martedì 18 ottobre 2016

“ANCORA NON CI CREDO, PENSAVO FOSSE UN SOGNO” ALBERTO ZORZI DOPO OSLO


Il Commento post gara del cavaliere veneto  Alberto Zorzi
A cura di Giulia Iannone
"Pensavo fosse un sogno" ha dichiarato Alberto Zorzi
Photo Courtesy longines.com


Abbiamo contattato ieri sera Alberto Zorzi, disturbandolo all’ora di cena, per farci raccontare brevemente le sue emozioni e sensazioni dopo la clamorosa vittoria avvenuta ad Oslo,  Longines Fei World Cup in sella a questa saura BWP di 11 anni “Fair Light van’t Heike con la quale ha instaurato una bella intesa vincente.  Ecco come ha commentato il sempre gentile e disponibile Alberto con grande spontaneità:

“ Ancora non ci credo! Pensavo fosse un sogno durante la premiazione ad Oslo. Poi ho capito di essere arrivato al primo posto. Allora mi sono detto tra me e me un sogno che si realizza!  Era la prima volta che saltavo un Gran Premio di Coppa del Mondo , era il mio primo Gran Premio ed ero primo a partire! Al primo giro la cavalla figlia di Vigo d’Arsouilles ha saltato benissimo. Ha fatto zero e son venute tutte le distanze e tutte le linee così come avevamo concordato durante la ricognizione con Jan Tops. Sono rimasto anche nel tempo per fortuna. Nel secondo giro, prima del barrage al quale ci eravamo qualificati in 20, e sarei stato ancora primo a partire Jan mi ha detto che bisognava provarci a tutti i costi perché 20 in jump off sono tanti e per fare la differenza bisognava osare. Al massimo avremmo fatto un errore ...e via! Ci ho provato e quando sono  uscito Jan mi ha detto: TODAY IN THE BEST THREE! Oggi sei tra i primi tre, perché lui con il suo occhio e la sua esperienza aveva già capito che ero andato forte, eppure io non credevo di aver spinto tanto il piede sull’acceleratore. Piano Piano vedevo che quella girata per l’oxer risultava un po’ difficile,  agli altri veniva un po’ male e si susseguivano gli errori proprio lì ...fino ad arrivare agli ultimi. E’ stato allora che ho capito che Jan Tops aveva ragione mancavano due alla fine , quindi ero tra i primi tre! Poi... invece abbiamo vinto! Per fortuna anche Marcus Ehning non è riuscito a prendermi! “ su questa saura belga che monta ormai da alcuni concorsi, Alberto ha dichiarato “ è stata una bella soddisfazione.” 
Photo courtesy Longines.com

Soprattutto ricordando chiaramente che alcune settimane fa il nostro cavaliere di talento è incappato in un brutto incidente a cavallo “mi sono fatto male tre settimane fa . Sono stato fermo dieci giorni. I punti in bocca sono andati via quasi tutti. Ho solo un strana sensazione sul viso e sul mento, tipo di anestesia, perché ho tagliato i nervi ed i muscoli e ci vorranno due o tre mesi forse anche di più per ricostruirsi.  Ho montato in vista di Oslo una sola settimana. Voglio dire con grande gioia e gratificazione che ho sentito la cavalla proprio bene al primo giro. Grazie a questa sensazione che mi ha trasmesso questa saura molto performante ho capito che potevo osare e prendere ogni rischio per sfidare il cronometro in jump off. E ci siamo riusciti!”. A seguito di questo meraviglioso trionfo, il pubblico di sostenitori ed estimatori sul web hanno richiesto a gran voce la partecipazione alla tappa di Verona del nostro azzurro prestato all’Olanda, prontamente Alberto ha esclamato “per il momento non sono stato selezionato. Ringrazio vivamente tutti coloro i quali mi stanno esprimendo tutto il loro appoggio ed ammirazione. Speriamo che mi convochino! Posso solo far sapere che sono pronto e potrei subito scendere in campo a Verona! Oggi grazie alla grande opportunità lavorativa che ho qui in Olanda e gli ottimi cavalli messi a disposizione da Jan Tops ho la possibilità di esprimermi a fondo. Credo che in Italia mi conoscevano già tante persone, ma non avevo ancora potuto mostrare a pieno quello che desideravo! Facevo quello che potevo.”
In attesa di capire se Alberto Zorzi gareggerà a Verona, abbiamo saputo da lui che “Adesso prenderò parte ad un concorso internazionale in Belgio , poi vado alla finale di Global Champions Tour a DOHA che è in calendario la settimana prima di Verona. E quella settimana ce l’ho vuota, quindi se dovessero chiamarmi sono pronto. Non diciamo niente!”. Noi invece aggiungiamo “ AD MAIORA, Alberto!”

lunedì 17 ottobre 2016

”LA SCOMPARSA DI ALBINO GARBARI: IL RICORDO DI FRANCESCO GIRARDI

MEMORIES
Albino Garbari alle olimpiadi di Los Angeles 1984
Photo Courtesy Geremia TOIA


“I PRATONI DEL VIVARO SONO LA VERA CASA ED IL MONUMENTO IMMORTALE DEL SUO ESISTERE. 
 FACENDO VIVERE I LUOGHI OMAGGEREMO IL CARO ALBINO”.
 ECCO COME FAREMO A PORTARLO CON NOI NEL FUTURO!
A cura di Giulia Iannone

Abbiamo dato ormai l’ultimo saluto terreno al nostro amico Albino, con una bellissima cerimonia funebre tenuta nel maneggio coperto dell’ex centro federale, al cospetto di una sala gremita di gente, commossa, addolorata, molto emozionata. Tra loro i giovani dell’ultimo raduno Junior e Young Riders tenutosi in settembre ai Pratoni, è là che molti ragazzi  hanno conosciuto l’ultimo testimone di quel grande progetto tecnico e culturale che è la fucina  del completo italiano. Abbiamo chiesto a Francesco Girardi di darci il suo contributo nella prospettiva di donare ad Albino Garbari un futuro in termini di ricordo pregnante per il nostro domani culturale della nostra storia equestre.
Ecco cosa ci ha detto il cavaliere olimpico di Seul e Barcellona:
“ E’ difficile descrivere a parole Albino Garbari.
Se n’è andato in punta di piedi, così come è vissuto.  
Mi  rendo conto, oggi ancor di più,  di quanto sia stato importante nella mia vita e non solo a livello equestre.  I ricordi tornano vivi e si colorano ad uno ad uno in queste ore. Il Caro Albino è stato parte dei miei esordi professionali e tangibilmente della mia giovinezza.  Tutta  la mia famiglia è legata solidamente a questo uomo speciale.
Ho conosciuto Albino Garbari nella metà degli anni ’80.
 Il Marchese Fabio Mangilli mi aveva chiamato come cavaliere federale. Questi sono gli anni di massimo splendore  dei Pratoni. Il Centro Federale ospitava sia  il gruppo del completo che del concorso ippico. Giusto per citare qualcuno, il team era composto da Gianni Govoni, Atzeri, Gigli, Palmizi che lavoravano con Raimondo D’Inzeo, poi c’erano i cavalieri del completo , seguiti dal  Marchese ed era composto da Bartolo Ambrosione , Sandro Fiorani. . .   Quando io sono arrivato era ancora vivo Fabio Mangilli ma sarebbe scomparso di lì ad un anno.
 Andavo  a scuola a Roma ed il pomeriggio prendevo la macchina ed andavo ai Pratoni del Vivaro. Ad aspettarmi al CEF c’era il Marchese Mangilli ed Albino. Da lì è nato un legame intenso e profondo, perché la mattina lavoravano gli altri cavalieri federali, invece il pomeriggio c’eravamo solo io lui ed il “Marchese” sopra la collina. Io ero arrivato al Centro Federale con varie prospettive invece poi mi sono dovuto rimettere in gioco ed in discussione.  Tutta  la conoscenza del cavallo vera e propria, la cura e gestione del cavallo in scuderia, in gara in allenamento, la devo senza esagerazioni  ad Albino. Si arrabbiava su tutto... ma aveva sempre ragione lui!
Ricordiamoci che alla morte del Marchese, quando alcuni cavalieri federali erano usciti di scena, noi rimanemmo  da soli con Albino. Ed a questa fase risale la venuta ad esempio di Fabio Magni ed Andrea Verdina.  
Per la cronaca Albino ha avuto nella sua vita solo due allieve : Teodolinda-  sua  moglie come tutti sanno -  e mia moglie Lalla e insegnava loro  in maniera gratuita.  Quanta differenza di stile e generosità rispetto alle persone di oggi!
Gli ho  fatto fare parecchi chilometri per inseguirmi, all’epoca in cui  ero cavaliere federale al Cef , perché stava nascendo un sentimento con la mia attuale moglie Lalla.   Spesso  coglievo  occasione per allontanarmi  da occhi indiscreti, andando a passeggio con Lalla a cavallo  tra le colline dei Pratoni! Questa cosa faceva impazzire Albino il quale in sella alla sua vespetta bianca ci veniva a cercare nel territorio sconfinato dei Pratoni che però lui conosceva benissimo! Ci ricordiamo io e Lalla questa simpatica situazione, nella quale Albino non riusciva poi a trovarci  regolarmente!!!
Quante cose ha vissuto il Grande Albino, in quante vicende anche umane si trova mescolato con la discrezione e l’eleganza di un Signore di altri tempi.
Potrei raccontare cento e più frammenti di vita vissuta con Albino Garbari, ma la morale, l’essenza è quanto ci ha trasmesso questa figura significativa : la cultura equestre, la sensibilità e l’esempio dell’uomo vero di cavalli, sempre con un aspetto burbero, distaccato, ma che ci dava tutto di sé. 
 Per noi Lui era l’emblema dello sport e dei Pratoni.
Albino e Francesco Finocchiaro
Photo Courtesy Stefania Rizzardo Argenton

Albino non era un tecnico, era il factotum , l’uomo che sussurrava ai cavalli ed inoltre un grandissimo costruttore di percorsi, sempre in linea con il concetto di equitazione naturale. Lo ritroviamo perfettamente allievo del metodo mangilliano e quindi caprilliano quando costruisce i salti di campagna:  i suoi sono stati dei percorsi di cross molto sicuri, vicini alla natura, vicini al sistema equestre naturale. Nel tempo anche questo stile di costruzione si sta perdendo ecco perché molto spesso i cross di oggi diventano pericolosi per i cavalli. Ma ad un certo punto ad Albino Garbari è mancato il centro per eccellenza dove esercitare ed esprimere la propria sintesi della cultura che aveva respirato e vissuto al CEF essendo venuto meno il comprensorio dei Pratoni. Il suo messaggio di una certa epoca di equitazione italiana era disseminato ovunque ai Pratoni del Vivaro, anche sottoforma di salti di campagna.
Del meraviglioso gruppo originario di professionisti che hanno “fondato” i Pratoni oggi sono scomparsi quasi tutti: Fabio Mangilli, Salvatore  Germano, Il Dott. Menichetti, Albino Garbari. Resta solo in vita Gianni Nicolè che però era addetto al gruppo del concorso ippico. Ricordiamo che Albino insieme a Nicolè, si era trasferito da Padova alla fine degli anni ’50 per andare a costituire questo fantastico Team che aveva nel Marchese Mangilli una magnifica guida tecnica, ma non solo. Testimoni di quella formazione ce ne sono parecchi in giro, credo che il più rappresentativo sia Mauro Checcoli. Credo che lui sia l’erede e depositario della tecnica e cultura severa precisa rigorosa e preziosissima del marchese Mangilli che affonda le sue radici nel metodo naturale di Caprilli. Scomparse  ad uno ad uno queste personalità illustri illuminate e geniali instancabilmente dedite alla loro opera corriamo il rischio di perdere il sapere ed il bagaglio culturale che essi avevano messo a disposizione di tutti all’interno di questa meravigliosa “Scuola” che erano e devono essere i Pratoni del Vivaro. I luoghi sono fatti di persone, di sognatori sapienti , Maestri, Uomini di cavalli, Cavalieri, espressioni di un' era, di un sapere di un metodo che nell’oro olimpico di Tokyo 1964 ha avuto il suo  culmine massimo. Con Albino se ne va l’ultimo testimone di questa  splendida equitazione, senza invidia, gelosia, cattiveria, interesse. Abbiamo tanta paura di restare con la parte amara e deteriore di questo ambiente  che sempre più tocchiamo con mano in questi anni. Un vero erede di Albino Garbari non esiste! Sono stati suoi discepoli ad esempio Francesco Finocchiaro e Giuseppe Della Chiesa, ovviamente poi ognuno ha preso la sua strada ed ha dato un taglio peculiare alla propria identità. Albino era unico!

 E’ una figura  irripetibile insostituibile. Albino però nella sua unicità rimarrà in essere se rimarranno in vita i Pratoni del Vivaro.. Il magnifico tempio del completo italiano che ci ha invidiato tutto il mondo non è un semplice luogo, è una entità morale, spirituale, culturale che trasuda da ogni parte la storia dell’equitazione italiana, e ci parla di cavalieri e figure che tanto hanno fatto per la nostra equitazione. Io sono testimone ed erede di una epoca meravigliosa dal punto di vista equestre, di un “piccolo mondo” ove in un solo luogo, erano racchiuse le tre discipline equestri in una espressione di continuità e dialogo osmotico: a me bastava girarmi e vedevo lavorare Raimondo D’Inzeo da una parte e dall’altra il Marchese Mangilli, palestra di idee di motivazioni di strumenti didattici. Non posso ammettere che le generazioni future interessate agli sport equestri debbano perdere in un istante, con un colpo di spugna, tutte le meravigliose pagine di sport e di insegnamento equestre che sono state scritte ai Pratoni.
"Sono i Pratoni la vera casa di Albino ed il monumento perenne del suo esistere"
Così ha detto con forza mista a commozione Francesco Girardi che conobbe Garbari nella metà degli anni '80
PHOTO DI GIULIA IANNONE

 Il solo modo per omaggiare e dare un tributo perenne che resiste allo scorrere del tempo è mantenere in piedi, dando nuova linfa, il  Centro Federale. Sono convinto che non si dovrebbe chiamare solo Centro Equestre Ranien di Campello, bisognerebbe trovare una dicitura che renda onore e memoria imperitura a tutti loro, Albino Garbari compreso. Nel mio piccolo combatterò per non far morire quella casa e quello scrigno di valori ed insegnamenti. In fondo, quella  è la vera  casa di Albino ed il monumento perenne del suo esistere. La cultura la respiri camminando ai Pratoni e nessuno potrà defraudarla, saccheggiarla o strapparla come è stato fatto negli ultimi tempi. Albino ha seguito formalmente la sorte dei Pratoni del Vivaro : erano e sono  sostanzialmente la stessa cosa e mentre sbiadiva sfumava veniva abbandonato al degrado all’incuria l’uno, appassiva si rattristava e soffriva in silenzio l’altro. Molte sono le persone che sono state vicine ad Albino, gli amici veri, gli ammiratori, gli estimatori, una moglie amorevolissima, figure come Mauro Checcoli e Roberto Rotatori che è stato commovente e  lo ha voluto sempre al suo fianco nell’incarico di CT ed era affascinato dall’uomo così come dai Pratoni.  Credo  che la proiezione del ricordo di Albino nel futuro tanto dipenda dalle sorti dei Pratoni del Vivaro. Albino Garbari è lì, per sempre, e dipende molto ora  da noi  e dal nostro coraggio, dalla nostra autorevolezza nel combattere fino in fondo per questo posto in onore di Albino Garbari e di tutto il magnifico gruppo di fondatori dello storico Centro Equestre Federale che aspettano, tra le nebbie dell’incuria dell’indifferenza e dell’abbandono, di parlare con voce sapiente a tutte le nuove generazioni di allievi che varcheranno di nuovo la soglia di quell’impianto”!

venerdì 14 ottobre 2016

LA SCOMPARSA DI ALBINO GARBARI: IL COMMOSSO RICORDO DI MICHELE BETTI

MEMORIES

 “HO TANTA PAURA CHE VENGA DIMENTICATO: DEVE ANDARE SUI LIBRI DI STORIA DELL’EQUITAZIONE ACCANTO AI GRANDI MAESTRI E DEVE ESSERE MATERIA DI INSEGNAMENTO AI CORSI DI FORMAZIONE." 
Michele Betti insieme ,tra gli altri che riconosciamo sicuramente nella foto, ad Albino Garbari
lo scorso settembre davanti alla villetta...
Photo courtesy Michele Betti

a cura di Giulia Iannone

“ Albino è il completo italiano nella sua essenza ed è colui che ha insegnato ad una intera generazione di allievi che cosa è il completo. Ho letto tante testimonianze bellissime in questi giorni, mille immagini che realmente ritraggono il nostro amico Albino Garbari. Di una cosa sono certo : Albino Garbari insegnava ad amare i cavalli . Questa e´ una delle cose più importanti che mi ha insegnato questo grande uomo . Era indubbiamente l´ anima dei Pratoni, costruiva ostacoli fantastici, insegnava a mettere le fasce da manuale e percepivi chiaramente che tutto quello che faceva gli riusciva bene perché amava questi animali. L’ ho conosciuto nel 1973 avevo 14 anni , ero un bambino, dal 1977 al 2007 ho passato più tempo ai Pratoni che non a casa mia; ho vissuto più con Albino che con i miei parenti! Mi è stato vicino in occasione del primo ritiro Juniores , quando ho fatto il corso istruttori , quando sono diventato tecnico della FISE e anche a tutte le Olimpiadi. Insieme abbiamo vissuto momenti importanti ( quali Olimpiadi, Campionati di tutti i livelli ) ma soprattutto abbiamo trascorso tantissimo tempo insieme vivendo le realtà quotidiane. Ricordo che aveva un rapporto bellissimo con il Marchese Mangilli ,fatto di grande rispetto reciproco . Il Marchese Mangilli, nella sua immensa conoscenza e preparazione, si confrontava continuamente con Albino, parlava con lui perché la sua opinione era importante. Spesso ai Pratoni , li vedevi insieme, al pomeriggio , in scuderia ad osservare un determinato cavallo per vedere come si comportava nel box : per capire se era contento ,se stava bene ,se aveva una gamba avanti o indietro o se mangiava... li trovavi lì. I due non si dicevano una parola ma si guardavano. Questo vi da indizio di quanto fosse intimo e stretto il loro rapporto, il sodalizio equestre tra di loro. Questi grandi volti ed uomini di cavalli sono riusciti a fare grandi cose perché l’amore per il cavallo si esprime nel cercare di farli stare bene. Albino costruiva un salto di campagna, il percorso doveva essere bello fosse stato per il saggio delle scuole o per le Olimpiadi…… i percorsi erano selettivi e vinceva il migliore , ma MAI si faceva male un cavallo. Con i suoi percorsi dava risalto ai migliori, ma anche i meno preparati non correvano rischi inutili. Questa per me è una dote che ha avuto solo lui. La prima cosa che mi viene in mente da condividere in questo triste momento in cui perdiamo un amico, non è il ricordo migliore, perché ce ne sono tantissimi , ma mi piace ricordare degli episodi buffi! Il primo ritiro che feci nel 1974 ai Pratoni venni sgridato in maniera esemplare da Albino , perché la mia camera era in disordine! E Vi assicuro che non e´ stata la sola!!! Sono sopravvissuto a tante sgridate di Albino, che mi hanno aiutato a crescere e a formare il mio carattere . Ci tengo a dire che l’ho visto piangere due sole volte: Una volta quando era morto uno dei quattro cavalli della squadra di Tokyo 64 – non ricordo quale purtroppo- perché Albino si prendeva cura anche dei “cavalli vecchi” , li chiamavamo: le vecchie glorie... Questa è una immagine difficile da strappare dalla mia mente perché era un uomo duro forte esternamente. La seconda volta, qualche anno fa, quando cominciando a parlarmi dello sfascio dei Pratoni, mi descriveva come era ridotto quel fantastico centro, a quel punto gli sono venute le lacrime agli occhi , si e´ girato ed è andato via. Sono dei ricordi che mi emozionano ancor di più in questo momento. E’ stata una persona talmente fondamentale per l´equitazione italiana per tante generazioni che hanno avuto la fortuna di conoscerlo . Il suo ricordo per noi ci sarà sempre, quello non potrà mai andare via. Personalmente ci terrei tantissimo che ALBINO GARBARI ANDASSE SUI LIBRI DI STORIA: deve essere ricordato come sono stati ricordati i nostri grandi campioni dell’equitazione. La mia paura è che venga dimenticato dalle nuove generazioni e sarebbe un gran peccato . E’ quindi nostro compito, nostra missione quella di mantenere viva la figura di Albino ai nuovi istruttori ed allievi. Della sua vita personale so poco pochissimo. 
Per noi tutti lui era i Pratoni! 
"Il mondo di Albino, la sua vita, il suo essere erano i Pratoni!"
Il centro federale nello scatto di GIULIA IANNONE, novembre 2012

Lui viveva in una piccola stanza con un bagno, ha vissuto lì per 40 anni. Di origini istriane, montava a cavallo in Veneto con il suo compagno Gianni Nicolè, poi penso che dopo un corso istruttori nel 1958 fu chiamato dal Colonnello Bruni perché si cominciavano ad organizzare i Pratoni del Vivaro in vista delle Olimpiadi di Roma ’60. E lui si è trasferito. Da quel momento in avanti la sua vita è legata ai Pratoni. Non ha figli, è sposato da poco tempo con Teodolinda Rampolla di Napoli ed avevano un centro ippico loro a San Cesareo ove coltivavano la loro passione. Negli ultimi anni era stato un po’ messo da parte. Mi ricordo bene che nel programma federale non era previsto che Albino venisse alle Olimpiadi 2008 di Hong Kong. I cavalieri ed io che ero il tecnico, in quel momento, ci siamo imposti con determinazione : VOLEVAMO ASSOLUTAMENTE ALBINO CON NOI!!! Non ricordo con precisione ma sono quasi sicuro che ci siamo auto tassati per pagargli il biglietto e per trovargli un pass. Da questo si evince che c’è stato un momento in cui Albino non è stato valorizzato come doveva essere. Secondo me, farlo lavorare subordinatamente a certe persone nella direzione dei Pratoni del Vivaro , nel periodo di disfacimento totale, senza lasciargli alcuna voce in capitolo è stato un enorme sbaglio. L’ho rivisto ai Pratoni all’inizio di settembre in occasione del ritiro degli Junior e YoungRider . E´ venuto un giorno in cui c’era la prova di selezione, una gara vera e propria. Ci siamo visti, riabbracciati , era molto contento (ho anche una foto davanti alla villetta ) Abbiamo parlato molto e mi hanno colpito molto i 3 sentimenti che ho percepito in lui : Felicita´: era contento di vedere finalmente una rinascita dei Pratoni
 Speranza : per un futuro di consolidamento di questa rinascita
 Rabbia : una rabbia sofferente perché li avevano lasciati andare così.

E’ certo che la fine dei Pratoni ha inciso sulla sua interiorità...d’altronde il suo mondo la sua vita il suo essere erano i Pratoni. Concludo dicendo che sono certo che Albino, anche se non potremo vederlo sara´sempre con noi ed i nostri cavalli , vicino a tutti noi , perché´ e´ il nostro angelo custode . Un abbraccio alla cara Teodolinda.”

giovedì 13 ottobre 2016

IL RICORDO DI ANDREA VERDINA

MEMORIES
LA SCOMPARSA DI ALBINO GARBARI”

a cura di Giulia Iannone
Photo courtesy Andrea Verdina
"E' stato un padre un maestro di vita uomo buono  e disponibile"


Abbiamo contattato Andrea Verdina che da alcuni anni vive e lavora in Inghilterra.
Ecco il suo ricordo personale sullo storico volto dei Pratoni del Vivaro classe 1934:

“Non posso nascondere che Albino incuteva un certo timore in noi ragazzini!
  Il timore giusto, reverenziale,  quello che ti insegnava a comportarti bene e a rispettare i cavalli e la vita intorno a loro.
Ricordo che quando ero cavaliere federale, per un anno  c’è stato  un "vuoto" tecnico e si lavoravano i cavalli con lui  (eravamo io, Fabietto – Fabio Magni-  e Francesco – Girardi- ). Ho imparato moltissimo in quel periodo con lui perché nonostante fosse una guida ci dava anche la responsabilità di "sentire" i cavalli ed era aperto e disponibile ad ascoltarci.
 È stato un padre, un maestro di vita, serbo forte nella mia mente  le innumerevoli cene alle Fraschette o da Pia in inverno, le sfrecciate con la R4 e come guidava sempre sul ciglio della strada!
Quando si inquietava con fervore   ma anche la sua immensa bontà d’animo e la sua spontanea disponibilità ad aiutare sempre  tutti.
Lo rimpiangeranno soprattutto i SUOI cavalli e i SUOI Pratoni!!!
 E' stato unico e sono certo che tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo porteranno per sempre nel cuore un suo insegnamento particolare.

RIP grande uomo”

LA SCOMPARSA DI ALBINO GARBARI...NELLE PAROLE DI ROBERTO ROTATORIPhoto courtesy

“MEMORIES”
Photo Courtesy Roberto Rotatori
"Albino un giorno mi ha donato e fatto omaggio della sua splendida amicizia"


a cura di Giulia Iannone
“IL CAVALIERE TEMPLARE CUSTODE DEL TEMPIO SACRO DEL COMPLETO ITALIANO”

NELLE PAROLE “CORAGGIOSE”  DI ROBERTO ROTATORI
Quando viene a mancare una persona a noi tanto cara, a noi vicina e molto amata, ci si consola spesso dicendo la frase retorica “ vivrà per sempre nel ricordo ed in quanti lo ricordano e lo ricorderanno.” Credo fermamente in questo concetto filosofico ed altamente ideale. Ma ad una condizione e con un avviso... il ricordo è un campo che va curato molto, non può essere abbandonato, va ravvivato, alimentato, rinvigorito, altrimenti diventa arido e secco e dopo scompare e si annulla per sempre. All’inizio è tutto facile, c’è l’entusiasmo del momento, ci si raccoglie tutti insieme, ognuno porta come cordoglio e consolazione il proprio spicchio di vissuto, la propria pagina di storia. Dopo la vita riprende, la ferita sia pur dolorosa si cicatrizza ed il tram tram quotidiano fagocita tutto ricostruendo nuovi legami, nuovi percorsi e la tela della vita che si è smagliata, si restringe.
No!  La smagliatura dell’assenza è una mancanza che sa di presenza e che deve essere vissuta in nome ed in memoria di chi ci ha preceduto e che abbiamo amato portandolo sempre e per sempre con noi.
Albino Garbari è stato sempre con noi, silenzioso, discreto, geniale, instancabile nel lavoro. Questo è il suo posto e questa la maniera con la quale dobbiamo portarlo sempre nel nostro cuore.
Roberto Rotatori al telefono, ha saputo dirmi con commozione e grande dolcezza quanto segue del suo amico...
“ Albino Garbari è una persona unica , difficile descriverla a parole, visto che il legame che ci univa, è quasi paragonabile a quello che mi legava a mio padre. Un uomo per bene, capace, bistrattato  in questi ultimi anni come spesso succede in Italia, molto più apprezzato  all’estero che considerato in Italia. L’ho conosciuto ai Pratoni ovviamente! Dove se no! Parlo dei primi anni ’90 ero lì in preparazione dei Campionati Italiani. Ai Pratoni in quegli anni non si poteva entrare e così avevo trovato la soluzione di sistemare il cavallo da Nicoletta Romagnoli. Ero andato a fare una trottata al CEF e ricordo benissimo questa macchina bianca che mi inseguiva a tutto gas e sono stato redarguito subito da Albino! Bene, questo è il primo ricordo che ho su di lui! Dopo però mi è stato sempre vicino, alle Olimpiadi, quando dovevo andare a fare una gara a Rocca di Papa, negli ultimi anni ero sempre a dormire a casa sua e di Teodolinda...mi ha aiutato tanto con gli Junior e Young rider, quando ero tecnico ed era il mio braccio destro. L’ho voluto con tutte le mie forze al mio fianco perché a mio modesto avviso Albino Garbari era la figura più rappresentativa del completo italiano e per me andava valorizzato e tenuto da conto al massimo possibile. Per me è inconcepibile come è stato trattato negli ultimi anni: cacciato fuori dai Pratoni da non so da chi sinceramente ... ma vi rendete conto? Secondo me negli ultimi anni ha sofferto molto interiormente, nella solitudine del suo essere, nel suo silenzio, nella riservatezza e delicatezza della sua signorilità. Non era solo però questo ci tengo a dirlo, era felicemente sposato, aveva tanti tantissimi amici, aveva una bellissima scuderia insieme alla amorevolissima Teodolinda.  Sono convinto che non mancheranno i messaggi di cordoglio provenienti da ogni parte del mondo. Albino è stato un costruttore di percorsi incomparabile: ha costruito i Mondiali, le Olimpiadi, una caterva di Campionati Europei ... e  soprattutto una figura equestre che  ha fatto crescere tutti noi con i suoi percorsi, il suo esserci, i suoi segreti che si è portato con sé di tutto quello che è passato per i Pratoni. Lui conosceva tutti i cavalli ha gestito al meglio durante 13 OLIMPIADI, tutte le squadre. Una  personalità del genere  doveva essere tenuta  in palmo di mano dalla Federazione, molto più apprezzato perché di valore ne ha tanto. Solo in Italia succedono delle cose del genere, ma scherziamo davvero?  Mi dà un lieve conforto sapere che se ne sia andato velocemente e soprattutto in un momento in cui i Pratoni stanno rinascendo e stanno riprendendo a vivere. Questo a lui ha dato una energia e la felicità la speranza che si meritava. Quando tornerò ai Pratoni lo sentirò vicino in ogni angolo, ogni albero, salto, collina, edificio, cespuglio, ogni parte della tenuta. Mi ricordo alle Olimpiadi – di Pechino- gli avevo fatto un sacco di foto e lui in ogni foto è come lontano da tutti i gruppetti di coloro che cercano di darsi un valore o un tono o una importanza che in realtà non hanno, lui invece nel suo angolino ha sempre fatto e detto la cosa giusta al contrario di tanti, insomma. Questo suo essere così schivo e riservato, in Italia, un paese di gente arrogante e presuntuosa non è stata una buona forma di pubblicità.
Albino DOVEVA RIMANERE AI PRATONI.
"Mi portava in giro a visitare i Pratoni in quegli angoli invisibili che conosceva solo lui"

 Ma prima ancora che il Centro federale chiudesse, era già stato allontanato , questa è una cosa che mi ha dato molto fastidio. Il degrado il saccheggio la violenta devastazione di quello storico centro è stata una ferita aperta nel suo cuore molto grande. Direi di più...l’abbandono di quello che per noi completisti era il nostro TEMPIO. Ringrazio veramente tanto tutti coloro che da un anno o direi due anni a questa parte ad esempio la Famiglia Cianfanelli tutta, Francesco Girardi, Massimo Ramirez, Fabio Fani Ciotti...insomma tutti quelli che hanno fatto in modo che i Pratoni riprendessero un po’ la dignità che meritavano. Parallelamente hanno dato un po’ ad Albino tanto di quello che gli hanno tolto, quindi li ringrazierò a vita! Mentre ripartiva il centro, si ricostruiva, si rimetteva a posto, Albino è stato sui luoghi molto spesso. Dopo tutto, chi più di lui avrebbe potuto?
Guardate credo che mi mancherà la sua umiltà la sua discrezione la sua semplicità, che poi è dei grandi. Ha sempre preferito e desiderato stare dietro le quinte, ma è stato lui che ha tenuto in piedi fino all’ultimo i Pratoni, per quanto ha potuto. Io sono stato tra gli ultimi in termini cronologici a conoscerlo, ci sono tante persone che sanno molto di più di me, ma la mia testimonianza ed il mio sentimento speciale verso Albino è composto di gratitudine ed affetto sincero perché lui un giorno con spontaneità ed empatia mi ha “donato” e fatto omaggio della sua “amicizia”. E questo non lo scorderò mai. Ai tempi del mio incarico di CT YR del completo, sapevo che averlo al mio fianco significava far filare tutte le cose al loro posto. Mi ricordo quando riuscimmo a riattivare la piscina ormai in stato di abbandono, ci siamo inventati  il modo per utilizzarla al minimo con l’acqua bassa ma comunque utile per l’idroterapia. Lui c’era sempre a tenere in ordine tutto a dare una sistemata ai salti...la cosa più bella è stata quando mi portava in giro per i Pratoni in angoli “invisibili” impensabili insperati e mi spiegava e raccontava tanti aneddoti : degli ostacoli che risalivano alle olimpiadi del 1960, me ne raccontava la costruzione. Non mi ha mai raccontato le cose degli altri, successe magari 40 anni prima a binomi a cavalli, non ha mai tradito la fiducia di nessuno. Era utilissimo, quando c’era un qualunque inconveniente su di un cavallo, con la sua esperienza riusciva a risolvere situazioni davvero particolari.  Aveva un occhio speciale  per i cavalli. Tu non lo vedevi ma era ovunque.”

E così sarà da oggi in poi il Caro silenzioso invisibile onnipresente Albino, noi non lo vedremo materialmente e concretamente ma sarà ovunque come era sempre stato, specie ai Pratoni, o in qualunque posto si disputerà una gara di concorso completo. 

mercoledì 12 ottobre 2016

LA VITTORIA “LUMINOSA” DI SIMONE COATA SU LUCE LUCE AD AREZZO

CLOSE UP
“EMOZIONI DAL PODIO”:
"Luce Luce nasce da Acorado II x Landgraf. L’allevatore è il proprietario, un veterinario toscano che si chiama Stefano Cavallini"

A cura di Giulia Iannone

Simone Coata ha vinto ad Arezzo la categoria degli 8 anni ed oltre su “Luce Luce”.
Ecco il commento del 30enne romano pochi giorni dopo la splendida vittoria, che gli ha consegnato  il lasciapassare per il prestigioso Concorso di Verona...

Ripercorriamo insieme le fasi salienti del Campionato italiano –categoria 8 ed oltre- che l’ha portata a raggiungere questo splendido oro in sella a Luce Luce. Ma lei, se l’aspettava?
“Sinceramente avevamo lavorato molto per questo campionato e programmato da un po’! Io e mio padre ci tenevamo molto, ma soprattutto il proprietario della cavalla aveva grandi aspettative. La Fise mi aveva chiesto di andare in Marocco ( per seguire il Royal Tour che dura circa 20 giorni, ndr) ma ho rinunciato in favore della finale. La gara tutto sommato è andata come desideravo! Il primo giorno ho fatto una gara normale per cercare di stare sotto i 4 punti di penalità ed alla fine ne avevo 3.50, il secondo giorno bisognava fare doppio netto per rimanere davanti perché il terzo giorno un errorino poteva scappare – infatti è scappato!- però il tutto è bastato per vincere!”
Da chi si guardava, tra gli altri colleghi presenti all’evento?
“Devo dire che ultimamente i cavalli italiani sono cresciuti molto. Il livello era molto alto. C’erano 26 cavalli alla partenza nella mia categoria però devo dire che almeno 15 erano dei cavalli piazzati sul metro e cinquanta. Ognuno di loro era un papabile vincitore”
Lei ha detto che c’è stata una lunga ed attenta preparazione per questo appuntamento. Allora ci dica come si è preparato? Anche la lezione “speciale” con Andrew Nicholson fa parte del planning?
Il cavaliere neozelandese è passato un giorno la scorsa settimana e mi ha dato dei consigli importanti sicuramente. Per quanto riguarda la cavalla, ho scelto dei campi durante l’anno che potessero farla crescere sia per quanto riguarda l’altezza da affrontare in percorso – non aveva mai fatto delle gare così alte prima- sia sotto l’aspetto del contorno: ad esempio il campo in erba, vedi Gijon che è un campo difficile dove l’ho portata in trasferta. Inoltre mio padre Piero mi ha dato un bell’aiuto la settimana prima del Campionato, l’ha montata un po’, mi ha spiegato un po’ alcune cose per la reazione alla gamba della cavalla che è un po’ “femmina” ogni tanto”
Può spiegare anche a noi questo passaggio più tecnico, ma molto interessante per un appassionato?
“ Luce è una cavalla che tende a passarti dietro, come si dice in gergo,  invece è necessario che sia sempre avanti alle gambe. In questi giorni quando mettevo le gambe aveva compreso la richiesta ed era veramente “avanti a me”
"la cavalla è molto rispettosa, cavalcabile e molto  volenterosa"
Allora presentiamo questa cavalla italiana, la campionessa 2016 della categoria 8 ed oltre. Linea di sangue, caratteristiche, pregi, difetti... adoperi tutti gli argomenti che lei reputa utili per raccontare questa grigia in ascesa sportiva!
“Luce Luce nasce da Acorado II x Landgraf. L’allevatore è il proprietario, un veterinario toscano che si chiama Stefano Cavallini. La cavalla mi è arrivata in scuderia all’inizio di quest’anno, era montata in precedenza da Filippo Moyersoen. Il proprietario aveva al tempo deciso di venderla. Tra l’altro , nel giro di poco tempo, ero riuscito a venderla. Però la cavalla aveva pochi risultati in ambito internazionale, l’avevo proposta ad un ragazzo in Arabia Saudita, alla fine non si sono fidati del soggetto proposto: piaceva ma non aveva abbastanza risultati a livello internazionale. Una settimana dopo, un amico del proprietario ha comprato la metà della quota e si è deciso di tenere Luce Luce! Ovviamente sono stato più che contento! Non so dire i difetti, le cavalle femmine che hanno qualità vanno interpretate con un attimo di pazienza in più! Bisogna trovare il modo in cui queste qualità vengano fuori e per il momento sembra che ci stiamo riuscendo. Speriamo che continui così. La cavalla è molto rispettosa, ha  una bella cavalcabilità, un bel galoppo, soprattutto una buona testa, si impegna molto e non si risparmia è volenterosa”
"Mio padre ha sempre portato avanti cavalli giovani ITALIANI"
Nella foto di GIULIA IANNONE sono ritratti Simone e Piero Coata a Piazza di Siena 2015
il cavallo nella foto è Virtuose 

A casa Coata il campionato riservato al cavallo italiano è importante, è quasi un affare di famiglia. Suo padre ha lavorato sempre soggetti italiani. Oggi ancora di più c’è un filo di continuità e tradizione che passa come un testimone da padre a figlio. Questo titolo le avrà fatto ancora più piacere perché inorgoglisce Piero...
Sicuramente! Mio padre è un cavaliere che è uscito da quel contesto, ha sempre portato avanti cavalli giovani ma soprattutto italiani. Penso che sia stato l’unico cavaliere a vincere il campionato dei 7 ed oltre, con Papagena , cavalla che aveva un suo figlio in gara proprio quest’anno a questa finale, Rembrando, montato da Stefano Falzini che ha saltato molto bene!”
"le cavalle femmine di qualità vanno interpretate con molta pazienza "
Lei mi diceva che le è successo qualcosa di simpatico in gara. Ci racconti!
“ Ero alla porta, all’entrata del campo con una 6 anni che portavo in gara, l’addetto alla porta non voleva farmi entrare perché cercava Coata! Ma non Simone...aspettava Piero Coata ossia mio padre!”
Lei è nuovo in questo contesto di gare?
“ Non sono proprio nuovo, ho partecipato solo l’anno scorso a questa gara degli 8 ed oltre con un cavallo che tra l’altro non ho più e che ora è sotto la sella di Gianni Govoni. E’ una esperienza che mi è piaciuta ma non è tanto facile da portare avanti. Non è facile tenere sia i cavalli che competono nei 4 e 5 stelle internazionali e portare avanti dei cavalli giovani. Ho fatto 4 o 5 settimane prima del campionato infinite: ad un concorso portavo 11 cavalli. Mio padre mi ha dato una grande mano! Però presentare 4 o 5 cavalli specie ad una finale che saltano bene... fa piacere  ”
C’è un momento speciale e particolare legato a questo Campionato che può riportarci?
“Guardi ho avuto una emozione e soddisfazione  professionale prima di ogni altra cosa. Come le dicevo, Luce Luce era montata dal grande cavaliere italiano Filippo Moyersoen. Fu lui a mandarmela in scuderia voglio sottolineare. Dopo il campionato si è venuto a complimentare per come ha visto la cavalla, mi ha chiesto i video. Io ero quasi imbarazzato perché per me lui è un idolo. Quello che voglio sottolineare è che oltre al cavaliere c’è la persona, a differenza di tanti altri che purtroppo prendono un’altra strada anche se sono dei grandi campioni”
Che emozioni ha provato, che sensazioni quando ha capito di aver vinto?
“E’ stato bellissimo! Poi in premiazione sono venuti i proprietari che erano increduli della vittoria ancora anche nei giorni seguenti l’evento. Sul podio come capita a tutti, la mente si è affollata di pensieri, la gratitudine ovviamente è per mio padre Piero, per i proprietari che mi permettono di montare una cavalla del genere e spero di continuare ad andare avanti così !”
Simone e Piero Coata a Piazza di Siena 2015 nello scatto di GIULIA IANNONE
"Mio padre mi ha dato una grande mano prima di questo campionato..."

Il programma di gare come continua, subisce delle variazioni?
“ Vincendo ad Arezzo, ci siamo qualificati per Verona. Quindi ho dovuto cambiare un po’ i programmi. Ormai faccio Caserta perché ero iscritto, dopodichè faccio Cattolica settimana prossima per fare due salti indoor con Luce Luce, Cannavaro e Castello che penso saranno i tre cavalli per Verona”.





lunedì 10 ottobre 2016

“DOBBIAMO RICORDARE SEMPRE GRAZIANO MANCINELLI”

L’8 ottobre 1992 ci lasciava il “Cavaliere” leggenda che fu oro a Monaco 1972.
Graziano Mancinelli su uno dei tanti "grigi" della sua indimenticabile carriera equestre, la vera essenza di
questa fotografia sta in quelle redini completamente abbandonate!
Di questa immagine Paolo Angioni scrive : "Il cavallo è  libero. Completamente libero, e Graziano ha alzato la frusta. Notare il gesto del cavallo, come solleva gli avambracci. Notare la bocca: capezzina con museruola sopra filetto non stretta, sul muso e non sulle narici. 

Peccato che non si veda tutto il muro, perchè era un bel muro!"

A 24 anni dalla scomparsa abbiamo contattato GIORGIO NUTI per ricordarlo assieme:”
Penso adesso che Graziano Mancinelli deve avermi voluto bene, perché mi ha aiutato molto!”
A cura di Giulia Iannone

A 24 anni di distanza dalla scomparsa del Cavaliere Graziano Mancinelli, avvenuta l’8 ottobre del 1992, solo il web ha saputo dedicargli un breve rapido frettoloso pensiero. In memoria della  vita di un Campione speciale  e di tutta la splendida semplice e toccante carriera equestre , solo poche righe commemorative.
Il nostro tributo, il nostro ricordo deve essere invece, a mio modesto avviso, più profondo in termini di gratitudine ed affetto.
Il cavaliere che trionfò magicamente, e non per caso,  a Monaco 1972 in sella al grigio pomellato irlandese Ambassador,  è stato un uomo  dotato di grande coraggio,  talento, determinazione,  spirito di sacrificio,  amore per i cavalli. E’ riuscito a vincere ed affermarsi con quei soggetti  più difficili riottosi e scartati dagli altri in un mondo equestre chiuso ed ostile che lo poneva a confronto con i “Grandi” definendolo il loro antistile.  L’equitazione del campione troppo dimenticato partiva da un assioma: andava dritto al cuore dei cavalli, li rassicurava, istaurava una nuova alleanza emozionale, scavando fin dentro i  meandri più profondi ed invisibili dell’anima. Nutro per il Cavalier Mancinelli un affetto ed una vicinanza particolare, pur non avendolo conosciuto: le sue gesta, le sue vittorie, la sua generosità di persona sono per me solo un racconto, un ricordo tramandatomi, una ammirazione per una vita di cui molto ho letto e sentito parlare. Allo scopo di dedicargli un giusto sensibile doveroso “tributo” ho deciso di contattare qualcuno che lo ha conosciuto, frequentato e stimato: Giorgio Nuti. Durante i suoi stages, il cavaliere lombardo spesso cita il “Cavalier Mancinelli” con un aneddoto, un tipo di lavoro, un ricordo, il pensiero spesso corre nostalgico grato e malinconico a quell’uomo dai più reputato taciturno e silenzioso, che ha avuto la fortuna di conoscere in veste di Uomo di cavalli, Istruttore, Cavaliere campione, Commissario tecnico, amico.
Photo courtesy Horse magazine, Nordlys
Dice Giorgio Nuti
" quando seppi della scomparsa di Graziano Mancinelli, sperai di riuscire ad andare avanti senza di lui"


“ Quell’ottobre di 24 anni fa ormai, ho capito davvero che era scomparso un uomo vero di cavalli, che sapeva fare il tecnico e non solo, il maestro, l’istruttore e tutto. Il pensiero ha ripercorso i molti momenti della mia attività equestre durante i quali non mi ha mai fatto mancare il suo aiuto, il suo appoggio e sostegno. Il mio pensiero e proposito mi ha fatto anche sperare di riuscire ad andare avanti senza di lui!” così ha iniziato Giorgio Nuti il suo racconto su Mancinelli, quando gli ho fatto notare che erano passati già tanti anni dalla scomparsa del Maestro e quasi con rammarico è trapelato il disappunto dal cavaliere di Impedoumi per essergli sfuggita questa data di ottobre  così dolorosa. “ Dobbiamo ricordare Graziano Mancinelli, mi ha lasciato una profonda e toccante eredità culturale sia in ambito equestre ma prima di tutto a livello umano.  Io gli devo non solo la mia prima olimpiade, ossia Montreal 1976, gli devo il concetto di aver fede e fiducia nel cavallo e nel lavoro che facciamo sul nostro cavallo. Mi affidò  un soggetto  di nome Spring Time e mi disse “ Tu lavoralo e vedrai che andrai alle Olimpiadi”.  Avevo 18 anni e mi aiutava nel lavoro e mi diceva di aver pazienza perché ero sulla buona strada. Passava il tempo, ma io non vedevo nulla ...nè tanto meno questa fantomatica Olimpiade!  Aveva ragione lui, perché a 22 anni sono andato a Montreal proprio con quel cavallo. Ecco perché dico che conosceva i cavalli, le persone, il metodo di lavoro. Voglio sottolineare la grande dote dell’uomo che sa, che conosce, ma che ha anche l’attitudine di parlare col cavaliere”.  
Photo courtesy Showjumping nostalgia

L’ostacolista milanese è stato spesso definito burbero, scontroso, taciturno”Non è vero” ribatte subito Giorgio Nuti” con me è stato sempre molto socievole, serio e preciso sul lavoro intendiamoci, perché ci tengo a precisare che io ho lavorato per lui per molti anni. C’era un grande dialogo tra di noi, specialmente quando andavamo fuori in trasferta, era una persona simpaticissima, stavo molto bene con lui, in veste di tecnico o cavaliere di squadra, era davvero bello stare con lui”. Sui dettagli precisi e cronologici della loro frequentazione, Nuti ha dichiarato” Graziano Mancinelli mi ha visto ad un concorso che avevo 11 anni e mi ha chiesto di andare a lavorare in scuderia da lui. Sono stato per tre anni da solo e poi mi raggiunse anche mio padre e siamo rimasti ancora per qualche anno.” Sono tante lo nozioni e gli insegnamenti tecnici che ricorrono nel patrimonio culturale che Giorgio Nuti porta in giro per l’Italia con la sua intensa attività didattica fatta di clinics e master class “ci sono tante cose che ho preso anche dal Cavaliere!  Ad esempio il lavoro in distensione, avere il cavallo sereno e tranquillo , non sfruttarlo troppo nel lavoro quotidiano, allenarlo pensando alla condizione fisica senza stressare la mente. Guardate se ci riflettiamo oggi a distanza di un po’ di tempo, sono tutte quelle cose che hanno detto tutti! Nei tempi attuali non posso se non sentire la mancanza del suo sapere, della sua esperienza, della sua signorilità e capacità di interpretare psicologicamente ogni soggetto. Penso adesso che Graziano Mancinelli deve avermi voluto bene, perché mi ha aiutato molto!” .
" Conosceva i cavalli, le persone, il metodo di lavoro"

 Nel 1989 Graziano Mancinelli divenne Ct della Nazionale di equitazione e portò la squadra azzurra alla vittoria ai Giochi del Mediterraneo di Atene 1991 ed al bronzo individuale proprio di Giorgio Nuti “ Quando giravamo che eravamo in squadra, ci teneva molto a fare il risultato. Ho girato spesso alle gare con lui ed i Fratelli D’Inzeo, con Orlandi ed Angioni. Lui mi ha sempre dato una mano, non posso mai scordare questa cosa. Ricordo benissimo quella vittoria ai Giochi del Mediterraneo che poi culminò con il mio bronzo individuale, il cavallo che montavo si chiamava Elastique” così ha continuato Giorgio Nuti con la voce molto commossa dal ricordo e dalla nostalgia, con una dolcezza nel tono di voce che riconduce ad una nota comune in ogni frase fatta di rispetto, ammirazione e gratitudine. “ Ci tengo davvero a far sapere che sono stati molti i ragazzi che hanno girato con lui in trasferta  da Gianni Govoni, Emilio Puricelli, Duccio Bartalucci ...  quando c’era Graziano come capo equipe si stava davvero bene, c’era armonia, confidenza, sintonia in squadra. E’ stato  bello! Non so come si sia diffusa questa diceria che fosse scorbutico  ed introverso! Non lo so! Era simpaticissimo”!

domenica 9 ottobre 2016

AZZURRI D’ARGENTO A RABAT: EMOZIONI DAL PODIO!

CLOSE UP
Salto ostacoli, Nations Cup

 I COMMENTI DA LUCA COATA; LUCA MARZIANI E FRANCESCO TURTURIELLO DAL MAROCCO!
Photo courtesy Morocco Royal Tour facebook page

A cura di Giulia Iannone

Abbiamo contattato i nostri azzurri: Luca Coata su Traffic Boy, Luca Marziani su Tokyo du Soleil, Francesco Turturiello su Quinoa des Pres e Juan Carlos Garcia su Moka de Meskam  guidati nell’occasione da Emilio Puricelli,  che si sono colorati d’argento venerdì sera in quel di Rabat, durante la Coppa delle Nazioni dello CSI3*- 1,40/1,45-  del Morocco Royal Tour. Nell’occasione l’oro è andato al Belgio capitanato da Spits, mentre il bronzo all’Arabia Saudita di Arwa Almutabagani. Di seguito i commenti inviateci attraverso facebook dei nostri alfieri azzurri!
Ci riserviamo di sentire Juan Carlos Garcia al suo rientro in Italia... non siamo riusciti a raggiungerlo con il web non essendo collegato a facebook!
Photo courtesy Morocco Royal Tour facebook page


Sono Un po dispiaciuto per l'errore nel primo giro ha esordito così Luca Coatama sicuramente soddisfatto per la gara nel complesso Sicuramente gareggiare in Coppa delle Nazioni è sempre un emozione particolare , ho preso parte a numerose coppe nella mia carriera giovanile e questa era la mia prima volta da senior, sono molto contento di aver contribuito ad ottenere un buon risultato! I miei compagni di gara erano molto esperti e questo mi ha dato molta fiducia, mi hanno aiutato tutti e tre insieme al nostro tecnico Emilio Puricelli in campo prova e tutto è andato bene! “ sul grigio  del 2001 SWB , il cavaliere romano ha detto” Traffic è un  cavallo molto esperto che è sempre stato positivo anche con i cavalieri precedenti. Nell’occasione  è stato impeccabile, nel primo giro, l’errore è stato determinato da  una mia imprecisione mentre nel secondo giro  è andato tutto come doveva andare! È un cavallo molto esperto, ripeto,  con molta forza e con cui ho avuto un buon feeling fin da subito. È arrivato a questo appuntamento in buona forma e la sera della Coppa  voleva far bene quanto me, quindi posso dire che è stato sicuramente un buonissimo alleato per il mio esordio.  Sicuramente l'emozione più grande è stata tagliare il traguardo del secondo percorso portando a termine il terzo netto della squadra e sentire l'esultanza dei miei compagni di squadra e di tutto il team da bordo campo. Ci tengo a ringraziare i miei compagni di squadra che sono stati impeccabili, il nostro capo Equipe Emilio Puricelli ed Alessia Rossi, la proprietaria di Traffic Boy;  la mia Groom Sofia Pierleoni che segue tutti i miei cavalli sempre al meglio. Una dedica in particolare va sicuramente alla mia famiglia: sentivo tutti molto vicini a me e questo mi ha dato una carica in più. Concentrazione massima per il  GP dello Csio qui a Rabat domenica e per finire al meglio questo tour la settimana prossima ad El Jadida!”
Photo courtesy Morocco Royal Tour facebook page


 Luca Marziani non ha indugiato un attimo nel suo commento ad attribuire grande merito dell’argento e del doppio netto in Coppa al suo stallone Sella Francese del 2007 “ Tokyo du Soleil si conferma un cavallo sicuro e consolidato su questi livelli. Si tratta di un cavallo particolare che mi sono tirato su da giovanissimo. Ha saltato sempre e solo con me. E’ di proprietà di un gruppo di amici tra cui il mio sponsor Tender Capital. Siamo andati a prenderlo direttamente in Francia all’allevamento Du Soleil: a 4 anni non aveva mai saltato in gara e l’ho portato avanti fino ad arrivare a queste competizioni. Sto parlando di un cavallo speciale. Sono convinto che è molto sensibile, pur essendo stallone o proprio perché è stallone. Cambia in gara, si trasforma, viene coinvolto dall’evento agonistico e quando gli chiedo di dare il massimo e di essere presente, lui si fa trovare. Ovviamente relativamente ai suoi 9 anni, però sono certo che tra noi c’è uno scambio di energie ed una relazione speciale. Per cui questo feeling particolare si concretizza e si realizza in gara”. Quanto all’emozione di rappresentare il nostro paese nella formula di gara a squadre, il cavaliere romano, ha saputo direRappresentare l’Italia è un grande orgoglio per un atleta. Si realizza il sogno di bambino! Al contempo possiamo testimoniare che è una gara con un alto valore emotivo, grande tensione. Ma la cosa più bella nel nostro che è uno sport individuale, è lo spirito di squadra che irrompe all’improvviso tra noi cavalieri per uno strano e magico gioco di alchimie. E’ allora che si può contare su un elemento di energia in più. E posso affermare che qui in Marocco c’è stata! Tra tutti noi ho sentito un bel feeling, collaborazione, partecipazione emotiva e tecnica, grande presenza e condivisione. Ci siamo inoltre tutti affidati all’esperienza ed al carisma di un Emilio Puricelli che è stato fantastico: molto presente, sicuro, positivo. Ottimo Chef de Equipe: a partire dal primo giorno in cui è arrivato ossia mercoledì.  Il segreto credo all’interno di un gruppo è creare serenità ed armonia, momenti di confronto tra compagni di gara, istanti per caricarsi  a vicenda, infondere sicurezza e comprensione. Giovarsi di stare insieme, rendendo il gruppo vantaggio e fonte di entusiasmo.” Quanto alle emozioni provate sul podio Luca Marziani non ha fatto mistero di un po’ di amarezza” quel secondo gradino del podio mi ha fatto provare un po’ di amaro in bocca! Abbiamo disputato una Coppa delle Nazioni bellissima con tanti percorsi netti! Una barriera ci ha tolto la possibilità di giocarci il primo posto al barrage. Avevamo Juan Carlos Garcia che entrava per ultimo alla seconda manche, e non ce n’è stato bisogno. Il cavallo era fresco e pronto, lui è un cavaliere rapidissimo con un cavallo veloce... sarebbe stata una carta spendibile! Certo tutti felici per l’argento ma con in testa il pensiero di cosa sarebbe potuto essere! “ Sul Marocco ormai nazione “equestre” il cavaliere che tutti ricordiamo su Wivina ha detto” una organizzazione perfetta in termini di efficienza disponibilità e cortesia. Con uno Chef de piste che conosciamo benissimo perché lo esportiamo noi all’estero ossia Uliano Vezzani. La gara non era così impegnativa in termini di altezza e larghezza dei salti, ma con maestria il nostro disegnatore è riuscito a far sbagliare binomi affermati e grandi campioni, questa è la sua firma classica. “ Il Tour in Marocco prosegue con la successiva tappa ad El Jadida in cui salterà  ancora Tokyo du Soleil  in occasione della sua prima gara indoor dell’anno. Quasi un mese di permanenza seguendo le tappe di questa trasferta ed il simpaticissimo Luca Marziani quanto alla provocazione di cosa rimpiange di più dell’Italia, ha detto, con grande attenzione per l’ordine di importanza “la mia cagnolina bassottina Baguette, che non ho potuto portare con me e poi il cibo italiano!”
Photo courtesy Morocco Royal Tour facebook page

Sprizza “napoletanità” da tutte le parti, Francesco Turturiello, una forza della natura con occhi color “mare chiaro” del golfo partenopeo ed i capelli pervasi di sole del sud. Pieno di entusiasmo il resoconto su questa gara   “Ero fiducioso in una buona prestazione  ma non pensavo ad un risultato del genere! Il mio cavallo, Quinoa Des Pres  il primo giro è stato un po' esuberante ma questa è la sua grande qualità, questo infatti mi permette di essere sereno in tutti i tipi di campi, nel secondo giro si è presentata  la situazione perfetta, grazie alla quale il sauro del 2007  ha saltato benissimo. Quando ho avuto la certezza che eravamo secondi sono saltato dalla gioia... però rimane un pizzico di amarezza perche potevamo vincerla davvero questa Coppa!”
 Nella mia vita di sportivo, ho praticato per un po’ la pallanuoto, che come si sa, è uno sport di squadra. Forse grazie a questa breve parentesi agonistica posso dire di aver conosciuto più a fondo, per esigenza di strategia di gioco,  il concetto di team.   Aver  preso parte quest’anno per la  seconda volta  ad una gara a squadre  è una gioia anche perché  il nostro sport normalmente fa pensare solo ad un ristretto tipo di dialogo: quello che succede ed accade tra te ed il tuo cavallo!
Photo Courtesy Morocco Royal Tour facebook page
" Kiss and cry corner italiano" in esultanza !

Quanto al privilegio di poter  rappresentare l'Italia in campo gara , specie all’estero,  è qualcosa di straordinario .... Vedere i miei compagni combattere con me per  un unico obbiettivo e per  la nostra nazione suggerisce  orgoglio puro. Il gruppo poi unitissimo: siamo stati molto  insieme pronti  ad aiutarci sempre.
Sempre uniti! siamo stati una vera squadra,  come nel mio immaginario personale da buon napoletano, che ha chiara e forte la fede calcistica, come la mia squadra del cuore: il Napoli!“  Su Quinoa des Pres ci racconta brevemente il cavaliere napoletano ”  Il Mio cavallo ha  nove anni. E’  diventato il mio primo cavallo dopo il periodo invernale passato negli emirati arabi a fare il tour li, durante il quale il figlio di Quidam’s Rubin  ha fatto dei progressi incredibili con due piazzamenti in Gran Premio di Coppa del Mondo terminato con il debutto sia per  me che per  il cavallo in gran premio dello Csio 5 stelle  di Al Ain”.  La più grande qualità di Quinoa des Pres? “il suo carattere combattivo  e poi un grandissimo rispetto”.