lunedì 28 dicembre 2020

L’IMPORTANZA DELLO STRETCHING ATTIVO NEL CAVALLO

Perché uno stretching attivo non ha nulla a che fare solamente con l’incollatura bassa? (Why an Active Stretch is Nothing Like a Neck-Down. Articolo originale :www.horselistening.com/2013/01/20/why-an-active-stretch-is-nothing-like-a-neck-down/?fbclid=IwAR0HIay8_5lPReDPo2NcCkfKJevyJSnOpdFpK4KYDn2dUDj1PIIkNoCJyXM) Traduzione libera a cura di Giulia Iannone Istruttore Federale di Dressage di I Livello Per info contatti e lezioni flatwork &dressage: cellulare 348 11 43 406 Mail: giequireport@gmail.com
Personalmente, mi capita di notare ancora tanta confusione in relazione all’argomento stretching del cavallo. Mi fanno vedere, con sicurezza ed orgoglio, e questo è il dato che mi sconforta, cavalli che abbassano l’incollatura sempre più giù, sempre più, oltre le spalle, con il posteriore ormai senza alcun ingaggio e la schiena sempre più bassa. L’immagine guardata dall’esterno è eloquente: il cavallo è gravemente fuori equilibrio, ed il problema più grave, è che il cavaliere non ne è consapevole, ma anzi è sicuro e convinto di procedere nella direzione giusta del lavoro. Questo articolo può essere utilissimo, e spero che lo leggano in molti, con la mia traduzione libera. Come cavaliere, all’inizio della mia formazione tecnica, se riuscivo a fare abbassare l’incollatura del cavallo anche un pochino al di sotto del garrese, pensavo di aver fatto un primo passo verso lo stretching. Ero così contento di essere riuscito ad influenzare la postura del cavallo abbastanza da convincerlo ad abbassare il collo. Col passare del tempo, prendendo coscienza dell’uso degli aiuti e della tecnica efficace, ed avendo sempre al mio fianco il mio paziente e competente istruttore, mi sono reso conto che il solo fatto di aver abbassato il collo al cavallo non aveva nulla a che fare con lo stretching. Perché no? Bene. Questa era la mia domanda scottante ed incisiva dopo un mese o più di collo in giù e nessun passo reale verso lo stretching. The Passive Stretch o Allungamento passivo In realtà lo stretching passivo non è un vero stretching. E’ qualcosa più simile a ciò che banalmente viene definito “ collo in basso” anche in maniera proprio semplicistica. Il problema è che molte persone proprio non riescono a distinguere tra un allungamento passivo ed uno attivo, e quindi rimangono intrappolate nell’enigma del concetto passivo, senza neanche saperlo e senza essere riuscite mai a capire la differenza. Quando si ha poca dimestichezza con il concetto di stretching, non si ha conoscenza e consapevolezza di cosa significhi realmente uno stretching veramente attivo, anzi di come si percepisca stando in sella, uno stretching veramente attivo. Inizialmente può anche essere un po’ opprimente guardare il cavallo mentre il suo collo va giù e sempre più giù in un abisso senza fine. Può anche diventare un po’ scomodo da sentire lo squilibrio che può causare il collo in giù, perché in effetti il cavallo cade sempre più sulle spalle, in uno stretching passivo. Insomma il cavallo è fuori equilibrio. Quello che abbiamo definito banalmente “ collo in giù” proviene solo dalle redini. Non da altro. Il cavaliere impara che, se prende il contatto piuttosto a lungo, il cavallo inizierà a cercare un rilascio. Ad un certo punto, il cavallo abbasserà la testa, ed il cavaliere rilascerà le redini. E così – come per qualsiasi cosa (giusto)?- Il cavaliere inizierà a prendere più contatto ed il cavallo imparerà rapidamente ad abbassare la testa ancora più in basso. Il rilascio del cavaliere dopo tutto, confermerà al cavallo di aver fatto la cosa giusta. Dopo il nostro fantastico istruttore, dirà al cavaliere che non sta effettuando assolutamente uno stretching! I PROBLEMI CHE NE DERIVANO Dopo molti molti altri tentativi, il cavaliere potrebbe capire che il problema con l’allungamento passivo è che si tratta semplicemente di una postura. Simile alla posizione che il cavallo assume per prendere l’erba, il cavallo impara a raggiungere il basso per scaricare la pressione. Se la schiena era vuota prima che il collo scendesse, sarà ancora vuota. Se il cavallo non stava usando correttamente il posteriore, la mancanza di ingaggio continuerà e potrebbe diventare ancora più pronunciata. Al passo, potrebbe non essere un grande problema, anche se comincia ad esserlo. Al trotto il cavaliere può iniziare a sentire davvero il cavallo appoggiarsi sulle spalle. Se il cavaliere prova a mettere il collo basso al galoppo, capirà davvero come si sente lo squilibrio. Attenzione: il cavallo potrebbe cadere sulle spalle così tanto, da poter correre il rischio di scivolare o inciampare. LO STRETCHING ATTIVO Ecco perché lo stretching attivo è differente. 1. COMINCIA DAL POSTERIORE: la chiave di volta dello stretching è che dovrebbe esserci movimento. Senza attivare il “motore” ossia il posteriore, non ci sarà stretching. 2. L’ENERGIA VIAGGIA ATTRAVERSO LA TOPLINE: a causa di quella energia il cavallo si allunga, si distende in avanti verso l’imboccatura. Se il cavallo è veramente pieno di energia dal posteriore, vorrà spontaneamente ARROTONDARSI RILASCIARE LA TENSIONE NELLA TOP LINE ED INIZIARE A STRETCHARSI. Il cavaliere dovrebbe sentire una ondata di energia che termina nel desiderio del cavallo di allungarsi in avanti ed in basso. Quanto si spinge in avanti ed in basso, dipende dalla profondità di quanto rilascia il cavaliere. 3. Infine, la differenza principale è che il rilascio delle redini incoraggia il cavallo ad abbassarsi ancora di più. Pertanto, a parte il livello di contatto originale, non c’è più presa di redini o tirare o spostare i gomiti all’indietro. DURANTE E DOPO LO STRETCHING L’altra grande differenza tra lo stretching attivo e quello passivo è il suo livello di attività. Mentre il cavallo effettua lo stretching, è sempre con il proprio cavaliere. Durante lo stretching passivo, il cavaliere effettivamente abbandona il cavallo e lo lascia andare. Quindi il cavaliere deve riprenderlo di nuovo, attraverso le redini, il contatto, l’energia, la connessione. Nello stretching attivo, il cavaliere ed il cavallo sono sempre insieme, ben connessi ed in armonia, può effettuare mezze fermate attraverso l’assetto e le redini, può usare gli aiuti di gambe, e può riprendere senza problemi in qualunque momento la posizione di lavoro, una volta che sia terminato lo stretching. LE REDINI NON SONO ALLENTATE O COMPLETAMENTE RILASCIATE. ATTRAVERSO LO STRETCHING ATTIVO IL CAVALLO INIZIA A MUOVERSI COME SE GALLEGGIASSE Il cavaliere capirà subito di aver centrato perfettamente l’esecuzione dello stretching attivo. Semplicemente non c’è paragone con il “collo giù”! il cavaliere sentirà: - l’impulso energetico del cavallo - la schiena diventa effettivamente rotonda e forte - i movimenti diventano più ampi e potenti - il corpo si rilassa, il cavallo diventa volenteroso e calmo allo stesso tempo e questa totale elasticità che non c’era con il semplice collo allungato verso il basso - quando il cavaliere combinerà tutti gli elementi insieme allora il cavallo diventerà leggero ed elastico come se galleggiasse ( la foto inserita a scopo didattico è tratta www.rc-speyer.com)

lunedì 21 dicembre 2020

“NUOVE RIVELAZIONI SCIENTIFICHE SUL FAMOSO LUNGING AID, PER LAVORARE ALLA CORDA IL CAVALLO”

Testo e traduzione libera Di Giulia Iannone, Istruttore Federale di Dressage Per info contatti e lezioni flatwork &dressage: cellulare 348 11 43 406 Mail: giequireport@gmail.com
La veterinaria e fisioterapista equina Inglese, Lynne Wilson, amazzone e tecnico di equitazione della BHS, sul sito equine canine.co.uk, esprime alcune idee, sulla base di fatti scientifici e di biomeccanica equina, in merito ai reali benefici di questo training aid. www.equinecanine.co.uk/post/the-waldhausen--soft---rope-lunging-aid-what-are-the-facts ( questo il link dell’articolo originale) The Waldhausen/ ‘Soft’/ Rope Lunging Aid - what are the facts? Recentemente ho trovato sul web, un articolo molto interessante, in inglese, intitolato “The Waldhausen/ ‘Soft’/ Rope Lunging Aid - what are the facts?” sul sito equine canine.co.uk a firma di Lynne Wilson. Il testo cerca di riflettere un po’ di più, su questo fantomatico Lunging aid, che tanta fama ha assunto negli ultimi tempi presso l’ambiente equestre, come attrezzo per girare alla longe. La praticità principale è data dal fatto che è molto semplice da applicare sul cavallo, in quanto si posiziona a nudo sul corpo del cavallo. E’ diventato per un po’ di tempo, la panacea che risolve ogni soggetto. Ma molti esperti e cultori della colonna vertebrale del cavallo , invece, ed anche l’autore di questo articolo, manifestano serie perplessità, addirittura supportate da argomentazioni scientifiche. Provo a tradurre e riportare i passaggi più importanti estrapolati dal suddetto articolo. “Un noto distributore di questo ausilio, lo ha descritto come "progettato per incoraggiare il tuo cavallo a lavorare efficacemente sulla schiena in modo naturale". Approfondiamo i fatti alla base di questa affermazione attraverso l'uso delle prove scientifiche più rilevanti disponibili, per fornirci un'idea di quali potrebbero essere gli effetti di questo aiuto ausiliario” 1. Non sembra che favorisca nel cavallo la volontà di alzare la schiena, ma il contrario ovvero l’estensione toracica. “Si ritiene che l'estensione toracica prolungata o ripetuta, contribuisca il verificarsi di processi spinosi dorsali preponderanti ( kissing spines ). L’articolo consiglia di non usarlo su cavalli che presentano kissing spines. 2. Un forte grado di pressione quando viene accorciato verso l’imboccatura ed un grado ancora maggiore di attrito, dovuto al movimento laterale determinato da spalla e gomito. 3. Può causare pressioni e restrizioni dietro i gomiti del cavallo, “È possibile che ciò comporti una ridotta mobilità del gomito, che avrà un impatto diretto sulla mobilità della spalla e in effetti sulla mobilità dell'intero arto anteriore. Qualsiasi pressione o restrizione in questo punto, avrà ripercussioni di vasta portata per l’intero sistema muscolo scheletrico del cavallo, che saranno opposte all’obiettivo generale che ci si pone impiegando questo specifico attrezzo abbassatesta. 4. Non c’è mai rilascio sulla bocca, quindi non può essere utilizzato nella fase di addestramento il rinforzo negativo: non c’è mai sospensione della pressione sulla bocca nel momento in cui il cavallo agisce correttamente. Non è formativo, crea confusione e non rispetta il welfare non solo fisico ma mentale del cavallo. Inoltre può strattonare e tirare in bocca causando paura dolore contrasto e fuga, nevralgie facciali, patologie cervicali, lesioni alla lingua, retrazioni della lingua, rigonfiamento della lingua e danni ai denti. Inoltre attrezzi per l’allenamento che fissano la testa ed il collo in posizione e non consentono il naturale movimento biomeccanico della testa in avanti ed indietro ( bascula) al passo ed al galoppo provocano andature bloccate. 5. E’ probabile che ci sia un impatto negativo, causato da questo ausilio tecnico, su garrese, gomiti, spalle e bocca, zone anatomiche che confinano con il collo del cavallo, è possibile quindi, che si verifichi un effetto compensatorio all’interno del collo. Il cosiddetto collo “rotto” non si riferisce ad una colonna vertebrale fratturata, ma è invece un termine che descrive il collo del cavallo flesso artificialmente con la forza, ad esempio con training aids, che possono causare una eccessiva flessione alle giunzioni di C3-C4-C5. E’ un peccato che quest’area –in particolare C5-C6-C7 – abbia anche dimostrato di essere l’area del collo, più comunemente colpita da alterazioni artritiche. La combinazione di questi fattori, all’unisono con l’effetto negativo sulla muscolatura di sostegno, dovuto all’uso prolungato di sistemi di addestramento, come questo, può contribuire allo sviluppo della disfunzione cervicale nel tempo. Non sappiamo ancora quale sia l’effetto immediato di questo ausilio tecnico, quindi perché rischiare questi potenziali effetti a lungo termine, quando sono disponibili altre strategie di addestramento/allenamento? 6. Infine, è interessante segnalare un dettaglio. Nell’immagine pubblicitaria di questo training aid, la ditta produttrice non ha ritenuto necessario includere il posteriore del cavallo. Come tutti sappiamo, l’ingaggio e l’azione del posteriore del cavallo, ottenuta in maniera corretta, è ciò che determina il corretto movimento dell’intera macchina cavallo. Ma in che maniera? La schiena del cavallo può essere immaginata nel suo funzionamento come un arco, il concetto in sintesi è “corda ed arco” e dimostra la connessione tra la schiena e gli arti. Una sufficiente protrazione degli arti posteriori e retrazione degli arti anteriori contribuiscono alla flessione (sollevamento) del dorso del cavallo ed al conseguente miglioramento della forza del “core” o nucleo del corpo del cavallo e della “topline” nel tempo. Come abbiamo stabilito, è probabile che l’ausilio tecnico in questione, inibisca il movimento degli arti anteriori a qualsiasi tensione, e quindi è probabile che limiti la capacità dei cavalli di ingaggiare il posteriore e quindi sollevare la schiena. 7. Allora, come possiamo stimolare e non inibire, in sicurezza, il tipo di movimento che rafforza il core del cavallo e modella la topline? È stato compiuto uno studio di 4 settimane, che ha approfondito gli effetti di un tessuto elastico che si posiziona dietro al posteriore e delle bande addominali ( Equiband TM) sui cavalli mentre sono al trotto, che ha rilevato una maggiore stabilità dinamica toracolombare nel cavallo al trotto, in mano ed alla longe, che potrebbe essere stata determinata dall’attivazione della muscolatura del core. Sebbene l’attivazione muscolare debba essere studiata in questo scenario, questo è un metodo di allenamento che non fornisce nessuno degli effetti negativi che sono stati evidenziati in questa particolare discussione. Inoltre, una tesi di dottorato pubblicata da Marie Rhodin, nel 2008, ha dimostrato una migliore biomeccanica equina come risultato del lavoro alla corda, grazie anche alla capacità dei longeur di “impegnare” il treno posteriore del cavallo. Questi sono solo un paio di brevi esempi, ma nell’articolo che ho consultato e deciso di tradurvi, è disponibile una corposa letteratura per poter investigare metodi alternativi, atti ad addestrare il proprio cavallo e migliorare il suo modo di muoversi. (la foto, inserita a solo scopo didattico, è cortesemente tratta da www.equinecanine.co.uk)