venerdì 8 aprile 2016

CLELIA CASIRAGHI

COMPLETO
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" SENZA NULLA TOGLIERE AGLI ALTRI CAVALLI, MA VERDI E' IL CAVALLO DEL MIO CUORE"
Photo courtesy Clelia Casiraghi facebook page
“ POI ALL’IMPROVVISO  E’ ARRIVATO VERDI, IL KWPN DEL MIO CUORE”
A cura di Giulia Iannone

Clelia Casiraghi classe 1993 è nata a Monza ma vive a Cornate d’Adda in Brianza, un po’ fuori Milano. Già a 4 anni a cavallo, sua madre è sempre stata appassionata del cavallo non come strumento per le gare,  ma come simbolo di libertà e bellezza.    A  5 - 6 anni Clelia  si  innamora delle competizioni ed inizia prestissimo a scendere in campo, luogo ideale in cui esprimersi accanto all’amico cavallo.
Come mai allora gareggiare nella disciplina del completo?
“ E’ una situazione emotiva e tecnica che mi piace in tutto il suo insieme, è molto formativa e didattica ed insegna a montare in maniera duttile  ! Ho iniziato il completo nel 2003 e mi ci ha avvicinato Italo Cirocchi che allora era il mio istruttore. Ho provato a far completo perché montavo un pony molto bello, Lyons King,  che si muoveva bene in rettangolo ma non era fenomenale in salto ostacoli. Io all’epoca facevo salto ostacoli. E così provai a gareggiare in completo! In campagna quel pony  si esprimeva benissimo, le qualità che non tirava fuori in salto ostacoli le proponeva con disinvoltura in cross. Era molto veloce e coraggioso. Con lui ho approcciato questa nuova disciplina, sono arrivata fino alle categorie 3, ho preso parte ai miei primi internazionali, ho conquistato un bronzo ai campionati under 13, ho vinto il trofeo allievi  emergenti, poi gareggiando in squadra, ho vinto a Roma il saggio delle Scuole per due edizioni. Questo pony per me è stato importante e fondamentale per tutta la mia crescita tecnica equestre successiva. Gli devo molto!”
Clelia Casiraghi nel recente CICO 3 di Fontainebleau
Photo courtesy Clelia Casiraghi facebook page

Dopo il  periodo del pony,   sono arrivati anche nuovi risultati per la sua carriera. Citiamoli brevemente giusto per capire che tipo di esperienza si è  fatta in gara?
“ Da junior ho partecipato  ai campionati europei, da Young Rider ancora campionati europei, la bella soddisfazione di piazzarmi al nono posto ai campionati italiani assoluti a Ravenna seniores pur essendo young rider, bronzo al mio primo campionato  italiano da senior. Un bel doppio netto al CCIO3* a Boekelo. Perché poi è arrivato “Verdi” il cavallo che è stato artefice di tutte queste ulteriori conferme in campo!”
Allora dopo il magico pony sauro quale è il cavallo del suo cuore?
“Non voglio assolutamente togliere nulla agli altri cavalli della mia giovane carriera, ma Verdi è fino ad ora il mio cavallo del cuore. Verdi è un KWPN del 2002 da Indoktro, quindi una linea da salto. L’ho conosciuto quando ancora montavo alle Querce con Livia Danese. Era il cavallo di Paolo Belvedersi, un mio amico e compagno di scuderia. Si trattava di un cavallo verde ed ancora inesperto. Ma già da allora mi piaceva moltissimo. Nel 2010 per una circostanza fortunata mi sono trovata a disposizione Verdi, e così ho deciso di comprarlo. Ed è allora che è nata la mia storia “d’amore” con il baio olandese”
"il soprannome di scuderia scelto a furor di popolo per il Kwpn è Psyco"
Photo courtesy Clelia Casiraghi facebook page

Parliamo di Verdi in maniera particolareggiata: che cavallo è?
“ Il soprannome di scuderia, scelto a furor di popolo anche dal mio attuale istruttore, Matteo Zoja, è Psycho!!! Ha un carattere molto particolare, non va mai preso con la forza. È permaloso, sensibilissimo, esibizionista, caratteriale, difficile in lavoro in piano, particolare, non consente subito di lavorare in assetto seduto. La parte difficile è farlo partire per il cross, ma oggi quando parte e comincia a carburare in campagna è perfetto, è una macchina meravigliosa, difficile non innamorarsi di lui o commuoversi per la sua generosità e capacità di dare tutto se stesso per portare a termine la nostra gara. Siamo diventati un vero binomio e ci fidiamo l’uno dell’altro. A volte anche il mio istruttore dice che mi trovo bene con Verdi perché sono simile a lui!”
A questo punto della storia, credo che entri prepotentemente in gioco l’istruttore che lei cita sempre, Matteo Zoja. Figura tecnica fondamentale nella svolta agonistica con Verdi che l’ha catapultata nel mondo senior. Quanto conta questo coach per lei?
“Ho conosciuto Matteo nel 2013 .  Abbiamo trovato una buona sinergia e strategia per lavorare insieme, anche perché Matteo vive in Piemonte e si sposta in Lombardia per aiutarmi negli allenamenti quotidiani mentre per altre situazioni sposto il cavallo nella sua splendida scuderia. Badate bene, il mio coach non è un completista, si definisce un ostacolista adottato dal completo.  Quando  ha  iniziato a seguirmi,  saltava  le CNC* ed aveva  ottenuto  i mer per fare i CIC*. Non  sapeva quasi niente sulla preparazione di un cavallo completista di quel livello,  non aveva  mai visto un CIC2* o un CCI3*. Si è "improvvisato" completista, semplicemente riproponendo le sue  conoscenze da ostacolista ad una velocità superiore. Ha  cercato di insegnarmi  il suo  "sistema" di monta in concorso. La cosa ammirevole è stata che in poco tempo si è aggiornato, ha studiato si è preparato al meglio per essere in grado di seguirmi. Credo che mi abbia aiutato molto modificando in primo luogo l’equilibrio del cavallo. Da ostacolista ha seguito più le esigenze del cavallo, i suoi baricentri, il suo equilibrio, ho tolto le piccole rigidità sulla schiena, ha incrementato il lavoro sulla coordinazione e lo ha reso preciso e fluido. A me  quale allieva  ha tirato fuori il coraggio e la sicurezza e la capacità di mettere in gioco tutta la mia voglia di fare e di osare, di farmi vedere. Matteo mi consente di concentrarmi a pieno in gara. È lui ad occuparsi di tutto per me . La ricognizione del Cross è ripetuta più e più volte. Più volte la facciamo, più io mi  tranquillizzo. Alla fine in campagna sento di essere più consapevole.  Devo dire che il mio istruttore è molto preciso, esigente, metodico e questo mi impone un rigore ed una serietà tecnica e di stile e di pensiero”
Una  altra intuizione di Matteo Zoja,  è  la dressage coach, Elena Gariglio. Ce ne parla?
“Mi trovo molto bene con lei perché riesce ad aiutarmi senza interferire troppo con l’equilibrio e con le necessità psico fisiche di un cavallo da completo. Troppo spesso l’allenamento del dressage viene esasperato a scapito delle altre due prove, per cui il cavallo fa fatica a trovare la sua carica espressiva tale per poter affrontare un cross ed una prova di concorso. Elena Gariglio è il perfetto tassello all’interno del nostro puzzle”
Alla gara di Montelibretti di fine febbraio, con cui ha preso  avvio la stagione 2016, lei si è presentata in gara con la cavalla di 9 anni, Afrodita con cui ha vinto la categoria 3. Dunque oltre a Verdi lei ha anche altri cavalli su cui contare?
“ Si. C’è Afrodita che ho trovato  a Cervia  e non aveva mai gareggiato in completo. E’ dotata di una bella tecnica in salto ostacoli ed ha molta testa. Abbiamo pensato di provarci. Ma a casa ne ho anche un altro che si chiama Larsitte, ma il suo soprannome è “il biondo”. Lui è molto testardo, ma lo adoro lo stesso.  Quindi se Verdi è il mio amore, il sauro biondo è il mio migliore amico, l’intoccabile della famiglia! Con questo soggetto ho iniziato i completi da qualche anno ed ho preso la qualifica per l’una stella. Quest’anno porteremo avanti anche lui!”
"a volte anche il mio istruttore dice che mi trovo bene con Verdi perchè sono simile
a lui"
Photo courtesy Clelia Casiraghi facebook page
Prossimi impegni agonistici per questo 2016 che è l’anno olimpico di Rio de Janeiro?
“ A fine marzo ci sarà Fontainebleau, tappa durante la quale forse, se saranno presenti altri due completisti azzurri, potrei far parte della squadra da schierare nella Nations Cup. Abbiamo in programma anche il CCI3 di Saumur e a giugno si pensava a Strzegom o Luhmuhlen. Comunque rimango sempre a disposizione del CT per il proseguo della stagione di gare”



domenica 3 aprile 2016

INTERVISTA A GIADA TANZI

DRESSAGE
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“Il Dressage? La scuola della Pazienza”
"Il dressage rispetto al salto richiede la costruzione di un sodalizio col proprio cavallo ancora più forte"
Photo courtesy Giada Tanzi facebook

A cura di Giulia Iannone

Giada Tanzi è nata a Roma il 31 marzo 1997. Vive a Rocca Priora. Una ragazza molto timida, molto educata, molto sensibile.  Ha “incontrato” i cavalli grazie a suo nonno :  da piccola la portava a visitare i Pratoni del Vivaro. A 8 anni ha iniziato a praticare l’equitazione, prima seguendo la disciplina del salto ad ostacoli per circa 5 o sei anni. E’ comparsa la paura del salto, per cui ha scelto di cambiare disciplina e rivolgersi al dressage. Era questa la strada giusta per lei, e la passione è aumentata giorno dopo giorno da allora.

Che cosa le piace del dressage?
“ Consiglierei a tutti il dressage perché è una disciplina che da una parte  ti rilassa ma al contempo ti impone grande concentrazione, ti fa pensare a quello che devi fare e che stai facendo. Suggerisce attenzione e precisione e la sua eleganza e raffinatezza non possono se non appassionare. Con il cavallo fa nascere più armonia, confidenza, feeling. Rispetto al salto a mio avviso, bisogna costruire un sodalizio ed un binomio ancora più forte.”
Allora dobbiamo parlare dei veri protagonisti di questo sport, ossia i cavalli. Chi sono i suoi cavalli del cuore?
“ Ho preso la prima cavalla in mezza fida, quella con cui ho iniziato a fare dressage ed avere i primi risultati, è Coup de Cor. L’ho presa quando sono arrivata al circolo ippico Equinozio di Marco Calcagno. È stata la cavalla che mi ha insegnato, fino ad ora, più degli altri. Con lei ho iniziato a gareggiare a livello E e sono arrivata fino alle M. E’ stato un bel percorso di crescita. Con lei ho ottenuto dei risultati niente male. Mi ha insegnato davvero tanto ed ha un posto speciale nel mio cuore. Adesso è al circolo e viene usata per la scuola. Dopo di lei mi hanno regalato il mio primo cavallo tutto mio, si chiama Corvo Santo Stefano. Lui è ovviamente è il mio grande amore, il mio primo cavallo! Poi ci mette davvero tanto impegno considerando la sua giovane età. Ce l’ho solo da luglio dell’anno scorso. Ha 7 anni. “
Una scelta coraggiosa ed ambiziosa puntare presto su un cavallo giovane per altro nato in Italia?
“ Si, con Coup de Cor arrivati alle M abbiamo pensato che fosse una scelta buona anche se un po’ rischiosa prendere un cavallo giovane per portarlo avanti magari fino alle D. “
Entriamo più nel dettaglio della personalità e del carattere di Corvo Santo Stefano, ce lo presenti meglio?
“ E’ un cavallo molto bello. L’ho preso all’Allevamento Santo Stefano in Umbria. In realtà ero andata per provare un altro cavallo, ma  avevano già sellato anche  Corvo, così me lo hanno fatto montare... e me ne sono letteralmente innamorata perché ha una cavalcabilità stupenda. Lì lo chiamavano il “nuovo Totilas”. E’ giovane ed è uno stalloncino, dotato di validissime qualità atletiche. Ha un carattere molto forte ma buono. Impara in fretta e bisogna fare molta attenzione a non sbagliare perché, come tutti i cavalli, non è dotato di filtri e quindi impara tutto, giusto o sbagliato che sia!”
Quali risultati agonistici ha già ottenuto in gara, pur nella sua giovane e attenta carriera?
“La medaglia d’argento ai Campionati Italiani ad Arezzo nel 2014 con Coup de Cor in categoria F. Un altro buon risultato è stato l’oro ai Campionati regionali, sempre con lo stesso cavallo e nello stesso anno. Ci hanno selezionati due volte per la Coppa delle Regioni, che ha rappresentato un grande privilegio per me”
"Mi piace molto andare avanti! Sono contenta
della crescita tecnica che condivido col cavallo"

Se non sbaglio, lei ha ottenuto una sponsorizzazione?
“ Non è proprio una sponsorizzazione! Lo definirei un aiuto che questa ragazza, Guendalina Nola, ha voluto offrire a noi giovani – intendo a me ed altri due ragazzi- che quest’anno si sta riproponendo, tra l’altro. Sono molte e belle marche di prodotti per vestire di eleganza e di materiale tecnico i nostri cavalli”
Come avvengono i suoi allenamenti quotidiani al Circolo Ippico Equinozio?
“Vado a cavallo tutti giorni tranne il lunedì. Esco da scuola alle tre meno venti, corro a casa, mi cambio e vado al maneggio che dista per fortuna una ventina di km! Il nostro lavoro è basato inizialmente sulla distensione del cavallo, sul rilassamento. Poi piano piano raggiungiamo la fase della riunione e da lì partono tutti gli esercizi collaterali di preparazione.”
Come è stato il passaggio dalle prime categorie di livello E alla M, fase in cui lo schema dressagistico inizia a concretizzarsi maggiormente?
“ Mi piace molto andare avanti! Non ho sentito il peso dell’impegno o la fatica del maggior lavoro. Non sono rimasta delusa dalla difficoltà, anche se mi accorgo che gli esercizi ed i movimenti sono più impegnativi. Però questa situazione mi sprona e mi impone di fare meglio. Sono contenta della crescita tecnica che condivido con il cavallo. Non posso dire che sia tutto semplice e roseo, specialmente perché , come tutti, lavoro meglio ad una mano piuttosto che all’altra! Ma basta fare un respiro profondo....”
Nel rapporto con il proprio cavallo, subentra il terzo elemento che è il proprio istruttore. Da quanti anni lavora con Marco Calcagno, se la sente di fare un identikit del suo coach e del metodo di lavoro?
“ Lavoro con Marco Calcagno da quattro anni! Mi sono trovata subito bene. Mi ha letteralmente cambiato il modo di montare, ha lavorato molto sull’assetto e mi ha fatto capire delle cose dell’equitazione che prima non avevo capito.   E’ una persona fantastica ed io gli sono molto grata! Sa,  il dressage richiede tanta pazienza ed invece è molto facile perderla, inquietarsi e rovinare tutto quando non si riesce a fare immediatamente qualcosa. Il mio istruttore ha cercato anche di improntare in me una coscienza equestre, un metodo di lavoro basato sulla fiducia e sul mio massimo impegno.  Spiega con grande dolcezza, presta attenzione a tutti i dettagli, mi dedica molto tempo. Mi aiuta tantissimo. Prima di  Marco, non avevo compreso che la figura del tecnico che ti segue da terra è davvero fondamentale, mi ha insegnato il rispetto per l’animale, la pazienza, la dedizione, l’armonia. La filosofia del lavoro consiste nel far trovare al cavallo la sua comodità nell' obbedienza e la linea guida è riassunta nella frase di Monty Roberts "se ci metti tutto il tempo che ci vuole, alla fine ci hai messo meno tempo ".
"Il dressage essendo una disciplina a giudizio è costellata di sensazioni
contrastanti e piccole delusioni"
Photo courtesy  Giada Tanzi facebook

C’è un ricordo speciale che fa parte del bagaglio di emozioni della sua giovane attività equestre?
“ L’argento al Campionato Italiano che sinceramente non mi aspettavo di conquistare.”
Un ricordo segnato invece da una particolare amarezza?
“ Di ricordi negativi ce ne sono tanti! Fanno parte dello sport, e forse questi si collezionano in numero maggiore rispetto a quelli positivi e spesso ci aiutano a crescere ed a guardare oltre! Credo che il dressage essendo una disciplina a giudizio è costellata di sensazioni contrastanti e di piccole delusioni. Quando pensi di aver presentato in rettangolo un buon lavoro, scopri dopo che il giudizio non si allinea con la percezione del cavaliere! “
Domanda di rito. Chi è il suo cavaliere di riferimento?
“ Non ho dubbi, Edward Gal! E spiego anche il  perché. L’ho seguito tantissimo quando faceva coppia con Totilas, ed era il binomio da me adorato. Dopo quando ha perso il suo cavallo di punta, non si è avvilito, ma ha lavorato con Undercover Glock portandolo su piano piano, se lo è costruito tassello dopo tassello. E questo è da ammirare ed ecco perché lo seguo con grande ammirazione”.