venerdì 26 gennaio 2018

MARIO CASSINELLI CI HA LASCIATO.
“ADDIO MARIO, L’ULTIMO GIUDICE DI SALTO OSTACOLI CON LA BOMBETTA”
Addio Mario, ultimo giudice di salto ostacoli con la bombetta

L’estremo saluto oggi, alle ore 12.30 nella Parrocchia di San Luigi Gonzaga in Via di Villa Emiliani 15.
“Era un generoso: nel suo annuario dati non dimenticava mai nessuno” ha detto Giuseppe Brunetti, commentando al telefono la notizia della scomparsa dell’amico.
Di Giulia Iannone
Dopo Mario Maini e Fausto Puccini, ci lascia anche Mario Cassinelli, altra figura rilevante ed intensa di quella storica “era equestre” , fatta di passione pura ed amore intenso, in cui il cavallo era forza motrice del’equitazione italiana nella sua essenza intangibile e romantica. Una vita intera dedicata ai cavalli, in ogni sua proiezione e sfaccettatura.
Appassionato, uomo di cavalli gentile e sensibile, dotato di ironia e verve, avvocato, Cavaliere egli stesso, proprietario di cavalli e Giudice di dressage e salto ostacoli, poi anche scrittore, editore dal 1986 , de “L’annuario dati dell’equitazione” opera che realizzava assolutamente da solo, curandone personalmente ogni pagina, fatta di interviste, cronache di gara, fotografie, biografie.
E’ stato uno fra gli ultimi ufficiali di gara, a giudicare con la classe, l’eleganza e lo charme innato, indossando sempre la bombetta.
Difficile e doloroso commemorare e racchiudere in poche righe e parole, l’espressività equestre eclettica e profonda di tale personalità.
Mario Cassinelli premia Natale Chiaudani
la foto è tratta dall'Annuario Dati sull'equitazione


Aveva frequentato la Società Ippica Romana, “Farnesina” ed era stato allievo del Colonnello Giuseppe Chiantia. Attore e testimone dell’”epoca d’oro” dell’equitazione italiana, è stato grande grandissimo amico di Graziano Mancinelli , il talento magnifico, nato anche egli alla “Sir “e messo a cavallo proprio da Giuseppe Chiantia. Ma i due avevano avuto sorti diverse con i cavalli: Mario poteva permettersi cavalli prestigiosi e molto importanti, Graziano doveva mettere le ali a destrieri improbabili, riottosi e senza mezzi. Questo non li divise, anzi li unì sempre nell’ammirazione profonda, nell’amicizia, nella condivisione di momenti non solo equestri a Piazza di Siena ma anche fatti di spensieratezza e convivialità a casa di Mario.
Figura generosissima, Mario Cassinelli condivise i “buoni cavalli” anche con gli altri cavalieri che reputava più meritevoli di lui. Perché per un vero appassionato, gentleman e sportivo fin nelle midolla, esiste sempre, come obiettivo e scopo primario, il cavallo da valorizzare. Forse non tutti sanno che il grigio di Mario Maini, lo storico Shephard’s Bush, era stato acquistato proprio da Mario Cassinelli per affidarlo alla monta tedesca del nostro cavaliere denominato “fil di ferro”.
“E’ un pezzo di storia che se ne va” ha detto al telefono un Giuseppe Brunetti chiaramente commosso e rattristato dalla notizia della scomparsa, perché era molto amico di Mario Cassinelli e con lui ha condiviso molte pagine dell’equitazione italiana. “Mario non è stato solamente un giudice e non conosceva i cavalli perché qualcuno glieli ha raccontati. Forse i cavalli più belli e prestigiosi del dopoguerra, sono appartenuti a Mario Cassinelli. Aveva una scuderia personale molto bella a Bel Poggio, della sua famiglia, esclusiva assieme al fratello Cesare. Ha montato dei cavalli straordinari, ed essendo un generoso, si rendeva conto che questi cavalli si sarebbero potuti esprimere meglio con altri, e non ha esitato a farli montare a cavalieri del momento ”. Proveniente da una famiglia “equestre”, anche il fratello Cesare, ingegnere dotato di un carattere introverso e schivo, ha continuato a montare a cavallo fino all’età di 80 anni. “ Anche Cesare ci ha lasciato alcuni mesi fa” aggiunge Brunetti con profonda tristezza. “ E’ stato un editore fantastico” ha rilanciato l’ex Presidente della Fise Lazio “ ha fatto felici molti volti dell’equitazione italiana con il suo libro. Non si dimenticava mai di nessuno. Nel 2003 ci fu una edizione speciale dedicata al grande amico, Graziano Mancinelli, in occasione dei 10 anni dalla scomparsa del cavaliere milanese. Erano legati realmente da una forte amicizia, si vedevano spesso a Piazza di Siena, giocavano a carte insieme, hanno condiviso molti momenti e Mario ha sempre portato avanti il ricordo del grande cavaliere di Ambassador”. In qualità di Giudice aveva frequentato impianti importanti del nostro territorio, come Cervia, Paestum, Palermo solo per citare qualche luogo “Sapeva delle cose sulla nostra equitazione che non gli erano state raccontate, le aveva vissute in prima persona, ed ogni sua parola aveva un sapore diverso” - ha aggiunto ancora Brunetti ed al termine della conversazione ha detto “Credo di averlo incontrato l’ultima volta quando abbiamo salutato per sempre Fausto Puccini, un altro suo amico di vecchia data. Ecco, in quella occasione mi ha lasciato e salutato dicendo: adesso tocca a me!”.

mercoledì 17 gennaio 2018

DRESSAGE FORUM 2018 DI ROMA


“ E’ IL GIUDICE A DOVER EDUCARE IL CAVALIERE”
I CRITERI , NON SOLO DI GIUDIZIO, MA SOPRATTUTTO TECNICI, DEL  DRESSAGE CONTEMPORANEO,  VISTI ATTRAVERSO GLI OCCHI DEL GIUDICE  TEDESCO 5* KATRINA WUEST E DEL “NOSTRO” ENZO TRUPPA.
Testo e foto a cura di Giulia Iannone
"E' il Giudice a dover educare il cavaliere"
Nella foto Enzo Truppa e Katrina Wuest


Lunedì 15 gennaio, presso il Polo Congressuale di Confindustria di Viale Tupini, 65,  Aula Pininfarina,  si è svolto il Dressage Forum 2018.  Aperto agli Ufficiali di Gara del Settore Dressage e del completo, era inoltre rivolto e dedicato chiaramente, anche a cavalieri ed Istruttori della disciplina “ al fine di contribuire a creare una migliore professionalità ed una maggiore sintonia con gli ufficiali di gara nonché una atmosfera più collaborativa tra tutti gli “stakeholder “ del settore” si leggeva sul programma introduttivo all’evento di studio “ Oltre che come momento associativo e di aggregazione” .
I protagonisti del forum


La giornata di studio è stata introdotta dal saluto formale, nella prima mattinata di una giornata piovosa e molto umida,  del Presidente FISE, Marco Di Paola, di Cesare Croce, Responsabile del Dipartimento Dressage, del consigliere FISE Grazia Basano,  del responsabile del dipartimento paradressage, nonché selezionatore, Ferdinando Acerbi.
Ferdinando Acerbi in rappresentanza del paradressage italiano

Dalle ore 10 in poi, il punto focale del Dressage Forum 2018, è stato diretto in sinergia dal Giudice Tedesco internazionale 5*  di dressage , la Tedesca Katrina Wuest – che tanto per gradire , figura tra i membri della giuria di dressage dei WEG 2018 che si svolgeranno al Tryon International Equestrian Center , Mill Spring North Carolina –USA- dal 10 al 23 settembre 2018- dal “Nostro” massimo esponente del Dressage Italiano nel Mondo, Enzo Truppa, che non ha bisogno di presentazioni, in quanto anche lui giudice internazionale 5*, Cavaliere, Trainer e coach di sua figlia  Valentina, nostra amazzone di punta e rappresentante del dressage italiano di vertice. Al tavolo anche il giudice internazionale Barbara Ardu, che nello specifico ha effettuato la traduzione in italiano dei testi di studio proiettati a completamento dei video illustrativi, materiale tecnico utile e valido per l’illustrazione dei criteri di giudizio prospettati durante il forum.

Katrina Wuest è cresciuta nell’area di Dusseldorf (Western Germany) e da giovane è stata una amazzone di successo. Negli anni ’70 faceva parte della squadra tedesca B. Per ragioni di studio, si è trasferita a Monaco, e lì ha frequentato l’Università studiando Letteratura Tedesca ed Americana, e vi spostò anche la sua scuderia. Sospesa la carriera agonistica, continuò in ambito equestre allenando sua figlia, che ha fatto parte della German Pony Division, montando un meraviglioso pony stallone palomino. A quel tempo la figlia di Katrina gareggiava insieme a Jessica Werndl e Kristina Sprehe. Oggi la ragazza non monta più e svolge invece la professione di avvocato. Ecco che l’impegno della Wust in ambito equestre subisce un ulteriore mutamento, da amazzone a coach, decide di intraprendere la carriera di giudice. “Come amazzone ero profondamente annoiata dal vecchio modo di giudicare degli anni ’70, specie nelle gare di livello regionale - ha dichiarato la competente figura tecnica in una intervista sulla stampa americana – e apprezzavo e comprendevo il buon modo di giudicare, ma non il contrario, ecco perché sentivo di dover fare le cose nel modo migliore. L’equitazione mi aveva dato molto fin dall’infanzia, e mi rendevo conto di dover dare un mio contributo in cambio”. Così ha deciso di intraprendere la carriera di Giudice di Dressage dagli anni 1990.  “Penso sia importante andare in giro a tenere clinics e seminari - ha dichiarato in altre interviste - per aiutare i cavalieri ad esprimersi meglio. Questo è molto importante”.  Solo conoscendo questo risvolto autobiografico, si riesce a capire lo spirito e l’entusiasmo di Katrina Wuest che desidera “buoni giudici” : “Un buon giudice è quello che fa meno errori” ed è pur vero che sono “ I cavalli ben addestrati ad aiutare i giudici”. 
"Un buon giudice è quello che fa meno errori"

Il punto nodale della questione è che tutte le figure equestri vanno ben educate: i giudici devono studiare, aggiornarsi, confrontarsi il più possibile, e devono essere aperti al dialogo, alle discussioni, ad incoraggiare i cavalieri, pronti a dare  indicazioni costruttive. I cavalieri devono potersi fidare e lasciarsi guidare da questi buoni giudici. Essere un giudice, ha ripetuto più volte la Wuest, non è solo una vocazione, è uno stile di vita, un po’ al pari della figura  del cavaliere e dell’istruttore. Se vogliamo, durante questo global forum di Roma, abbiamo toccato con mano, ancora di più quanto queste tre figure siano strettamente connesse tra loro, nel fine utile e supremo di creare e valorizzare al massimo l’essere cavallo. 
"la scala del training è la base di tutto ed aiuta a scoprire gli errori"

E quest’ultimo è stato studiato e valutato profondamente nella sua fase di cavallo giovane e, successivamente,  di cavallo atleta maturo. Il quadro complessivo del seminario di studio, è partito, come tutta la didattica tecnica, dalla Scala del training e dall’ “happy horse”: “La scala del training è la base di tutto ed aiuta a scoprire gli errori”. Essa dunque non riguarda solo la qualità delle andature, ma anche “the way of training”. Il ritmo, il punto più importante, decontrazione, contatto compreso l’esatto rapporto con la bocca fino al raggiungimento della  posizione dell’incollatura che risulti  “uphill” o meno, con tutti gli annessi ed i connessi tecnici che portano, attraverso questa strada corretta,  alla riunione. 
"Essere un giudice è uno stile di vita"

Tutti gli elementi della scala del training influenzano l’intera immagine finale del cavallo esperto, e poi il discorso va considerato, in maniera differente, in relazione alle esigenze del cavallo giovane. Oltre alla valutazione di come si muove il cavallo, il giudice deve sempre valutare che si esprima e sia addestrato e gestito come un happy athlete, cosa che si rileva dallo sguardo, dalla bocca, dalle orecchie, dal movimento della coda, dalla respirazione, dall’assenza di sudorazione eccessiva. Anche questo fa parte dell’impressione generale. Quando un cavallo è ben addestrato a casa, nulla cambia. Quando entra nell’arena ed è perfettamente in armonia e negli aiuti, nulla si modifica in 5 minuti di gara. Può qualcosa mutare a seguito di un po’ di tensione, ma se è un cavallo è stato ben addestrato, l’unica cosa che apparirà è un buon training. Il buon lavoro paga sempre in rettangolo. Al contrario, se un cavallo è addestrato male, è sulle spalle, pesa sul ferro, non è decontratto, la schiena è rigida, tutto questo appare durante l’esecuzione del grafico. 
"Guarda sempre l'espressione del cavallo..."

I giudici sapranno essere molto oggettivi su questo, perché l’errore nella fase di addestramento, discosta l’immagine complessiva del cavallo poiché non è stata portata a compimento la scala del training. Tutto questo è per il welfare del cavallo, questa è la linea guida.  Sono stati molti, interessanti e vivaci gli spunti che sono emersi dalla proiezione delle schede tecniche preparate dalla giudice tedesca, la platea intervenuta era molto attenta ed interessata e non c’è stato il tempo di annoiarsi o subire un calo di attenzione, grazie anche all’inserimento di moltissimi spezzoni video che hanno portato in sala moltissimi dei “Campioni” del Dressage di ieri e di oggi: un datatissimo Henri Saint Cyr , oro olimpico a Melbourne 1956, Monica Theodorescu su Ganimedes, Ulla Saltzgeber su Rusty, il mitico Totilas,  studiato in ogni sua forma ed espressione ancora oggi, Isabell Werth con la sua immagine corretta di cavallo perfettamente “Uphill” e con la sua verve personale come amazzone regina del dressage, varie annotazioni tecniche su Charlotte Dujardin e Valegro, Valentina Truppa con Chablis ed Eremo del Castegno, Adelinde Cornelissen su Parzival…sicuramente una giornata di studio ed approfondimento in aula intensa e di grande resa. 
Al centro Isabell Werth su Weihegold

Peccato perché avrebbero potuto goderne non solo gli addetti ai lavori del dressage, ma molti più esponenti della disciplina del completo e, magari, anche alcuni cavalieri o tecnici del salto ostacoli. Perché è fondamentale conversare con i giudici, porre domande, aprire un dibattito in materia di biomeccanica del cavallo. Utilizzare  ogni prospettiva di lavoro di ben tre figure tecniche ossia giudice, trainer e cavaliere. Tutto questo porta un immenso beneficio e bagaglio tecnico validissimo per migliorare e maturare, e lo studio in aula, poco gradito e concepito da taluni  tecnici, è imprescindibile per la buona riuscita del  lavoro in campo.