalenti e non siate prevenuti! Richiamo ad una maggiore apertura del settore allevatoriale verso tutte e 3 le discipline olimpiche. L’Italia è troppo chiusa e molto ottusa, fossilizzata solo sulla direzione del salto ad ostacoli. Ma è sempre più noto ed evidente, che le linee oggi possono essere polivalenti e ci possa essere interdisciplinarietà. Molti stalloni da salto, possono dare soggetti validi per dressage e completo. Se vi accorgete, ma spero in realtà vi sia proprio una consapevolezza di averli selezionati questi soggetti, di avere puledri particolarmente elastici e talentuosi per il flatwork e dressage, perché non li destinate direttamente al dressage o li segnalate a dressagisti? Perché non cominciate per tutti con una buona base in piano? Oggi è tutto troppo spinto verso la specializzazione, sia nella tecnica equestre che anche nell’allevamento, tornare al concetto di polivalente ed interdisciplinare, può sicuramente dare una maggiore apertura al mercato interno, e più possibilità di vendita su più fronti e livelli, come fanno all’estero, e noi tecnici potremmo reperire più facilmente buoni soggetti italiani;
4. Presentazione dei cavalli più professionale Bisogna puntare anche su un buon modo di presentare i cavalli. Modello, morfologia attitudinale si dice oggi, linea di sangue, andature, attitudine al salto, al completo, esperienza. Eppure è strano, siamo in una società in cui tutto è informazione e cultura dell’immagine, non si riesce ad avere un piccolo identikit del cavallo fatto bene, in tempi brevi. Non sempre si può prendere la macchina e correre a vedere un cavallo che magari non corrisponde, andando in giro per l’Italia. Certo i video sono opinabili, ma rappresentano almeno un buon colpo d’occhio iniziale per farsi una piccola idea sul soggetto proposto, per decidere se è il caso o meno di andare a visionarlo. 5. Supporto di un dressagista in allevamento: All’ultimo campionato europeo di dressage, ad Hagen, tra i primi dieci cavalli con un buon punteggio, sono comparsi cavalli anche con linee da salto, linee non occasionali, ma molto note all’estero come compatibili col dressage e completo. Investite anche sull’apertura tecnica e mentale, facendovi consigliare ed indirizzare da un dressagista in allevamento. Oggi per fortuna in Italia esiste l’istruttore di dressage, ( studiamo la tematica attinente l’addestramento del cavallo giovane, in maniera moderna ed aggiornata) che può dare collaborazione o consulenza utile in tal senso, anche per i soggetti destinati al salto ad ostacoli. Un dressagista potrà anche seguire e supervisionare le fasi della doma e del primo lavoro da terra ed alla longe, nella prospettiva di creare una prima buona ed efficiente struttura muscolare, verso la specializzazione. Il problema delle “buone basi” esiste anche qui. Ai circoscrizionali, esiste già la prova di obbedienza ed attitudine, allora perché non presentare già adeguatamente il soggetto in quella occasione? In quel momento potrebbe essere adocchiato anche come futuro cavallo da dressage. Solo così possiamo sviluppare l’allevamento nostrano, scongiurando il prodotto estero, e portare davvero avanti l’allevamento italiano. Nel mio lungo viaggio di ricerca, davvero ho trovato tantissimi soggetti “inutili”, privi di sbocco e di una collocazione futura, eppure dotati di ottima genetica. E’ irragionevole che una vita,un possibile buon cavallo atleta, anche utilizzabile in circuiti amatoriali o destinati allo sport di basso e medio livello ( quello che si definisce di passaggio delle patenti agonistiche), non possa mai avere un futuro. Né con il professionista né con l’amatore. Se il prodotto ottenuto non risponde alle aspettative di alto vertice, bisogna comunque rivedere il tiro. Cerchiamo di ristudiare il piano di azione e di fare tesoro di tutte le esperienze, per far incontrare al meglio la domanda e l’offerta.
Grata dell’attenzione, mi auguro che questa lettera programmatica, possa rappresentare la scintilla utile per attivare qualcosa di interessante, e nel caso, giovandomi di questo anno e mezzo di osservazione sul territorio, mi metto a disposizione per collaborare con il settore, nell’ambito della mia competenza tecnica equestre. Con passione, GIULIA IANNONE

domenica 17 ottobre 2021

“LA STAGIONE YOUNG RIDER TERMINA CON L’ORO”

INCONTRO CON CAROLINA SILVESTRI
Di Giulia Iannone Le foto sono gentilmente concesse da Carolina Silvestri. Su Dutchdaleo Z, castrone sauro olandese del 2005, da Dutch Capitol, Carolina Silvestri conquista il titolo italiano yrider di completo, il 10 ottobre scorso a Vairano, chiudendo con 36.50 pn la categoria CN3*. Decima dopo il dressage con 34.90 pn, pari a 65.120 di percentuale, è balzata in testa alla classifica dopo la prova di cross country, nella quale ha riportato una piccola infrazione di tempo, ma ha confermato il primato, con il doppio clean round della prova di concorso ippico. Ecco cosa ci ha raccontato, molto sinteticamente, dopo questa affermazione in gara.
Un bellissimo titolo italiano categoria young riders, conquistato questo autunno, che arriva dopo il bronzo europeo a squadre. Ti aspettavi ancora un altro risultato 2021? Con quale spirito ti eri iscritta al Campionato? “ Dopo la medaglia di bronzo ai campionati europei in Svezia, ci tenevo a concludere la mia carriera Young rider, con i campionati Italiani. Non dico che me lo aspettavo però sicuramente sentivo il cavallo in grande forma e speravo di ottenere un bel risultato, come ultima gara dell’anno. Sicuramente Mi sono iscritta al campionato con la voglia di fare bene”.
Facciamo un bilancio delle 3 prove, quale ti ha soddisfatto di più? Come era costruito il percorso di campagna? Come hai sentito il tuo cavallo e con lui, a cosa sapevi di dover stare attenta? “E’ stata una bellissima gara dall’inizio alla fine. Sono soddisfatta di tutte e tre le prove, se proprio devo sceglierne una, è il cross, la mia prova preferita, la più emozionante, dove si prova adrenalina pura e dove riesco ad essere più competitiva con il mio cavallo. Mi vorrei congratulare con Enrico Fiorentini, per il bellissimo percorso che ha costruito per questi campionati italiani. Conosco “Dutch” da molti anni e l’ ho sentito molto pronto per il cross, sono partita con molta grinta e determinazione per fare bene, e come sempre mi sono divertita con Dutch. Il tempo era molto stretto, quindi ho cercato di essere molto veloce per avvicinarmi il più possibile, uscendo solo di 4 secondi dal tempo prescritto! “ Carolina Silvestri ed il completo: perché pratichi proprio questa disciplina? Cosa apprezzi di essa? Quale prova prediligi e da quanti anni la pratichi? “Ho iniziato a montare al Centro Ippico “ Dragoncello”, per questo ho iniziato subito con il completo, secondo me la disciplina più bella e completa in assoluto. Sono tre prove una più bella dell’altra. Apprezzo molto la serietà di questa disciplina e l’ambiente, sono tre prove una diversa dall’ altra e mi affascina il fatto che siano cosi diverse l’ una dall’ altra ma allo stesso tempo strettamente collegate, ed il piacere più grande è riuscire ad affrontarle al meglio, con il mio Dutch. La mia prova preferita è il cross.”
Puoi brevemente elencare i risultati più significativi della tua carriera sportiva? “I risultati più significati sono di sicuro quelli che ho ottenuto con Dutch. Medaglia d’oro trofeo allievi emergenti 2015, partecipazione a cinque campionati Europei Junior e young rider, medaglia di bronzo a squadre ai campionati europei YR in Svezia 2021, una medaglia d’oro al campionato regionale Senior e young rider 2020, medaglia d’argento campionati italiani YR 2020, medaglia d’oro campionati Italiani YR 2021.” Dutchdaleo Z, zangersheide del 2005 da Dutch Capitol. Parlaci di lui, del suo carattere, da quanto tempo siete insieme, punti di forza, cosa ti lega a lui? E’ un cavallo di grande struttura fisica, in campagna sei riuscita a renderlo agile e filante? “ Ho comprato Dutch inizialmente come cavallo di passaggio per lasciare i pony, avevo 14 anni e Dutch sarebbe entrato nei 9 anni. Non aveva mai fatto gare di completo, ha iniziato le prime gare con me, con la categoria 1. Mi ha trasmesso molta sicurezza fin dal primo momento in cui lo provai. È un cavallo con tanta forza e soprattutto un cuore ENORME secondo me la qualità più importante che deve avere un cavallo da completo. Lui dà sempre tutto se stesso per fare bene, ha un carattere speciale, con le persone è dolcissimo e si fa voler bene da tutti. Lo monto da 7 anni, abbiamo instaurato un rapporto bellissimo e riusciamo a capirci ed aiutarci in tutte le situazioni, soprattutto in cross. “ Provieni dalla famosa scuola e dal metodo “Roman”, fatto di grande storia e cultura classica italiana. Cosa significa essere allieva di tale metodo? Quale è l’insegnamento equestre più significativo, che condividi e rappresenti giorno per giorno, ed in campo gara? “ Ho iniziato a montare al dragoncello all’età di 11 anni, crescendo al fianco di Pietro Roman, Federico Roman e Francesca Blasi. A loro devo tutto, hanno insegnato molto a me e “Duccio” – questo è lo stable name del mio saurone olandese- è cresciuto giorno dopo giorno nel migliore dei modi. I miei istruttori ed il mio cavallo, mi hanno insegnato la disciplina, il rispetto e la vera equitazione.” In questa gara però, hai avuto al tuo fianco esclusivamente Francesca Blasi. Cosa rappresenta lei nella tua formazione equestre? Come ti ha preparato ed allenato per questa gara e come ti ha assistito nelle prove di questo campionato? “Francesca per me è un punto di riferimento importante, una persona alla quale voglio molto bene, che ha visto crescere me e Duccio in tutti questi anni. Ho instaurato con lei un bellissimo feeling, riesce ad interpretare molto bene il mio cavallo, soprattutto in gara, che è il momento più importante. Abbiamo preparato questo Campionato Italiano con molta serenità, grinta e voglia di far bene, il cavallo ha lavorato molto bene ed è arrivato super pronto per la gara. Francesca mi ha assistito nel migliore dei modi in tutte e tre le prove, standomi sempre vicina e aiutandomi in qualsiasi situazione. Siamo felicissime di questo risultato.”
Quali sono i prossimi obiettivi di stagione o le prossime gare? “Sicuramente Duccio si merita un po' di riposo, dopo avere concluso la stagione. Poi penserò ad organizzare le gare per il prossimo anno.” Che progetti hai in futuro per la tua vita equestre , sempre gareggiando in completo? “Mi piacerebbe continuare sempre con il completo, fare esperienze con altri cavalli soprattutto giovani. Ed il pensiero è affiancare il mio cavallo esperto con un cavallo giovane, da portare avanti piano piano come è stato fatto con lui”

lunedì 4 ottobre 2021

“UTER, DOPO OGNI GARA, MI REGALA UNA VITTORIA IDEALE!”

MARCO CAPPAI SI RACCONTA DOPO L’EUROPEO DI AVENCHES: Di Giulia Iannone ( le foto presenti nell'articolo, sono tratte e gentilmente concesse da : Marco Cappai Facebook page; Equihero.de-Hagen Kalberer, Soraya Exquis Photographie. Ringraziamo tutti loro per la gentile concessione)
A 8 anni dalla mia intervista, realizzata per l’Ancce durante la stesura del libro “Il completo alle Olimpiadi”, in cui conobbi l’eroe per caso di Atlanta 1996, ho incontrato un Marco Cappai della nuova era, che punta ad una Olimpiade da sogno, passando per il campionato Europeo da outsider. Con quale spirito hai accolto la convocazione al campionato europeo senior individuale, ad Avenches? “ Avevo portato avanti una buona stagione di gara con i miei cavalli di punta. Avevo due cavalli qualificati per le olimpiadi, sia Santal che Uter. E’ stata accolta la convocazione con molta gioia ma anche consapevolezza di un bel periodo di stato di forma. Me lo aspettavo, sapevo di esserci vicino, anche perché sono circa 2 anni che i miei cavalli stanno facendo buoni risultati . Era nell’aria! Coloro che andavano alle Olimpiadi non sarebbero potuti andare agli Europei, per cui pensavo ci sarebbe stato spazio. E’ stata una grande gratificazione.” Quanti europei senior hai fatto e da quanto tempo mancavi da un appuntamento agonistico del genere? “ Questo è il mio terzo europeo senior. Il primo risale al 1995, l’anno prima delle olimpiadi, che però andò male, montavo un cavallo poco esperto e l’europeo si disputava ai Pratoni. Poi con il grigio Dourango nel 2011, andò bene, purtroppo non nella fase di concorso ippico, chiusi con 5 errori, ero nei top 30 binomi dopo il cross, e purtroppo sono cadute 5 barriere in salto ostacoli. Un po’ come Atlanta, lì furono 7 i miei errori. Adesso è la prima volta che monto un cavallo che conosco veramente bene in una gara così importante. Uter si trova nella mia scuderia. “
Ti sarebbe piaciuto essere parte della squadra italiana, o sei stato più comodo come individuale e quindi outsider? “ Devo ammettere che la condizione da individuale per me è stata comoda, in quanto toglie tante pressioni durante la gara. Soprattutto perché io sono stato in gara con un cavallo che è poco esperto, quindi è andata bene così. Certo, con il senno poi, penso che avrei potuto contribuire, ma la situazione azzurra non sarebbe cambiata molto, mettendo dentro il mio punteggio, saremmo comunque arrivati settimi. Sono stato contento così”
Prima prova, il dressage. Lucinda Green, che era la giornalista in telecronaca per fei eventing, ha rivolto a te ed Uter moltissimi complimenti. E’ emersa una tua grandissima sensibilità nei confronti del tuo grigio, e Lucinda ha esclamato “ ognuno conosce il proprio cavallo, e sa quanto può chiedere”. Allora, che cosa si può chiedere a Uter in rettangolo, e tu come hai gestito la prima prova? “ Uter se fosse montato da un cavaliere capace, e non lo dico per falsa modestia, tipo la Klimke o Jung, potrebbe essere un cavallo che “scarica il pallottoliere”! però purtroppo io in piano ho dei limiti, mi sto facendo seguire ( da qualche anno il mio tecnico per il dressage è Leonardo Tiozzo) spero di migliorarmi, spero di potercela fare, mi impegno molto, ma chiaramente non sono a livello di questi cavalieri top. Devo essere più costante, perché purtroppo per via degli impegni, vado un po’ a singhiozzi. In Svizzera, in campo prova, mi ha dato anche una mano Dirk Schrade, cavaliere tedesco molto competitivo che tutti conosciamo, con il quale collaboro da un po’ di tempo. Purtroppo non posso vederlo spesso, molto bravo, qualche volta sono andato da lui un pochettino a lavorare. Nell’occasione del campionato europeo, era in campo prova, mi stava guardando con il cavallo, con lui ho effettuato gli ultimi 10 minuti in campo prova prima del test. Secondo me ha contribuito anche con la performance, il cavallo non è facilissimo, in piano, è molto emotivo e reattivo, ha molta personalità. Vorrei parlarti della storia del cavallo e di come l’ho trovato , prima di continuare a raccontare le prove dell’europeo…” Allora Raccontami di Uter, e come è arrivato ad essere tuo compagno di vita e di gare? “ L’ho visto all’età di 3 anni. Il cavallo è stato allevato da Giulio Marini Agostini e Paola D’Angelo ( mia moglie lavora con loro), mi fecero vedere un video. Il cavallo stava in Francia, i loro puledri li mandavano lì. Mi hanno fatto vedere il video di questi 2 cavalli che stavano in Francia, uno era Uter, e l’altro la sorella di un anno più grande. Il cavaliere che li montava di solito, nella circostanza non c’era. I cavalli furono visionati non montati. La persona che li gestiva, disse che questo grigio era un po’ difficile, con molto carattere. Effettivamente è un cavallo particolare Uter, dotato di una sua identità, se si arrabbia forte e decide, ti fa scendere! L’ho visto e mi è piaciuto, l’ho visto saltare scosso, ed aveva saltato bene, e mi aveva colpito il suo gesto dinamico sul salto, ed allora dissi “ Perché non lo dai a me da montare”? allora c’era Marco Salvatori , con cui collaboro, andò a Pompadour, a fare i mondiali dei giovani cavalli, dei 4 e 5 anni, tornando si è allungato e lo ha portato in Italia. Uter lo abbiamo dato ad un nostro amico, da lavorare per un anno, a 5 anni, ed a 6 anni l’ho preso io. Ma io l’ho sempre tenuto d’occhio e monitorato, perché è un cavallo che mi è piaciuto subito. L’ho sempre visto dotato di una qualità particolare. L’Europeo arriva al momento giusto, perché questo cavallo ha già vinto tanto, penso sia il cavallo con il quale ho vinto di più. Dai 3 stelle abbiamo deciso di fare il salto di qualità, sempre con la cautela, e l’attenzione, di chi sente di avere tra le mani tanta qualità, ma non definibile, non inquadrabile come categoria. Avevo la paura di bruciarlo e negargli la giusta affermazione in carriera. Sono andato molto piano, ma ha sempre saltato alla grande, rispondendo con classe e collaborazione, questa partecipazione all’europeo, durante la quale ha saltato in maniera spettacolare, sia in cross che in concorso, lì con un cavallino così, hai pensiero e incertezza sulla possibilità di fargli affrontare salti del genere, grossi e con coperture, ma il piccolo Uter, mi ha dimostrato di essere veramente un fenomeno. Sensazioni che non si possono immaginare. “
Tu assisti molto il cavallo, questo in particolare, con grande sostegno empatico, le carezze, la voce, molto il corpo elastico e morbido. Un modo che da osservare porta grande emozione. Tu come lo vivi? “ Monto proprio così spontaneamente. In cross è proprio il mio modo naturale e personale, parlo con i cavalli, cerco di motivarli, è come accendere un interruttore e dire loro tutto quello che succede, tutto quello che stiamo per vivere passo dopo passo. Io li accompagno in un viaggio. È una cosa mia personale, emotiva, penso che i cavalli, lo sentano e penso che gli dia la sensazione di essere coinvolti, che stanno molto vicini al cavaliere. Dà un significato personale al compito che si fa insieme, come progetto sportivo” Come era il percorso di cross, qualcuno lo ha trovato impegnativo e sollecitante. Ti trovi con la descrizione? “ Il cross era molto grosso, c’era un salto forse di riposo, tutte le dimensioni, ma era molto chiaro e costruito bene. Quando ho fatto la ricognizione, per me era difficile tutto, proprio l’idea di fare tutto al meglio senza far preoccupare il cavallo, cercando di mettere il mio grigio nella condizione migliore perché saltasse sereno, capendo cosa stava facendo. Come persona, io non sono abituato a sottovalutare qualcosa, perché in queste gare, quello che sembra facile, alla fine può essere difficile, per cui non riesco a fare una analisi netta. Anche l’ultimo ingresso in acqua, che era il terz’ultimo salto, c’era una casa ad entrare in acqua, quello era semplice, ma magari arrivi col cavallo stanco, il cavallo ti guarda la gente, una brutta distanza perché devi fare il tempo, e stai lì e spingi, il cavallo lascia giù una gamba e ti giri, che ne sai. Il cavallo però aveva un bel galoppo, era la sua seconda gara lunga , quindi, penso che non sia stato messo in squadra per questo tipo di remora, non lo so, il galoppo era buono, e credo che facendo un po’ più di gare e con un po’ più di esperienza, migliora anche l’azione di galoppo. Inoltre il cavallo quando salta, si butta molto per aria perché ha tanta qualità e si esprime tipo cavallo da concorso, e con questo si perde un po’ di tempo. Sono sicuro che con il tempo, migliorerà.” Salta tutto, questo cavallo linea Cassini I, ha saltato pure lo stradoncino, oppure ho visto male? “ Hai visto che qualità! Un cambio di colore, e lui ha deciso di saltare, quello ti può fregare un pochino perché ti capita un cambio di colore, una stradina, un qualcosa prima di una combinazione, magari ti falsa un po’ la distanza. Però ha saltato benissimo, quello che mi ha impressionato ed anche commosso, è stata la concentrazione, e la serietà. È passato in mezzo alle bandiere, a tutto, e poi quello che mi ha emozionato è stato il feeling che ho provato e assaporato durante la gara. Ci sono vari modi di vedere le cose, di vedere le gare. Quando porto addosso delle sensazioni del genere con i cavalli, per me hanno il sapore ed il valore di una medaglia. Quando senti, quello che ho sentito io da questo cavallo al Campionato Europeo, non posso non pensare a dove siamo arrivati ora, dal punto di partenza, al viaggio che abbiamo fatto. E questo tragitto concettuale dà un senso al quotidiano, alle delusioni, agli obbiettivi attesi e rimandati, ai sogni. Ognuno dà importanza a quello che più gli si confà, come modo espressivo ed interpretativo, io guardo tutte queste sfumature emotive, pur avendo ambizioni, ma un cavallo che ti segue, crede in te, si affida e lotta con te per finire una gara, mi gratifica enormemente” Tu dici ambizioni. Noi ci siamo lasciati , nel 2013 giornalisticamente, con la famosa intervista “ Un eroe per caso”, in cui raccontavi di Atlanta ‘96. So che tu hai un appuntamento con una Olimpiade che desideri rifare, in età matura e consapevole. Allora? “ Eh ( la voce si fa sognante, ndr). Mi piacerebbe tanto farne un’altra fatta bene, prima di chiudere la carriera. È il sogno dell’infanzia, ed è sempre ed ancora lì. Non posso negarlo, spesso si riaffaccia il desiderio . Adesso però sono talmente appagato dal feeling che ho sentito, dalla gioia di avere i cavalli dalla mia parte. Sai, mi hanno detto, questo cavallo è piccolo per fare il cavallo, cominci e vai avanti. Poi qualcuno ti dice, sai è carino, però non so se ha il galoppo per fare i 4 stelle, e intanto li fai, e vedi che ha la stoffa per finire…adesso è stato tutto un rincorrersi! “ Adesso dobbiamo dire, è piccolo, chissà se potrai mai fare una Olimpiade? Così la fai? Lanciamo la sfida? “ Forse si! Forse si! Bello! È una situazione che gratifica tutto un gruppo di lavoro, io sono la punta di un iceberg, ma c’è tutto un gruppo di lavoro alle mie spalle, che fa da forza trainante. Chi c’ha creduto, non ha mai mollato, non si è arreso. Sai, come quando parti in corsa con l’handicap, poi riesci ad ottenere qualcosa. Non ho vinto niente, ma sento di aver vinto la possibilità di poter montare ad un certo livello, la possibilità di avere ancora un modo di poter comunicare quello che sento e vivo dentro, perché io sono un tipo riservato, e mi esprimo con i cavalli. Questo cavallo ha una estrema qualità, però bisognava riuscire a capirla. In piano ancora non ci sono riuscito, ma nella parte saltata sento di esserci riuscito, quindi sono contento.” Prova di concorso ippico, chiudi con netto: piccola rivincita per Marco Cappai? “ Il cavallo ha tantissima qualità, credimi. Ho molto feeling, ripeto, è proprio il mio genere di cavallo. poi quando tu credi in un cavallo, tiri fuori tutto quello che ha e pure la volontà ed il sentimento di andare oltre, perché condivide il tuo pensiero ed il tuo progetto di gara. E’ un insieme speciale, credimi. Dopo tanti anni di lavoro, da cavaliere maturo, è bello montare un cavallo che ti fa esprimere, e tutte le cose ch hai imparato, montando ogni tipo di cavallo, senti ch funzionano e creano quel famoso stato di flow , equando ti guardi dall’esterno, ti scopri un cavaliere diverso, ti guardi come non ti sei mai visto, perché in genere non ti piaci mai. Salta il cavallo, un bravo cavaliere deve solo mettere il proprio cavallo nella condizione di poter saltare”. Dopo l’esperienza di questo campionato Europeo, cosa fai? “ Ho l’altro cavallo molto buono che è Santal, con il quale ho affrontato delle bellissime gare prima di Uter, in questi 10 giorni l’ho lasciato un po’ in lavoro leggero, perché c’era la gara importante con Uter, adesso affronteremo i campionati italiani, speriamo vadano bene. Poi con un altro cavallo farò la gara ai Pratoni del Vivaro, e chiudo la stagione. È una bella storia anche quella di Santal! Sono molto contento, perché ho incontrato dei cavalli ed abbiamo scritto delle pagine molto toccanti insieme, dandomi delle emozioni e delle soddisfazioni non indifferenti. E’ un momento positivo, dopo tanti anni si è allineato qualcosa. Determinante è stato l’incontro con dei proprietari speciali, che sono i genitori di Emma Pasqualini, Paola e Giorgio. Seguivo loro figlia Emma, ma intanto hanno pensato di sostenermi economicamente. Il grigio, per esempio lo hanno sempre spesato loro, e soprattutto Paola Tolino, la mamma di Emma, che sta un po’ più dentro il mondo equestre. Lei ci ha molto creduto, ed anche nei momenti di stasi, di pausa, lei non si è mai persa d’animo, e non mi ha abbandonato. E non è normale. E’ la vittoria di un gruppo, di una filosofia, di una mentalità. Oggi non è comune, mi hanno dato la possibilità di fare le gare che servivano, in questi 6 anni, sono cresciuto enormemente, ma siamo partiti da zero. Abbiamo avuto due cavalli qualificati per le Olimpiadi, uno andato all’Europeo, due coppe delle nazioni, una medaglia al campionato Italiano. Il team ha dimostrato di funzionare, ed io non posso se non dire, grazie a Tutti”! Ho guardato il Campionato Europeo, e mi è venuto in mente un altro pensiero. So che tu lo accoglierai con grande pathos. A questo evento agonistico, c’erano in gara, due figli dello stesso Maestro. Tu e Stefano Brecciaroli, allievi del Dott. Adriano Capuzzo. Che emozione è stata? “ Con Stefano montiamo insieme da quando eravamo ragazzini. Abbiamo condiviso insieme tanti saggi delle scuole. Sai, quando monti in gara, non hai il tempo di fermarti ed assaporare tutti questi momenti o elaborare pensieri, però è sempre un bel tuffo nella memoria. Noi siamo un po’ abituati a fare le cose insieme. Abbiamo vissuto i saggi delle scuole, Lexington, gli Europei insieme, anche quelli del 2011, è un pensiero di grande nostalgia e riconoscenza. Il Dottore ci ha lasciato una impronta importante, ha creduto tanto in noi, ci ha sempre riconosciuto, anche francamente, di essere allievi dotati di grande talento. Ci ha aiutato a svilupparlo, senza vivere nell’oscuro pensiero di averlo. Ci ha aiutato a montare, con delle risorse economiche abbastanza limitate, cosa che oggi non è possibile. Ha fatto una grande opera psicologica ma anche concreta. Lui si è preso cura di noi, in ogni senso. Oggi, credo, che io e Stefano, siamo due cavalieri che montano bene, e quindi penso che portiamo in campo, in giro per il mondo, una bella equitazione, che ci è stata ispirata dal nostro maestro. Il Dottore ha contribuito moltissimo alla mia carriera di atleta.”
Quando monti, sia in cross che in concorso ippico, cosa sopravvive dei tanti insegnamenti di Capuzzo? Così, ora che siamo fuori dalla gara, ci prendiamo il tempo per pensieri di una equitazione nostalgica e romantica, e ricordiamo un grande della cultura italiana equestre. “ Gli devo lo sviluppo del mio talento personale. Lui ci diceva poche cose, voleva che fossimo noi a sviluppare il nostro talento, per cui c’è chi lo sviluppa in un modo, chi in un altro. Io l’ho espresso a pieno nella fase del cross country. È stato bravo a fare questa operazione, che è un dettaglio molto difficile e non insignificante. Lui non ci ha sommersi di nozioni tecniche, perché troppa tecnica annichilisce il talento, ci ha lasciato fare anche un po’ da soli, trovare soluzioni e sinergie, così siamo usciti noi, e se riflettete ci siamo io , Stefano Brecciaroli e Francesco Girardi, e siamo cavalieri con un buon talento, e questo lo dobbiamo a lui. E’ anomalo, è speciale, ma un istruttore, con questa strategia, ha tirato fuori tre allievi, che poi sono andati alle Olimpiadi. Lui ci guardava da fuori, ed osservava come si sviluppavano le cose, al momento giusto ci faceva cambiare cavallo, era una persona carismatica. Più di una volta ha tolto il cavallo buono al proprietario, per farlo montare all’allievo talentuoso, mentre all’amatore faceva montare il cavallo della scuola! Ed ognuno stava al proprio posto, perché lui era stimato ed ammirato. Ed intanto il messaggio didattico era passato. Un anno feci terzo ai campionati debuttanti, vinsi , a livello individuale il saggio delle scuole, che al tempo aveva 100 partenti, col cavallo della scuola. Lui il giorno dopo mi tolse la cavalla. Io non capì al momento. Ma lui disse “ questa cavalla la sai montare, adesso devi imparare a montare un altro cavallo”. Ecco, questo era Adriano Capuzzo, maestro di vita, uomo colto, uomo di cavalli, cavaliere. Grazie a lui facevo gli stages d’estate ai Pratoni e così ho conosciuto anche Stefano Busi, il quale si è appassionato a me, ma nulla sarebbe accaduto senza Capuzzo. Una persona fondamentale che non mi ha mai risparmiato i complimenti. Ha detto sempre a tutti che avevo talento, e per una persona come me, riservata e che viaggia a basso profilo, è importante sentirsi stimato e apprezzato. Questo mi ha aiutato, perché mi ha fatto esprimere” Ci tenevi a ringraziare qualcuno? “ Devo assolutamente ringraziare la Polizia di Stato senza la quale io non potrei fare l’atleta a tempo pieno, i proprietari, Giorgio Pasqualini e Paola Tolino, che da 6 anni mi sostengono e mi supportano con un programma davvero importante, che è partito dall’acquisto di cavalli. Ringrazio Dirk Schrade, Leonardo Tiozzo, i Lancieri di Montebello con i quali attualmente lavoro, che mi hanno sempre dato massima disponibilità di spazi e strutture, e mi hanno anche molto supportato. Grazie a tutti quelli che credono in me, e che magari per l’emozione del momento, non ho ringraziato”.

lunedì 13 settembre 2021

PIETRO GRANDIS TRIONFA A LANGENHAGEN

COMPLETO
Il cavaliere azzurro, che vive in Germania e lavora presso la mitica scuderia di Michael Jung, si aggiudica il CCI3* S (section 1) in sella a Fortune III con 28,6 pn. Qualche breve dettaglio biografico, per ricordare chi sia Pietro Grandis. Cavaliere completista di 27 anni, originario di Albisola Marina. Monta a cavallo da quando ha 11 anni, annovera come istruttori del suo periodo italiano il suo primo ed unico coach, Paolo Bertoni. Lavora da 6 anni in Germania ed oggi è seguito da Paolo e Michael Jung (fratello maggiore e mentore, ama precisare). Come cavalli di punta, indica scuderia 1918 Fortune e Scuderia 1918 Future e Go for S. un posto importante nella suo team di appoggio, lo ricopre anche Manuel Alghisi, che lo ha aiutato tanto, quanto i suoi istruttori.
Per questa volta, e fa un certo effetto vedere sul sito di rechenstelle, il tricolore italiano nel completo, mette in fila alle sue spalle, tre bandiere tedesche. E’ successo ieri in Germania, grazie al nostro giovane cavaliere ligure, che in sella a Fortune III- Holsteiner stallone baio di 8 anni da For Fashionx Jasmin IX x Arystokrat – ha chiuso la prova del CCI3* S con un punteggio negativo di 28,6. Ottavo dopo il dressage con 28,6, premiato da entrambi i giudici con un 7,5 per l’armonia tra cavallo e cavaliere- Pietro ha portato a termine la prova con doppio clean round, sia in concorso ippico, che in cross, mantenendo il punteggio iniziale del rettangolo, intonso fino alle fine. Alle sue spalle la tedesca Anna Siemer, su Lillybelle Eacon 28,9 pn e ancora Germania al terzo posto con Linus Richter su Rayiacon 29,2 pn .
Pietro, allora ci commenti in breve questa gara e ci descrivi questo Fortune III, che ha una storia nel nome, come si è comportato, come è da montare e che feeling hai con lui? “Fortune è un cavallo di 8 anni, di proprietà di scuderia 1918 e Emanuele e Maria Anchisi. Ho la “fortuna” di montarlo- e non è solo un gioco di parole- dall’agosto del 2020 è un cavallo speciale, questo weekend si è comportato in modo impeccabile in un CCI3S molto competitivo con 52 partenti sezione professionisti, con un buon 28,8 in dressage, 0 in concorso e netto nel Tempo in cross. Questo è il sesto piazzamento su 7 gare internazionali, alle quali abbiamo partecipato insieme, sempre gareggiando contro i migliori binomi dì Germania e Europa. Fortune è una certezza quando si tratta di portare a casa il risultato e sarà mia cura farlo crescere con calma e passione per portarlo a gareggiare nello sport vero. Sono molto felice anche di GO FOR S, femmina grigia di 9 anni da Grey Top, di proprietà di Faye Jung. Anche questa cavalla, con un buon dressage, netto in concorso e un cross netto nel tempo in assoluta scioltezza, è arrivata ottava, questa è una cavalla che ogni volta si conferma come un soggetto pronto e di prospettiva per le gare vere.”
Come mai ti avvali di un mental coach, se posso chiedere? “Certo, rispondo con piacere. I miei istruttori mi hanno dato e mi danno le componenti tecniche per montare a questo livello, ma Manuel mi sta fornendo tutti gli strumenti mentali e psicologici per liberare il mio massimo potenziale. Dopo essere venuto in Germania, iniziare lavorare con Manuel è una delle due migliori scelte della mia vita, il suo supporto NON HA PREZZO. Ho iniziato a lavorare con lui perché, dopo una brutta caduta avvenuta nel 2016, ho capito che per riprendermi e diventare vincente, avevo bisogno di fare qualsiasi cosa in mio potere per migliorare e consolidarmi in maniera concreta e stabile” Oltre al lavoro tecnico ed al supporto del mental coach, tu hai una altra arma vincente: la cucina! Spesso ti tramuti anche in chef per un giorno, è vero? “ Sono ligure, e da buon ligure spesso ho proprio bisogno di preparare un buon pesto alla genovese con il basilico fresco, riesco ad avere una piantina di basilico anche qui in Germania. Non posso rinunciare alla pasta al pesto! La mia dieta, più o meno è strutturata così: il lunedì lo definisco il mio giorno del tradimento. Mangio per esempio, carbonara , cannoli, pollo fritto. Poi dal martedì alla domenica sto a dieta e mi mantengo leggero a regime alimentare, direi un regime salutare. Per esempio un pranzo potrebbe essere riso con gamberetti ed un po’ di salsa di soia per dare la sapidità, e la sera proteine, per esempio 2 hamburger ai ferri con asparagi e uova, oppure hamburger con fagioli e salsa di pomodoro. Tipo chili con carne. La dieta dello sportivo fa parte integrante della prestazione e preparazione atletica, ed anche il cibo aiuta mentalmente e psicologicamente ad essere ben ispirati e competitivi”

martedì 17 agosto 2021

VIRGINIA SPONLE ed il pony Coer Noble: UNA PICCOLA AMAZZONE DAL CUORE NOBILE.

Di Giulia Iannone Le foto dell’articolo sono gentilmente concesse dalla madre di Virginia, Elisa Grassi, che ringraziamo vivamente per averci accordato l’intervista. Virginia è la giovane promessa rivelazione del dressage italiano, dopo l’ultimo Campionato Europeo pony, che si è appena disputato in Polonia. Ha riportato nel Pony team test la percentuale di 73,829, piazzandosi al nono posto della classifica, nel pony individual ha chiuso con 73,054 terminando in 11ma posizione, riuscendo però ad entrare in finale, ed ottenendo in Kur il 75,620 e di nuovo l’11ma posizione. Ecco l’identikit della giovane amazzone italo-tedesca: Virginia è nata a Napoli il 30 Settembre 2007. Frequenta il Ginnasio a Geldern e monta da quando aveva 7 anni. Ha iniziato ad andare a cavallo con un pony di nome Carlos, piccolissimo, e con lui ha anche portato a casa i primi successi. L’anno scorso ha partecipato al primo campionato europeo con Adrette D, una fattrice che oggi ha 11 anni e che da poco è stata venduta ad una famiglia, vicino casa Sponle. Coer Noble, stallone pony baio del 2013 da Caramel We x Whoopy/Noir de Luxe. è arrivato 4 anni fa, e da allora lui e Virginia sono inseparabili. Facciamo insieme un bilancio di questo campionato europeo in Polonia: sei soddisfatta? Tutto secondo le tue aspettative? Ti aspettavi di entrare in finale? “Sono contentissima. Sapevo che la concorrenza sarebbe stata incredibile e sapevo che avrei dovuto dare il massimo, ma mai avrei immaginato un risultato così. Speravo tantissimo nella finale, e quando è arrivata con un undicesimo posto nell’individuale, nonostante un paio di errori grossi, ero davvero al settimo cielo.” Quale è il ricordo più bello che porti via, dopo questo Campionato?( può essere un momento di squadra, una nuova amicizia, un binomio che ti ha affascinato…) “Per un attimo abbiamo sentito l’odore del bronzo… ce l’abbiamo messa tutta e siamo stati premiati con un quarto posto a squadre, che è davvero un ottimo risultato. Ma ci sarebbe davvero piaciuto salire su quel podio, che è sempre occupato da Germania, Danimarca e Olanda. Ho avuto dei compagni di viaggio fantastici, abbiamo lavorato tanto, ma ci siamo anche divertiti! “
Che lavoro non solo tecnico, ma anche emotivo, c’è dietro a questa partecipazione all’Europeo? Che cosa hai imparato ancora? Il lavoro è stato tanto, anche perché Coer Noble, che noi tutti chiamiamo “Balu”, è ancora molto giovane. Ha solo otto anni e abbiamo iniziato le gare FEI solo quest’anno. L’europeo era la nostra quinta gara, quindi spero che continuando a lavorare insieme, si possano raggiungere risultati ancora migliori. La mia trainer, Jana Freund, che è un’amazzone famosa in Germania, soprattutto nel mondo dei Pony, mi è stata di grandissimo aiuto, non solo tecnico ma anche tattico. Lei ha tantissima esperienza in gara e mi ha insegnato anche a come gestire le situazioni difficili. “ Parlaci di te. Chi è Virginia Sponle, amazzone ed appassionata di cavalli? Tuo padre è un grande allevatore di cavalli arabi, la passione nasce da lui? “Sono nata in mezzo ai cavalli arabi. Mi sono sempre piaciuti. Ma quando mi sono affacciata al mondo del dressage, ho capito che questa disciplina era la mia vera passione. I miei genitori sono entrambi coinvolti nel mondo del cavallo arabo, ma li ho trascinati con me nel mondo del dressage. Sono i miei più grandi supporter.”
Presentaci il tuo pony speciale, lui ha un cuoricino tosato sul fianco destro. Che tipo è? E’ stalloncino, che carattere ha, cosa ti piace di lui e cosa non ti piace, come è da montare, quando entrate in rettangolo, cosa provi insieme a lui? “Il cuore sul fianco non è tosato. E’ una macchia che ha da quando è nato. E’ un pony dal cuore grande, sia dentro che fuori! E’ molto bravo, ma ha un bel caratterino! a volte ci capita di discutere un po', ma negli ultimi anni abbiamo trovato un nostro linguaggio e siamo cresciuti insieme. So cosa gli piace e cosa non gli piace, e cerchiamo sempre di dare il nostro meglio. Prima di entrare in gara, in campo prova, gli parlo spesso, sottovoce, mi tranquillizza, poi mi concentro, faccio un respiro profondo, e si entra in campo gara.” Perché hai scelto la disciplina del dressage? Cosa ti trasmette e cosa riesci ad esprimere a cavallo, visto che mi dicono che sei molto timida? “Chi mi conosce sa che sono un po' timida, ma poi basta poco per lasciarmi andare. Con il dressage credo si stabilisca una complicità particolare tra cavaliere e cavallo, che a me piace molto. “
Chi ti allena ovvero chi è il tuo coach? Si dice che tu sia preparata da Isabell Werth: è vero? Quando monti in rettangolo, esegui delle azioni molto precise e puntuali con le mani, ed hai un assetto molto ben impostato e sei molto morbida. E’ qualcosa di naturale o c’è voluto tanto lavoro? “Come dicevo prima, mi alleno con Jana Freund. Segue me e Balu da circa un anno ed ho iniziato l’avventura FEI con lei. Ha una lunga esperienza nel mondo del dressage, dai cavalli giovani fino ad arrivare al Grand Prix, e sono davvero molto grata per tutto l’aiuto che mi ha dato e per la pazienza che ha avuto, sia con me che con Balu. Passo i miei sabati mattina nella scuderia di Isabell Werth. Aiuto a preparare i cavalli che devono essere montati e con i lavori che ci sono in scuderia. Mi piace davvero tantissimo imparare da persone con grande esperienza come Isabell e i suoi collaboratori. Ogni tanto poi le strappo qualche consiglio. Per quello che riguarda l’assetto, le mani e in generale il modo in cui monto, mi dicono che è una dote naturale. io invece credo che le doti vanno migliorate sempre. Per questo ho sempre fatto tanto lavoro anche senza staffe per migliorare l’assetto in sella.” Tu gareggi ora per l’Italia ma sei di origini tedesche. Nel tuo cuore come ti senti ad essere divisa tra due modi di vivere e di pensare? L’Italia è il paese della mamma e la Germania del papà: cosa danno al tuo dressage questi due mondi diversi e modi di essere? “Sono nata in Italia e lì ho la maggior parte della mia famiglia. I miei nonni, zii e zie e i mie cugini. Devo dire che sto bene in tutti e due i paesi. Credo di avere sia tratti tipici del carattere mediterraneo, che tedesco. Per il dressage serve una grande disciplina, ma anche fantasia: penso che il mix Italia-Germania sia perfetto.”
Chi è la tua amazzone di riferimento? “Senza dubbio Isabell Werth. Non solo perché è un’amazzone incredibile, ma anche perché nonostante sia la numero uno al mondo, rimane una persona affabile e gentilissima. Una lavoratrice inarrestabile e una vera e propria donna di cavalli. “ Da grande, cosa sogni di fare con il dressage? “Credo che il sogno di ogni sportivo siano le olimpiadi. Mio papà mi dice sempre che bisogna fissare un obiettivo nella vita. Io ho questo, ora vedremo se riuscirò a raggiungerlo.”
Dopo questo Europeo, cosa fa Virginia ed il piccolo Coer Noble? “Un’altra cosa che mio padre Frank dice spesso, dopo gli show che fa con i cavalli arabi, è: “after the show, is before the show”. Ci si riposa per un paio di giorni e poi si riprende il lavoro. Ci piacerebbe fare ancora una gara internazionale ad Ottobre, e poi vorrei partecipare all’Aachen Youngstars.”

martedì 6 luglio 2021

VITTORIA PANIZZON SU TOKYO 2021 “SPERO CHE IL COVID NON ANNIENTI LO SPIRITO OLIMPICO DI QUESTI GIOCHI”

Di Giulia Iannone La solarità, la positività, la freschezza, la vera anima del completista, nelle parole di Vittoria Panizzon. La nostra amazzone italiana ha posto l’accento, come sempre, in questa breve intervista, sullo spirito di squadra e lo spirito olimpico che si respira durante i Giochi Olimpici. Tutte le foto sono tratte dal sito ufficiale di Vittoria Panizzon, che ringraziamo profondamente.
Olimpiadi di Pechino 2008, Londra 2012 e per me c’è anche Rio 2016 nel tuo palmares, benché alla fine a quest’ultima edizione olimpica, tu non sia più potuta andare. Cominciamo da questo: cosa ti ha tenuto lontana dall’olimpiade di Rio de Janeiro, per la quale eri stata selezionata? “ A seguito di una caduta, mi sono rotta la clavicola poco prima dei Giochi di Rio de Janeiro. Al mio posto, se non ricordo male, è subentrata la mia compagna, Arianna Schivo” Quattro anzi cinque anni adesso per via del Covid, di lavoro ed impegno intenso ed ora siamo qui a parlare di Tokyo 2021. Questa olimpiade l’hai cercata strenuamente o è venuta un po’ da sé? “ Noi lavoriamo per portare tutti i nostri cavalli ai vertici, più in alto possibile. Che ci sia una Olimpiade o meno, non vuol dire che l’impegno sia diverso. C’è sempre tanta dedizione per migliorare e migliorarsi il più possibile. I risultati, in questa ottica, arrivano sempre” Questa volta, dopo Rock Model e Pennyz, sei stata selezionata con Super Cillious. Ci presenti il tuo compagno di gara? “Castrone del 2009 da Deanes San Ciro Hit x Lady Priscilla. Per gli amici, Ken, tra l’altro è nipote di Rock Model! Allevato dalla mia istruttrice, Sarah Bullen, e supportato da un sindacato, di quattro persone anzi amici, tra cui oltre a Sarah Bullen, Juliet Donald, Deborah Bevan e Lucy Allison. E’ davvero un bel gruppo che lo sostiene. Ho lavorato questo cavallo, sempre io dall’inizio, ed è stata una gioia farlo crescere. Fu secondo nel campionato dei cavalli di 4 anni, e presto sarà impegnato alle Olimpiadi. Una grande soddisfazione veder crescere un cavallo, in questo modo. Si è rivelato un soggetto con capacità ed attitudine anche per le gare grosse. E’ un cavallo che si impegna molto, ha voglia di fare bene, questo me lo rende quasi più difficile in piano, perché quasi cerca di indovinare ed anticipare cosa ci sia da fare, ha una ottima condizione naturale, galoppa con facilità, a casa è abbastanza facile da gestire, è reattivo e sensibile, per cui non lo monto mai con speroni o frustino. Si comporta molto bene in cross ed è una prova che gli piace molto”
Questa olimpiade di Tokyo, pare presenti due novità per il completo: la prima credo sia il grafico di dressage, che presenta due cambi in linea o in serie. Dicono sia impegnativo. Tu come lo trovi? “ Questo cavallo, come già ho anticipato prima, per il suo voler fare bene, è meglio non provi i cambi in anticipo. Sarà una ripresa impegnativa. Ma impegnativa come qualunque grafico a livello alto. Certo, ci troviamo ad affrontare grafici più difficili di una volta, ma oramai sono diventati cosi. E’ una ripresa particolare perché in un tracciato molto corto, i movimenti si susseguono in maniera rapida e repentina. “ Poi c’è questa altra novità della squadra. I tre componenti vengono dichiarati subito da ogni paese, ed in più vi è al seguito una riserva. Tu riesci a spiegarci meglio? “ Per il concetto di squadra, porteremo solo 4 componenti. Un quarto viaggia solo come riserva, e questo non è molto bello. A mio avviso, ogni componente di una squadra dovrebbe poter contribuire ugualmente al risultato. La nazione dichiara subito i 3 componenti, più una riserva, e non c’è la possibilità di scartare un risultato. Però può subentrare la riserva, con una penalità inflitta alla squadra. “
Come affronterai le alte temperature e la lunghezza del viaggio? “ Le temperature saranno molto spiacevoli, con caldo ed alto tasso di umidità, condizioni sgradevoli per montare a cavallo e comunque disagevoli per un cavallo atleta. Ora sono in quarantena a Roma, e così io mi sto abituando un pochino al caldo. Il cavallo in questo momento è in Inghilterra, affidato alle cure ed alla gestione delle mie groom, per cui per lui sarà un po’ uno shock lo sbalzo climatico. “ Come prosegue quindi il planning: fai la quarantena e poi? “ Io finisco la quarantena e ritorno in Inghilterra. Poi partirò con il cavallo alla volta della Germania, per far fare la quarantena al cavallo. Se tutto va bene” Una sensazione su questa olimpiade, che per me è la tua quarta –una è morale!- che ti senti di dire? “ Sarà una Olimpiade molto diversa e strana. Le pratiche burocratiche ed amministrative sono un incubo totale. Stiamo passando delle settimane davvero difficili, per capire tutte le regole, che cambiano continuamente. Soprattutto in Inghilterra per me c’è da gestire il covid, il brexit …è un totale macello. Le Olimpiadi sono un evento così speciale e fantastico per un atleta, che si sopportano situazioni estreme pesantissime. È un grande onore avere il privilegio di rappresentare l’Italia ed al contempo rappresentare l’aeronautica militare. Desidero realmente impegnarmi al massimo, per tutto il mio team, i tecnici, e gli sponsor che mi sostengono e credono in me. E’ una opportunità davvero speciale ed il minimo che si possa fare è darsi da fare fino in fondo. La mia situazione per la preparazione è molto complessa: devo stare in Italia vari giorni in quarantena, per fare poi le visite mediche, quando invece dovrei essere a casa a preparare il cavallo, non è ideale. La quarantena per entrare in Italia consta di 5 giorni, mentre, in origine, vi era una quarantena di 10 giorni per entrare in Germania. Per fortuna hanno creato un sistema bubble speciale, per cui potremo entrare direttamente in Germania, ma con delle misure molto ristrette e limitate. “ Una preparazione difficile. Il Covid cosa ti ha comportato? “ Prima di tutto, tanto stress! Abbiamo quarantene ovunque, che cambiano continuamente e mi comportano di perdere anche gare cui ero iscritta con altri cavalli in lavoro, oltre al ritardo nella fase finale di preparazione di Super Cillious. Inoltre saremo molto limitati, logistica e spostamenti complicatissimi, mi tocca fare mail, telefonate, passiamo molto tempo a curare problemi amministrativi, invece di concentrarci sul lavorare i cavalli, e quando arriviamo a Tokyo, sicuramente saremo molto stretti negli spostamenti, non potremo neanche fare una piccola visita alla città, come abbiamo fatto nelle altre occasioni” Il pensiero corre a Pennyz, la tua precedente compagna olimpica, di Londra 2012. Cosa fa? “ Pennyz ha appena avuto un puledro, alcune settimane fa. E’ a casa della sua proprietaria. Spero di poterla vedere presto. Nel frattempo ha avuto anche dei puledri in embryo transfer negli ultimi anni. Lei sta molto bene a casa sua , e mi auguro , un giorno, di risalirci e fare due salti, quando non avrà il puledro al seguito” Tu hai uno spiccato senso dello spirito di squadra ed anche la positività molto anglosassone. Puoi dirci che tipo di feeling e patos hai con i compagni che sono stati selezionati insieme a te? “ Lo scopriremo presto! Con alcuni di loro ho condiviso esperienze di squadra anni fa, altri più recentemente. Sono tutti molto esperti, ed hanno già rappresentato spesso l’Italia in passato, sanno sicuramente come muoversi. La squadra è molto piccola. Con tutti loro sono stata compagna di squadra e con Arianna Schivo ho già vissuto alcuni momenti agonistici recenti. Spero tanto si crei una buona atmosfera piena di energia . “
Cosa ti aspetti da Tokyo 2021? “ Mi aspetto di sudare moltissimo!!! Il mio cavallo è ben insanguato e a volte il caldo può anche aiutare la prestazione per tenerlo più tranquillo. Mi auguro non sia un fattore di impedimento alla sua prestazione, mi auguro tiri fuori del suo meglio. Poi con viaggi così lunghi non si sa mai esattamente come potranno reagire cavalli e cavalieri, e possiamo solo partire più preparati possibile, e pronti e resilienti ad affrontare le situazioni e gli imprevisti che comporta una trasferta, un evento così di alto livello, ed i postumi di una pandemia così grave. Auspico che il covid non annienti completamente lo spirito olimpico e ci sia realmente la possibilità di stare tutti insieme. Il bello di questa occasione è che noi equestri, nel contesto olimpico, possiamo venire a contatto con gli esponenti di altri sport. Perché questa è la caratteristica dell’evento a 5 cerchi: tutto lo sport di tutto il mondo è radunato insieme, sotto la torcia olimpica, e si è fuori dal mondo per un breve momento magico ed irripetibile, in cui il tempo sembra fermarsi per vivere un istante in cui lo sport ed i suoi valori, sono realmente protagonisti ” Quindi concludiamo, con la ricetta finale, da completista, per il dressage di Super Cillious: scoprire il grafico all’ultimo momento. E’ così? “ Io devo fare attenzione a non provare tutto insieme! (ride molto Vittoria, ndr) Ovviamente sono tutte figure che questo cavallo conosce ed ha provato da molti anni. Non ci sono figure particolarmente nuove. E’ la disposizione delle figure più stretta ed intensa, più del solito, a rappresentare la difficoltà. Dobbiamo essere tutti più pronti possibile, ma dobbiamo sempre tener presente, che ogni cavallo è molto particolare ed ha il suo umore ed il suo carattere, e vive le diverse prove con sentimenti diversi, di cui tener conto. Bisogna prepararsi nella maniera adatta e che fa piacere al cavallo. Con questo cavallo, la parte al trotto la posso pure preparare, ma quella al galoppo, la devo affrontare in maniera un po’ diversa per evitare che “Ken” conosca tutte le figure prima. Questo credo sia l’unico modo, per questo cavallo, per poter eseguire i movimenti al galoppo”.

martedì 29 giugno 2021

L’ALTRO VOLTO DI FABIO MAGNI: CAVALIERE DRESSAGE

Qualificato per le Olimpiadi di Los Angeles 1984, nella disciplina del dressage, il sogno olimpico si infrange per una scelta del CONI: Fabio non prese parte a quei Giochi , mentre il suo cassone era già partito senza il suo cavaliere. Nel 1985 vince il titolo italiano under 21 nel dressage. Poi Fabio di Olimpiadi ne ha disputate ben 4 , con la sua amata disciplina del concorso completo e 4 indimenticabili cavalli: Passport, Cool’n Breezy, Vent d’Arade e Southern King V. Di Giulia Iannone (Foto di Giulia Iannone scattate nel 2014. La foto della premiazione di Piazza di Siena, è tratta dal testo "Dressage" di Enzo Truppa, Zelig Editore Milano, che ringraziamo)
Completista ed ostacolista, ma non tutti sanno che tu sei stato individuato e scelto nel nostro paese come talentuoso cavaliere per la disciplina del dressage. Credo nel periodo junior. Ci spieghi come è andata questa parte della tua vita equestre? “ Mi ha visto il Marchese Fabio Mangilli, durante un concorso di completo. Mentre affrontavo la prova di addestramento. Avevo 12 anni. Sono stato contattato tramite Dado Lucheschi. Così la settimana dopo, sono andato a montare al Centro Federale al nord, ovvero Le Querce un cavallo che avevano individuato per me allo scopo. . Da quel momento, ogni pomeriggio, ho montato per portare avanti la mia preparazione specifica in dressage. E da lì abbiamo iniziato. Dopo, andando avanti, continuavo comunque a montare in dressage, sicchè la federazione mi ha affidato un cavallo di proprietà della FISE, di nome Juvel. Con questo cavallo ho partecipato a diverse gare, ho debuttato all’internazionale anche di Piazza di Siena, nel frattempo montavo anche in completo. Quell’anno, ho affrontato la gara pre-olimpica, a Montelibretti montando Zar della Minerva, ed ho vinto la pre-olimpica, l’anno prima dell’appuntamento olimpico. Però io avevo 16 anni, ed in completo non potevi se non eri maggiorenne partecipare alle olimpiadi. L’anno dopo ci sarebbe stato Los Angeles 1984. Allora la federazione risolse, dato che montavo sia in completo che in dressage, iniziò a cercare un cavallo adatto per farmi gareggiare in dressage. Siamo andati a provare questo cavallo ad Amburgo, da Georg Otto Heyser, è andato bene, la federazione ha trovato un accordo e lo ha preso. Dopo ho fatto subito i campionati Europei a Monaco, durante i quali mi sono classificato settimo individuale, e dopo mi sono preparato per un anno intero, mentre continuava la mia permanenza a scopo formativo, in Germania. Sono stato due anni e mezzo in Germania, poi abbiamo fatto diverse gare come Lipiza, Losanna, Amburgo, abbiamo girato un po’, e quindi è stata una buona esperienza per me, perfezionando il lavoro in piano che mi è servito tantissimo dopo, perché è un tipo di conoscenza equiparabile alla ginnastica, con la quale i cavalli migliorano la propria condizione atletica, e questo può essere impiegato nelle tre discipline con disinvoltura.
Sei stato in Germania due anni da Otto Heyser. Chi è Otto Hayser, che cosa ti ha insegnato e ti ha lasciato nella tua formazione tecnica? “ Georg Otto Hayser è stato per ben tre volte campione di Germania e due volte vice campione. Nel 1981 Amigo, il cavallo da lui addestrato è stato riconosciuto come il miglior cavallo del derby tedesco di dressage. In quell’anno fu George Theodorescu però a vincere il Test del Nastro Azzurro, scambiandosi il cavallo proprio con Otto Heyser! Heyser ha accompagnato poi le squadre di dressage di Messico, Svezia e Italia ai campionati, nella veste di coach. E’ stato anche coach ai Giochi Olimpici di Seul 1988. Per la prova di dressage, in completo, ha aiutato i campioni olimpici Heinrich Romeike e Marius e Peter Thomsen e Ghost of Hamish, in preparazione per i Giochi Olimpici di Hong Kong del 2008. in tal modo ha contribuito al leggendario doppio oro di Romeike definito “ Flying Dentist” ed al trionfo della squaadra tedesca. Purtroppo ho saputo che nel 2018 è mancato. Sono andato in Germania a vedere dei puledri, e parlando con queste persone tedesche che lo conoscevano benissimo, ho appreso questa triste notizia per me. Devo in primo luogo sottolineare che era una grande, grandissima persona a livello umano. Dovete considerare che io ero molto giovane al tempo, e lui mi ha fatto un pochino da “zio-papà” , a livello tecnico era immenso, straordinario, magico. Lui saliva a cavallo, ed il cavallo cambiava in un istante, sembrava avesse fatto una magia! E’ stato un ottimo tecnico, lui mi lasciava i compiti su cui lavorare, con le indicazioni chiare e gli aspetti da potenziare e curare di più. Poi dopo due o tre giorni tornava e valutava il risultato. In questo modo responsabilizzava l’allievo e lo rendeva autonomo per il futuro. Un grande insegnamento per crescere e per trovare soluzioni anche da solo, pur nella traccia di lavoro. Il ricordo indelebile, è il suo essere metodico, la precisione, la puntualità, aspetti fondamentali per chi fa parte del mondo equestre”
Tu a soli 16 anni hai anche vinto un Gran Premio a Lipiza. Cosa ricordi e che cavallo montavi? “ Montavo Amigo 23, sono passati tanti anni da allora, uno ricorda per sempre il monento della vittoria e la gioia e la soddisfazione di Hayser, che era raggiante e contentissimo di questa affermazione. Noi dovevamo prendere le qualifiche per le Olimpiadi, io le avevo ottenute, gli altri della squadra, purtroppo no, alla fine si è optato per “ o tutti o nessuno”. Purtroppo a me era già partito il cassone con le selle e tutti i materiali, anche perché io partivo dalla Germania direttamente, con i Tedeschi, e poi mi è stato comunicato che il CONI aveva deciso di non mandare nessuno per l’Italia del dressage. Fu un momento delicato per me, ero solo un giovane cavaliere pieno di sogni e speranze, e lì emerse l’uomo sensibile e generoso che era Otto Heyser. Fu lui a darmi questa notizia. Mi prese con lui, mi portò al bar a bere una birra, e mi spiegò che nello sport ci sono anche questo tipo di situazioni da vivere, non solo allenamenti, gare e ragionamenti tecnici. Fu davvero molto paterno.” Dal completo al dressage, poi sei nuovamente tornato al dressage. Perché non hai pensato poi di continuare la tua carriera di dressagista visto che eri tanto promettente e talentuoso? “ Il dressage mi piace e mi è sempre piaciuto, ma, per come sono fatto io caratterialmente ed istintivamente, il mio cuore era il completo, un po’ il rapporto col cavallo, un po’ il fatto del cross, la prova più bella entusiasmante, avvincente, il mio cuore è nato lì ed è rimasto lì Da completista che ha gareggiato sia con il completo di vecchia formula che di nuova formula, quanto ti è servita la mentalità che hai appreso e questo metodo tedesco, che comunque ormai è dentro di te. “ Il cambiamento che è avvenuto nel concorso completo è stato abbastanza drastico. Prima c’era una equitazione in cui dovevi, nel cross, rispettare un po’ più la regolarità, senza determinare troppe variazioni di ritmo, in modo da risparmiare di più il cavallo, adesso, anche nelle ultime gare cui ho partecipato, ho toccato con mano un profondo e notevole cambiamento. A mio sentire, sembrava di fare una gara a tempo in concorso. Però la mentalità che è derivata dalla mia esperienza equestre, nel mondo del dressage è servita, è servita molto. Nella preparazione del cavallo atleta devi sempre rispettare le fasi dell’allenamento , i galoppi, la condizione del cavallo, la gestione. Essermi formato nel parallelo, specializzandomi così giovane nella disciplina del dressage, mi ha insegnato tanto ed ha aggiunto tanto alla mia identità di cavaliere, come sensibilità in sella, come assetto, come modo di pensare.”
Adesso che ti dedichi molto all’insegnamento, ti capita di insegnare dressage ai cavalieri di oggi? Forte della tua lunga esperienza in Germania, secondo te quale è il dettaglio che più bisogna tener presente per il dressage? Cerchiamo di dare un messaggio ai cavalieri che vogliano intraprendere il dressage inteso come palestra del cavallo… “ L’importante è riuscire a far fare una ginnastica senza essere costrittivi, a mio avviso. Il cavallo deve arrivare ad usare il corpo però sempre cercando di lasciarlo contento, felice, non con troppa costrizione. Va bene avere delle regole, però nelle regole uno può essere anche morbido e soft, non troppo forti e duri”. Questo è l’incontro tra il completista ed il dressagista, che ha mitigato il concetto, vero Fabio? “ Senz’altro c’è la fusione di due anime e due spiriti. L’importante è lavorare in piano rispettando anche un cavallo che deve saltare o che deve fare un cross impegnativo. Anche un cavallo che deve saltare le gare grosse di salto ostacoli, comunque deve avere una libertà di incollatura, scioltezza di spalle, un buon equilibrio per affrontare buone girate anche strette, basta vedere i giri che ci sono adesso, che sono molto tecnici, quindi i cavalli devono essere molto ben lavorati e ginnasticati. Ogni disciplina ha le sue peculiarità e difficoltà. Nel dressage puro c’è la richiesta precisa e puntuale, alla lettera, come la determinata transizione o il cambio a volo, questa ricerca della perfezione e precisione esatta, rende la disciplina molto complicata e molto difficile.” Tu fai parte di quelli che definisco “I pionieri del dressage” italiano, cioè quei talentuosi che hanno dato la svolta per il dressage e per il completo poi, e che sono stati mandati all’estero in Germania. Tu senti questa responsabilità di essere un punto di riferimento, storicamente, per tutto il mondo equestre? “ Spero realmente che la mia carriera e la mia storia equestre possa essere di aiuto e di ispirazione per più di qualcuno. Ho avuto la fortuna di lavorare con tantissime figure e personalità equestri, che hanno saputo perfezionare e coltivare e cesellare le mie doti interiori a livello equestre, fino ad esprimermi in gara portando tutto un mondo che forse oggi non esiste più. Da giovanissimo Hayser e la Germania hanno rappresentato davvero la pietra miliare della mia carriera, ma grazie all’occhio clinico di Fabio Mangilli che aveva intravisto in me delle buone doti. L’equitazione è fatta di occasioni, di incontri giusti, di persone speciali, di cavalli perfetti ed ideali, di resilienza, di coraggio, di occasioni perdute o soltanto rimandate, di pazienza e anche solitudine. Ho sempre cercato attraverso la performance sportiva di portare lustro al mio paese ed alla mia filosofia equestre. Credo che il talento da solo non basti e sicuramente servono gli input giusti culturali e tecnici. A mio avviso, avendo alle spalle una carriera che mi consente di dare qualche consiglio, penso che la svolta che può dare uscire fuori dall’Italia ed andare all’estero a montare, rappresenti davvero il colpo d’ala importante. Anche io, oltre che da giovane dressagista che ha sfiorato l’olimpiade di Los Angeles 1984, e poi da completista, ho iniziato a girare parecchio, erano gli anni prima di Sidney, prima degli anni 2000, gareggiavo molto in Francia in quel periodo perché avevo un cavallo molto delicato con i piedi e li hanno dei terreni sabbiosi molto buoni. Su quello poi c’è stata tutto un movimento di cavalieri italiani che si sono trasferiti, all’estero come Vittoria Panizzon e Giovanni Ugolotti, che ho seguito per un po’ nel lavoro . Nel tempo ho fatto alcuni stages tecnici, a tanti ragazzi, chi junior chi young rider, e sempre in ogni occasione ho motivato tutti a mettersi in gioco ed andare fuori dall’Italia, per un periodo o in maniera definitiva. Si impara davvero tanto allontanandosi dal proprio paese d’origine, dalle abitudini, dalla routine dalla comfort zone, si acquisiscono nuove idee, con un metodo solido, con maggiore entusiasmo e voglia di fare, imparando a contare solo sui propri mezzi e cercando nuove risorse interiori e mentali. “