lunedì 13 giugno 2016

“IL MOMENTO DELL’INNO E’ PIU’ TOCCANTE ALL’ESTERO”


Nato il 4 marzo 1999 , Luigi del Prete ha fatto parte della rappresentativa  di giovani cavalieri italiani che hanno ben figurato prima allo Csio giovanile di Lamprechtshausen in Austria poi a Wierden in Olanda.
"Il mio cavaliere di riferimento è Marcus Ehning però mi ispiro tanto anche a Christian Ahlmann"
Photo courtesy Luigi Del Prete facebook page

Abbiamo parlato col giovane allievo di Piero Coata  della sua vittoria in una categoria in Austria, della sua idea equestre, del suo coach, dei suoi progetti per il futuro.
Ecco  il suo breve commento in questa intervista
A cura di Giulia Iannone

La trasferta in Austria è culminata con la vittoria nella categoria 135 in sella a “Castello”. Possiamo raccontare nel dettaglio le difficoltà della gara, le peculiarità del percorso in relazione alle caratteristiche di questo cavallo che è un po’ esuberante dopo i salti?
“ Una gara già difficile il primo giorno, in notturna, una atmosfera impegnativa con tanta gente a seguire la competizione. Una categoria a tempo di velocità, c’era una linea triplice- verticale dove la maggior parte dei binomi toccavano. Un  verticale dopo la triplice, con quattro tempi di galoppo molto corti,  è stato un salto delicato anche per il mio cavallo, solo sono riuscito ad organizzarlo bene:  di solito lui, cavallo particolare, nel primo giorno dà sempre una prestazione migliore. Però comunque  una bella gara, l’intento non era proprio quello di tirare la gara ma  poi durante il percorso ho pensato meglio, ed ho ipotizzato di tentare di vincere piuttosto che fare solo zero!”
Lei ha detto che Castello ha un salto “particolare” e visivamente ce ne accorgiamo perché spesso scalcia in ricezione.  Ci descrive la sensazione di quello che avviene?
“Il cavallo è caratterizzato da un equilibrio difficile. La bocca è molto molto delicata. Quando vado a prendere la bocca per mettere ordine durante il percorso la prima reazione che si produce è quella di tirare giù l’equilibrio e calciare. Il  problema è legato all’ equilibrio particolare non al carattere particolare. Alla fine stiamo parlando di  un buon cavallo, è un problema tecnico, il cavaliere non può levarglielo del tutto. Può solo tentare attraverso il lavoro di migliorare qualcosa."
Può descrivere la sua emozione sul podio al momento della premiazione. Lei ha fatto risuonare l’inno italiano in terra d’Austria, cosa ha provato?
“Quando si vince una gara all’ estero e si difende il tricolore fuori casa,  il momento dell’inno risulta essere molto più toccante. Inoltre la soddisfazione risulta essere anche più grande a livello sportivo, perché il livello dei propri avversari è di maggiore spessore tecnico. All’ estero a livello equestre sono ancora avanti a noi, competere e vincere in questa occasione è sempre una soddisfazione in più.”
"Il momento dell'inno all'estero è molto più toccante. la soddisfazione è maggiore perchè
il livello dei propri avversari è di maggiore spessore tecnico"
 Il Podio in Austria 2016: Photo courtesy Luigi del Prete facebook page 

Per questa trasferta in Austria era partito un bel gruppo nutrito di binomi, proveniente dalla stessa scuderia. Può raccontarci anche la sensazione di vivere una gara – vinta a livello individuale- ma preparandosi ed allenandosi e condividendo il backstage  con il proprio gruppo: tecnico e compagni della stessa scuderia?
“Piero Coata è il mio tecnico, una persona di cavalli di grande consistenza culturale, mi aiuta giorno per giorno. E’ sempre bellissimo vivere concorsi di Coppa del Mondo insieme a lui. E’ un momento di crescita e di evoluzione intensa e condividere il tutto anche con i propri compagni della stessa scuderia, con cui già si scandiscono gli allenamenti a casa, contribuisce a dare motivazione, stimolo, la giusta carica di energia e concentrazione che riesce a supportare e far sentire a proprio agio anche nel momento decisivo della competizione”
Ci parli dei tre cavalli protagonisti di questa trasferta: Castello e Cheringo e la new entry Athina?
“Athina in realtà è la cavalla di mio fratello Matteo, ha avuto piacere a vederla saltare con un altro cavaliere! È stata acquistata per lui circa un mese fa: è stato Simone Coata ad adocchiarla e poi ci siamo resi conto che poteva essere una cavalla utile per  mio fratello per la sua crescita equestre. Parliamo invece degli altri cavalli: Castello è un cavallo che monto da un anno, mi ha regalato l’anno scorso delle belle soddisfazioni: ha fatto  netto a Lamprechtausen in Coppa del Mondo, 4 in Gran Premio in Germania. Insomma un soggetto che subito mi ha fatto fare delle gare grosse, rimarrà sempre nel mio cuore. E’ un cavallo molto particolare, bisogna saperlo gestire nel lavoro a casa,ma  ha una bella  mentalità positiva. Questo mi permette di fare delle gare di alto livello.  Era un cavallo di Christina Liebherr. Invece Cheringo Maris Z è un cavallo “strepitoso” auguro a tutti di poter montare un cavallo come lui. Viene da Stephex Stable e lo montava Eiken Sato nelle gare grosse. Sono riuscito a comprarlo perché ha una certa età! Stima il suo cavaliere, fa del suo meglio per gratificarlo. Lo monto da quando avevo 13 anni, lui mi ha fatto affrontare il mio primo Gran Premio. E’ un cavallo che ti fa vincere!”
Nel rapporto con il cavallo subentra il terzo elemento ossia il proprio istruttore. Da quanti anni lavora con Piero Coata e ci prova a fare l’identikit del suo tecnico di riferimento e del suo metodo di lavoro?
“E’ circa un anno e mezzo che monto con Piero Coata. Lo conoscevo già. Spesso  mi sono avvicinato alle gare per chiedergli alcuni consigli! Sono affascinato da lui come uomo di cavalli e grande tecnico, è davvero un punto di riferimento del mio quotidiano e devo dire che riesco ad avere un rapporto con lui, che non è affatto tanto silenzioso come tutti affermano! Mi trovo benissimo con i suoi silenzi, con la sua riservatezza ed il suo essere un istruttore molto molto esigente. Ci capiamo senza tante parole, bastano gli sguardi. Ho un bellissimo rapporto. Non servono tanti giri di parole per spiegare chi è Piero e come riesce a focalizzare un cavallo con un solo sguardo. Il metodo di lavoro? Molto semplice, segue un lavoro mirato e programmatico ritagliato per ogni cavallo. Tutto parte dal lavoro in piano. “
"Quando ho incontrato Piero Coata, il mio istruttore ,
Ho avuto una svolta tecnica "
Photo courtesy Luigi Del Prete facebook page

Qualche dettaglio in più sulla sua preparazione agonistica?
“ Dipende dalla gara che abbiamo in programma. Rimango da Piero qualche mese quando ho un concorso importante e lavoro con lui giorno per giorno. Il come ...dipende dalle esigenze del cavallo. quando invece i cavalli hanno un periodo di riposo, li porto nella scuderia vicino casa, ossia a Ninfa. Non lavoro in maniera troppo impegnativa in quel caso, ogni tanto viene lui.”
Segue degli stages di supporto tecnico rispetto alla preparazione di base, con Giorgio Nuti. In che maniera la aiuta questa ulteriore figura tecnica?
“Piero e Giorgio lavorano in grande sinergia e si trovano moltissimo su tutti i punti della didattica equestre. E’ lo stesso Piero a suggerire degli stages periodici con il tecnico lombardo. Anche lui è diventato molto importante nella mia preparazione e nel mio dialogo con i cavalli che monto in questo momento. Mi piace Giorgio Nuti perché spiega tutto in campo con grande dedizione, entusiasmo ed efficacia. Riesce in due giorni a risolvere tantissimi problemi ed è sempre interessante e significativo il suo contributo. Non è un tecnico che mette in difficoltà, il suo lavoro produce un cavallo sereno e collaborativo. Il lavoro di ogni giorno proposto da Piero è coordinato perfettamente con quello di Giorgio Nuti. Un ottimo momento di approfondimento periodico”
Lei va in effetti da poco tempo a cavallo, ed ha raggiunto in poco tempo le categorie più alte. Ma come è cominciata la sua storia equestre?
“Monto a cavallo da quando avevo 8 anni. ( adesso Luigi  ha 17 anni! Ndr) ho cominciato per scherzo: montavo solo la domenica.  Però l’ho sempre visto come uno sport complesso e questo mi incuriosiva, mi stimolava molto ad approfondire ed a voler sapere sempre di più. Inoltre il rapporto che si istaura con l’animale mi ha influenzato ed emozionato. Ho iniziato a montare a Latina con Pietro Busbani. A 12 anni ho preso il mio primo cavallo. Non pony, perché già da piccolo ero molto alto! Ho iniziato a fare i primi concorsi e da lì i primi stages con Giorgio Nuti, perché sono rientrato nel gruppo di cavalieri del Lazio cui il comitato regionale offriva un momento di crescita tecnica con un grande istruttore dell’equitazione italiana. Tutto è andato concatenandosi piano piano...”
E’ andato molto veloce dai 12 ai 16 anni. Come mai?
“ Penso di aver incontrato sul mio cammino tutti cavalli di buona indole e qualità che mi hanno aiutato a progredire serenamente e rapidamente.  Da loro poi i giusti incontri tecnici! Quando ho incontrato Piero Coata però ho avuto la svolta!”
Guardandola dall’ esterno, ci accorgiamo che lei ha scelto uno stile molto formale ed esteticamente molto curato. Chi l’ha ispirata?
“ Credo che provenga da una mia impostazione mentale: sono preciso e rigoroso di indole.  Mi piace molto montare bene, con cura del particolare e del dettaglio. Ora mi sto concentrando non tanto su fare zero a tutti i costi in percorso ma sul  montare bene. La correttezza e la pulizia di stile se diviene metodo ed abitudine, rappresenta una seria ipoteca sul domani : ossia sul risultato agonistico. Il mio cavaliere di riferimento è Marcus Ehning, però mi ispiro tanto anche a Christian Ahlmann”
Il cavallo da sogno che vorrebbe montare?
“ Glock’s London”
Cosa si aspetta dall’ equitazione nel suo futuro e cosa spera di fare in questo settore negli anni a venire?
“ Spero di proseguire la mia carriera a livello internazionale, ovviamente. Le ambizioni sono molte. Di sicuro questo sport non diventerà il mio lavoro. Ho il dovere di portare avanti l’azienda di famiglia, per onorare e rispettare il lavoro di mio padre e di mio nonno. Ho delle idee precise in mente , dovrò conciliare il mio lavoro con lo sport. Forse non dovendo guadagnare con il mio sport, ne preserverò l’idea pura e primaria!”
"Sarebbe bellissimo coronare quest'anno riuscendo a far parte della squadra del Campionato Europeo.
In caso contrario andremo avanti ..."
Photo courtesy Luigi Del Prete facebook page

C’è un ricordo speciale della sua giovane carriera equestre che ha voglia di condividere con noi?
“L’anno scorso il mio cavallo di punta, Cheringo, era incappato in un infortunio.  Montavo con Piero Coata da una settimana. Avrei dovuto saltare il test event di Arezzo. Il mio istruttore allora mi ha prestato una cavalla che montava Simone ( il figlio grande di Piero Coata, ndr) il mercoledì,  per andare poi  a fare il test event il venerdì. Mi è stata prestata una  cavalla calda, che non conoscevo...  ero intanto molto triste per il mio cavallo fuori dai giochi per un problema fisico, ma la domenica sono riuscito lo stesso a fare 0 in Gran Premio. Ricordo intensamente l’emozione grande di quel risultato nato nonostante tutto l’antefatto che ho  raccontato, grazie a quella cavalla, a Piero, Simone e Luca ( il secondo genito di casa Coata, ndr)! ”
Un dispiacere invece legato sempre alla prestazione agonistica?
“L’ultima gara di selezione prima degli Europei 2015: due settimane prima, competizione decisa all’ultimo momento. Venivo da delle buone performances riportate in Austria e Germania. Il cavallo Castello, aveva saltato Coppa delle Nazioni e Gran Premio, quindi risultava essere stanco. Aveva dato già tutto. Mentalmente e concretamente si pensava di essere agli Europei. Invece questo concorso affrontato due settimane prima degli Europei con un cavallo stanco e con un po’ di febbre, facemmo 3 errori agli ultimi 3 salti... Europei sfumati. Grande delusione, mi è caduto il mondo addosso. Oggi la vivo come una esperienza anche perché per fortuna sono giovane!”
Prossimi appuntamenti agonistici ed obiettivi per l’anno in corso?
“ Il Campionato d’Europa ed ottenere buoni risultati a livello internazionale. Certo sarebbe bellissimo poter far parte della squadra del Campionato Europeo ma in caso contrario faremo dei concorsi all’estero per andare avanti. “







venerdì 3 giugno 2016

IL GRAN PREMIO ROMA SI ADORNA DI “STARS AND STRIPES” CON MCLAIN WARD.


ALL’AMERICANO UNA “PIOGGIA” DI PREMI
Stars and stripes su Piazza di Siena
PHOTO DI GIULIA IANNONE

Emilio Bicocchi il miglior italiano in gara su Ares chiude  al decimo posto con 4/4
Occasione mancata dell’84ma Edizione di Piazza di Siena per commemorare il cavaliere appena scomparso Mario Maini.
A cura di Giulia Iannone

Il direttore di campo Uliano Vezzani ha dato non pochi grattacapi in ultima giornata ai 50 iscritti del GP Roma della Domenica.
Le trappole più lampanti  e prevedibili sono state – e si sono viste chiaramente durante la ricognizione del campo- a quel maledetto numero 4 – 5 : riviera spalle alla porta e un dritto a seguire, costruito con tre sole barriere bianche su fosso . Qui sono venute piantate, errori su errori, addirittura cadute inaspettate. Ma le difficoltà tecniche come delle botole a sorpresa si sono aperte all’improvviso per tutti in ogni dove. Avere un cavallo assolutamente perfetto, responsabile per se stesso, in equilibrio, ancora fresco fisicamente e mentalmente era la caratteristica principale per uscire dal dedalo di ostacoli che neanche sul grafico di percorso sembravano essere innocui. Quella doppia gabbia sotto la tribuna un altro grattacapo, alias il numero 13 enorme a fine percorso, nessuna concessione al relax fine percorso, ma una raccolta di energie iperbolica per affrontare l’ultimo scatto l’ultimo volo verso casa. Correggere la cadenza toccando la bocca del cavallo per rientrare si è rivelata una pessima strategia per molto grandi cavalieri, allontanare o avvicinare la battuta last minute, ha significato intrappolarsi ancora di più nella tela del ragno ordita da Mr. Chef de piste. 
Quella di Laura Kraut al primo giro è stata una esecuzione perfetta, tanto da far venire la pelle d'oca ad Uliano Vezzani!
PHOTO DI GIULIA IANNONE

Sembrava una ecatombe, fino a che semplice e facile facile, ci ha pensato l’americana Laura Kraut – e non ne avevamo dubbi!- su Zeremonie una 9 anni Holsteiner da Cero II che ha dimostrato agli astanti come si usciva indenni ed immacolati dal labirinto. Anche Uliano Vezzani è andato a complimentarsi con la compagna di Nick Skelton, indicando che quella esecuzione perfetta gli aveva fatto venire la pelle d’oca! Gli zeri precisi fioccano da parte dello svedese Peder Fredricson H&M All in,  replica pur nell’indecisione Mclain Ward su Azur che sembrava  aver messo ormai da giorni a Roma, una seria ipoteca sulla vittoria. Marcus Ehning su Cornado e Marco Kutscher su Van Gogh risolvono alla tedesca : con la potenza, con la carta della tecnica sofisticata, sottomissione , metodo. 
Giro d'onore finale per Mclain Ward su Azur
PHOTO DI GIULIA IANNONE

Gli italiani sbagliano e tanto: Filippo Bologni e Lorenzo De Luca cadono, Gianni Govoni ed Antonio fanno del loro meglio ma questa gara è arrivata troppo presto per loro, Filippo Moyersoen è eliminato e via discorrendo. Emilio Bicocchi ed il ritrovato Ares chiudono con 4 in 74.61 ed accedono al secondo giro. Per una posizione non rientra invece Natale Chiaudani su Almero 12 che hanno eseguito un giro bello, bellissimo. L’evergreen di 17 anni figlio di Asti Spumante è ancora felice e  brioso tra le mani sapienti del cavaliere di Tortona, un giro di grande raffinatezza e consapevolezza tecnica. Per quel 4 ha chiuso al 14mo posto che gli ha negato l’accesso alla seconda manche.
Al secondo giro partono prima le 4 penalità, poi Ehning con 1 penalità, poi i netti.
La seconda manche è stata caratterizzata dalla caduta terribile ed inaspettata di Marco Kutscher da Van Gogh. 
Marco Kutscher ha montato alla grande nel primo giro mostrando la perfetta
tecnica tedesca. Poi al secondo giro è entrato con Van Gogh per spingere nel barrage...
ma lo stallone ha deciso di avere una iniziativa rivelatasi fuori luogo
PHOTO DI GIULIA IANNONE

Sono entrati per spingere il barrage nel tentativo di vincere. Il tedesco ha rasentato la perfezione ancora una volta anche al secondo giro, se non fosse stato che Van Gogh ha deciso di prendere da solo una iniziativa: ha tolto un tempo di galoppo rispetto all’avvicinamento che aveva organizzato il suo cavaliere. Con questo errore sono caduti fragorosamente entrambe e Marco ha seriamente rischiato di essere schiacciato dallo stallone KWPN. Per fortuna nulla di questo è accaduto, per fortuna poco  dopo, con il fiato sospeso per le condizioni di salute del grande fuori classe allievo di Beerbaum,  avremmo saputo che Marco Kutscher ed il suo cavallo stavano  bene e che non avevano  riportato i gravi danni che si temevano. I doppi netti sono stati tre, quelli del podio del 2016: Mclain Ward su Azur  con il tempo di  40.45, Peder Fredricson su All in con il tempo di 42.05, Laura Kraut su Zeremonie con il tempo di 45.39. Quarto invece Marcus Ehning su Cornado che ha chiuso con 0/1 tempo 46.59 e quinto Kent Farringhton su Voyeur con 4/0 tempo di 40.78.
La grande classe, eleganza, efficace raffinatezza di Natale Chiaudani su Almero 12
che in 14ma posizione al termine del primo giro, non è rientrato nella seconda manche.
Onore sempre però alla sua tecnica interpretativa di questo cavallo !
PHOTO DI GIULIA IANNONE

L’americano Mclain Ward si è accaparrato in questa edizione una serie di premi accessori: avendo vinto anche il  Piccolo Gran Premio del sabato ,  ha conquistato in questa edizione il super premio di 50mila euro messo in palio dalla società MAG-JLTper l’eventuale vincitore di queste due prove;  il premio ‘Master fratelli d’Inzeo’, offerto dalla famiglia dei leggendari fratelli Piero e Raimondo d’Inzeo; l’altro  premio, riservato al miglior cavaliere del concorso,  titolato Intesa Sanpaolo, main sponsor del concorso.
“UNA EDIZIONE STILE GLOBAL: DOVE E’ FINITA PIAZZA DI SIENA?”
ma dove è finito lo stile di piazza di Siena? Sembrava di stare al Global Tour!
PHOTO DI GIULIA IANNONE

Il cronista televisivo che ha effettuato le dirette ufficiali di quest’anno, ha ricordato che  la pioggia è stata il vero grande assente dell’edizione 84 dello CSIO Capitolino. A suo dire l’agente atmosferico più affezionato all’ovale,  non avrebbe trovato posto da nessuna parte, per cui avrebbe rimandato la sua visita. A mio sentire non è stato così. La pioggia non ha riconosciuto il Concorso ippico di piazza di Siena, non ha riconosciuto l’ovale ridotto, ridimensionato e striminzito dai pannelli luminosi stile Global Tour, ha trovato tutte le tribune accalcate aderenti all’ovale di sabbia... ed è fuggita perplessa! C’ha ripensato ma ha trovato il fortino cartonato all’ingresso dell’ovale al cui piano superiore è stata alloggiata la giuria ed ha pensato di essere a Fort Apache, attaccata dagli Indiani. Ha pensato di fermarsi tra la tribuna stampa ... ma a furia di spostarla di anno in anno non è riuscita ad orientarsi. La tribuna stampa quest’anno è stata posizionata in una sede davvero infelice: stretta, lontana, pessimo il colpo d’occhio, accanto alla gente  sempre più sapiente e saccente che invece di stare in religioso silenzio durante lo svolgimento delle gare effettua una radio cronaca privata, purtroppo tutti insieme. Brusio assicurato! Oltre al bla bla bla senza ritegno, ognuno aveva portato da casa da mangiare nella borsa stile  Mary Poppins, dalla quale è uscito ogni bene di Dio alimentare, e matematicamente ecco riversato per terra ogni incartamento, lattina, bottiglia di plastica. 
Ci stiamo affacciando dalla tribuna stampa piena di cavi e materiale tecnico, fotografi ovunque a modi spider-man, in lontananza il fortino degli "indiani" alias location della giuria... guardate a terra!
PHOTO DI GIULIA IANNONE

Altro che differenziata, una discarica di maleducazione. Inutile parlare delle folate di odore di frittura provenienti dal villaggio alle spalle  della gente sull’erba autorizzata ad una Woodstock cittadina tutti spaparanzati sull’erba tra diversi camioncini per “street food” che hanno affollato creando un nuovo evento nella storica manifestazione dedicata all’equitazione.
Sagra, villaggio turistico, ex tempio sacro dell’equitazione.
Da una parte siamo stati più contenti perché la macchina organizzativa è stata più snella e veloce e leggera rispetto all’anno scorso, quando c’è stato da spostare tutti quei fiori in continuazione, ma forse quest’anno c’è da rivedere un po’ la cosa e ritrovare il vero volto di Piazza di Siena. Non è il global, non possiamo ipotizzare di rivivere la Roma dei tempi d’oro, della dolce vita Felliniana, ma magari iniziamo a levare Woodstock, l’effetto concertino, gli odori di frittura ed i cartocci stile Fish and Chips dei Docklands londinesi!
Tribuna stampa al termine della Coppa delle Nazioni...
Sta per cominciare il giro d'onore.
Bel colpo d'occhio per i cavalieri, vero?
PHOTO DI GIULIA IANNONE

Insegniamo alla gente, in questo caso tutta, che non si svuotano le tribune in occasione del giro d’onore dei premiati. Sono anni che lo scrivo, lo ripeto, lo sottolineo, ma non c’è niente da fare. I giri d’onore quando i cavalieri internazionali arrivano in Italia durano pochissimo: non c’è nessuno a battere le mani, nessuno ad assistere. Meglio dare riposo e sollievo al cavallo portandolo finalmente in box.
No signori, qui il vero assente è stato lo stile, il ricordo, la gratitudine per il passato.
 I pini della storica Piazza avevano le chiome tristi ed affrante.
 Loro che sanno ed hanno conosciuto la gloria dei tempi che furono. Sono loro ad avermi confidato che è mancato il ricordo ed il tributo per un loro cavaliere amico, scomparso questo 4 gennaio 2016 all’età di 89 anni. Il vero grande assente è stato il Tributo al Cavaliere Mario Maini legato a filo doppio con lo storico evento romano. Sarebbe stato doveroso e naturale omaggiarlo, commemorarlo accanto ai grandi cavalieri che hanno fatto la storia della nostra equitazione italiana. Accanto ai F.lli D’Inzeo, a Graziano Mancinelli, a Fausto Puccini, a Bruno Scolari, c’è anche Lui. Gli si sarebbe potuto benissimo dedicare il Premio di Stile, lui che su tutti i campi del Mondo ha tenuto alto lo stile “venuto dal futuro” di una monta seduta purissima.
Una immagine tratta dall'epoca d'oro di Piazza di Siena: siamo con MARIO MAINI.
l'84ma edizione dello CSIO ha mancato un appuntamento doveroso : un tributo al grande cavaliere romano.
Crediamo che sarebbe perfetto intitolare a suo nome il Premio di Stile.
PHOTO GENTILMENTE CONCESSA DA MARIA LUISA DE LEONI

Invece l’esilio, per lui il regno del silenzio e delle Ombre, destinato a non avere alcun ricordo ufficiale. Ostracizzato in vita per il suo carattere, ostracizzato in morte per il medesimo motivo. “ Avrò tutto mancato anche la morte? Ecco il destino mio, meritar l’oblio?” recitando il monologo finale del Cyrano De Bergerac, e concludo proprio con alcuni estratti delle parole del poeta francese Rostand “ Voi mi strappate tutto, il lauro e la rosa! Strappate pur! Malgrado vostro, c’è qualcosa ch’io porto meco (...) senza piega né macchia , a Dio, vostro malgrado. Ed è...Il pennacchio mio!” .
Una delle chiome della Piazza, una nuvola sul cielo cittadino sembravano mostrare domenica sera il vanto di chi è rimasto fuori, ma ha guardato tutto dal suo regno celeste. Ciao, Mario!