mercoledì 27 ottobre 2021

REBECCA CHIAPPERO BRONZO AL MONDIAL, GRAZIE AD UNA BELLA RIMONTA

“ IN CROSS, AL MONDIAL? SEMBRA DI GALOPPARE SULLA GENTE” Di Giulia Iannone
Rebecca Chiappero, su Bonmahon Chelsea, era 14ma dopo il dressage con 30,9 pn. Risalita dopo il cross country al decimo posto, doppio clean round, chiuso in 8.42, è riuscita ad agguantare la terza posizione, grazie al netto in concorso ippico, pur con una lievissima infrazione di tempo. L’abbiamo raggiunta telefonicamente al suo rientro in Italia, e con grande entusiasmo, gentilezza ed eleganza, si è raccontata… (le foto sono gentilmente concesse da Rebecca Chiappero) Come hai accolto la convocazione al Mondia du Lion per la categoria dei 6anni? “Sono partita con l’idea di qualificare entrambe i cavalli, perché ho portato anche un 7 anni. Quindi ho strutturato la mia stagione in funzione di questo. Poi con i cavalli giovani sai dove cominci, ma non sai mai dove arrivi, specialmente col 6 anni, anche per quello che è accaduto l’anno scorso con il covid. Eravamo tutti un po’ in ritardo. Siamo partiti con questo cavallo senza sapere se ce l’avremmo fatta” Quale è la storia di questo cavallo di nome Bonmahon Chelsea? “ E’ una storia particolare, l’ho acquistato a 3 anni su un video, che mi è stato segnalato. Sapevo che aveva una genealogia buona, e lo avevo osservato solo scosso. Il cavallo è di mia sorella, che ad un certo punto ha deciso di fare la proprietaria, ma di fatto è di famiglia, ed io ne sono l’amazzone ! L’ho comprato senza neanche vederlo dal vivo, è arrivato a casa da domare. Lo abbiamo domato, ma non ero poi convinta che fosse un cavallo adatto a me perché è cresciuto molto, è diventato un cavallo grande, ed io facevo un po’ fatica. Sono stata sul punto di volerlo vendere. Invece mia madre ha visto più lungo di tutti noi, e si è rivelata la sua prima fan. E grazie alla sua intuizione abbiamo deciso di tenerlo, intuizione a questo punto, rivelatasi giusta. Il cavallo prende le qualifiche ad agosto, unico cavallo italiano qualificato per Lion in Italia. Buccia di banana? L’ultima gara, di preparazione, mi reco in Francia a fare una gara, ed il cavallo mi guarda l’acqua, quindi non siamo neanche arrivati a Lion con il mood giusto da parte mia. Ho fatto dei training dopo, ma quando sbagli l’ultima gara prima di un appuntamento importante, è tutto più faticoso, per come sono fatta io interiormente, il mio desiderio è che tutto vada bene, anche se con i cavalli ho imparato che è molto difficile che accada. “
Cominci proprio a plasmare il cavallo da materia completamente grezza, come mai? “I prezzi dei cavalli oggi sono diventati improponibili, i cavalli di 4 o 5 anni costano tanti soldi. Ad un certo punto della mia carriera, ho capito che sono brava a produrre i cavalli giovani. Investo delle cifre relativamente abbordabili , ci metto del lavoro ed aspetto che venga fuori qualcosa di interessante.” Analisi delle 3 prove di gara. Ti piazzi in 14ma posizione dopo il dressage, con 30.9 pn ovvero 69.09% ( a me piace indicare la percentuale) con una prova discreta a parte qualche movimento. Cosa mi puoi dire? “ C’è ancora un problema di crescita del cavallo. Il suo problema più grande ad oggi, è la concentrazione. Le tensioni che ha manifestato durante la prima parte della ripresa, sono dovute al fatto che il cavallo si è distratto a guardare i fiori! Lui fa ancora molto fatica a concentrarsi. Cosa che invece poi ha fatto benissimo in cross, e non me l’aspettavo. Il punteggio è stato corretto, lui ha fatto un buon lavoro, è un bel cavallo, si pone bene nel rettangolo, è chiaro che bisogna capire un dettaglio particolare di Lion D’Angers. Si è lì a fare un 2 stelle ma se guardi l’ordine di partenza, è esattamente come quello di Badminton, come quello delle olimpiadi, c’erano 45 partenti ma soprattutto che partenti! Entravo dopo Izzy Taylor, c’ era la Julia Krajewski, ovvero la campionessa olimpica in carica, quindi non è un 2 stelle normale. Ci metto la mano sul fuoco, con quel lavoro, in un 2 stelle normale, avrebbe preso sicuramente una percentuale più alta, le richieste in questo contesto sono chiaramente più alte. “
Però …tu da 14ma nel dressage, migliori con il cross, netto nel tempo, e diventi decima. Come era il cross? “ Il cross di questa gara è molto scenografico, Lion è famoso per i salti, il violino, il ragno, e tante altre forme, è molto bello e ci tengono molto, la questione più importante nei 6 anni è il tempo. Un cross di 8 minuti e 44, è per tutti i cavalli la prima volta che lo affrontano. Tutti quanti ci troviamo ad affrontare una prova nella qual non sappiamo i cavalli come reagiranno. Il fattore stanchezza e il fattore emotività, determinato dalla presenza del pubblico. Il giorno del cross sono stati venduti 48 mila biglietti. Ci sono le corde che delimitano il tracciato, ma la gente è affacciata, quindi galoppi sulla gente. Per certi cavalli è un elemento che distrae, li preoccupa, mentre invece contro ogni mia previsione, “Bommy” è rimasto focalizzato sul suo impegno, ha saltato molto bene senza avere la minima incertezza, mai, e non è neanche arrivato stanco. Questo dettaglio, per il suo futuro di cavallo sportivo, è davvero molto importante” Tu hai rispettato lo spirito del completo, perché sei andata crescendo mano mano. Giusto? “ Noi in tutte e tre le prove abbiamo rispettato lo spirito del completo! “
Dunque, sei giunta al bronzo, grazie al cross ed al concorso ippico, ancora netto, con una lieve sbavatura di tempo. Ecco, una gara, non vinta col dressage, ma con le altre due prove, che dici, si d’accordo? “ Stavolta direi che per me determinante è stato soprattutto o quasi il salto ad ostacoli. È stata una rimonta impressionante. Negli ultimi anni la prova di dressage è diventata molto più importante. Togliendo il coefficiente in dressage, questo ha fatto in modo che tutti fossimo molto più vicini in classifica. Lo ha dimostrato anche questa gara in particolare. Se sei più vicino, anche solo una penalità in salto ostacoli ti cambia, nel senso che dai più importanza al cross ed al salto ostacoli. Credo che nei 6 anni non ci siano state tante fermate, l’ha fatta da padrone il tempo, e questo si vede anche nelle gare grosse, ed il salto ostacoli. Ma meno male! Per qualche anno, la classifica si faceva in dressage, e questo non va bene per il completo, perché perde il suo fascino! Siamo tutti d’accordo che non sia più come 30 anni fa, dove tu potevi avere un cavallo che lavorava malissimo in piano, e vincere la gara. I cavalli devono lavorare bene in piano, devono muoversi bene, devono avere determinate caratteristiche, ma devono averne poi anche altre specifiche da esprimere nelle altre prove. Tutte e 3 devono avere la giusta importanza.” Abbiamo raccontato la storia di “Bonny”, possiamo conoscerne il carattere, che doti ha, che spirito ha, che feeling avete? “ Lui è un cavallo che si fa amare davvero. In scuderia è amato da tutti perché è molto simpatico, ed è un cavallo collaborativo e confidente, non è mai contro il cavaliere, questo trovo sia molto importante. L’unica cosa che ha e che è snervante, è che per ora è un pochino spooky. La mia scuderia personale, non è dotata di impianti, per cui devo percorrere circa 1km e mezzo, in passeggiata, per raggiungere i campi del Riding di Casorate, passando in mezzo a case, nel bosco, con persone, gente che va in bicicletta, così accade che lui , quando non è concentrato, è il cavallo che continua a spaventarsi, fa lo scartino, questo è un po’ snervante, ma per fortuna crescendo, sta dimostrando che quando lavora, queste cose non le fa, ed in questa gara lo ha dimostrato completamente. Però è bello averlo in scuderia, lavorare con lui è piacevole, in più è dotato, salta molto bene, lavora bene in piano, quando hai tanti requisiti messi insieme, è più facile fargli fare la disciplina del concorso completo”
Regalami una cartolina visiva dal Mondial. Noi non c’eravamo, raccontaci in pillole, il momento più bello? “ Per quella che è la mia storia personale, come amazzone, il percorso di concorso ippico. Il cross è la prova che mi riesce meglio, sono molto a mio agio in campagna. In concorso, per via dei cavalli che mi sono capitati, un po’ per la mia insicurezza, è sempre stata quella che ho fatto più fatica a gestire. Mentre invece Bonny, che in campo prova era un po’ stranito- la prima volta che saltava dopo il cross, una prova così lunga- nel fisico, sai, la fatica si è fatta sentire, è entrato in campo, ed è stato come se tutta quegli spettatori presenti a bordo campo- ed è accaduto anche per il cross- gli abbia dato una energia ed una motivazione in più, il cavallo si è gonfiato, si è fatto grande ed è partito con grande voglia di fare. Montare un cavallo che ti passa questa sensazione, è la cosa più bella in assoluto. Ho montato come mi trovassi in percorso a casa, lui non ha sfiorato una barriera, e quando si è ricevuto dall’ultimo salto, per me, già l’idea di essere arrivata decima, perché ho alzato gli occhi al tabellone e risultavo decima provvisoria, mi suscitava grande gioia nell’animo. Inaspettata la rimonta folle che è avvenuta dopo. Per me Lion D’Angers, è la gara del cuore, io amo tantissimo questa gara, spero di avere altri puledri, che mi permettano di tornarci.” Senti che si tratta di una gara che corona il tuo modo di lavorare? “ Decisamente! Lavorando con i cavalli giovani, è lì il posto naturale in cui essere. Già per me, negli ultimi 2 anni, aver portato 2 cavalli, sia l’anno scorso che quest’anno, è proprio il sintomo che il lavoro che stiamo facendo, parlo al plurale perché non sono sola, ma c’è dietro un team d’appoggio, tutta una serie di persone che mi supportano ed il lavoro è quello giusto, e ci tengo a sottolineare, sono rimasta stupita, dall’affetto e dalla vicinanza, di una marea di persone che mi hanno telefonato, scritto messaggi dopo questo evento agonistico, non solo rivolgendomi complimenti- che anche io uso fare ai miei colleghi- ma specificando quanto io me lo meritassi per il mio modo di lavorare ed interpretare i cavalli. Questa è la cosa più importante”
Ti vogliamo anche con il cavallo giovane italiano, che dici? “Eh, si! Io tra l’altro sono reduce dalla gara di Tor di Quinto, in cui mi sono classificata al primo posto nei 4 anni, con il famoso Othello Bello, che a mio avviso è un piccolo fenomeno, ed io spero tra due anni di raccontare di lui in terra francese, ed al secondo posto, nella medesima categoria, con Kassiopea Preziosa. Io spero nel cavallo italiano, in scuderia ho anche un 3 anni, che l’anno prossimo farà il giro dei 4, però compriamo anche all’estero, perché i prezzi dei cavalli italiani sono troppo alti. Ne ho parlato anche con Marina Sciocchetti che era lì a Lion, è difficile potersi avvicinare al made in Italy” Ci presenti i tuoi riferimenti tecnici ed il tuo team d’appoggio? “ Primo fra tutti, cito, Marco Biasia, ho cominciato per la prova del salto ostacoli, e poi è diventato una figura quasi di famiglia, un grande riferimento per me. Non era con me in Francia, però eravamo in costante contatto telefonico, mi ha tenuto i cavalli in lavoro quando ero a Tor di Quinto, purtroppo c’è stata questa concomitanza di cose, io sono dovuta stare via 4 giorni prima di questa gara importante, quindi mi ha aiutato molto. Marco Biasia è fondamentale nella mia preparazione agonistica. Lavoro con lui per il salto ad ostacoli, ma essendo stato lui un ottimo cavaliere, quando c’è da chiedere un consiglio, lo chiedo a lui. Da qualche mese, mi segue per il dressage Ester Soldi, infatti mi ha dato già qualche piccolo accorgimento per la prova in rettangolo, benché la nostra collaborazione risalga a tempi molto recenti. Sono state indicazioni preziose. Dulcis in fundo, oltre a mia sorella che è la proprietaria del cavallo, la supporter numero uno è mia madre, Giovanna Carbone. Lei nei miei momenti di sconforto, e ne ho ovviamente parecchi, sa come tirarmi su e motivarmi , lei è la fan numero uno, ma credo che ogni cavaliere abbia nella mamma il primo fan. Però lei ha anche un ruolo nella scuderia, perché si occupa della parte amministrativa, burocratica e gestione, in senso generale, lo affronta lei, in modo che io possa concentrarmi esclusivamente sul lavoro dei cavalli. “ Come prosegue la stagione agonistica. Hai concluso? “ Sarò ai Pratoni del Vivaro, in realtà. Monterò Trebarwith, ( l’irlandese del 2004 da Hand in Glove, che era montato da Marco Biasia, ndr) adesso sta da me, questo cavallo non è più un giovincello, ma visto che ho un gap di cavalli maturi, perché ormai il cavallo più vecchio che ho in scuderia ha 7 anni, l’idea era che questo cavallo, l’anno prossimo, mi possa far saltare i 4 stelle, in modo da ritornare su certe gare, perché l’occhio perde l’allenamento, io da Quillando z non salto più su certe altezze. Dobbiamo riprendere le qualifiche, perciò facciamo il 3 stelle lungo ai Pratoni.”
Mentre tutti gli occhi del completo italiano, erano puntati sul campionato italiano a Montelibretti, ti sei sentita un pochino Cenerentola, non a Parigi come il famoso film, ma a Lion d’Angers? “ No assolutamente, io ero esattamente dove volevo essere. Ho già espresso il mio disappunto, non tanto perché volevo essere a Montelibretti, ma sulla concomitanza organizzativa di queste 2 gare così importanti. Se io questo Trebarwith, lo avessi preso prima, avrei dovuto scegliere a quale campionato partecipare. Secondo me è sbagliato che un cavaliere debba trovarsi in questa condizione. Credo che ci dovrebbe essere più attenzione a questo genere di dettagli. Però, per me, Lion D’Angers, rimane, la gara della vita, ed io volevo essere lì. Se poi non sono stata guardata o considerata, non mi interessa. Io me la sono goduta lo stesso, dall’inizio alla fine”

mercoledì 20 ottobre 2021

LETTERA APERTA SULLA SITUAZIONE DELL’ALLEVAMENTO ITALIANO

“ALLA RICERCA DI UN GIOVANE CAVALLO…ITALIANO” In questa lettera aperta, sono presenti consigli e riflessioni personali, maturati in un anno e mezzo di viaggi e visite per l’Italia, alla ricerca di un giovane cavallo per portare a compimento un progetto lavorativo e formativo, argomenti che desidero mettere a disposizione di tutti, per poter dare il mio contributo al settore ed al cavallo italiano, in special modo. ( l'articolo è impaginato, con delle foto tratte dal sito del Gestut Lewitz, il grandioso allevamento di Paul Schockemoehle, a solo scopo didattico e divulgativo. Photo courtesy Gestut Lewitz.de)
Gentilissima Associazione Cavalli d’Italia, Gentili allevatori italiani, grandi o piccoli che siano, responsabili del settore giovani cavalli in Italia, mi chiamo Giulia Iannone, vivo a Roma ed ho 41 anni. Attualmente ho la qualifica di istruttore di dressage di I livello, Cavaliere I grado dressage, e sto portando a compimento l’iter formativo per istruttore federale di dressage di II livello FISE. In occasione del mio avanzamento tecnico, si è posta l’esigenza di poter contare su di un cavallo da portare avanti, con il quale poter anche esprimere sul campo, concretamente, il mio essere equestre. Dopo tanti anni di soggetti, reperiti attraverso la filiera commerciale, (soggetti gravemente compromessi nella mente e nel fisico) ho deciso di non andare all’estero e di puntare, sul Made in Italy. Peccato che la mia ricerca duri ormai da circa un anno e mezzo. Ho girato in lungo ed in largo per la nostra penisola, e sono tornata sempre, da ogni viaggio, carica di meraviglia e sfiducia, ma con in mente una serie di ragionamenti, riflessioni, e consigli, maturati in questo lungo periodo. Ecco i consigli e le mie riflessioni personali, maturati in questo anno di viaggi e visite per l’Italia, che desidero mettere a disposizione di tutti, per poter dare il mio contributo al settore ed al cavallo italiano, in special modo. Schematizzo, nei seguenti punti: 1. Cura del puledro: sensibilizzo ad una maggiore attenzione generale nutrizionale e del movimento, per garantire uno sviluppo ottimale muscolo scheletrico del giovane soggetto. ( che lo faccia un singolo allevamento, non significa che lo facciano tutti. Bisogna cortesemente livellare lo standard della situazione nel nostri paese). Continuo a trovare cavalli mal sviluppati e con la presenza di chip ossei, piedi non curati e pareggiati opportunamente, fattori questi che compromettono la sanità futura del soggetto, che poi viene messo in vendita. Andare da un allevatore significa rivolgersi “alla fonte” da cui poter trovare il proprio cavallo atleta, per ciò un cavaliere/ istruttore vorrebbe avere anche a disposizioni moltissime informazioni sul puledro: storia, esperienza, eventuali incidenti, problematiche di ogni genere ( se presenta un chip osseo od altro difetto di conformazione o comportamentale, traumi) va dichiarato per onestà e risparmio di tempo! 2. Linee genetiche: Se voi allevatori, studiate, e l’estero ce lo insegna, le linee di sangue, con caratteri da confermare, eliminare o migliorare attraverso vari incroci, dovreste gentilmente fornire questo dato tra gli altri, anche a chi compra, che come me, non è sprovveduto completamente. Quale giornalista equestre ed autore di articoli tecnici del settore da anni in Italia ed all’estero, autore di un Manuale equestre “ L’Abc del cavallo sportivo”, vi sensibilizzo ad avere una migliore comunicazione con gli utenti ed i fruitori equestri, specie se emerge che siano persone competenti e preparate; 3. Create linee polivalenti e non siate prevenuti! Richiamo ad una maggiore apertura del settore allevatoriale verso tutte e 3 le discipline olimpiche. L’Italia è troppo chiusa e molto ottusa, fossilizzata solo sulla direzione del salto ad ostacoli. Ma è sempre più noto ed evidente, che le linee oggi possono essere polivalenti e ci possa essere interdisciplinarietà. Molti stalloni da salto, possono dare soggetti validi per dressage e completo. Se vi accorgete, ma spero in realtà vi sia proprio una consapevolezza di averli selezionati questi soggetti, di avere puledri particolarmente elastici e talentuosi per il flatwork e dressage, perché non li destinate direttamente al dressage o li segnalate a dressagisti? Perché non cominciate per tutti con una buona base in piano? Oggi è tutto troppo spinto verso la specializzazione, sia nella tecnica equestre che anche nell’allevamento, tornare al concetto di polivalente ed interdisciplinare, può sicuramente dare una maggiore apertura al mercato interno, e più possibilità di vendita su più fronti e livelli, come fanno all’estero, e noi tecnici potremmo reperire più facilmente buoni soggetti italiani;
4. Presentazione dei cavalli più professionale Bisogna puntare anche su un buon modo di presentare i cavalli. Modello, morfologia attitudinale si dice oggi, linea di sangue, andature, attitudine al salto, al completo, esperienza. Eppure è strano, siamo in una società in cui tutto è informazione e cultura dell’immagine, non si riesce ad avere un piccolo identikit del cavallo fatto bene, in tempi brevi. Non sempre si può prendere la macchina e correre a vedere un cavallo che magari non corrisponde, andando in giro per l’Italia. Certo i video sono opinabili, ma rappresentano almeno un buon colpo d’occhio iniziale per farsi una piccola idea sul soggetto proposto, per decidere se è il caso o meno di andare a visionarlo. 5. Supporto di un dressagista in allevamento: All’ultimo campionato europeo di dressage, ad Hagen, tra i primi dieci cavalli con un buon punteggio, sono comparsi cavalli anche con linee da salto, linee non occasionali, ma molto note all’estero come compatibili col dressage e completo. Investite anche sull’apertura tecnica e mentale, facendovi consigliare ed indirizzare da un dressagista in allevamento. Oggi per fortuna in Italia esiste l’istruttore di dressage, ( studiamo la tematica attinente l’addestramento del cavallo giovane, in maniera moderna ed aggiornata) che può dare collaborazione o consulenza utile in tal senso, anche per i soggetti destinati al salto ad ostacoli. Un dressagista potrà anche seguire e supervisionare le fasi della doma e del primo lavoro da terra ed alla longe, nella prospettiva di creare una prima buona ed efficiente struttura muscolare, verso la specializzazione. Il problema delle “buone basi” esiste anche qui. Ai circoscrizionali, esiste già la prova di obbedienza ed attitudine, allora perché non presentare già adeguatamente il soggetto in quella occasione? In quel momento potrebbe essere adocchiato anche come futuro cavallo da dressage. Solo così possiamo sviluppare l’allevamento nostrano, scongiurando il prodotto estero, e portare davvero avanti l’allevamento italiano. Nel mio lungo viaggio di ricerca, davvero ho trovato tantissimi soggetti “inutili”, privi di sbocco e di una collocazione futura, eppure dotati di ottima genetica. E’ irragionevole che una vita,un possibile buon cavallo atleta, anche utilizzabile in circuiti amatoriali o destinati allo sport di basso e medio livello ( quello che si definisce di passaggio delle patenti agonistiche), non possa mai avere un futuro. Né con il professionista né con l’amatore. Se il prodotto ottenuto non risponde alle aspettative di alto vertice, bisogna comunque rivedere il tiro. Cerchiamo di ristudiare il piano di azione e di fare tesoro di tutte le esperienze, per far incontrare al meglio la domanda e l’offerta.
Grata dell’attenzione, mi auguro che questa lettera programmatica, possa rappresentare la scintilla utile per attivare qualcosa di interessante, e nel caso, giovandomi di questo anno e mezzo di osservazione sul territorio, mi metto a disposizione per collaborare con il settore, nell’ambito della mia competenza tecnica equestre. Con passione, GIULIA IANNONE

domenica 17 ottobre 2021

“LA STAGIONE YOUNG RIDER TERMINA CON L’ORO”

INCONTRO CON CAROLINA SILVESTRI
Di Giulia Iannone Le foto sono gentilmente concesse da Carolina Silvestri. Su Dutchdaleo Z, castrone sauro olandese del 2005, da Dutch Capitol, Carolina Silvestri conquista il titolo italiano yrider di completo, il 10 ottobre scorso a Vairano, chiudendo con 36.50 pn la categoria CN3*. Decima dopo il dressage con 34.90 pn, pari a 65.120 di percentuale, è balzata in testa alla classifica dopo la prova di cross country, nella quale ha riportato una piccola infrazione di tempo, ma ha confermato il primato, con il doppio clean round della prova di concorso ippico. Ecco cosa ci ha raccontato, molto sinteticamente, dopo questa affermazione in gara.
Un bellissimo titolo italiano categoria young riders, conquistato questo autunno, che arriva dopo il bronzo europeo a squadre. Ti aspettavi ancora un altro risultato 2021? Con quale spirito ti eri iscritta al Campionato? “ Dopo la medaglia di bronzo ai campionati europei in Svezia, ci tenevo a concludere la mia carriera Young rider, con i campionati Italiani. Non dico che me lo aspettavo però sicuramente sentivo il cavallo in grande forma e speravo di ottenere un bel risultato, come ultima gara dell’anno. Sicuramente Mi sono iscritta al campionato con la voglia di fare bene”.
Facciamo un bilancio delle 3 prove, quale ti ha soddisfatto di più? Come era costruito il percorso di campagna? Come hai sentito il tuo cavallo e con lui, a cosa sapevi di dover stare attenta? “E’ stata una bellissima gara dall’inizio alla fine. Sono soddisfatta di tutte e tre le prove, se proprio devo sceglierne una, è il cross, la mia prova preferita, la più emozionante, dove si prova adrenalina pura e dove riesco ad essere più competitiva con il mio cavallo. Mi vorrei congratulare con Enrico Fiorentini, per il bellissimo percorso che ha costruito per questi campionati italiani. Conosco “Dutch” da molti anni e l’ ho sentito molto pronto per il cross, sono partita con molta grinta e determinazione per fare bene, e come sempre mi sono divertita con Dutch. Il tempo era molto stretto, quindi ho cercato di essere molto veloce per avvicinarmi il più possibile, uscendo solo di 4 secondi dal tempo prescritto! “ Carolina Silvestri ed il completo: perché pratichi proprio questa disciplina? Cosa apprezzi di essa? Quale prova prediligi e da quanti anni la pratichi? “Ho iniziato a montare al Centro Ippico “ Dragoncello”, per questo ho iniziato subito con il completo, secondo me la disciplina più bella e completa in assoluto. Sono tre prove una più bella dell’altra. Apprezzo molto la serietà di questa disciplina e l’ambiente, sono tre prove una diversa dall’ altra e mi affascina il fatto che siano cosi diverse l’ una dall’ altra ma allo stesso tempo strettamente collegate, ed il piacere più grande è riuscire ad affrontarle al meglio, con il mio Dutch. La mia prova preferita è il cross.”
Puoi brevemente elencare i risultati più significativi della tua carriera sportiva? “I risultati più significati sono di sicuro quelli che ho ottenuto con Dutch. Medaglia d’oro trofeo allievi emergenti 2015, partecipazione a cinque campionati Europei Junior e young rider, medaglia di bronzo a squadre ai campionati europei YR in Svezia 2021, una medaglia d’oro al campionato regionale Senior e young rider 2020, medaglia d’argento campionati italiani YR 2020, medaglia d’oro campionati Italiani YR 2021.” Dutchdaleo Z, zangersheide del 2005 da Dutch Capitol. Parlaci di lui, del suo carattere, da quanto tempo siete insieme, punti di forza, cosa ti lega a lui? E’ un cavallo di grande struttura fisica, in campagna sei riuscita a renderlo agile e filante? “ Ho comprato Dutch inizialmente come cavallo di passaggio per lasciare i pony, avevo 14 anni e Dutch sarebbe entrato nei 9 anni. Non aveva mai fatto gare di completo, ha iniziato le prime gare con me, con la categoria 1. Mi ha trasmesso molta sicurezza fin dal primo momento in cui lo provai. È un cavallo con tanta forza e soprattutto un cuore ENORME secondo me la qualità più importante che deve avere un cavallo da completo. Lui dà sempre tutto se stesso per fare bene, ha un carattere speciale, con le persone è dolcissimo e si fa voler bene da tutti. Lo monto da 7 anni, abbiamo instaurato un rapporto bellissimo e riusciamo a capirci ed aiutarci in tutte le situazioni, soprattutto in cross. “ Provieni dalla famosa scuola e dal metodo “Roman”, fatto di grande storia e cultura classica italiana. Cosa significa essere allieva di tale metodo? Quale è l’insegnamento equestre più significativo, che condividi e rappresenti giorno per giorno, ed in campo gara? “ Ho iniziato a montare al dragoncello all’età di 11 anni, crescendo al fianco di Pietro Roman, Federico Roman e Francesca Blasi. A loro devo tutto, hanno insegnato molto a me e “Duccio” – questo è lo stable name del mio saurone olandese- è cresciuto giorno dopo giorno nel migliore dei modi. I miei istruttori ed il mio cavallo, mi hanno insegnato la disciplina, il rispetto e la vera equitazione.” In questa gara però, hai avuto al tuo fianco esclusivamente Francesca Blasi. Cosa rappresenta lei nella tua formazione equestre? Come ti ha preparato ed allenato per questa gara e come ti ha assistito nelle prove di questo campionato? “Francesca per me è un punto di riferimento importante, una persona alla quale voglio molto bene, che ha visto crescere me e Duccio in tutti questi anni. Ho instaurato con lei un bellissimo feeling, riesce ad interpretare molto bene il mio cavallo, soprattutto in gara, che è il momento più importante. Abbiamo preparato questo Campionato Italiano con molta serenità, grinta e voglia di far bene, il cavallo ha lavorato molto bene ed è arrivato super pronto per la gara. Francesca mi ha assistito nel migliore dei modi in tutte e tre le prove, standomi sempre vicina e aiutandomi in qualsiasi situazione. Siamo felicissime di questo risultato.”
Quali sono i prossimi obiettivi di stagione o le prossime gare? “Sicuramente Duccio si merita un po' di riposo, dopo avere concluso la stagione. Poi penserò ad organizzare le gare per il prossimo anno.” Che progetti hai in futuro per la tua vita equestre , sempre gareggiando in completo? “Mi piacerebbe continuare sempre con il completo, fare esperienze con altri cavalli soprattutto giovani. Ed il pensiero è affiancare il mio cavallo esperto con un cavallo giovane, da portare avanti piano piano come è stato fatto con lui”

lunedì 4 ottobre 2021

“UTER, DOPO OGNI GARA, MI REGALA UNA VITTORIA IDEALE!”

MARCO CAPPAI SI RACCONTA DOPO L’EUROPEO DI AVENCHES: Di Giulia Iannone ( le foto presenti nell'articolo, sono tratte e gentilmente concesse da : Marco Cappai Facebook page; Equihero.de-Hagen Kalberer, Soraya Exquis Photographie. Ringraziamo tutti loro per la gentile concessione)
A 8 anni dalla mia intervista, realizzata per l’Ancce durante la stesura del libro “Il completo alle Olimpiadi”, in cui conobbi l’eroe per caso di Atlanta 1996, ho incontrato un Marco Cappai della nuova era, che punta ad una Olimpiade da sogno, passando per il campionato Europeo da outsider. Con quale spirito hai accolto la convocazione al campionato europeo senior individuale, ad Avenches? “ Avevo portato avanti una buona stagione di gara con i miei cavalli di punta. Avevo due cavalli qualificati per le olimpiadi, sia Santal che Uter. E’ stata accolta la convocazione con molta gioia ma anche consapevolezza di un bel periodo di stato di forma. Me lo aspettavo, sapevo di esserci vicino, anche perché sono circa 2 anni che i miei cavalli stanno facendo buoni risultati . Era nell’aria! Coloro che andavano alle Olimpiadi non sarebbero potuti andare agli Europei, per cui pensavo ci sarebbe stato spazio. E’ stata una grande gratificazione.” Quanti europei senior hai fatto e da quanto tempo mancavi da un appuntamento agonistico del genere? “ Questo è il mio terzo europeo senior. Il primo risale al 1995, l’anno prima delle olimpiadi, che però andò male, montavo un cavallo poco esperto e l’europeo si disputava ai Pratoni. Poi con il grigio Dourango nel 2011, andò bene, purtroppo non nella fase di concorso ippico, chiusi con 5 errori, ero nei top 30 binomi dopo il cross, e purtroppo sono cadute 5 barriere in salto ostacoli. Un po’ come Atlanta, lì furono 7 i miei errori. Adesso è la prima volta che monto un cavallo che conosco veramente bene in una gara così importante. Uter si trova nella mia scuderia. “
Ti sarebbe piaciuto essere parte della squadra italiana, o sei stato più comodo come individuale e quindi outsider? “ Devo ammettere che la condizione da individuale per me è stata comoda, in quanto toglie tante pressioni durante la gara. Soprattutto perché io sono stato in gara con un cavallo che è poco esperto, quindi è andata bene così. Certo, con il senno poi, penso che avrei potuto contribuire, ma la situazione azzurra non sarebbe cambiata molto, mettendo dentro il mio punteggio, saremmo comunque arrivati settimi. Sono stato contento così”
Prima prova, il dressage. Lucinda Green, che era la giornalista in telecronaca per fei eventing, ha rivolto a te ed Uter moltissimi complimenti. E’ emersa una tua grandissima sensibilità nei confronti del tuo grigio, e Lucinda ha esclamato “ ognuno conosce il proprio cavallo, e sa quanto può chiedere”. Allora, che cosa si può chiedere a Uter in rettangolo, e tu come hai gestito la prima prova? “ Uter se fosse montato da un cavaliere capace, e non lo dico per falsa modestia, tipo la Klimke o Jung, potrebbe essere un cavallo che “scarica il pallottoliere”! però purtroppo io in piano ho dei limiti, mi sto facendo seguire ( da qualche anno il mio tecnico per il dressage è Leonardo Tiozzo) spero di migliorarmi, spero di potercela fare, mi impegno molto, ma chiaramente non sono a livello di questi cavalieri top. Devo essere più costante, perché purtroppo per via degli impegni, vado un po’ a singhiozzi. In Svizzera, in campo prova, mi ha dato anche una mano Dirk Schrade, cavaliere tedesco molto competitivo che tutti conosciamo, con il quale collaboro da un po’ di tempo. Purtroppo non posso vederlo spesso, molto bravo, qualche volta sono andato da lui un pochettino a lavorare. Nell’occasione del campionato europeo, era in campo prova, mi stava guardando con il cavallo, con lui ho effettuato gli ultimi 10 minuti in campo prova prima del test. Secondo me ha contribuito anche con la performance, il cavallo non è facilissimo, in piano, è molto emotivo e reattivo, ha molta personalità. Vorrei parlarti della storia del cavallo e di come l’ho trovato , prima di continuare a raccontare le prove dell’europeo…” Allora Raccontami di Uter, e come è arrivato ad essere tuo compagno di vita e di gare? “ L’ho visto all’età di 3 anni. Il cavallo è stato allevato da Giulio Marini Agostini e Paola D’Angelo ( mia moglie lavora con loro), mi fecero vedere un video. Il cavallo stava in Francia, i loro puledri li mandavano lì. Mi hanno fatto vedere il video di questi 2 cavalli che stavano in Francia, uno era Uter, e l’altro la sorella di un anno più grande. Il cavaliere che li montava di solito, nella circostanza non c’era. I cavalli furono visionati non montati. La persona che li gestiva, disse che questo grigio era un po’ difficile, con molto carattere. Effettivamente è un cavallo particolare Uter, dotato di una sua identità, se si arrabbia forte e decide, ti fa scendere! L’ho visto e mi è piaciuto, l’ho visto saltare scosso, ed aveva saltato bene, e mi aveva colpito il suo gesto dinamico sul salto, ed allora dissi “ Perché non lo dai a me da montare”? allora c’era Marco Salvatori , con cui collaboro, andò a Pompadour, a fare i mondiali dei giovani cavalli, dei 4 e 5 anni, tornando si è allungato e lo ha portato in Italia. Uter lo abbiamo dato ad un nostro amico, da lavorare per un anno, a 5 anni, ed a 6 anni l’ho preso io. Ma io l’ho sempre tenuto d’occhio e monitorato, perché è un cavallo che mi è piaciuto subito. L’ho sempre visto dotato di una qualità particolare. L’Europeo arriva al momento giusto, perché questo cavallo ha già vinto tanto, penso sia il cavallo con il quale ho vinto di più. Dai 3 stelle abbiamo deciso di fare il salto di qualità, sempre con la cautela, e l’attenzione, di chi sente di avere tra le mani tanta qualità, ma non definibile, non inquadrabile come categoria. Avevo la paura di bruciarlo e negargli la giusta affermazione in carriera. Sono andato molto piano, ma ha sempre saltato alla grande, rispondendo con classe e collaborazione, questa partecipazione all’europeo, durante la quale ha saltato in maniera spettacolare, sia in cross che in concorso, lì con un cavallino così, hai pensiero e incertezza sulla possibilità di fargli affrontare salti del genere, grossi e con coperture, ma il piccolo Uter, mi ha dimostrato di essere veramente un fenomeno. Sensazioni che non si possono immaginare. “
Tu assisti molto il cavallo, questo in particolare, con grande sostegno empatico, le carezze, la voce, molto il corpo elastico e morbido. Un modo che da osservare porta grande emozione. Tu come lo vivi? “ Monto proprio così spontaneamente. In cross è proprio il mio modo naturale e personale, parlo con i cavalli, cerco di motivarli, è come accendere un interruttore e dire loro tutto quello che succede, tutto quello che stiamo per vivere passo dopo passo. Io li accompagno in un viaggio. È una cosa mia personale, emotiva, penso che i cavalli, lo sentano e penso che gli dia la sensazione di essere coinvolti, che stanno molto vicini al cavaliere. Dà un significato personale al compito che si fa insieme, come progetto sportivo” Come era il percorso di cross, qualcuno lo ha trovato impegnativo e sollecitante. Ti trovi con la descrizione? “ Il cross era molto grosso, c’era un salto forse di riposo, tutte le dimensioni, ma era molto chiaro e costruito bene. Quando ho fatto la ricognizione, per me era difficile tutto, proprio l’idea di fare tutto al meglio senza far preoccupare il cavallo, cercando di mettere il mio grigio nella condizione migliore perché saltasse sereno, capendo cosa stava facendo. Come persona, io non sono abituato a sottovalutare qualcosa, perché in queste gare, quello che sembra facile, alla fine può essere difficile, per cui non riesco a fare una analisi netta. Anche l’ultimo ingresso in acqua, che era il terz’ultimo salto, c’era una casa ad entrare in acqua, quello era semplice, ma magari arrivi col cavallo stanco, il cavallo ti guarda la gente, una brutta distanza perché devi fare il tempo, e stai lì e spingi, il cavallo lascia giù una gamba e ti giri, che ne sai. Il cavallo però aveva un bel galoppo, era la sua seconda gara lunga , quindi, penso che non sia stato messo in squadra per questo tipo di remora, non lo so, il galoppo era buono, e credo che facendo un po’ più di gare e con un po’ più di esperienza, migliora anche l’azione di galoppo. Inoltre il cavallo quando salta, si butta molto per aria perché ha tanta qualità e si esprime tipo cavallo da concorso, e con questo si perde un po’ di tempo. Sono sicuro che con il tempo, migliorerà.” Salta tutto, questo cavallo linea Cassini I, ha saltato pure lo stradoncino, oppure ho visto male? “ Hai visto che qualità! Un cambio di colore, e lui ha deciso di saltare, quello ti può fregare un pochino perché ti capita un cambio di colore, una stradina, un qualcosa prima di una combinazione, magari ti falsa un po’ la distanza. Però ha saltato benissimo, quello che mi ha impressionato ed anche commosso, è stata la concentrazione, e la serietà. È passato in mezzo alle bandiere, a tutto, e poi quello che mi ha emozionato è stato il feeling che ho provato e assaporato durante la gara. Ci sono vari modi di vedere le cose, di vedere le gare. Quando porto addosso delle sensazioni del genere con i cavalli, per me hanno il sapore ed il valore di una medaglia. Quando senti, quello che ho sentito io da questo cavallo al Campionato Europeo, non posso non pensare a dove siamo arrivati ora, dal punto di partenza, al viaggio che abbiamo fatto. E questo tragitto concettuale dà un senso al quotidiano, alle delusioni, agli obbiettivi attesi e rimandati, ai sogni. Ognuno dà importanza a quello che più gli si confà, come modo espressivo ed interpretativo, io guardo tutte queste sfumature emotive, pur avendo ambizioni, ma un cavallo che ti segue, crede in te, si affida e lotta con te per finire una gara, mi gratifica enormemente” Tu dici ambizioni. Noi ci siamo lasciati , nel 2013 giornalisticamente, con la famosa intervista “ Un eroe per caso”, in cui raccontavi di Atlanta ‘96. So che tu hai un appuntamento con una Olimpiade che desideri rifare, in età matura e consapevole. Allora? “ Eh ( la voce si fa sognante, ndr). Mi piacerebbe tanto farne un’altra fatta bene, prima di chiudere la carriera. È il sogno dell’infanzia, ed è sempre ed ancora lì. Non posso negarlo, spesso si riaffaccia il desiderio . Adesso però sono talmente appagato dal feeling che ho sentito, dalla gioia di avere i cavalli dalla mia parte. Sai, mi hanno detto, questo cavallo è piccolo per fare il cavallo, cominci e vai avanti. Poi qualcuno ti dice, sai è carino, però non so se ha il galoppo per fare i 4 stelle, e intanto li fai, e vedi che ha la stoffa per finire…adesso è stato tutto un rincorrersi! “ Adesso dobbiamo dire, è piccolo, chissà se potrai mai fare una Olimpiade? Così la fai? Lanciamo la sfida? “ Forse si! Forse si! Bello! È una situazione che gratifica tutto un gruppo di lavoro, io sono la punta di un iceberg, ma c’è tutto un gruppo di lavoro alle mie spalle, che fa da forza trainante. Chi c’ha creduto, non ha mai mollato, non si è arreso. Sai, come quando parti in corsa con l’handicap, poi riesci ad ottenere qualcosa. Non ho vinto niente, ma sento di aver vinto la possibilità di poter montare ad un certo livello, la possibilità di avere ancora un modo di poter comunicare quello che sento e vivo dentro, perché io sono un tipo riservato, e mi esprimo con i cavalli. Questo cavallo ha una estrema qualità, però bisognava riuscire a capirla. In piano ancora non ci sono riuscito, ma nella parte saltata sento di esserci riuscito, quindi sono contento.” Prova di concorso ippico, chiudi con netto: piccola rivincita per Marco Cappai? “ Il cavallo ha tantissima qualità, credimi. Ho molto feeling, ripeto, è proprio il mio genere di cavallo. poi quando tu credi in un cavallo, tiri fuori tutto quello che ha e pure la volontà ed il sentimento di andare oltre, perché condivide il tuo pensiero ed il tuo progetto di gara. E’ un insieme speciale, credimi. Dopo tanti anni di lavoro, da cavaliere maturo, è bello montare un cavallo che ti fa esprimere, e tutte le cose ch hai imparato, montando ogni tipo di cavallo, senti ch funzionano e creano quel famoso stato di flow , equando ti guardi dall’esterno, ti scopri un cavaliere diverso, ti guardi come non ti sei mai visto, perché in genere non ti piaci mai. Salta il cavallo, un bravo cavaliere deve solo mettere il proprio cavallo nella condizione di poter saltare”. Dopo l’esperienza di questo campionato Europeo, cosa fai? “ Ho l’altro cavallo molto buono che è Santal, con il quale ho affrontato delle bellissime gare prima di Uter, in questi 10 giorni l’ho lasciato un po’ in lavoro leggero, perché c’era la gara importante con Uter, adesso affronteremo i campionati italiani, speriamo vadano bene. Poi con un altro cavallo farò la gara ai Pratoni del Vivaro, e chiudo la stagione. È una bella storia anche quella di Santal! Sono molto contento, perché ho incontrato dei cavalli ed abbiamo scritto delle pagine molto toccanti insieme, dandomi delle emozioni e delle soddisfazioni non indifferenti. E’ un momento positivo, dopo tanti anni si è allineato qualcosa. Determinante è stato l’incontro con dei proprietari speciali, che sono i genitori di Emma Pasqualini, Paola e Giorgio. Seguivo loro figlia Emma, ma intanto hanno pensato di sostenermi economicamente. Il grigio, per esempio lo hanno sempre spesato loro, e soprattutto Paola Tolino, la mamma di Emma, che sta un po’ più dentro il mondo equestre. Lei ci ha molto creduto, ed anche nei momenti di stasi, di pausa, lei non si è mai persa d’animo, e non mi ha abbandonato. E non è normale. E’ la vittoria di un gruppo, di una filosofia, di una mentalità. Oggi non è comune, mi hanno dato la possibilità di fare le gare che servivano, in questi 6 anni, sono cresciuto enormemente, ma siamo partiti da zero. Abbiamo avuto due cavalli qualificati per le Olimpiadi, uno andato all’Europeo, due coppe delle nazioni, una medaglia al campionato Italiano. Il team ha dimostrato di funzionare, ed io non posso se non dire, grazie a Tutti”! Ho guardato il Campionato Europeo, e mi è venuto in mente un altro pensiero. So che tu lo accoglierai con grande pathos. A questo evento agonistico, c’erano in gara, due figli dello stesso Maestro. Tu e Stefano Brecciaroli, allievi del Dott. Adriano Capuzzo. Che emozione è stata? “ Con Stefano montiamo insieme da quando eravamo ragazzini. Abbiamo condiviso insieme tanti saggi delle scuole. Sai, quando monti in gara, non hai il tempo di fermarti ed assaporare tutti questi momenti o elaborare pensieri, però è sempre un bel tuffo nella memoria. Noi siamo un po’ abituati a fare le cose insieme. Abbiamo vissuto i saggi delle scuole, Lexington, gli Europei insieme, anche quelli del 2011, è un pensiero di grande nostalgia e riconoscenza. Il Dottore ci ha lasciato una impronta importante, ha creduto tanto in noi, ci ha sempre riconosciuto, anche francamente, di essere allievi dotati di grande talento. Ci ha aiutato a svilupparlo, senza vivere nell’oscuro pensiero di averlo. Ci ha aiutato a montare, con delle risorse economiche abbastanza limitate, cosa che oggi non è possibile. Ha fatto una grande opera psicologica ma anche concreta. Lui si è preso cura di noi, in ogni senso. Oggi, credo, che io e Stefano, siamo due cavalieri che montano bene, e quindi penso che portiamo in campo, in giro per il mondo, una bella equitazione, che ci è stata ispirata dal nostro maestro. Il Dottore ha contribuito moltissimo alla mia carriera di atleta.”
Quando monti, sia in cross che in concorso ippico, cosa sopravvive dei tanti insegnamenti di Capuzzo? Così, ora che siamo fuori dalla gara, ci prendiamo il tempo per pensieri di una equitazione nostalgica e romantica, e ricordiamo un grande della cultura italiana equestre. “ Gli devo lo sviluppo del mio talento personale. Lui ci diceva poche cose, voleva che fossimo noi a sviluppare il nostro talento, per cui c’è chi lo sviluppa in un modo, chi in un altro. Io l’ho espresso a pieno nella fase del cross country. È stato bravo a fare questa operazione, che è un dettaglio molto difficile e non insignificante. Lui non ci ha sommersi di nozioni tecniche, perché troppa tecnica annichilisce il talento, ci ha lasciato fare anche un po’ da soli, trovare soluzioni e sinergie, così siamo usciti noi, e se riflettete ci siamo io , Stefano Brecciaroli e Francesco Girardi, e siamo cavalieri con un buon talento, e questo lo dobbiamo a lui. E’ anomalo, è speciale, ma un istruttore, con questa strategia, ha tirato fuori tre allievi, che poi sono andati alle Olimpiadi. Lui ci guardava da fuori, ed osservava come si sviluppavano le cose, al momento giusto ci faceva cambiare cavallo, era una persona carismatica. Più di una volta ha tolto il cavallo buono al proprietario, per farlo montare all’allievo talentuoso, mentre all’amatore faceva montare il cavallo della scuola! Ed ognuno stava al proprio posto, perché lui era stimato ed ammirato. Ed intanto il messaggio didattico era passato. Un anno feci terzo ai campionati debuttanti, vinsi , a livello individuale il saggio delle scuole, che al tempo aveva 100 partenti, col cavallo della scuola. Lui il giorno dopo mi tolse la cavalla. Io non capì al momento. Ma lui disse “ questa cavalla la sai montare, adesso devi imparare a montare un altro cavallo”. Ecco, questo era Adriano Capuzzo, maestro di vita, uomo colto, uomo di cavalli, cavaliere. Grazie a lui facevo gli stages d’estate ai Pratoni e così ho conosciuto anche Stefano Busi, il quale si è appassionato a me, ma nulla sarebbe accaduto senza Capuzzo. Una persona fondamentale che non mi ha mai risparmiato i complimenti. Ha detto sempre a tutti che avevo talento, e per una persona come me, riservata e che viaggia a basso profilo, è importante sentirsi stimato e apprezzato. Questo mi ha aiutato, perché mi ha fatto esprimere” Ci tenevi a ringraziare qualcuno? “ Devo assolutamente ringraziare la Polizia di Stato senza la quale io non potrei fare l’atleta a tempo pieno, i proprietari, Giorgio Pasqualini e Paola Tolino, che da 6 anni mi sostengono e mi supportano con un programma davvero importante, che è partito dall’acquisto di cavalli. Ringrazio Dirk Schrade, Leonardo Tiozzo, i Lancieri di Montebello con i quali attualmente lavoro, che mi hanno sempre dato massima disponibilità di spazi e strutture, e mi hanno anche molto supportato. Grazie a tutti quelli che credono in me, e che magari per l’emozione del momento, non ho ringraziato”.