mercoledì 20 ottobre 2021

LETTERA APERTA SULLA SITUAZIONE DELL’ALLEVAMENTO ITALIANO

“ALLA RICERCA DI UN GIOVANE CAVALLO…ITALIANO” In questa lettera aperta, sono presenti consigli e riflessioni personali, maturati in un anno e mezzo di viaggi e visite per l’Italia, alla ricerca di un giovane cavallo per portare a compimento un progetto lavorativo e formativo, argomenti che desidero mettere a disposizione di tutti, per poter dare il mio contributo al settore ed al cavallo italiano, in special modo. ( l'articolo è impaginato, con delle foto tratte dal sito del Gestut Lewitz, il grandioso allevamento di Paul Schockemoehle, a solo scopo didattico e divulgativo. Photo courtesy Gestut Lewitz.de)
Gentilissima Associazione Cavalli d’Italia, Gentili allevatori italiani, grandi o piccoli che siano, responsabili del settore giovani cavalli in Italia, mi chiamo Giulia Iannone, vivo a Roma ed ho 41 anni. Attualmente ho la qualifica di istruttore di dressage di I livello, Cavaliere I grado dressage, e sto portando a compimento l’iter formativo per istruttore federale di dressage di II livello FISE. In occasione del mio avanzamento tecnico, si è posta l’esigenza di poter contare su di un cavallo da portare avanti, con il quale poter anche esprimere sul campo, concretamente, il mio essere equestre. Dopo tanti anni di soggetti, reperiti attraverso la filiera commerciale, (soggetti gravemente compromessi nella mente e nel fisico) ho deciso di non andare all’estero e di puntare, sul Made in Italy. Peccato che la mia ricerca duri ormai da circa un anno e mezzo. Ho girato in lungo ed in largo per la nostra penisola, e sono tornata sempre, da ogni viaggio, carica di meraviglia e sfiducia, ma con in mente una serie di ragionamenti, riflessioni, e consigli, maturati in questo lungo periodo. Ecco i consigli e le mie riflessioni personali, maturati in questo anno di viaggi e visite per l’Italia, che desidero mettere a disposizione di tutti, per poter dare il mio contributo al settore ed al cavallo italiano, in special modo. Schematizzo, nei seguenti punti: 1. Cura del puledro: sensibilizzo ad una maggiore attenzione generale nutrizionale e del movimento, per garantire uno sviluppo ottimale muscolo scheletrico del giovane soggetto. ( che lo faccia un singolo allevamento, non significa che lo facciano tutti. Bisogna cortesemente livellare lo standard della situazione nel nostri paese). Continuo a trovare cavalli mal sviluppati e con la presenza di chip ossei, piedi non curati e pareggiati opportunamente, fattori questi che compromettono la sanità futura del soggetto, che poi viene messo in vendita. Andare da un allevatore significa rivolgersi “alla fonte” da cui poter trovare il proprio cavallo atleta, per ciò un cavaliere/ istruttore vorrebbe avere anche a disposizioni moltissime informazioni sul puledro: storia, esperienza, eventuali incidenti, problematiche di ogni genere ( se presenta un chip osseo od altro difetto di conformazione o comportamentale, traumi) va dichiarato per onestà e risparmio di tempo! 2. Linee genetiche: Se voi allevatori, studiate, e l’estero ce lo insegna, le linee di sangue, con caratteri da confermare, eliminare o migliorare attraverso vari incroci, dovreste gentilmente fornire questo dato tra gli altri, anche a chi compra, che come me, non è sprovveduto completamente. Quale giornalista equestre ed autore di articoli tecnici del settore da anni in Italia ed all’estero, autore di un Manuale equestre “ L’Abc del cavallo sportivo”, vi sensibilizzo ad avere una migliore comunicazione con gli utenti ed i fruitori equestri, specie se emerge che siano persone competenti e preparate; 3. Create linee polivalenti e non siate prevenuti! Richiamo ad una maggiore apertura del settore allevatoriale verso tutte e 3 le discipline olimpiche. L’Italia è troppo chiusa e molto ottusa, fossilizzata solo sulla direzione del salto ad ostacoli. Ma è sempre più noto ed evidente, che le linee oggi possono essere polivalenti e ci possa essere interdisciplinarietà. Molti stalloni da salto, possono dare soggetti validi per dressage e completo. Se vi accorgete, ma spero in realtà vi sia proprio una consapevolezza di averli selezionati questi soggetti, di avere puledri particolarmente elastici e talentuosi per il flatwork e dressage, perché non li destinate direttamente al dressage o li segnalate a dressagisti? Perché non cominciate per tutti con una buona base in piano? Oggi è tutto troppo spinto verso la specializzazione, sia nella tecnica equestre che anche nell’allevamento, tornare al concetto di polivalente ed interdisciplinare, può sicuramente dare una maggiore apertura al mercato interno, e più possibilità di vendita su più fronti e livelli, come fanno all’estero, e noi tecnici potremmo reperire più facilmente buoni soggetti italiani;
4. Presentazione dei cavalli più professionale Bisogna puntare anche su un buon modo di presentare i cavalli. Modello, morfologia attitudinale si dice oggi, linea di sangue, andature, attitudine al salto, al completo, esperienza. Eppure è strano, siamo in una società in cui tutto è informazione e cultura dell’immagine, non si riesce ad avere un piccolo identikit del cavallo fatto bene, in tempi brevi. Non sempre si può prendere la macchina e correre a vedere un cavallo che magari non corrisponde, andando in giro per l’Italia. Certo i video sono opinabili, ma rappresentano almeno un buon colpo d’occhio iniziale per farsi una piccola idea sul soggetto proposto, per decidere se è il caso o meno di andare a visionarlo. 5. Supporto di un dressagista in allevamento: All’ultimo campionato europeo di dressage, ad Hagen, tra i primi dieci cavalli con un buon punteggio, sono comparsi cavalli anche con linee da salto, linee non occasionali, ma molto note all’estero come compatibili col dressage e completo. Investite anche sull’apertura tecnica e mentale, facendovi consigliare ed indirizzare da un dressagista in allevamento. Oggi per fortuna in Italia esiste l’istruttore di dressage, ( studiamo la tematica attinente l’addestramento del cavallo giovane, in maniera moderna ed aggiornata) che può dare collaborazione o consulenza utile in tal senso, anche per i soggetti destinati al salto ad ostacoli. Un dressagista potrà anche seguire e supervisionare le fasi della doma e del primo lavoro da terra ed alla longe, nella prospettiva di creare una prima buona ed efficiente struttura muscolare, verso la specializzazione. Il problema delle “buone basi” esiste anche qui. Ai circoscrizionali, esiste già la prova di obbedienza ed attitudine, allora perché non presentare già adeguatamente il soggetto in quella occasione? In quel momento potrebbe essere adocchiato anche come futuro cavallo da dressage. Solo così possiamo sviluppare l’allevamento nostrano, scongiurando il prodotto estero, e portare davvero avanti l’allevamento italiano. Nel mio lungo viaggio di ricerca, davvero ho trovato tantissimi soggetti “inutili”, privi di sbocco e di una collocazione futura, eppure dotati di ottima genetica. E’ irragionevole che una vita,un possibile buon cavallo atleta, anche utilizzabile in circuiti amatoriali o destinati allo sport di basso e medio livello ( quello che si definisce di passaggio delle patenti agonistiche), non possa mai avere un futuro. Né con il professionista né con l’amatore. Se il prodotto ottenuto non risponde alle aspettative di alto vertice, bisogna comunque rivedere il tiro. Cerchiamo di ristudiare il piano di azione e di fare tesoro di tutte le esperienze, per far incontrare al meglio la domanda e l’offerta.
Grata dell’attenzione, mi auguro che questa lettera programmatica, possa rappresentare la scintilla utile per attivare qualcosa di interessante, e nel caso, giovandomi di questo anno e mezzo di osservazione sul territorio, mi metto a disposizione per collaborare con il settore, nell’ambito della mia competenza tecnica equestre. Con passione, GIULIA IANNONE

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