sabato 6 febbraio 2016

“LA CURA DEI DETTAGLI DEL DR.BARNABAS MANDI”


"La mia collaborazione con Henk Nooren è molto utile e costruttiva lavoriamo entrambe con gli stessi principi e la stessa idea ispiratrice."
Photo courtesy  "leperon.fr"

Intervista e traduzione dall’inglese a cura di Giulia Iannone

L’Ungherese Barnabas Mandi affianca, ormai da anni,  Henk Nooren nei suoi clinics tecnici. La cura del dettaglio nel lavoro in piano è affidata al giudice internazionale, già ben noto nel nostro paese.  Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in Belgio dopo il suo lavoro in Italia a Cattolica. Ecco cosa ci ha detto...


E’ quasi di casa nel nostro paese, non è vero?
“Sono molti anni che vengo ad insegnare in Italia,  in molti luoghi differenti. Già in passato  ho lavorato con dei giovanissimi cavalieri: Codecasa, Ciriesi, Bologni e molti altri. Ora ho incontrato di nuovo molti o parte di loro. Ho anche molti amici in Italia come Roberto Modena e sono stato a Castellazzo da Vittorio Orlandi, e da  Gianluca Bormioli.”

Si presenti come le fa piacere, così ricorda ai cavalieri italiani chi è Barnabas Mandi?
Sono un dottore, un immunologo per la precisione, sono stato professore universitario e ricercatore in Debrecen.  Ora sono in pensione! Sono stato uno sportivo, ho giocato a tennis, ho iniziato a montare a cavallo relativamente tardi.  Avendo  cominciato tardi l’equitazione, ho deciso di non essere un vero e proprio agonista. Ho sempre montato tutti i giorni e piano piano sono andato sempre più in profondità, a cercare e studiare il dettaglio  degli sport equestri. In questa ottica, ho cominciato a giudicare prima a livello nazionale nel settore salto ostacoli, dopo nel dressage, prima a  livello nazionale e dopo internazionale. Ho raggiunto i massimi livelli come Official International Judge di dressage. Sono stato uno dei 7 giudici alle Olimpiadi di Hong Kong del 2008. Quindi posso dire di essere un giudice olimpico!   Che altro dire.. Poi ho iniziato ad allenare cavalieri, prima nel dressage.”
"Lavoro con Henk Nooren da più di 10 anni. Tutto è nato per caso..."
Photo Courtesy leperon.fr

Da quanti anni collabora con Henk Nooren e come nasce il vostro sodalizio tecnico? Dove vi siete conosciuti? In che maniera si esplica la vostra collaborazione?
Lavoro con Henk da più di 10 anni. Tutto nasce per caso. Mr. Nooren a quel tempo seguiva un cavaliere cipriota, Antonis Petris.  Costui era a casa d’inverno  con alcuni cavalli. Ricevetti un invito dalla Federazione Cipriota e così cominciai a lavorare con Antonis per alcuni mesi. Andavo due giorni al mese. Quando tornò in scuderia da Nooren, Henk vide alcuni miglioramenti nei movimenti del cavallo e di come Mr. Petris montava. Insomma c’erano dei cambiamenti positivi che colpirono Henk. Così volle conoscermi, mi invitò nella sua scuderia e mi vide lavorare per un paio di giorni. Dopo ciò mi chiese di collaborare con lui! Quanto al nostro sodalizio tecnico, bisogna tener presente che si ho un background che parla di dressage, ma ciò che faccio con Mr. Nooren non ha nulla a che fare col dressage! si tratta di flatwork, un lavoro di base, una educazione di base del cavallo e del cavaliere per essere abili e capaci di  affrontare al meglio il salto o il completo o perché no anche il dressage. Ovviamente avendo tra le mani l’assetto da salto. Grazie a questo lavoro di base si può progredire in maniera molto interessante. Lo abbiamo già fatto con il team francese, con il team svedese per molto tempo e con altri cavalieri per tempi corti o lunghi, durante la nostra collaborazione tecnica.  La mia collaborazione con Henk Nooren è molto utile e costruttiva lavoriamo entrambe con gli stessi principi e la stessa idea ispiratrice. Quanto io dico ed insegno in piano, lui fa ed opera allo stesso modo sul salto. Non c’è nulla di differente, tutto collima alla perfezione ed a livello matematico “
Allora a suo avviso c’è differenza tra il flatwork per il dressage e quello per il salto: in cosa?
“Adesso le spiego bene. Uso alcuni esercizi del dressage non come un esercizio puramente del dressage, ma per raggiungere uno scopo utile al cavallo ed al cavaliere saltatore. Facciamo un esempio per spiegare meglio. Se lavoro con un dressagista e chiedo di eseguire una spalla in dentro, essa deve essere eseguita in maniera precisa così come richiesto dalla disciplina specifica per essere una buona figura. Ma se faccio eseguire una spalla in dentro ad un cavallo da salto, mi serve per sviluppare la capacità del cavallo di flettersi, per sciogliere le spalle. Ma non chiedo così tanta riunione così come richiesta dal dressage. Questo è in linea generale l’approccio. Voglio raggiungere un buon contatto, alzare la schiena, attivare i posteriori, nella maniera più dolce e leggera che posso. Senza tirare.”

Una foto di Barnabas Mandi nel suo ruolo di Giudice Internazionale di dressage
Photo courtesy cyberhorse.net.au



Come imposta un suo clinic? Che tipo di esercizi fa fare, per sommi capi, ai binomi?
“ Quando comincio a lavorare con un binomio, ho bisogno di conoscere il livello di preparazione del cavallo e del cavaliere. Cerco di impostare una sessione di lavoro attraverso la quale migliorare i due soggetti, affrontando prima i problemi principali, quelli più importanti. Tra i tanti problemi ripeto, scelgo quello che a mio avviso è il problema principale. Cerco prima di tutto di lavorare avanzando e rallentando, voglio così ottenere al più presto un piccolo cambiamento, un lieve miglioramento così che il cavaliere possa realizzare e capire che il lavoro che suggerisco da terra è utile per lui. Il cavaliere deve credere in me che sono a terra. Oggi è più facile perché molti sanno chi sono nel mondo dell’equitazione.  Ma la prima cosa che devo fare è istaurare la fiducia con l’allievo perché così possiamo operare insieme a favore del cavallo. inoltre bisogna dire che non c’è uno schema a priori, perché il cavallo ed il suo cavaliere sono ogni giorno differenti. Spesso può accadere che devo fermarmi e cambiare tipo di lavoro! Mi concentro molto sul lavoro del cavaliere, come monta il cavaliere, come usa il bacino, gli addominali, come usa gambe e mani, come usa la posizione in sella. Con un buon cavallo non è troppo difficile saltare un metro e trenta, ma dopo un metro e quaranta siamo in altro mondo! Dall’uno e cinquanta e sessanta se il cavaliere non è perfetto è davvero difficile raggiungere un top level reale. Ci vuole tempo! Ma questo è bello se c’è entusiasmo. Sono sempre molto rilassato e gentile e pieno di tatto.”
"prima di iniziare a lavorare con qualcuno, spiego alcune cose..."
O'Mara and Barnabas, Photo courtesy blog di Catherine Pasmore "Catherine Usa 2011"

Lei usa chiedere spesso al cavaliere,  durante le sue lezioni, “ How do you feel”?
“ Questo deriva sicuramente dalla mia prima attività lavorativa, ossia quando ero medico ed insegnavo. Ho insegnato per molti anni ed a classi di studenti molto numerose. Bisogna sempre tenere viva ed accesa l’attenzione e la comunicazione. Insegnare è una tecnica e richiede feeling e molta passione e  molta capacità di concentrazione. A volte ho anche 10 allievi in 45 minuti, si tratta di una sfida vera e propria sia a livello mentale che fisica. Nel tempo poi ho acquisito maggiore esperienza nel settore e riesco così a focalizzarmi completamente sul cavallo e sul cavaliere. Cerco di analizzare e riconoscere ogni più piccolo dettaglio, ogni più piccola imprecisione così da poter intervenire ed aiutare al meglio”

Kessler and Barnabas,
Photo courtesy blog di Catherine Pasmore "Catherine Usa 2011"


Lei usa molte altre espressioni interessanti che arrivano prontamente al cavaliere. Può spiegare anche  “polish the saddle” ossia accompagnare con il bacino il movimento del galoppo del cavallo?
“Prima di iniziare a lavorare con qualcuno, spiego alcune cose. Il mio approccio, quanto voglio lavorare, se correggo qualcosa durante la lezione, cerco rapidamente, con una immagine facile,  di spiegare sempre e far capire il perché di quello che facciamo e poi perché otteniamo un effetto positivo. Sono dalla parte del cavaliere! Lo so quanto è difficile anche io perché l’ho provato e se capita qualche errore durante l’allenamento dico sempre “ nessun problema! Concentrati e ripeti”!
Quali sono i problemi e gli errori più comuni che vede durante l’insegnamento del lavoro in piano?
Allora parliamo dell’Italia. In genere vedo giovani pieni di talento. Per poter allenare e lavorare bene un cavallo è fondamentale migliorare la scuola degli aiuti, avere mani più gentili, leggerezza questo se parliamo del cavaliere; invece parlando del cavallo è necessario sviluppare i muscoli della schiena e l’ingaggio del treno posteriore. Se abbiamo problemi nel contatto, dobbiamo concentrarci e trovare il problema nel posteriore e nella schiena. Vedrete che automaticamente migliorerà il contatto. Penso , senza esagerazioni, di essere sotto questo punto di vista unico. Cerco di fare degli esercizi per il binomio che simulano quelli che si effettuano in gara, come avanzare accorciare, allungare riunire, nella maniera più morbida possibile. Quindi in gara si andranno a riutilizzare e riconoscere gli esercizi fatti in sessione di allenamento. In Italia, sia a Milano che a Cattolica ho incontrato dei cavalieri davvero aperti e collaborativi e desiderosi di imparare. Spero di aver offerto buoni input a tutti loro.”
"Se abbiamo problemi nel contatto, dobbiamo concentrarci e trovare il
problema nel posteriore e nella schiena"
Polle e Barnabas,
 Photo courtesy blog di Catherine Pasmore "Catherine Usa 2011"


Domanda difficile: Lei è favorevole o contrario all’uso delle redini di ritorno?
“ Ovviamente tutto dipende da come le usa il cavaliere! Però la cosa più importante da dire è che sono contrario alle “draw reins”. Sono totalmente contrario. Consiglio invece per il lavoro in piano di usare la martingala Thiedemann, è uno strumento molto delicato che non può fare nulla di sbagliato sul cavallo. Potrei parlare per quasi una ora di quanto siano dannose le draw reins, ma non è questa la sede giusta!”
Lei usa molta distensione tra un esercizio e l’altro. Ci spieghi brevemente l’importanza dello stretching per il cavallo agonista?
“Avviene stretching quando il cavallo porta la nuca bassa e comincia a liberare i muscoli della schiena, in questo modo può  usare liberamente la schiena. Uso molta distensione perché serve non solo al corpo ma anche alla mente e questo ci garantisce di avere  un happy horse che alla fine diventa un happy atlete”
Sa come prosegue il ciclo di stages in Italia?
“ So che saremo in Italia alla fine di febbraio, ancora un lunedì e martedì, non so dove né quando esattamente. Tutti gli altri dettagli in materia li conosce Roberto Arioldi”.


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