giovedì 22 dicembre 2016

GIANNI GOVONI DOPO SALISBURGO:


“ SE NON CAMBIA NULLA, NEL 2017 LA SQUADRA ITALIANA DI SALTO OSTACOLI PUO’ESSERE UNA DELLE PIU’ FORTI AL MONDO ! ”
"Antonio ha avuto una escalation in questo anno agonistico incredibile. La vittoria in Austria giunge come giusta ricompensa"
Un momento della premiazione. Photo courtesy Gianni Govoni facebook page

A cura di Giulia Iannone


“The Master of faster” in chiusura di stagione fa un bilancio dell’anno 2016, parlando dell’escalation tecnica del suo cavallo di punta Antonio, di quanto sia riuscito a comprenderlo ancora meglio dal punto di vista psico-  emotivo.
Programmi ed obiettivi agonistici per l’inizio dell’anno 2017…

Possiamo fare un commento dopo la vittoria in Gran Premio a Salisburgo. Se l’aspettava?
“ Non me l’aspettavo proprio di vincere però ci tenevo a fare una buona prova. Credo che Antonio ha raggiunto un livello atletico e di preparazione che mi dà la possibilità di affermare che si è meritato a  pieno di vincere. L’ho preparato molto bene per la fase saliente di questa gara. Il primo giorno ho fatto una gara tranquilla, mentre la domenica gli ho chiesto di impegnarsi al massimo.”
Da chi si guardava in questa competizione oppure ha fatto la sua gara senza pensare agli altri?
“ Devo dire che la fase importante è stata rappresentata dal barrage. Ero quarto ad entrare in barrage. Ho visto che dopo di me c’era Annina Zuger, l’amazzone svizzera  che poi è arrivata seconda, abbastanza veloce perché ha un buon cavallo di nome Louis . Invece quelli più veloci che mi facevano più paura erano quelli prima di me. Ma poi ho visto che hanno chiuso con 4 e qualcosa del genere sicchè ho eseguito un barrage tirato ma non spingendo fino alla morte! Ho pensato di controllare un po’ la gara senza esagerare e si è rivelata la scelta vincente. Mi sono detto che avrei potuto agguantare il primo o la seconda posizione e con questo pensiero ho affrontato il jump off. “
Dunque quando ha vinto e si è trovato sul podio è stato qualcosa di inaspettato?
“ Inaspettato… però credo che il mio cavallo Antonio quest’anno se lo merita, per l’escalation che ha fatto. Credo che abbia chiuso la stagione in maniera appropriata e assolutamente meritata”
E’ tempo di bilanci perché sta per finire il 2016. analizziamo questa annata di gare. Noi abbiamo cominciato a parlare da quel magico campionato italiano che le ha aperto tante porte. Si ricorda? Da allora sono successe tante cose molto significative. Ci racconta il suo pensiero?
“ Sono molto contento di questo cavallo Antonio! Ero partito a fare gli indoor un anno e mezzo fa e vedendolo adesso non posso se non affermare che ha fatto passi da gigante. Però credo che sia stato aiutato anche da Roberto (Arioldi, ndr) il quale mi ha dato la possibilità di provare il cavallo ed ha creduto nel binomio Antonio-Gianni Govoni, in più credo che la squadra italiana del salto ostacoli stia vivendo un momento molto favorevole. Da quando monto non credo di ricordare un momento così positivo! Sono sincero. Funziona tutto, la squadra soprattutto. Roberto Arioldi si è dimostrato ancora una volta un ottimo tecnico ed ha riunito di nuovo la squadra insieme. Siamo tutti molto vicini quando siamo in concorso. Credo che se non succede niente… secondo me … incrocio le dita mentre lo dico…. L’anno prossimo possiamo essere una delle squadre più forti al mondo. Credo che Roberto l’anno prossimo abbia due buone prime squadre. Ripeto se non cambia niente tipo infortuni o vendite di cavalli o cose del genere. Ci sono davvero molte buone possibilità in questo senso. “
Antonio è migliorato tantissimo. Noi ce ne accorgiamo visivamente dall’esterno, ma vorremmo da lei la conferma e una indicazione precisa. E’ migliorato ma in che modo?
“ E’ un concetto che va inquadrato ad ampio raggio. E’ migliorato in tante cose. Innanzitutto è un cavallo che adesso conosco direi a fondo, dopo un anno e due mesi di lavoro con lui. E’ fondamentale come si gestisce a casa: non va stressato. In campo gara è bravissimo e molto preciso. In campo prova è particolare. Va detto che è un cavallo di sangue quindi a casa è difficile saltare. Va maneggiato con grande cura ed attenzione, ma posso dire che ho, a questo punto,  il grande vantaggio di conoscerlo e comprenderlo molto bene. Ho capito come va preso. Non va preso assolutamente con la forza. Va molto tranquillizzato, calmato, ricercata la collaborazione. Bisogna definire un punto di incontro e da lì creare confidenza e sinergia. Anche nel lavoro in piano è migliorato molto. Il problema ribadisco è cercare di presentargli il lavoro con leggerezza, come una cosa piacevole. Lui è caldo e tende ad arrabbiarsi. Ma si già nel lavoro in piano, questo cavallo di carattere, inizia a decontrarsi. Sono dei cavalli particolari, bisogna stargli ogni giorno vicino e vanno compresi a fondo. Studio molto e tendo ad immagazzinare l’esperienza fatta durante l’anno. Cerco di unire tutte le tessere del puzzle selezionando tutto ciò che ha funzionato e scartando tutto quello che è risultato dannoso. Così facendo creo ed inanello una sequenza metodologica per inquadrare un cavallo. Io faccio così!”
Gianni Govoni ed Antonio al Gaston Glock's Grand Prix di Salisburgo.
Una bellissima foto che Alpespan ha dedicato al proprio testimonial, con la caratteristica giacca verde ...
Photo Courtesy Gianni Govoni facebook page

Non vogliamo fare torto agli altri cavalli che lei monta. Quindi descriviamo insieme l’anno di Winn Winn e di Larbraker. Ci parli anche di loro?
“ Allora ricordiamo che Winn Winn l’ho ricomprata a giugno. Era una cavalla che montavo io già 3 anni fa. Poi è andata in America con un ragazzo ed ha fatto un po’ di gare. Il ragazzo non era molto contento, e dato che era stata messa in vendita, l’ho ricomprata insieme al mio socio olandese Bart Gommeren ed un mio caro amico italiano che è Antonio Salvo. Mi serviva un altro cavallo per affiancare Antonio e dargli un po’ di fiato. Purtroppo quest’anno ancora non l’ho potuta sfruttare al massimo ,  ossia non sono riuscito a  fare qualche gran premio o piazzamento in classifica. Per adesso  non ce l’ho fatta perché volevo ancora testare Antonio bene ed avere ancora un po’ più di conferme da Antonio. Forse con Winn Winn ho un po’ esagerato nelle gare a tempo ed a tirare un pochino le gare. L’anno prossimo, dato che già conosco Antonio e so come prenderlo, credo di poter sfruttare lei meglio,  sicuramente,  rispetto a questi 6 mesi fatti nel 2016. Larbraker è un cavallo di tantissimi mezzi, tanta tanta potenza. Un cavallo bravissimo. Non ho fatto tanto con lui in questa stagione . Ma credo che il cavallo, per il passato che ha avuto, ha solo ricevuto benefico effetto da una situazione di calma senza fare troppi concorsi. Credo che sia un cavallo che mi può essere utile. Lo definirei un po’ un jolly : può fare tutto tipo gare  a tempo, la gara grossa…un po’ di tutto! “
Adesso ci sarà una pausa per le festività natalizie. Quindi un break e poi come si riprende?
“ Mi piacerebbe molto fare a metà gennaio Basilea con Antonio e Winn Winn. Poi vorrei fare Amsterdam a fine gennaio e poi vorrei lasciare i cavalli un po’ tranquilli  a   febbraio ed iniziare con gli outdoor ad Arezzo”
Le rivolgo  una richiesta particolare. Vuole fare un augurio speciale ai nostri cavalieri lettori, dando un consiglio su come gestire i  cavalli durante questa pausa natalizia. Noi pensiamo sempre a noi stessi. Invece come possiamo stare vicino ai nostri compagni di sport , tenendoli bene e alleggerendo il lavoro?
“ Il mio break dura circa due settimane. Magari non li monto.  I cavalli lavorano  alla corda, vanno in paddock , li metto liberi in maneggio, vanno in passeggiata, cerco un po’ di allontanare la mente dagli sforzi, dal lavoro, dai concorsi, dai viaggi. Per un cavallo atleta che sostiene una vita frenetica, credo sia importante. Lo faccio io e lo facciamo in molti. Auguri a tutti voi, ed ai Vostri cavalli!”
Gianni Govoni nella splendida foto di Michael Graf per Gianni Govoni
"Antonio è un cavallo che non va stressato. va maneggiato con cura ed attenzione"




mercoledì 21 dicembre 2016

“Valeria Michelangeli e Berlina M Romagnolo Z

FOCUS
IL PERSONAGGIO:
"VALERIA MICHELANGELI E BERLINA M "
"Grazie al mio coach Piero Coata perchè mi ha dato l'occasione di montare Berlina,
una cavalla così speciale!"
Photo courtesy Valeria Michelangeli facebook page

Un banco di prova?
Quando una visione prende forma”
A cura di Giulia Iannone

Oltre le medaglie, oltre le classifiche ed i podi che osserviamo concretamente, ci sono storie, incontri, ore di lavoro, di sacrifici, sconfitte e delusioni. Nuove partenze, piccole conquiste, il valore dell’insegnamento, il ruolo invisibile e fondamentale del “Maestro”. Tutto quello che non avete visto della medaglia d’argento vinto in Gran Premio all’Horses Riviera Resort sabato 17 dicembre 2016.

“Appena fatta la ricognizione di quel percorso, ho avuto chiaro ed inspiegabile il presentimento che fosse stato disegnato per Berlina M Romagnolo Z” così ha iniziato a raccontare Valeria Michelangeli di rientro dalla trasferta all’Horses Riviera Resort, luogo nel quale sabato 17 dicembre 2016 ha conquistato la medaglia d’argento nel GP 150 del Concorso A5*. Una soddisfazione speciale e differente vista la bella storia equestre che si cela dietro questo risultato apparentemente di routine per una ragazza che, giunta all’ultimo anno Young Riders,  di gare e risultati ne ha avuti tanti. Ma in equitazione non è solo il colore della medaglia che si porta al collo a fare la differenza,  è il valore intrinseco ed intangibile di quel cavallo che è protagonista della storia: “invisibile” agli occhi di tanti eppure “importante” solo per alcuni. “ c’era una linea molto tecnica del percorso che rappresentava la chiave di volta di tutto il tracciato, l’abbiamo studiata benissimo con il mio coach Piero Coata  : triplice- tavola-oxer. E’ stato lì che hanno sbagliato molti cavalieri. Ed è stato lì che abbiamo capito che avremmo fatto la differenza organizzando al meglio questa parte, perché dopo arrivava la doppia gabbia… il primo giro è andato molto bene perché la cavalla è partita subito alta e disponibile. Per organizzare le linee tecniche ho indugiato forse troppo! Sono stata attenta a rimettere un tempo di galoppo dove serviva, ma soprattutto,  ho seguito alla lettera tutte,  ma proprio tutte,  le indicazioni del mio coach. Nonostante la penalità di fuori tempo,  sono rientrata nella seconda manche e per lungo tempo sono rimasta l’unica ad aver fatto netto agli ostacoli.  Sono partita per il secondo giro e vista la penalità per il tempo non potevo esagerare quindi ho pensato più a fare zero che a spingere”  così ci ha raccontato con grande dovizia di informazioni l’amazzone allieva di Piero Coata e poi ha aggiunto”  ma non sono andata piano! Diciamo che la cavalla per come è costruita risulta un po’ lunga di schiena e fa fatica a girare, ma ci stiamo lavorando, sta acquisendo agilità e scioltezza. Vedremo in proseguo ma posso dirvi che non è facilissimo andare veloce per il momento!  Certo puntavo all’oro ma devo dire che Roberto (Turchetto, ndr) è stato veramente molto rapido quindi onore al merito! “. Incredulità e gioia sul podio, poi l’amazzone umbra di nascita,  ha anche ironizzato su quel cerotto che campeggia ben evidente sul suo naso e che ha reso indimenticabili  le foto di questa premiazione importante “Non ho compreso a pieno di essere salita sul podio grazie a questa bella performance. Me ne sono accorta il giorno dopo! Tutti mi hanno chiesto se quel cerotto che porto servisse a migliorare la prestazione dal punto di vista respiratorio o se fosse il segno evidente di un avvenuto ritocco al naso…nulla di ciò! Mercoledì prima della partenza,  per lavorare ancora,  con maggiore attenzione,  sotto l’occhio vigile del mio istruttore Piero, la cavalla ha un po’ reagito alla mia gamba sul costato, ed ha deciso bene di darmi una testata. Ho trascorso il mercoledì sera al pronto soccorso e per fortuna non ho nulla di rotto. In compenso la baia Zangersheide si è fatta subito perdonare con questa trasferta indimenticabile”. Valeria Michelangeli, classe 1995, vive da due anni e mezzo in provincia di Roma, e collabora in scuderia da Piero Coata “ ho deciso dopo la maturità di andare a montare da  Piero Coata: nella sua scuderia posso fare molta esperienza ed essere seguita da un tecnico di indubbie capacità tecniche ed umane. . Una splendida occasione per una appassionata come me di cavalli nell’ottica futura di poter trasformare la mia passione in una attività lavorativa nel settore equestre. I miei genitori mi hanno dato la possibilità di farlo e così sono partita. Da circa un mese sono anche tesserata con la mia nuova regione che mi ospita,  ossia il Lazio”.  
Dopo tutto questo doveroso preambolo del dopo gara,  con i commenti di rito che non potevano mancare nella nostra conversazione, giungiamo a parlare dell’incontro tra Berlina M Romagnolo Z e di come sia capitata tra le mani di Valeria” 
Alcuni Highlights della gara di San Giovanni in Marignano
Photo courtesy Valeria Michelangeli facebook page

 dobbiamo tornare al giugno del 2016, quando dopo lo Csio di Vierden il mio cavallo di punta, Uran, subisce un infortunio in gara. Rimango a piedi. Non avevo, a questo punto, grosse aspettative per terminare la stagione agonistica. Quello che dovevo fare,  bene o male,  lo avevo portato a termine. Mi rassegnavo pur con entusiasmo ad ultimare l’anno con i cavalli giovani che già montavo, assegnati in lavoro, da Piero. Questo luglio stavamo preparando un nazionale a Narni ed il mio istruttore montava già da due settimane Berlina perché aveva in mente di portarla lui in gara. Poi invece la cavalla è stata affidata a me, proprio per quel concorso, ossia l’ho montata il mercoledì prima della gara e sono subito scesa in campo gara: 130, 140 e poi 1,45 riportando un errore in ciascuna giornata. E da allora ho continuato a montarla in sinergia con Piero, che mi aiuta a lavorarla,  soprattutto in piano,  perché la cavalla è un po’ grande ed io da sola farei fatica a riunirla. Però piano piano le soddisfazioni sono subito arrivate perché la cavalla si concentra e si esprime molto bene, specie quando le altezze degli ostacoli si fanno più interessanti”. 
"Nessuno aveva creduto in Berlina ...Nessuno eccetto Piero Coata che aveva avuto una visione!"
Photo GIULIA IANNONE

 Berlina M Romagnolo Z è stata comprata nel 2011 da Piero Coata all’allevamento Romagnolo. L’ha montata per un po’ Luca Coata affrontando  le gare dei 5 e dei 6 anni. Poi è passata sotto la monta di una altra allieva della scuderia i Pioppi. “ La cavalla ha un carattere particolare”  sottolinea Valeria, con grande coinvolgimento e partecipazione che si evince dalla voce, come se fosse davvero orgogliosa e felice di questa evoluzione tecnica e muscolare e morale della cavalla che si sta trasformando tra le sue dita grazie soprattutto alle linee guida dell’istruttore Piero Coata verso il quale nutre profonda stima e fiducia” è brava ed educata  nella gestione da terra. Montata risulta caratteriale, con una buona dose di personalità, complessa, esigente nella monta, non calda, con una bocca particolare, impegnativa da riunire. In percorso mette tanta grinta, ha una voglia matta di fare, di saltare. Credo di aver ricevuto un grande dono dal mio Maestro quest’estate: tra tanti ha scelto me per portare avanti questa cavalla speciale ed esigente. Lo definirei un banco di prova, un test da sostenere per fare esperienza, forse per vedere di che pasta sono fatta come futura amazzone. Un bel carico di responsabilità da portare ogni volta però! Una grande occasione, per me,  penso spesso.” Una grande occasione riflettiamo, per la cavalla e per la giovane ragazza che dell’equitazione mostra di aver percepito il valore pregnante dell’insegnamento, della gara come momento espressivo per crescere e per maturare tecnicamente ed anche umanamente” ripensando alla storia di questa cavalla… Nessuno ci aveva creduto abbastanza, ovviamente eccetto Piero, che aveva avuto una visione. Si vedeva chiaramente che Berlina era dotata, aveva forza e struttura e mezzi ma non si trovava la strada interpretativa o forse il giusto connubio che, con il giusto tempo,  avrebbe mescolato ed armonizzato tutti gli elementi. Solo Piero credeva che un giorno questa cavalla avrebbe potuto fare queste gare e forse ha voluto fare questa prova con me,  perchè penso,  anzi spero,  che in cuor suo confidi almeno un po’ nelle mie potenzialità.”
Il lavoro in equitazione presuppone una bella dose di rischio e di intuito, che ben si combina con impegno, dedizione, coerenza, il giusto tempo, sensibilità, metodo, fiducia e comprensione. La cavalla olandese del 2008, mentre attendeva la sua grande occasione in questo percorso di esperienza,  ha trovato se stessa, ha tirato fuori quella scintilla “grezza” che faceva fatica a tradursi in performance atletica. “ Non credo che si possa parlare di una cavalla tardiva” ha detto la Michelangelicredo solo a questo punto che stesse cercando qualcuno che la capisse veramente, che sapesse accogliere il suo modo di essere. Le mancava il binomio. La bravura del mio Maestro è stata quella, a mio modesto sentire, di aver individuato in me la persona utile per rispondere all’esigenza emotiva della cavalla. Inizio a capire  di quante sfumature è fatta l’equitazione. Se non fossi stata io la persona utile in questo frangente a far emergere la cavalla per trasformarla da bruco in crisalide non mi sarebbe mai stata affidata! . Era tempo di trasformare i buoni risultati in qualcosa di più brillante. Berlina ha ancora bisogno di sperimentare, conoscere, sbagliare didatticamente, canalizzare la forza all’interno del metodo”. In chiusura di questa lunga e sensibile chiacchierata l’amazzone 21enne ha rivolto il suo ringraziamento al suo istruttore “doveroso il mio grazie a Piero che mi ha dato l’opportunità di montare una cavalla così mettendomi alla prova, credendo in questo ensamble da subito, con consapevolezza,  certo che la cavalla si sarebbe espressa prima o poi. Sono fiduciosa ed ansiosa di andare avanti perché sento che la strada didattica che stiamo percorrendo è solida, coerente costruttiva ed interessante. Ora sono molto curiosa di capire dove potremo arrivare. Forse al campionato italiano senior? Lo scopriremo solo con il giusto  tempo”.
Ci sono molti modi di arrivare sul podio: per caso, per fortuna, per sbaglio, per una conferma, per una risposta, perché si è intrapreso un cammino didattico.  A volte ci si arriva perché si è parte di una “visione”: qualcuno prima degli altri, ovvero la terza ala del binomio che è l’istruttore,  ha intravisto una scia di luce utile all’allievo ed utile ad un cavallo per farlo uscire da un temporaneo cono d’ombra.


martedì 6 dicembre 2016

DEDICATO AL “MAESTRO” LODOVICO NAVA :LE TESTIMONIANZE :

"Ero un ragazzo quando conobbi l'allora Ten.Col. Lodovico Nava"
Photo Courtesy Luanne Deutschmann 

”L’EFFICACIA NELLA SEMPLICITA’ “
IL DOTT. MARCO REITANO RICORDA NAVA
A cura di Giulia Iannone

Ad un giorno di distanza dalla notizia della scomparsa del Colonnello Lodovico Nava, abbiamo raccolto giusto  alcune testimonianze “simboliche”- impossibile risulterebbe sentire ed intervistare realmente tutti coloro che lo hanno conosciuto e frequentato nei diversi e svariati ruoli che ha ricoperto in ambito  equestre-  per omaggiare il   Padre della Formazione equestre italiana.
Cominciamo con quella sentita toccante e commovente del Dott. Marco Reitano, Direttore Sportivo Discipline Olimpiche della Fise:
(Segnaliamo  che le esequie si svolgeranno domani mattina mercoledì 7 dicembre c.a alle ore 9,30 presso il Reggimento Lancieri di Montebello –Ippodromo Militare Gen. Giannattasio a Tor di Quinto, Roma. )

“Ero un ragazzo quando conobbi l’allora Ten.Col. Ludovico Nava nei primi anni ’70. Avevo da poco iniziato a montare a cavallo e frequentavo regolarmente l’Ippodromo Militare di Tor di Quinto. Ricordo il Ten.Col. Nava su un cavallo grigio partecipare ad una categoria “D” del Nazionale di Roma con il campo gara posto di fronte alla palazzina reale sul manto erboso della pista grande. Ludovico Nava era uno dei tanti ufficiali in servizio alla Scuola Militare di Equitazione, allora denominata Centro Preolimpionico Ippico Militare, ma mi colpì una particolarità del Suo aspetto. Contrariamente agli altri militari montava a cavallo con il berretto dell’uniforme assicurato alla testa da un rudimentale elastico giallo agganciato alle due estremità laterali del berretto. Rividi quell’Ufficiale diversi anni dopo quando, ultimata l’accademia militare di Veterinaria in Pinerolo e svolti quattro anni di servizio a Grosseto, presso l’allevamento cavalli dell’Esercito, tornai “sulla piazza” di Roma. Erano gli anni ’80 ed il Col. Nava aveva cessato il Suo servizio nella F.A. ed era diventato un pilastro della formazione equestre federale. Verso di lui nutrivo, così come è stato sino ai nostri giorni, una sorta di timore reverenziale dovuto alla differenza di età ed al profondo rispetto della sua esperienza e valore. Ho avuto modo di avvicinarmi sovente al Col. Nava nelle sue diverse vesti di tecnico, di responsabile del Centro Equestre Federale dei Pratoni del Vivaro, di responsabile del Dipartimento Formazione della Federazione, di Consigliere federale. In tutti i ruoli è stato se stesso, una persona estremamente moderata ed equilibrata dotata di una capacità espressiva tanto semplice quanto efficace. Aveva il dono di descrivere un concetto tecnico complesso con poche parole stupendo l’interlocutore per la capacità di sintesi e l’espressività. Nei diversi consessi in cui ho avuto la fortuna di assistere a Suoi interventi e/o lezioni rimanevo stupito di fronte alla Sua capacità di rapire gli ascoltatori. Senza alcun effetto speciale, ma sovente, solo proiettando una semplice foto, spesso in bianco e nero, iniziava la sua trattazione prendendo per mano idealmente tutti i presenti, per accompagnarli in un viaggio, sorprendente per logica e sequenzialità, che si concludeva sempre con una tesi finale , che appariva lapalissiana e scontata, senza alcuna possibilità di replica. Il Col. Nava mi ha, quindi,  insegnato come l’efficacia nella semplicità sia espressione di grande spessore umano ed intellettivo, fatto questo che ci rimarrà per sempre. Nel riascoltare le Sue interviste, non si può non stupirsi delle Sue risposte semplici, permeate di calma,  ma fatte di parole pesanti,  perchè granitiche nella loro solidità  e chiarezza, elargite al giusto ritmo, senza la minima fretta, quasi a voler scolpire i diversi concetti nella mente degli ascoltatori. Gli sono grato,  da appassionato del nostro sport,  per quanto da lui fatto,  specie in favore della cultura e degli istruttori, da uomo per il supporto che mi ha sempre offerto in modo leale e sincero, da militare per il prestigio che non ha mai cessato di conferire all’Esercito con la sua competenza, signorilità e stile, dimostrando che possono coesistere cultura, competenza, umiltà, tolleranza ed ironia. Continuerà a vivere nei suoi scritti, nel nostro sapere, nella parte migliore del mondo equestre, nell’appassionato insegnamento di ogni bravo istruttore, nel “corredo genetico” dell’equitazione italiana che con il Col. Nava si è arricchita di una traccia indelebile.”


lunedì 5 dicembre 2016

CI LASCIA IL PADRE EQUESTRE “LODOVICO NAVA”

Lodovico Nava in una storica immagine
Photo Courtesy ANNCE
Articolo del 2013 a firma di Giulia Iannone
"Auguri, Lodovico  Nava"

Di Giulia Iannone
Oggi abbiamo tutti perso il nostro padre equestre ideale e concettuale.
Ci ha lasciato questa mattina il Colonnello Lodovico Nava.
Nato a Modena il 19 aprile del 1929.
Ufficiale di artigliera, cavaliere egli stesso, giudice di dressage e completo, scrittore pregevolissimo di libri manuali ed articoli di settore,  atleta olimpico,  partecipò  ai Giochi Olimpici di Roma 1960  nella disciplina del completo di equitazione con il cavallo Arcidosso. La squadra era composta da Alessandro Argenton su Plus Possible, da Gianni Grignolo su Court Hill, da Lucio Tasca su Rahin. “Arcidosso, unico italiano della squadra era stato allevato dal dottor Conforti . Figlio di Procle (purosangue italiano ) e Isotta, che della razza maremmana aveva solo la forza e la robustezza , qualità importanti. “ così scriveva l’illustre Nava che è stato anche socio fondatore dell’ANCCE , nel 2013, anno in cui usciva il testo “il completo alle Olimpiadi” dedicato all’altro grande “uomo di cavalli” della nostra storia equestre ossia Adriano Capuzzo. Ed in quell’occasione fu chiesto al Nostro padre equestre di scrivere la prefazione del libro dedicandola all’amico scomparso Adriano, al quale si rivolgeva così” Non è un compito facile ricordare in poche righe un personaggio di tal fatta. E’ arduo farne un ritratto che lo rappresenti in maniera completa. Mi viene in aiuto e mi sprona a farlo un lungo e profondo rapporto di amicizia di stima reciproca, che si è protratto per tanti anni avendo come collante comune il cavallo”.  E dice bene il Maestro Nava , perché oggi anche noi siamo in preda alla sua stessa  commozione, allo smarrimento, alla confusione ed alla tristezza profonda pur desiderosi di ricordare e salutare il nostro punto di riferimento dell’arte equestre del nostro paese che ci ha lasciati di nuovo soli, a poco tempo dalla dipartita terrena, per esempio,  di Albino Garbari. Ma ci spinge la stima, l’ammirazione, il rispetto per questa figura eccelsa che farà per sempre parte della nostra storia interiore e didattica. Prima di ogni nozione o dettaglio tecnico costui ci ha insegnato ad amare il cavallo,   perché il suo amore per il cavallo si è espresso in ogni pagina, in ogni risvolto in ogni piega dell’anima e della vita di questo meraviglioso esempio della nostra cultura equestre che ha contribuito totalmente a dare una svolta tangibile al nostro mondo equestre.  E’ stato il fondatore della didattica equestre, di quel settore della formazione che lo ha visto docente insieme al generale Geri Honorati , quando furono creati i primi corsi di federali dedicati all’insegnamento in quella grande e straordinaria fucina di atleti di campioni, allievi, istruttori, maestri che sono i Pratoni del Vivaro. Tutto questo avveniva alla fine degli anni Settanta.
Per questo siamo tutti suoi figli ideali e morali, siamo tutti suoi allievi, sue creature. Tutti noi abbiamo avuto tra le mani uno dei suoi libri, raccolta di appunti didattici con le figure disegnate a mano dal Maestro. La maggior parte di noi ha avuto la fortuna di assistere ad una sua lezione, stage, è stato esaminato da lui in una aula, in campo per la fase di conduzione di una ripresa. In campo gara in dressage. Oltre che Padre della Formazione Italiana a tutti gli effetti, è stato giudice di dressage, pieno di stile, di classe, di competenza, di compostezza, di gentilezza. Le sue schede sono ed erano piene di frasi poeticamente precise e puntuali, come i suoi testi densi di amore per l’essere cavallo. Nelle sue note a fine ripresa, mai un giudizio violento o presuntuoso e prevaricante. Solo consigli, suggerimenti impregnati di insegnamenti. “ ne gioverebbe  l’esecuzione del grafico, se  il cavallo avesse  più impulso!” . Indossava in giuria sempre  la bombetta, ed il suo completo in perfetto stile British. Grande classe e sapienza. Scriveva per il notiziario del Gruppo Italiano Dressage degli articoli esemplari, tecnici il più delle volte, ma colmi di amore e passione speciale per la magica disciplina” Il dressage quando raggiunge il massimo dell’espressione è una vera comunione fra l’uomo e il cavallo; è la sintesi armonica tra due esseri : è arte”. In questa frase , credo, sia racchiusa la chiave di volta della sua energia equestre e del suo fascino come docente ed istruttore: insegnava e predicava la fusione di due cuori, di due anime, di due volontà, dei due esseri per i quali ha dedicato tutta la sua vita. “quando il cuore del cavaliere è in sintonia con quello del suo cavallo il binomio che si forma è perfetto, è armonia. I due cuori sono sempre vicini, pulsano insieme anche se quello del cavaliere scandisce più in alto e con maggiore frequenza il ritmo della vita. Essi vivono insieme ogni istante della competizione, ed ogni istante diventa bellissimo”. Ecco cosa dobbiamo al Padre della Formazione Italiana, di aver reso tutto ciò che diceva, spiegava, insegnava, giudicava e osservava bellissimo, per il solo fatto di essere vicino ad un cavallo, l’animale che moralmente ed eticamente egli ammirava e rispettava e innalzava al rango ed al valore purissimo che esso merita.
Nel 2007 aveva scritto sul notiziario GID un articolo tecnico intitolato “ Il cavallo negli aiuti e la messa in mano”. Esso è inciso in maniera indelebile nella mia mente. Descriveva la progressione del lavoro tecnico come artefice della “macchina cavallo”: che ha un cuore che batte nel petto. In un crescendo di spiegazioni molto precise e complesse, passando per ritmo, decontrazione contatto impulso cavallo dritto e riunione, il Col. Nava giungeva ad una conclusione sensibile, empatica, profondissima, commovente:” Tutte le reazioni e i sentimenti che il cavallo  trasmette al cavaliere  (il sentimento dell’equilibrio, del movimento, della volontà di fare…) sono condensate e riunite in un feeling che si traduce in un possesso di una anima più che di un corpo. Si dice che il cavallo
 “ esce dalla mano “ quando non trova nel cavaliere l’accoglienza che il suo dare merita e quando uno o più degli elementi essenziali si dissociano dagli altri togliendo alla macchina cavallo il sentimento della perfezione.
Il cavallo è negli aiuti quando esegue.
 È nella mano quando crea.”
Ci mancherà il Maestro, il giudice, l’uomo di cavalli, il poeta...
Lodovico NAVA