giovedì 18 ottobre 2018

GIACOMO CASADEI , NEO CAMPIONE OLIMPICO GIOVANILE 2018.

SALTO OSTACOLI
Photo courtesy FISE facebook page
"Non sono un cavaliere speciale! faccio quello che posso"
Cit.Giacomo Casadei

 “ NON SONO UN CAVALIERE SPECIALE: FACCIO QUELLO CHE POSSO”!
Di Giulia Iannone
Abbiamo scambiato qualche pensiero con il neo- campione olimpico giovanile di Buenos Aires, già argento con la squadra dell’Europa, Giacomo Casadei.  Ci ha raccontato questa splendida avventura argentina che ha fruttato un argento ed un oro, in sella ad un cavallo assegnato a sorteggio di nome Darna Z.

 Come  sei stato scelto per questo evento?
“ Nel 2017, ai Campionati d’Europa di Samorin, in Slovacchia, si teneva la qualifica dell’individuale ossia i migliori 5, per queste Olimpiadi giovanili di Buenos Aires. Io con Flickfox ho chiuso al terzo posto nell’individuale e così ho preso la qualifica. Ma non mi sono qualificato io come Giacomo Casadei, ho qualificato l’Italia. E successivamente hanno deciso di portare me! “
Cosa hai pensato e provato quando sei stato convocato per le olimpiadi giovanili di salto ostacoli?
“ E’ stata una bella soddisfazione. E mi ha fatto molto molto piacere”
Vediamo come è iniziata questa avventura.  Ho letto che hai gareggiato con un cavallo che non era tuo: cosa puoi rivelare?
“ Sono partito il primo di ottobre in aereo e sono andato a Buenos Aires, nel villaggio olimpico. Due giorni dopo ci hanno accompagnato a vedere la location di gara, ovvero il Club Hipico Argentino. Il circolo stesso ha messo a disposizione i suoi 30 cavalli per i 30 cavalieri della gara giovanile. I cavalli sono stati assegnati attraverso il sorteggio. A me è capitata una buonissima cavalla di nome Darna Z”.
Riesci a raccontarmi qualcosa di questa compagna di gara a quattro gambe?
“ La cavalla poteva avere circa 9 o 10 anni, credo di origine  Zangersheide,molto molto brava, intelligente, con una bella testa come si dice in gergo, sono stato davvero molto fortunato a poter gareggiare con questa cavalla”
Photo courtesy FISE facebook page
"Non ho  mai preso forte la cavalla, non sono andato mai contro di lei. Agendo e interpretandola con gentilezza e disponibilità, lei è stata in grado di aiutarmi"
cit.Giacomo Casadei

Come hai fatto, in così pochi giorni, a fare conoscenza con la cavalla anzi a creare il feeling giusto che ha prodotto ben due medaglie?
“ Ho cercato di capirla, di mettermi a disposizione e di venirle incontro quanto più possibile. Ci siamo aiutati a vicenda e subito è nato un bel rapporto sensibile tra noi”
Dopo una prima fase di familiarizzazione, le gare come si sono svolte?
“Si è disputata prima una gara a squadre che era a continenti, ed io rappresentavo l’Italia all’interno dello schieramento dell’Europa, poi si è disputata la gara individuale. Martedì pomeriggio si è disputato il primo giro di Coppa, mercoledì il secondo giro di Coppa, poi un giorno di fermo riservato alla visita, venerdì e sabato la finale individuale.”
Nella squadra dell’Europa, hai potuto incontrare qualche cavaliere che già conoscevi?
“ I ragazzi li conoscevo già tutti!”
Guardavi qualche cavaliere in maniera particolare perché competitivo?
“ No, non mi sono messo in competizione con nessuno di loro. Formavamo una squadra ben affiatata! Ci siamo aiutati a vicenda, ci siamo aiutati in campo prova, ci siamo appoggiati e sostenuti l’uno con l’altro”
Da chi sei stato accompagnato in questa occasione?
“Sono stato accompagnato da Stefano Scaccabarozzi in qualità di mio tecnico, ma i miei genitori mi sono venuti a vedere, solo che mio padre non ha avuto la possibilità di venire in campo prova ad aiutarci, perché non poteva entrare, così i miei genitori hanno solo assistito alle gare”
Photo courtesy FISE facebook page
 Stefano Scaccabarozzi,
mi è stato vicino in maniera costante e molto puntuale, mi ha sempre aiutato."
Cit. Giacomo Casadei


Entriamo un po’ più nel dettaglio tecnico, tu hai gareggiato su altezze di 1,30-1,35, come si sono rivelati i percorsi?
“ I primi giri di Coppa non erano grossi e difficili, invece la gara individuale era un filino più tecnica e tosta rispetto agli altri giorni”
Quali difficoltà hai trovato? Tu però hai un occhio esperto, perché gareggi già su Gran Premi di altezza senior, tu sei un ragazzo speciale…
“ Speciale? Faccio quel che posso, ecco! Il secondo giro della finale c’era in percorso  un dietro front, poi una tavola- 5 tempi- una doppia- oxer- verticale verticale, che era difficile, bisognava stare bene concentrati ed invece il primo giro della finale c’era sempre un dietro front un oxer complicato e poi c’era un verticale molto delicato, per affrontare il quale  bisognava dare molto equilibrio. Era difficile.”
Quando hai visto, con il tuo occhio ormai allenato su percorsi più difficili, altezze 1,30-1,35, ti sei sentito un pochettino più a tuo agio?
“ No. La gara è sempre gara, qualunque sia l’altezza. Bisogna restare sempre freddi, lucidi, concentrati, attenti”
Vinci l’oro individuale ed i tuoi compagni ti lanciano nella riviera: un bel ricordo vero?
“ Eh si tutti gli altri ragazzi mi hanno buttato nell’acqua!”
Come ha commentato, al termine dell’evento agonistico, papà Mirco che è il tuo tecnico ufficiale?
“ In primo luogo lui era realmente contento. E poi in realtà mi ha detto che nell’affrontaref la linea finale avrei dovuto dare un po’ più di equilibrio al cavallo…però il resto andava abbastanza bene ed è stato molto soddisfatto”
Quindi ad assisterti in questa avventura in Argentina c’è stato principalmente Stefano Scaccabarozzi, un “signore” dell’equitazione italiana, elegante, preparato, silenzioso, serio, appassionato. Diciamo qualcosa della sua assistenza tecnica anche a livello psicologico: come ti ha seguito?
“ Mi è stato vicino in maniera costante e molto puntuale, mi ha sempre aiutato. Lui è una figura tecnica molto precisa, ordinata, fattiva, severo sembra serio, ma in realtà è molto disponibile, preparatissimo, si impegna al massimo. Trovo che sia una grande e bella persona”.
Ammiro la tua naturalezza e semplicità di pensiero, ma penso che affrontare una olimpiade giovanile, con un cavallo mai visto e conosciuto prima, non deve essere facile. Bisogna trovare subito un feeling ed un accordo profondo. Come hai fatto a sentire Darna Z in confidenza senza lasciarti intimidire dal poco tempo a disposizione?
“  Ho pensato subito a trovare un buon feeling con la cavalla e soprattutto a farmi voler bene e che la cavalla mi potesse aiutare al cento per cento. Ho cercato di starle vicino in momenti di difficoltà o incertezza nel lavoro in piano o su qualche esercizio. Non l’ho mai presa forte, non sono andato mai contro di lei. Agendo e interpretandola con gentilezza e disponibilità, lei è stata in grado di aiutarmi. Abbiamo trovato quell’ intesa, anche rapida, che mi spinge ad affermare che Darna Z mi ha voluto bene.”
Adesso come continua la tua stagione, dopo questo prestigiosissimo risultato?
“ Partecipo subito ad un nazionale tranquillo a casa, successivamente prenderò parte alla Coppa del Mondo di Verona, montando o Capilot o Flickfox, ancora non so quale dei due cavalli porterò”






giovedì 4 ottobre 2018

SARA MORGANTI SI RACCONTA INTENSAMENTE DOPO TRYON

PARADRESSAGE
Photo Courtesy Sara Morganti facebook page
"Una delle cose più belle che mi sono sentita dire, da persone non proprio addette ai lavori, che tutto quello che eseguo in rettangolo appare semplice e facile e spontaneo”. Cit. Sara Morganti


“PER ANDARE AVANTI, LA DOMANDA NELLA VITA, COME NELLO SPORT ,DEVE DIVENTARE: “ PERCHE’ NON A ME”?
 di Giulia Iannone

Abbiamo letto tante cose sulla Campionessa del Mondo Sara Morganti in questi giorni: risultati,  ragionamenti tecnici e  descrizione del suo team.  Eppure  mancava  ancora qualcosa. Desideriamo  portare alla ribalta, le emozioni ed i sentimenti che hanno alimentato questa avventura mondiale, ma ancora prima, che caratterizzano la nostra  atleta azzurra speciale, che incanta da molto tempo, i nostri cuori.
Ecco cosa ci ha raccontato al telefono…

Cosa ha rappresentato per lei questa avventura a Tryon e queste due medaglie d’oro conquistate in America?
“ E’ un po’ difficile esprimere cosa possono aver rappresentato per me. Un po’  sono ancora incredula e non realizzo ancora di aver vinto questi due ori. Durante la preparazione, visti i risultati che erano abbastanza buoni, speravo in una medaglia, questo non lo nascondo, però non avrei mai sognato di arrivare a tanto, confermando sia l’oro di 4 anni fa nel freestyle, che migliorare il risultato  tecnico, dall’argento all’oro. E’ scontato dire che sono estremamente felice. Un buon risultato mi serviva per dare un senso a tutto il mio impegno ed il sacrificio che metto in questa attività, specialmente durante quest’anno, durante il quale ho avuto molte difficoltà da un punto di vista fisico. Ci sono stati dei momenti in cui non ero neanche sicura che avrei potuto continuare la preparazione e partecipare al mondiale. La fatica è stata ancora più grande. Se non avessi raggiunto dei buoni risultati mi sarebbe dispiaciuto molto, perché mi è stato insegnato, fin da bambina, che quando ci si impegna con fatica e sacrifico, i risultati vengono. Non doveva essere necessariamente una medaglia d’oro, ma almeno un risultato che reputassi proporzionato all’impegno profuso. Dietro c’è stato tanto lavoro, la vera ricompensa è stata aver  potuto vivere una gioia così e poterla condividere con tutte le persone che mi hanno aiutato.”
Photo Courtesy Sara Morganti facebook page
"lo sport può dare un grande contributo , perché insegna ad essere disciplinati, ad impegnarsi, ad accogliere il sacrificio, ad avere rispetto per le altre persone, anche per gli avversari, ma soprattutto, ti regala il grandissimo piacere di praticarlo. "
Cit. Sara Morganti

Entriamo più nello specifico. Lei ha detto che ci sono stati tanti momenti grigi e  tante difficoltà.  Raccontiamo tutto  alle persone , anche come messaggio di speranza, perché lo sport va oltre quello che noi vediamo consumarsi in pochi minuti di gara. Cosa c’è dietro questi risultati, che sono tre considerando anche il grande score del team test. Inanellati con grande “leggerezza” pensando solo all’esercizio nell’arena dressage?
“In primis c’è  l’allenamento quotidiano, che uno sportivo deve e sente la voglia di  fare per gareggiare ad alto livello. Oltre a ciò, ho la necessità di  coniugare lavoro ed allenamento su una situazione di salute che già di partenza ,per la patologia che ho, non è delle migliori. In più quest’anno  è stato tutto  particolarmente difficile perché ho avuto un periodo di peggioramento, è stato duro portare avanti gli allenamenti, il lavoro, gli impegni istituzionali. Nel contempo, desidero vivamente  portare avanti il messaggio dello sport che giunge in soccorso, che ci aiuta e consente di essere  progettuali verso il futuro.  Quando ci sono momenti di difficoltà, non necessariamente di salute ma anche di qualcosa di generale, quando viene meno la fiducia in noi stessi, quando vi sono problemi di tipo psicologico, di vita in generale,  lo sport può dare un grande contributo , perché insegna ad essere disciplinati, ad impegnarsi, ad accogliere il sacrificio, ad avere rispetto per le altre persone, anche per gli avversari, ma soprattutto, ti regala il grandissimo piacere di praticarlo. L’equitazione mi fa sentire libera, capace, senza pensieri, mi regala tante sensazioni interiori, in più mi regala la possibilità di fare dei progetti positivi per il futuro, rappresenta una spinta motivazionale per la mia vita, per le difficoltà che si presentano, per la mia salute, nella normalità, perché sono consapevole che come me anche gli altri vivono le proprie difficoltà e disagi. Hai più desiderio di superare e di non fermarti, perché hai  dei progetti positivi da realizzare,  che non deve essere per forza un mondiale, o una olimpiade, ma può essere anche un obiettivo minore, anche solo passare una bella domenica con gli altri, all’aria aperta, con i cavalli, una qualsiasi cosa positiva, guardare una motivazione. E questo lo sport te lo regala. Per questo sono sia delegata per la provincia di Lucca per il comitato paralimpico che rappresentante degli atleti, perché ci credo tanto in quello che lo sport può fare. Veramente tanto.”
Photo courtesy Sara Morganti facebook page
"Ho comprato Royal Delight nel 2010 ed abbiamo fatto un cammino di crescita insieme, tanto che adesso ci conosciamo profondamente a vicenda." cit. Sara Morganti

Si dice che la kur sia un racconto. Lei ha dato un bellissimo nome alla sua kur: “Royal Delight, walk of love”. Cosa racconta questa danza tutta al passo?
“ Probabilmente la mia  storia con  Royal Delight.  Una storia che va avanti da 8 anni. Ho comprato Royal Delight nel 2010 ed abbiamo fatto un cammino di crescita insieme, tanto che adesso ci conosciamo profondamente a vicenda. Siamo riuscite negli anni ad ottenere dei bellissimi risultati e a vivere insieme delle gioie veramente molto grandi. Alla fine, questa strada al passo, ci ha portato adesso proprio col freestyle, a realizzare un risultato che è incredibile. Penso che rappresenti proprio la nostra strada di questi anni, il nostro binomio. Quello che effettivamente dovrebbe essere un binomio fatto di una comunicazione e rispetto reciproco , il più possibile invisibile perché condiviso . Una delle cose più belle che mi sono sentita dire, da persone non proprio addette ai lavori, che tutto quello che eseguo in rettangolo appare semplice e facile e spontaneo”.
Photo courtesy Sara Morganti facebook page
"...Questo è sport: supportarsi a vicenda, anche quando si tratta di avversari che dovrebbero essere tuoi  rivali in campo.” cit. Sara Morganti

I cavalli entrano a far parte della nostra famiglia e dei nostri affetti. Nella scala dei valori ,chi è Royal Delight e che posto occupa nel suo cuore?
“Royal è sicuramente una fetta importante della mia vita. Ovviamente nella scala dei valori la famiglia, gli amici e gli affetti umani sono al primo posto. Ma lei è parte della mia famiglia. Lei dico, come tutti gli animali quindi cito Ferdinand che è l’altro mio cavallo. Ho il difetto di affezionarmi in modo molto forte a tutti i cavalli con cui ho a che fare, quindi anche Lucky One che non è mia, ma che sto montando da un anno. Con tutti gli animali con cui entro in contatto instauro un legame importante, forse li umanizzo anche troppo, però mi danno così tanto, che per me è inevitabile.”
Gara a squadre. Una sua compagna viene eliminata. Questo sicuramente le ha fatto rivivere ciò che è accaduto a lei ,in prima persona, a Rio 2016, quando dopo essere stata eliminata, ha continuato la sua gara facendo il tifo per i compagni azzurri a bordo campo. Mandiamo un messaggio, a tutti gli sportivi, cui può succedere un episodio del genere, perché bisogna accettare le regole del gioco. Come si fa a trovare la forza per andare comunque avanti e lasciarsi alle spalle un momento del genere?
“ Sono riuscita a trovare la forza per andare avanti proprio perché ero alimentata comunque dall’amore e dalla passione  per lo sport che pratichiamo. E questo deve essere il mood principale: praticare il nostro sport per il piacere di praticarlo. La gara dobbiamo viverla solo come un momento di verifica in relazione al lavoro che abbiamo svolto. Se riusciamo a viverlo in questo modo è come nella vita, dimensione nella quale possono  capitarci delle cose che non ci piacciono o che non ci sembrano giuste, che ci fanno stare male, però noi non possiamo e dobbiamo fermarci. Ho vissuto delle ingiustizie nella vita, più grandi, e meno controllabili, penso a quando ho avuto la mia diagnosi che ho vissuto come una ingiustizia, mi sono immediatamente chiesta “ PERCHE’ A ME?” e lo facciamo per qualsiasi cosa brutta che ci capita. Alla fine, riflettendoci meglio, la risposta deve diventare “PERCHE’ NON A ME”? allora se uno vive in questa ottica qui e si guarda intorno, e guarda quante cose possono capitare, ci rispondiamo che può succedere di peggio. Se uno ci pensa bene. L’ingiustizia di una eliminazione, come quella che può essere capitata a me a Rio, non poteva essere una battuta di arresto definitiva. Certo, sono stata male per un po’, non mi è sembrata giusta la motivazione e quanto altro. Ma non poteva essere sufficiente a fermarmi. E’ un ostacolo ma non un limite assoluto. Come tutti gli altri ostacoli, della vita di tutti i giorni o della vita sportiva,  li possiamo incontrare e  quindi possono  essere superati. Alla fine ho ragionato così”.
photo courtesy Sara Morganti facebook page
"...Poter regalare della gioia a chi mi ha aiutato"
Cit. Sara Morganti

Cosa porterà per sempre nel cuore, di questo Mondiale: pensavo ad un ricordo, un incontro, una emozione, una immagine?
“ A parte il poter regalare della gioia a chi mi ha aiutato, vorrei rispondere menzionando  il momento in cui ho ricevuto,  da tutti i concorrenti anche stranieri, anche miei avversari, i complimenti e l’apprezzamento unanime di agonisti e tecnici di paesi lontani, che il mio risultato è pienamente meritato e giustamente raggiunto. Anche e specialmente visto quanto era accaduto a Rio 2016. Sentirselo dire dagli avversari diretti, anche  del mio grado, dà veramente senso a quello che facciamo. Questo è sport: supportarsi a vicenda, anche quando si tratta di avversari che dovrebbero essere tuoi  rivali in campo.”
Dopo questo tripudio di emozioni, Sara Morganti su cosa lavora e quali sono i progetti per la fase conclusiva della stagione ?
“ Appena tornata in Italia, sono andata subito a lavoro in senso di impiego: sono segretaria in una azienda informatica con un lavoro part time, l’altra metà della giornata vado in maneggio, seguo i miei cavalli e dò anche una mano in maneggio, faccio lezioni, poi il sabato e la domenica mi dedico a montare e basta. Spesso poi capitano anche impegni istituzionali allora sono pieni anche i week end, però va bene così.  Quanto al lavoro equestre, Royal si è meritata a pieno di fare una meritata vacanza: di solito le diamo un paio di settimane di vita da cavalla andando in paddock, un po’ in giostra, gira alla longe. Noi abbiamo un patto di amicizia da rispettare! Ho ricominciato  già a montare Ferdinand : lui la semi-vacanza l’ha fatta mentre ero via ai Mondiali,ora è rientrata anche Lucky One, perché lei era ritornata a casa sua ,sempre in coincidenza con Tryon. Adesso abbiamo da fare il programma di gare, ma penso che si ricominci il prossimo anno. Per ora si fa il lavoro a casa, tra stages e lezioni”.