lunedì 17 ottobre 2016

”LA SCOMPARSA DI ALBINO GARBARI: IL RICORDO DI FRANCESCO GIRARDI

MEMORIES
Albino Garbari alle olimpiadi di Los Angeles 1984
Photo Courtesy Geremia TOIA


“I PRATONI DEL VIVARO SONO LA VERA CASA ED IL MONUMENTO IMMORTALE DEL SUO ESISTERE. 
 FACENDO VIVERE I LUOGHI OMAGGEREMO IL CARO ALBINO”.
 ECCO COME FAREMO A PORTARLO CON NOI NEL FUTURO!
A cura di Giulia Iannone

Abbiamo dato ormai l’ultimo saluto terreno al nostro amico Albino, con una bellissima cerimonia funebre tenuta nel maneggio coperto dell’ex centro federale, al cospetto di una sala gremita di gente, commossa, addolorata, molto emozionata. Tra loro i giovani dell’ultimo raduno Junior e Young Riders tenutosi in settembre ai Pratoni, è là che molti ragazzi  hanno conosciuto l’ultimo testimone di quel grande progetto tecnico e culturale che è la fucina  del completo italiano. Abbiamo chiesto a Francesco Girardi di darci il suo contributo nella prospettiva di donare ad Albino Garbari un futuro in termini di ricordo pregnante per il nostro domani culturale della nostra storia equestre.
Ecco cosa ci ha detto il cavaliere olimpico di Seul e Barcellona:
“ E’ difficile descrivere a parole Albino Garbari.
Se n’è andato in punta di piedi, così come è vissuto.  
Mi  rendo conto, oggi ancor di più,  di quanto sia stato importante nella mia vita e non solo a livello equestre.  I ricordi tornano vivi e si colorano ad uno ad uno in queste ore. Il Caro Albino è stato parte dei miei esordi professionali e tangibilmente della mia giovinezza.  Tutta  la mia famiglia è legata solidamente a questo uomo speciale.
Ho conosciuto Albino Garbari nella metà degli anni ’80.
 Il Marchese Fabio Mangilli mi aveva chiamato come cavaliere federale. Questi sono gli anni di massimo splendore  dei Pratoni. Il Centro Federale ospitava sia  il gruppo del completo che del concorso ippico. Giusto per citare qualcuno, il team era composto da Gianni Govoni, Atzeri, Gigli, Palmizi che lavoravano con Raimondo D’Inzeo, poi c’erano i cavalieri del completo , seguiti dal  Marchese ed era composto da Bartolo Ambrosione , Sandro Fiorani. . .   Quando io sono arrivato era ancora vivo Fabio Mangilli ma sarebbe scomparso di lì ad un anno.
 Andavo  a scuola a Roma ed il pomeriggio prendevo la macchina ed andavo ai Pratoni del Vivaro. Ad aspettarmi al CEF c’era il Marchese Mangilli ed Albino. Da lì è nato un legame intenso e profondo, perché la mattina lavoravano gli altri cavalieri federali, invece il pomeriggio c’eravamo solo io lui ed il “Marchese” sopra la collina. Io ero arrivato al Centro Federale con varie prospettive invece poi mi sono dovuto rimettere in gioco ed in discussione.  Tutta  la conoscenza del cavallo vera e propria, la cura e gestione del cavallo in scuderia, in gara in allenamento, la devo senza esagerazioni  ad Albino. Si arrabbiava su tutto... ma aveva sempre ragione lui!
Ricordiamoci che alla morte del Marchese, quando alcuni cavalieri federali erano usciti di scena, noi rimanemmo  da soli con Albino. Ed a questa fase risale la venuta ad esempio di Fabio Magni ed Andrea Verdina.  
Per la cronaca Albino ha avuto nella sua vita solo due allieve : Teodolinda-  sua  moglie come tutti sanno -  e mia moglie Lalla e insegnava loro  in maniera gratuita.  Quanta differenza di stile e generosità rispetto alle persone di oggi!
Gli ho  fatto fare parecchi chilometri per inseguirmi, all’epoca in cui  ero cavaliere federale al Cef , perché stava nascendo un sentimento con la mia attuale moglie Lalla.   Spesso  coglievo  occasione per allontanarmi  da occhi indiscreti, andando a passeggio con Lalla a cavallo  tra le colline dei Pratoni! Questa cosa faceva impazzire Albino il quale in sella alla sua vespetta bianca ci veniva a cercare nel territorio sconfinato dei Pratoni che però lui conosceva benissimo! Ci ricordiamo io e Lalla questa simpatica situazione, nella quale Albino non riusciva poi a trovarci  regolarmente!!!
Quante cose ha vissuto il Grande Albino, in quante vicende anche umane si trova mescolato con la discrezione e l’eleganza di un Signore di altri tempi.
Potrei raccontare cento e più frammenti di vita vissuta con Albino Garbari, ma la morale, l’essenza è quanto ci ha trasmesso questa figura significativa : la cultura equestre, la sensibilità e l’esempio dell’uomo vero di cavalli, sempre con un aspetto burbero, distaccato, ma che ci dava tutto di sé. 
 Per noi Lui era l’emblema dello sport e dei Pratoni.
Albino e Francesco Finocchiaro
Photo Courtesy Stefania Rizzardo Argenton

Albino non era un tecnico, era il factotum , l’uomo che sussurrava ai cavalli ed inoltre un grandissimo costruttore di percorsi, sempre in linea con il concetto di equitazione naturale. Lo ritroviamo perfettamente allievo del metodo mangilliano e quindi caprilliano quando costruisce i salti di campagna:  i suoi sono stati dei percorsi di cross molto sicuri, vicini alla natura, vicini al sistema equestre naturale. Nel tempo anche questo stile di costruzione si sta perdendo ecco perché molto spesso i cross di oggi diventano pericolosi per i cavalli. Ma ad un certo punto ad Albino Garbari è mancato il centro per eccellenza dove esercitare ed esprimere la propria sintesi della cultura che aveva respirato e vissuto al CEF essendo venuto meno il comprensorio dei Pratoni. Il suo messaggio di una certa epoca di equitazione italiana era disseminato ovunque ai Pratoni del Vivaro, anche sottoforma di salti di campagna.
Del meraviglioso gruppo originario di professionisti che hanno “fondato” i Pratoni oggi sono scomparsi quasi tutti: Fabio Mangilli, Salvatore  Germano, Il Dott. Menichetti, Albino Garbari. Resta solo in vita Gianni Nicolè che però era addetto al gruppo del concorso ippico. Ricordiamo che Albino insieme a Nicolè, si era trasferito da Padova alla fine degli anni ’50 per andare a costituire questo fantastico Team che aveva nel Marchese Mangilli una magnifica guida tecnica, ma non solo. Testimoni di quella formazione ce ne sono parecchi in giro, credo che il più rappresentativo sia Mauro Checcoli. Credo che lui sia l’erede e depositario della tecnica e cultura severa precisa rigorosa e preziosissima del marchese Mangilli che affonda le sue radici nel metodo naturale di Caprilli. Scomparse  ad uno ad uno queste personalità illustri illuminate e geniali instancabilmente dedite alla loro opera corriamo il rischio di perdere il sapere ed il bagaglio culturale che essi avevano messo a disposizione di tutti all’interno di questa meravigliosa “Scuola” che erano e devono essere i Pratoni del Vivaro. I luoghi sono fatti di persone, di sognatori sapienti , Maestri, Uomini di cavalli, Cavalieri, espressioni di un' era, di un sapere di un metodo che nell’oro olimpico di Tokyo 1964 ha avuto il suo  culmine massimo. Con Albino se ne va l’ultimo testimone di questa  splendida equitazione, senza invidia, gelosia, cattiveria, interesse. Abbiamo tanta paura di restare con la parte amara e deteriore di questo ambiente  che sempre più tocchiamo con mano in questi anni. Un vero erede di Albino Garbari non esiste! Sono stati suoi discepoli ad esempio Francesco Finocchiaro e Giuseppe Della Chiesa, ovviamente poi ognuno ha preso la sua strada ed ha dato un taglio peculiare alla propria identità. Albino era unico!

 E’ una figura  irripetibile insostituibile. Albino però nella sua unicità rimarrà in essere se rimarranno in vita i Pratoni del Vivaro.. Il magnifico tempio del completo italiano che ci ha invidiato tutto il mondo non è un semplice luogo, è una entità morale, spirituale, culturale che trasuda da ogni parte la storia dell’equitazione italiana, e ci parla di cavalieri e figure che tanto hanno fatto per la nostra equitazione. Io sono testimone ed erede di una epoca meravigliosa dal punto di vista equestre, di un “piccolo mondo” ove in un solo luogo, erano racchiuse le tre discipline equestri in una espressione di continuità e dialogo osmotico: a me bastava girarmi e vedevo lavorare Raimondo D’Inzeo da una parte e dall’altra il Marchese Mangilli, palestra di idee di motivazioni di strumenti didattici. Non posso ammettere che le generazioni future interessate agli sport equestri debbano perdere in un istante, con un colpo di spugna, tutte le meravigliose pagine di sport e di insegnamento equestre che sono state scritte ai Pratoni.
"Sono i Pratoni la vera casa di Albino ed il monumento perenne del suo esistere"
Così ha detto con forza mista a commozione Francesco Girardi che conobbe Garbari nella metà degli anni '80
PHOTO DI GIULIA IANNONE

 Il solo modo per omaggiare e dare un tributo perenne che resiste allo scorrere del tempo è mantenere in piedi, dando nuova linfa, il  Centro Federale. Sono convinto che non si dovrebbe chiamare solo Centro Equestre Ranien di Campello, bisognerebbe trovare una dicitura che renda onore e memoria imperitura a tutti loro, Albino Garbari compreso. Nel mio piccolo combatterò per non far morire quella casa e quello scrigno di valori ed insegnamenti. In fondo, quella  è la vera  casa di Albino ed il monumento perenne del suo esistere. La cultura la respiri camminando ai Pratoni e nessuno potrà defraudarla, saccheggiarla o strapparla come è stato fatto negli ultimi tempi. Albino ha seguito formalmente la sorte dei Pratoni del Vivaro : erano e sono  sostanzialmente la stessa cosa e mentre sbiadiva sfumava veniva abbandonato al degrado all’incuria l’uno, appassiva si rattristava e soffriva in silenzio l’altro. Molte sono le persone che sono state vicine ad Albino, gli amici veri, gli ammiratori, gli estimatori, una moglie amorevolissima, figure come Mauro Checcoli e Roberto Rotatori che è stato commovente e  lo ha voluto sempre al suo fianco nell’incarico di CT ed era affascinato dall’uomo così come dai Pratoni.  Credo  che la proiezione del ricordo di Albino nel futuro tanto dipenda dalle sorti dei Pratoni del Vivaro. Albino Garbari è lì, per sempre, e dipende molto ora  da noi  e dal nostro coraggio, dalla nostra autorevolezza nel combattere fino in fondo per questo posto in onore di Albino Garbari e di tutto il magnifico gruppo di fondatori dello storico Centro Equestre Federale che aspettano, tra le nebbie dell’incuria dell’indifferenza e dell’abbandono, di parlare con voce sapiente a tutte le nuove generazioni di allievi che varcheranno di nuovo la soglia di quell’impianto”!

Nessun commento:

Posta un commento