mercoledì 10 febbraio 2016

“LAVORARE COME UNA SOLA NAZIONE”

"La cosa davvero più importante è che ci sia piacere nel lavorare insieme, arrivando ad un punto in cui si concretizzi  davvero un buon dialogo sull’equitazione in primo luogo e poi sul salto ostacoli”
Photo courtesy Henk Nooren by Lisa Nooren facebook page


Abbiamo contattato in Belgio, Henk Nooren, all’indomani della notizia della sua nomina a CT della Nazionale Italiana di salto ostacoli. Ecco cosa ci ha detto:
Intervista e traduzione dall’inglese  a cura di GIULIA IANNONE

Due anni fa, lei disse” Dopo la squadra francese, smetto di allenare squadre nazionali. Lavorerò solo con cavalieri individualmente e con mia figlia, Lisa”! Scusi, cosa possiamo dire adesso che la vediamo alla guida della squadra italiana di salto ad ostacoli per il 2016?
Bene, possiamo dire che ognuno di noi spesso prende decisioni troppo in fretta! Io sono uno Chef de equipe, in questo momento cercherò di aiutare il Team italiano. L’accordo è temporaneo ed è solo per quest’anno. Esso consiste solamente nel tenere  sei clinics in Italia;  lavorare un po’  con alcuni cavalieri che si trovano qui in Nord  Europa,  fuori d’Italia;  e poi aiutare accompagnando in tre Concorsi di Nations Cup. Questo non è realmente un lavoro  full time come Chef de equipe! “
Ci racconta un po’ ciò che pensa   in merito al  salto ostacoli italiano ?
Sicuramente, come in altri paesi, c’è un buon gruppo di cavalieri talentuosi, forse il gruppo composto di cavalli di alto livello in questo momento non è molto nutrito. Sono pochi. L’anno scorso hanno avuto  meravigliosi risultati  nelle Nations Cup, hanno avuto anche buoni risultati a livello individuale, ma al momento non posso dire di più in merito. Quello che affermo è sotto gli occhi di tutti, ognuno lo può osservare da solo. Diciamo che niente di grandioso e nulla di realmente pessimo, ci troviamo a descrivere  una situazione di mezzo!”
L’Italia non ha una squadra qualificata per i Giochi Olimpici di Rio 2016, forse un solo cavaliere a titolo individuale – credo Emanuele Gaudiano. Cosa ne pensa di questa assenza da Rio 2016?
“E’ davvero un peccato, però bisogna anche considerare che non si tratta dell’unica nazione a non partecipare all’evento olimpico. Più nazioni in Europa, che possiamo definire grandi paesi equestri, non saranno presenti in Brasile. È sempre un vero peccato, è triste, sarebbe sicuramente meglio avere molti team a rappresentare il proprio paese in questa circostanza sportiva di grande prestigio, ma la realtà va accettata per il momento”
"Credo che in Italia il problema non sia tanto il coach ma lavorare come una sola nazione..."
Photo courtesy Henk Nooren by Lisa Nooren facebook page

Lei è stato in Italia come Chef de equipe dal 1992 al 1996. Cosa ricorda di quel momento e di quella esperienza come coach?
“Ricordo chiaramente  che i primi tre anni si è lavorato molto bene tutti insieme. Anche durante l’ultimo anno lavorare con i cavalieri in vista  delle Olimpiadi di Atlanta è stato bello. All’improvviso, quello che mi ha stordito di quell’ultimo anno è stata la troppa pressione di andare o non andare alle Olimpiadi con la squadra. Ad un certo punto l’intera nazione aveva questa grande paura o aspettativa. Tutti sapevano, nonni, bisnonni, bambini piccoli, sapevano forse  meglio di noi cosa sarebbe accaduto della squadra. E’ stato un po’ come l’acqua che scorre via dalle nostre mani: la situazione ci è scappata di mano! L’ultimo anno è stato davvero difficile per me, non tanto per la qualifica olimpica, ma proprio per l’atmosfera che si respirava.”
E’ vero che lei sta già lavorando fuori dell’Italia con alcuni cavalieri azzurri? Se si chi sono?
“ Premetto che io lavoro ed ho lavorato  con moltissimi cavalieri di alto livello. Ho iniziato  prima di tutto in Olanda, poi Svezia, Italia, Francia.. Con Piergiorgio Bucci non ho mai lavorato, inizierò martedì 19 gennaio! Con Lorenzo De Luca ho già lavorato, ma  in passato per alcuni  anni. “
Lei ha avuto modo di “adocchiare” a qualche concorso internazionale, qualche giovane cavaliere italiano che l’ha colpita per il suo modo di montare?
“Per uno come me, quando vai ad un Concorso internazionale ti capita di vedere moltissimi cavalieri. In questo momento non è davvero possibile nominarli con precisione perché non li conosco abbastanza bene e non li ho seguiti in maniera molto intensa!”
Quale è la sua attuale opinione in merito ai binomi italiani, con particolare attenzione ai cavalli. Noi italiani abbiamo più bisogno di buoni cavalli o buoni coaches?
“In genere, vorrei dire che bisogna cercare di trovare molti più cavalli con i quali competere ad alto livello. Non sono tentato di dire che voi avete bisogno di migliori coach, perché negli ultimi anni voi ne avete avuto uno magnifico che è Hans Horn! Io credo che il problema non sia tanto il coach ma sia LAVORARE COME UNA SOLA NAZIONE, con lo sguardo rivolto verso la stessa direzione, avendo una base  comune, una maniera comune di montare a cavallo. Con questo sentimento comune, coaches, cavalieri e trainers parlano più o meno, lo stesso linguaggio. Ci può essere una leggera oscillazione verso destra o verso sinistra, ma come accade in Olanda o Germania, la gente parla bene o male un gergo comune e questo accade da così tanto tempo! Quando tutti si comportano in questo modo anche la fase dell’apprendimento è più facile, ed è così che l’equitazione di una nazione migliora. Ma prima di tutto posso dire che l’Italia necessità di più cavalli qualitativi per puntare ai vertici di questo sport”
Bene, il problema sono i cavalli! E dove possiamo trovare questi cavalli “high level”?
“Come fanno tutti gli altri! Bisogna andare in giro, cercare, guardare, trovare. Saltare sulla macchina ed investire del tempo per questa ricerca di soggetti. E’ un lavoro molto intenso, attenzione, cercare il cavallo giusto di cui si ha bisogno non è mica facile! “
Lei cosa ne pensa del cavallo sportivo italiano?
“ Si, ce ne  sono alcuni. Certo. Però ci sono paesi di maggiore tradizione per l’allevamento, pensiamo al  Belgio, Olanda ed Francia in cui la possibilità di trovare davvero un buon cavallo è più semplice rispetto all’Italia. Questo è sicuro”
Assodato che esiste un problema cavalli concreto, per l’Italia.  Però  il salto ad ostacoli italiano, adesso,  si è accaparrato il miglior coach  in circolazione e... cosa ci serve ancora per ambire a tornare ai vertici ? Un po’ di fortuna finalmente?
“ ( Henk Nooren interrompe la domanda,  perché scoppia a ridere quando gli dico che è il miglior coach in circolazione, ndr) Si sono molti gli  aspetti  da valutare , tutti ugualmente importati per puntare ai massimi livelli. Non ho veramente idea. Tra tutte queste componenti esiste anche il fattore fortuna, perché no! Trovare i cavalli giusti, i giusti e migliori  cavalieri al momento giusto ... è qualcosa che non posso e non si può prevedere fino in fondo.”
Il suo mandato come si apre nel 2016?
“ Si apre tenendo dei semplici clinics. Come abbiamo detto, Lorenzo De Luca è stato qui per alcuni anni, quindi è quello che conosce un po’ il lavoro ed il tipo di richieste. Da Bucci sarò martedì 19 gennaio per la prima volta. Quindi avremo un clinic in gennaio, due in febbraio, uno in marzo e così via in Italia, credo nell’area di Milano. Non so altro dalla Federazione: conosco il quando cronologico, ma non il dove!!!”
Ci può dare cortesemente notizie sulla carriera di sua figlia Lisa?
“ Adesso ha 18 anni e sembra che proceda bene la sua preparazione, ossia secondo i piani e la programmazione adeguata  alla sua età!”
In conclusione, c’è un messaggio che vorrebbe rivolgere espressamente ai nostri cavalieri azzurri?
( riesco a strappare la seconda risata!) No! Vorrei dire che ho la speranza di trascorrere dei bei momenti lavorando insieme a loro. La cosa davvero più importante è che ci sia piacere nel lavorare insieme, arrivando ad un punto in cui si concretizzi  davvero un buon dialogo sull’equitazione in primo luogo e poi sul salto ostacoli”






Nessun commento:

Posta un commento