domenica 28 febbraio 2016

“LA VOGLIA DI VINCERE DI PAOLO ZUVADELLI E WALESTRO”


L’intervista a Paolo Adamo Zuvadelli, trionfatore del Grand Prix Fixdesign International Show Jumping a Roma Cavalli.
il podio del GP di Roma Cavalli al centro Paolo Adamo Zuvadelli
Photo di Giulia Iannone

Un commento sulla gara, sul suo sauro “pancione” performante Walestro, sulla sua esperienza da allievo all’ultimo stage didattico tenuto da Henk Nooren – Mandi a Vermezzo.
A cura di Giulia Iannone

Si presenti ai lettori come le fa più piacere così ricordiamo a tutti chi è Paolo Adamo Zuvadelli?
Sono un istruttore di III livello ed un cavaliere professionista ormai da tanti anni! Ho la scuderia presso il  centro ippico Il Pegaso, a Barzago in provincia di Lecco.  Sono  molti anni che preparo e addestro  cavalli. Formo anche allievi. Questa  passione non mi è, diciamo, diminuita anzi vorrei dire il contrario. Nel corso degli anni l’intesa con questi animali è migliorata perché la conoscenza è migliorata, quindi mi diverto sempre di più a stare con i cavalli . ”
Facciamo un bilancio della sua trasferta romana a Roma Cavalli, Fixdesign International Show Jumping?
“ Mi posso ritenere veramente molto contento. Puntavo alle due gare più prestigiose che erano il Piccolo Gran Premio ed il Gran Premio, penso di avere centrato entrambe gli obiettivi. Ho portato uno dei miei migliori cavalli che è Walestro, cavallo con il quale ho vinto il gran premio e con il quale faccio binomio già da 4 anni. Stiamo parlando di un soggetto che negli ultimi tre gran premi ha vinto quindi che sbaglia poco e che mi ha dato grandi soddisfazioni in tutti questi anni. Inoltre ho portato un cavallo per me abbastanza nuovo, che il primo giorno ha avuto un po’ di difficoltà perché l’arena era per lui una novità con tutto questo pubblico e questi colori. Si chiama Piccolo S, ha  9 anni e  si è ben comportato il sabato arrivando secondo con una gara bella veloce e ben condotta”.
Paolo Adamo Zuvadelli in primo piano
istruttore di III livello, cavaliere professionista preparatore
di giovani cavalli
Photo courtesy Paolo Zuvadelli facebook page
(Mangimificio il Palazzetto)

Entriamo nel dettaglio. Giornata Grand Prix. Un pensiero sul percorso: dopo la ricognizione cosa ha pensato?
“ Il percorso era disegnato molto bene secondo me, però era sicuramente alla portata del mio cavallo che è abituato a saltare gare di quel livello. Ho cercato di rendere le cose semplici per lui,  infatti per lui sono state semplici. Nel senso che si tratta di un cavallo che conosco molto bene , ho cercato di dare la giusta fluidità al percorso e tutto mi è venuto come avevo un po’ immaginato. Ammesso poi alla fase successiva ,  la seconda manche si profilava  molto combattuta perché c’erano 13 binomi tutti con 0 penalità . Sono  andato a vedere il primo a partire che era Natale Chiaudani ed ho valutato così quali erano  le difficoltà e dove si poteva osare e cercare di vincere la gara. Di fatti quando è stato il mio momento ho cercato sin dalla partenza di andare veloce. Ho tolto una falcata di galoppo rispetto a Natale, anche se altri hanno fatto la mia stessa scelta, però ho cercato di dare molta velocità alle curve per vincere”
Ma allora lei è entrato con l’intento di vincere?
“ Esatto. Sono entrato per vincere! Ho cercato di vincere dando tutto quello che potevo dare, ho rischiato un po’ da tutte le parti, però il mio cavallo ha saltato con grande facilità e si è comportato molto bene. E’ stato molto bravo, sono molto contento.”
Da quale dei suoi colleghi si guardava o era impensierito?
Ero ultimo a partire, questo mi ha avvantaggiato molto. Una volta che è andato in testa Arnaldo Bologni- so che è un cavaliere veloce- sapevo anche di avere un cavallo più rapido del suo. Chiaramente quando si affronta un barrage un po’ tutti ti impensieriscono, però i cavalieri più quotati sono quelli che si sono inseriti nelle zone alte della classifica, come Luca Coata, Natale Chiaudani, Arnaldo Bologni. Conosco anche i loro cavalli quindi mi sono regolato. Ma in realtà io la gara l’ho fatta per il mio cavallo. Io gli ho chiesto il massimo e lui lo ha reso abbastanza semplice! E’ stata una bella gara per il seguente motivo: si può vincere in tanti modi. A volte vinci perché fai zero mentre gli altri non fanno zero. Quindi magari non hai osato al cento per cento ma sei stato quello che rispetto agli altri ha portato a termine un percorso netto. Invece sono entrato col proposito di dare velocità. Il barrage va già molto veloce e devo fare in modo che il mio divario sugli altri sia tale da garantirmi la vittoria. Sono stato sicuramente anche un po’ fortunato, però conta anche questo. Avrei tollerato anche un errore veloce, ma io volevo essere veloce! Non mi sono accontentato di fare netto! Il netto premiava poco.”
"A Roma sono entrato per vincere! Volevo essere veloce!"
Nella foto di Giulia Iannone Paolo Adamo Zuvadelli in sella al suo Walestro

Parliamo di Walestro Van Het Bloemenhof  con cui ha vinto il Grand Prix Fixdesign. Ci racconti tutto ma proprio tutto di lui: origine, età, caratteristiche, punti di forza, punti deboli, punti su cui ancora lavorare, da dove proviene...
“ Si tratta di un cavallo abbastanza conosciuto nell’ambiente. Viene dalle scuderie dei fratelli Philippaerts. Tutto nasce dalla mia forte amicizia con Luca Moneta. Quest’ultimo vede il cavallo nelle scuderie di Ugo Pisani, che aveva acquistato il cavallo da Philippaerts, (ricordiamo che Ugo Pisani è anche lo sponsor di Emanuele Gaudiano ed anche mio grandissimo amico) e suggerisce di affidarmelo per le gare. Ugo Pisani allora mi ha chiamato al telefono proponendomi il soggetto e me lo manda in scuderia.  Lo tengo in prova un po’ di tempo e nasce subito il feeling tra di noi. E’ nata subito una bella sintonia, tutt’oggi ce l’ho ancora in società con Ugo Pisani.  Walestro ci ha regalato una infinità di soddisfazioni perché il cavallo ha collezionato  prestigiosi risultati, tra cui un terzo posto ai Campionati italiani, mi ha portato di nuovo a saltare piazza di Siena. E’ un cavallo che amo veramente molto, è molto intelligente,molto gradevole, molto umano, a me piace molto come personalità. Un cavallo che cerca sempre la presenza dell’uomo, è molto sfacciato, sicuro di sé, ha un bel carattere anche se fisicamente non è così bello! Un po’ pancione un po’ goffo, ha delle grosse doti, ma ha una mente calma, serena, sa coordinarsi molto bene e riesce ad essere molto performante per questa sua capacità di rimanere calmo anche quando tu lo provochi molto. Nei momenti difficili è capace di tenere molta concentrazione mentale. Oggi il cavallo ha 17 anni, è molto esperto.  La  cosa più importante per un cavallo di questo genere è  tenere il suo morale altissimo ed  il  fisico più in ordine possibile. Non è così determinante lavorarlo, ossia serve rispettando però questi due principi. Anche quando il cavallo si riposa a lungo, si gode il paddock e viene  sempre coccolato da tutta la scuderia.  Il cavallo fa il suo rientro in gara a Roma dopo un mese e mezzo di riposo dalla conclusione della stagione 2015. a lui come sempre basta poco per essere operativo!”
E’ un bel messaggio questo, visto che molti in ambito equestre pensano che a 17 anni i cavalli sono già finiti!
“ Credo che non ci sono regole, un po’ come per le persone. Dipende molto dall’atteggiamento che un cavallo ha davanti ai suoi impegni. Se un cavallo ti dimostra che ha voglia volontà determinazione è giusto portarlo in gara. Viceversa un cavallo, anche se più giovane, che  ha spento un po’ il suo interesse,  trovo antipatico continuare a spronarlo per ottenere chissà che cosa. Oggi  porto volentieri  Walestro perché  si sente un “figo” ed io sono contento di montarlo e molti che lo osservano dall’esterno mi dicono che sembra un puledro! Si comporta come tale. Adesso non vedo l’ora di riportarlo in qualche altra gara perché so che lui in questo momento è molto volenteroso. Non è l’età che me lo dice ma il suo atteggiamento. Bisogna sempre sentire cosa ha da dirti un cavallo. Quando un cavallo è pronto devi scendere in campo.  Quando  non lo è ,   bisogna rispettare l’essere cavallo ,    come fosse una persona!”
Zuvadelli e Walestro bronzo nel 2014 ai Campionati italiani assoluti II grado
Photo courtesy Zuvadelli facebook page
per Riders Club Italia 

Finita la gara a Roma, lei è partito alla volta di Vermezzo, per prendere parte allo stage con Henk Nooren. Gradirei davvero molto un suo parere. Come si è trovato a lavorare con questo super coach?
“Ho la sensazione che c’è una organizzazione dietro ad una idea. Questa cosa già mi piace molto. Il tecnico ha già lavorato in Italia è conosciuto ed indiscutibile, fortemente preparato e direi anche molto contemporaneo e moderno. Ha dato una sua idea di come gestisce il lavoro oggi ed è stata molto chiara e facile.  Gli  stages così concepiti vedono in campo  al massimo  2 binomi per dare  una indicazione molto raffinata a dei cavalieri che in linea di massima sono tutti di alto livello. Sono d’accordo. I tempi sono cambiati. Il fatto che Nooren collabori con un tecnico del dressage come Mandi dimostra sempre di più che si fa un lavoro più mirato ed innovativo.”
Le è piaciuto Barnabas Mandi?
“ Il tecnico Ungherese è una persona squisita. Non lo avevo mai conosciuto ma sono adesso al mio secondo stage. Fa una equitazione che a me piace molto: semplice, poco invadente e molto produttiva dal mio punto di vista perché il concetto principale che ha trasmesso è che bisogna impostare un  lavoro e saper attendere e non pretendere. Un concetto abbastanza conosciuto, ma lui lo fa a livello molto raffinato. Sa aiutarti con una impostazione tipo “ un dressage moderno” o un “dressage modificato” più rivolto ad un aspetto più su di una altra disciplina. Mi è veramente molto piaciuto lavorare con Mr. Mandi. Mi ha dato delle buone sensazioni. Chiaramente anche lavorare con Henk mi piace molto. La cosa che più interessa è che ho avuto la sensazione che tra Roberto Arioldi, Emilio Puricelli ed un po’ tutto lo staff che sta ruotando attorno a questi cicli di stages, c’è uno spirito di organizzazione. Voler tenere unito un gruppo di persone e di far crescere il livello dell’equitazione italiana che credo sia la cosa necessaria, non solo per conseguire risultati ma proprio per alzare il livello culturale della nostra equitazione. “
Allora lei vorrebbe Henk Nooren non solo per una stagione agonistica?
“Non trovo indispensabile tenere un tecnico piuttosto che un altro. L’importante è tenere l’idea. Magari l’anno prossimo Henk Nooren non potrà lavorare in Italia perché seguirà qualcun altro, l’importante è avere un altro tecnico. L’importante è avere un concetto di ritrovarsi, lavorare insieme, scambiarsi delle idee e fare del lavoro insieme dove il livello è molto alto e dove soltanto stando a guardare  un cavaliere viene voglia di far meglio di quello che è abituato a fare. Questo è in sintesi il mio pensiero! Se ognuno sta a casa sua ci si impoverisce viceversa stare insieme e lavorare, anche durante il primo stage in assoluto con Puricelli, Arioldi e Mandi, alle Scuderie della Malaspina,  è stato comunque interessante. Meglio ancora con Nooren. Onestamente a tutti a due questi stage si respirava una bella aria di sport. Questo a me piace. “
Prossimi appuntamenti agonistici per lei?
“ Ho un paio di gare nazionali in  Lombardia dopo di che ci sarà un primo internazionale a Gorla che è un due stelle e poi si partirà per il Toscana Tour ed il Cattolica Tour ed avanti. Dopo si spera di fare qualcosa in più. Questi concorsi saranno divisione per il tecnico per le prime Coppe e dopo vediamo cosa sceglieranno”.




mercoledì 10 febbraio 2016

“LAVORARE COME UNA SOLA NAZIONE”

"La cosa davvero più importante è che ci sia piacere nel lavorare insieme, arrivando ad un punto in cui si concretizzi  davvero un buon dialogo sull’equitazione in primo luogo e poi sul salto ostacoli”
Photo courtesy Henk Nooren by Lisa Nooren facebook page


Abbiamo contattato in Belgio, Henk Nooren, all’indomani della notizia della sua nomina a CT della Nazionale Italiana di salto ostacoli. Ecco cosa ci ha detto:
Intervista e traduzione dall’inglese  a cura di GIULIA IANNONE

Due anni fa, lei disse” Dopo la squadra francese, smetto di allenare squadre nazionali. Lavorerò solo con cavalieri individualmente e con mia figlia, Lisa”! Scusi, cosa possiamo dire adesso che la vediamo alla guida della squadra italiana di salto ad ostacoli per il 2016?
Bene, possiamo dire che ognuno di noi spesso prende decisioni troppo in fretta! Io sono uno Chef de equipe, in questo momento cercherò di aiutare il Team italiano. L’accordo è temporaneo ed è solo per quest’anno. Esso consiste solamente nel tenere  sei clinics in Italia;  lavorare un po’  con alcuni cavalieri che si trovano qui in Nord  Europa,  fuori d’Italia;  e poi aiutare accompagnando in tre Concorsi di Nations Cup. Questo non è realmente un lavoro  full time come Chef de equipe! “
Ci racconta un po’ ciò che pensa   in merito al  salto ostacoli italiano ?
Sicuramente, come in altri paesi, c’è un buon gruppo di cavalieri talentuosi, forse il gruppo composto di cavalli di alto livello in questo momento non è molto nutrito. Sono pochi. L’anno scorso hanno avuto  meravigliosi risultati  nelle Nations Cup, hanno avuto anche buoni risultati a livello individuale, ma al momento non posso dire di più in merito. Quello che affermo è sotto gli occhi di tutti, ognuno lo può osservare da solo. Diciamo che niente di grandioso e nulla di realmente pessimo, ci troviamo a descrivere  una situazione di mezzo!”
L’Italia non ha una squadra qualificata per i Giochi Olimpici di Rio 2016, forse un solo cavaliere a titolo individuale – credo Emanuele Gaudiano. Cosa ne pensa di questa assenza da Rio 2016?
“E’ davvero un peccato, però bisogna anche considerare che non si tratta dell’unica nazione a non partecipare all’evento olimpico. Più nazioni in Europa, che possiamo definire grandi paesi equestri, non saranno presenti in Brasile. È sempre un vero peccato, è triste, sarebbe sicuramente meglio avere molti team a rappresentare il proprio paese in questa circostanza sportiva di grande prestigio, ma la realtà va accettata per il momento”
"Credo che in Italia il problema non sia tanto il coach ma lavorare come una sola nazione..."
Photo courtesy Henk Nooren by Lisa Nooren facebook page

Lei è stato in Italia come Chef de equipe dal 1992 al 1996. Cosa ricorda di quel momento e di quella esperienza come coach?
“Ricordo chiaramente  che i primi tre anni si è lavorato molto bene tutti insieme. Anche durante l’ultimo anno lavorare con i cavalieri in vista  delle Olimpiadi di Atlanta è stato bello. All’improvviso, quello che mi ha stordito di quell’ultimo anno è stata la troppa pressione di andare o non andare alle Olimpiadi con la squadra. Ad un certo punto l’intera nazione aveva questa grande paura o aspettativa. Tutti sapevano, nonni, bisnonni, bambini piccoli, sapevano forse  meglio di noi cosa sarebbe accaduto della squadra. E’ stato un po’ come l’acqua che scorre via dalle nostre mani: la situazione ci è scappata di mano! L’ultimo anno è stato davvero difficile per me, non tanto per la qualifica olimpica, ma proprio per l’atmosfera che si respirava.”
E’ vero che lei sta già lavorando fuori dell’Italia con alcuni cavalieri azzurri? Se si chi sono?
“ Premetto che io lavoro ed ho lavorato  con moltissimi cavalieri di alto livello. Ho iniziato  prima di tutto in Olanda, poi Svezia, Italia, Francia.. Con Piergiorgio Bucci non ho mai lavorato, inizierò martedì 19 gennaio! Con Lorenzo De Luca ho già lavorato, ma  in passato per alcuni  anni. “
Lei ha avuto modo di “adocchiare” a qualche concorso internazionale, qualche giovane cavaliere italiano che l’ha colpita per il suo modo di montare?
“Per uno come me, quando vai ad un Concorso internazionale ti capita di vedere moltissimi cavalieri. In questo momento non è davvero possibile nominarli con precisione perché non li conosco abbastanza bene e non li ho seguiti in maniera molto intensa!”
Quale è la sua attuale opinione in merito ai binomi italiani, con particolare attenzione ai cavalli. Noi italiani abbiamo più bisogno di buoni cavalli o buoni coaches?
“In genere, vorrei dire che bisogna cercare di trovare molti più cavalli con i quali competere ad alto livello. Non sono tentato di dire che voi avete bisogno di migliori coach, perché negli ultimi anni voi ne avete avuto uno magnifico che è Hans Horn! Io credo che il problema non sia tanto il coach ma sia LAVORARE COME UNA SOLA NAZIONE, con lo sguardo rivolto verso la stessa direzione, avendo una base  comune, una maniera comune di montare a cavallo. Con questo sentimento comune, coaches, cavalieri e trainers parlano più o meno, lo stesso linguaggio. Ci può essere una leggera oscillazione verso destra o verso sinistra, ma come accade in Olanda o Germania, la gente parla bene o male un gergo comune e questo accade da così tanto tempo! Quando tutti si comportano in questo modo anche la fase dell’apprendimento è più facile, ed è così che l’equitazione di una nazione migliora. Ma prima di tutto posso dire che l’Italia necessità di più cavalli qualitativi per puntare ai vertici di questo sport”
Bene, il problema sono i cavalli! E dove possiamo trovare questi cavalli “high level”?
“Come fanno tutti gli altri! Bisogna andare in giro, cercare, guardare, trovare. Saltare sulla macchina ed investire del tempo per questa ricerca di soggetti. E’ un lavoro molto intenso, attenzione, cercare il cavallo giusto di cui si ha bisogno non è mica facile! “
Lei cosa ne pensa del cavallo sportivo italiano?
“ Si, ce ne  sono alcuni. Certo. Però ci sono paesi di maggiore tradizione per l’allevamento, pensiamo al  Belgio, Olanda ed Francia in cui la possibilità di trovare davvero un buon cavallo è più semplice rispetto all’Italia. Questo è sicuro”
Assodato che esiste un problema cavalli concreto, per l’Italia.  Però  il salto ad ostacoli italiano, adesso,  si è accaparrato il miglior coach  in circolazione e... cosa ci serve ancora per ambire a tornare ai vertici ? Un po’ di fortuna finalmente?
“ ( Henk Nooren interrompe la domanda,  perché scoppia a ridere quando gli dico che è il miglior coach in circolazione, ndr) Si sono molti gli  aspetti  da valutare , tutti ugualmente importati per puntare ai massimi livelli. Non ho veramente idea. Tra tutte queste componenti esiste anche il fattore fortuna, perché no! Trovare i cavalli giusti, i giusti e migliori  cavalieri al momento giusto ... è qualcosa che non posso e non si può prevedere fino in fondo.”
Il suo mandato come si apre nel 2016?
“ Si apre tenendo dei semplici clinics. Come abbiamo detto, Lorenzo De Luca è stato qui per alcuni anni, quindi è quello che conosce un po’ il lavoro ed il tipo di richieste. Da Bucci sarò martedì 19 gennaio per la prima volta. Quindi avremo un clinic in gennaio, due in febbraio, uno in marzo e così via in Italia, credo nell’area di Milano. Non so altro dalla Federazione: conosco il quando cronologico, ma non il dove!!!”
Ci può dare cortesemente notizie sulla carriera di sua figlia Lisa?
“ Adesso ha 18 anni e sembra che proceda bene la sua preparazione, ossia secondo i piani e la programmazione adeguata  alla sua età!”
In conclusione, c’è un messaggio che vorrebbe rivolgere espressamente ai nostri cavalieri azzurri?
( riesco a strappare la seconda risata!) No! Vorrei dire che ho la speranza di trascorrere dei bei momenti lavorando insieme a loro. La cosa davvero più importante è che ci sia piacere nel lavorare insieme, arrivando ad un punto in cui si concretizzi  davvero un buon dialogo sull’equitazione in primo luogo e poi sul salto ostacoli”






sabato 6 febbraio 2016

“LA CURA DEI DETTAGLI DEL DR.BARNABAS MANDI”


"La mia collaborazione con Henk Nooren è molto utile e costruttiva lavoriamo entrambe con gli stessi principi e la stessa idea ispiratrice."
Photo courtesy  "leperon.fr"

Intervista e traduzione dall’inglese a cura di Giulia Iannone

L’Ungherese Barnabas Mandi affianca, ormai da anni,  Henk Nooren nei suoi clinics tecnici. La cura del dettaglio nel lavoro in piano è affidata al giudice internazionale, già ben noto nel nostro paese.  Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in Belgio dopo il suo lavoro in Italia a Cattolica. Ecco cosa ci ha detto...


E’ quasi di casa nel nostro paese, non è vero?
“Sono molti anni che vengo ad insegnare in Italia,  in molti luoghi differenti. Già in passato  ho lavorato con dei giovanissimi cavalieri: Codecasa, Ciriesi, Bologni e molti altri. Ora ho incontrato di nuovo molti o parte di loro. Ho anche molti amici in Italia come Roberto Modena e sono stato a Castellazzo da Vittorio Orlandi, e da  Gianluca Bormioli.”

Si presenti come le fa piacere, così ricorda ai cavalieri italiani chi è Barnabas Mandi?
Sono un dottore, un immunologo per la precisione, sono stato professore universitario e ricercatore in Debrecen.  Ora sono in pensione! Sono stato uno sportivo, ho giocato a tennis, ho iniziato a montare a cavallo relativamente tardi.  Avendo  cominciato tardi l’equitazione, ho deciso di non essere un vero e proprio agonista. Ho sempre montato tutti i giorni e piano piano sono andato sempre più in profondità, a cercare e studiare il dettaglio  degli sport equestri. In questa ottica, ho cominciato a giudicare prima a livello nazionale nel settore salto ostacoli, dopo nel dressage, prima a  livello nazionale e dopo internazionale. Ho raggiunto i massimi livelli come Official International Judge di dressage. Sono stato uno dei 7 giudici alle Olimpiadi di Hong Kong del 2008. Quindi posso dire di essere un giudice olimpico!   Che altro dire.. Poi ho iniziato ad allenare cavalieri, prima nel dressage.”
"Lavoro con Henk Nooren da più di 10 anni. Tutto è nato per caso..."
Photo Courtesy leperon.fr

Da quanti anni collabora con Henk Nooren e come nasce il vostro sodalizio tecnico? Dove vi siete conosciuti? In che maniera si esplica la vostra collaborazione?
Lavoro con Henk da più di 10 anni. Tutto nasce per caso. Mr. Nooren a quel tempo seguiva un cavaliere cipriota, Antonis Petris.  Costui era a casa d’inverno  con alcuni cavalli. Ricevetti un invito dalla Federazione Cipriota e così cominciai a lavorare con Antonis per alcuni mesi. Andavo due giorni al mese. Quando tornò in scuderia da Nooren, Henk vide alcuni miglioramenti nei movimenti del cavallo e di come Mr. Petris montava. Insomma c’erano dei cambiamenti positivi che colpirono Henk. Così volle conoscermi, mi invitò nella sua scuderia e mi vide lavorare per un paio di giorni. Dopo ciò mi chiese di collaborare con lui! Quanto al nostro sodalizio tecnico, bisogna tener presente che si ho un background che parla di dressage, ma ciò che faccio con Mr. Nooren non ha nulla a che fare col dressage! si tratta di flatwork, un lavoro di base, una educazione di base del cavallo e del cavaliere per essere abili e capaci di  affrontare al meglio il salto o il completo o perché no anche il dressage. Ovviamente avendo tra le mani l’assetto da salto. Grazie a questo lavoro di base si può progredire in maniera molto interessante. Lo abbiamo già fatto con il team francese, con il team svedese per molto tempo e con altri cavalieri per tempi corti o lunghi, durante la nostra collaborazione tecnica.  La mia collaborazione con Henk Nooren è molto utile e costruttiva lavoriamo entrambe con gli stessi principi e la stessa idea ispiratrice. Quanto io dico ed insegno in piano, lui fa ed opera allo stesso modo sul salto. Non c’è nulla di differente, tutto collima alla perfezione ed a livello matematico “
Allora a suo avviso c’è differenza tra il flatwork per il dressage e quello per il salto: in cosa?
“Adesso le spiego bene. Uso alcuni esercizi del dressage non come un esercizio puramente del dressage, ma per raggiungere uno scopo utile al cavallo ed al cavaliere saltatore. Facciamo un esempio per spiegare meglio. Se lavoro con un dressagista e chiedo di eseguire una spalla in dentro, essa deve essere eseguita in maniera precisa così come richiesto dalla disciplina specifica per essere una buona figura. Ma se faccio eseguire una spalla in dentro ad un cavallo da salto, mi serve per sviluppare la capacità del cavallo di flettersi, per sciogliere le spalle. Ma non chiedo così tanta riunione così come richiesta dal dressage. Questo è in linea generale l’approccio. Voglio raggiungere un buon contatto, alzare la schiena, attivare i posteriori, nella maniera più dolce e leggera che posso. Senza tirare.”

Una foto di Barnabas Mandi nel suo ruolo di Giudice Internazionale di dressage
Photo courtesy cyberhorse.net.au



Come imposta un suo clinic? Che tipo di esercizi fa fare, per sommi capi, ai binomi?
“ Quando comincio a lavorare con un binomio, ho bisogno di conoscere il livello di preparazione del cavallo e del cavaliere. Cerco di impostare una sessione di lavoro attraverso la quale migliorare i due soggetti, affrontando prima i problemi principali, quelli più importanti. Tra i tanti problemi ripeto, scelgo quello che a mio avviso è il problema principale. Cerco prima di tutto di lavorare avanzando e rallentando, voglio così ottenere al più presto un piccolo cambiamento, un lieve miglioramento così che il cavaliere possa realizzare e capire che il lavoro che suggerisco da terra è utile per lui. Il cavaliere deve credere in me che sono a terra. Oggi è più facile perché molti sanno chi sono nel mondo dell’equitazione.  Ma la prima cosa che devo fare è istaurare la fiducia con l’allievo perché così possiamo operare insieme a favore del cavallo. inoltre bisogna dire che non c’è uno schema a priori, perché il cavallo ed il suo cavaliere sono ogni giorno differenti. Spesso può accadere che devo fermarmi e cambiare tipo di lavoro! Mi concentro molto sul lavoro del cavaliere, come monta il cavaliere, come usa il bacino, gli addominali, come usa gambe e mani, come usa la posizione in sella. Con un buon cavallo non è troppo difficile saltare un metro e trenta, ma dopo un metro e quaranta siamo in altro mondo! Dall’uno e cinquanta e sessanta se il cavaliere non è perfetto è davvero difficile raggiungere un top level reale. Ci vuole tempo! Ma questo è bello se c’è entusiasmo. Sono sempre molto rilassato e gentile e pieno di tatto.”
"prima di iniziare a lavorare con qualcuno, spiego alcune cose..."
O'Mara and Barnabas, Photo courtesy blog di Catherine Pasmore "Catherine Usa 2011"

Lei usa chiedere spesso al cavaliere,  durante le sue lezioni, “ How do you feel”?
“ Questo deriva sicuramente dalla mia prima attività lavorativa, ossia quando ero medico ed insegnavo. Ho insegnato per molti anni ed a classi di studenti molto numerose. Bisogna sempre tenere viva ed accesa l’attenzione e la comunicazione. Insegnare è una tecnica e richiede feeling e molta passione e  molta capacità di concentrazione. A volte ho anche 10 allievi in 45 minuti, si tratta di una sfida vera e propria sia a livello mentale che fisica. Nel tempo poi ho acquisito maggiore esperienza nel settore e riesco così a focalizzarmi completamente sul cavallo e sul cavaliere. Cerco di analizzare e riconoscere ogni più piccolo dettaglio, ogni più piccola imprecisione così da poter intervenire ed aiutare al meglio”

Kessler and Barnabas,
Photo courtesy blog di Catherine Pasmore "Catherine Usa 2011"


Lei usa molte altre espressioni interessanti che arrivano prontamente al cavaliere. Può spiegare anche  “polish the saddle” ossia accompagnare con il bacino il movimento del galoppo del cavallo?
“Prima di iniziare a lavorare con qualcuno, spiego alcune cose. Il mio approccio, quanto voglio lavorare, se correggo qualcosa durante la lezione, cerco rapidamente, con una immagine facile,  di spiegare sempre e far capire il perché di quello che facciamo e poi perché otteniamo un effetto positivo. Sono dalla parte del cavaliere! Lo so quanto è difficile anche io perché l’ho provato e se capita qualche errore durante l’allenamento dico sempre “ nessun problema! Concentrati e ripeti”!
Quali sono i problemi e gli errori più comuni che vede durante l’insegnamento del lavoro in piano?
Allora parliamo dell’Italia. In genere vedo giovani pieni di talento. Per poter allenare e lavorare bene un cavallo è fondamentale migliorare la scuola degli aiuti, avere mani più gentili, leggerezza questo se parliamo del cavaliere; invece parlando del cavallo è necessario sviluppare i muscoli della schiena e l’ingaggio del treno posteriore. Se abbiamo problemi nel contatto, dobbiamo concentrarci e trovare il problema nel posteriore e nella schiena. Vedrete che automaticamente migliorerà il contatto. Penso , senza esagerazioni, di essere sotto questo punto di vista unico. Cerco di fare degli esercizi per il binomio che simulano quelli che si effettuano in gara, come avanzare accorciare, allungare riunire, nella maniera più morbida possibile. Quindi in gara si andranno a riutilizzare e riconoscere gli esercizi fatti in sessione di allenamento. In Italia, sia a Milano che a Cattolica ho incontrato dei cavalieri davvero aperti e collaborativi e desiderosi di imparare. Spero di aver offerto buoni input a tutti loro.”
"Se abbiamo problemi nel contatto, dobbiamo concentrarci e trovare il
problema nel posteriore e nella schiena"
Polle e Barnabas,
 Photo courtesy blog di Catherine Pasmore "Catherine Usa 2011"


Domanda difficile: Lei è favorevole o contrario all’uso delle redini di ritorno?
“ Ovviamente tutto dipende da come le usa il cavaliere! Però la cosa più importante da dire è che sono contrario alle “draw reins”. Sono totalmente contrario. Consiglio invece per il lavoro in piano di usare la martingala Thiedemann, è uno strumento molto delicato che non può fare nulla di sbagliato sul cavallo. Potrei parlare per quasi una ora di quanto siano dannose le draw reins, ma non è questa la sede giusta!”
Lei usa molta distensione tra un esercizio e l’altro. Ci spieghi brevemente l’importanza dello stretching per il cavallo agonista?
“Avviene stretching quando il cavallo porta la nuca bassa e comincia a liberare i muscoli della schiena, in questo modo può  usare liberamente la schiena. Uso molta distensione perché serve non solo al corpo ma anche alla mente e questo ci garantisce di avere  un happy horse che alla fine diventa un happy atlete”
Sa come prosegue il ciclo di stages in Italia?
“ So che saremo in Italia alla fine di febbraio, ancora un lunedì e martedì, non so dove né quando esattamente. Tutti gli altri dettagli in materia li conosce Roberto Arioldi”.