lunedì 4 ottobre 2021

“UTER, DOPO OGNI GARA, MI REGALA UNA VITTORIA IDEALE!”

MARCO CAPPAI SI RACCONTA DOPO L’EUROPEO DI AVENCHES: Di Giulia Iannone ( le foto presenti nell'articolo, sono tratte e gentilmente concesse da : Marco Cappai Facebook page; Equihero.de-Hagen Kalberer, Soraya Exquis Photographie. Ringraziamo tutti loro per la gentile concessione)
A 8 anni dalla mia intervista, realizzata per l’Ancce durante la stesura del libro “Il completo alle Olimpiadi”, in cui conobbi l’eroe per caso di Atlanta 1996, ho incontrato un Marco Cappai della nuova era, che punta ad una Olimpiade da sogno, passando per il campionato Europeo da outsider. Con quale spirito hai accolto la convocazione al campionato europeo senior individuale, ad Avenches? “ Avevo portato avanti una buona stagione di gara con i miei cavalli di punta. Avevo due cavalli qualificati per le olimpiadi, sia Santal che Uter. E’ stata accolta la convocazione con molta gioia ma anche consapevolezza di un bel periodo di stato di forma. Me lo aspettavo, sapevo di esserci vicino, anche perché sono circa 2 anni che i miei cavalli stanno facendo buoni risultati . Era nell’aria! Coloro che andavano alle Olimpiadi non sarebbero potuti andare agli Europei, per cui pensavo ci sarebbe stato spazio. E’ stata una grande gratificazione.” Quanti europei senior hai fatto e da quanto tempo mancavi da un appuntamento agonistico del genere? “ Questo è il mio terzo europeo senior. Il primo risale al 1995, l’anno prima delle olimpiadi, che però andò male, montavo un cavallo poco esperto e l’europeo si disputava ai Pratoni. Poi con il grigio Dourango nel 2011, andò bene, purtroppo non nella fase di concorso ippico, chiusi con 5 errori, ero nei top 30 binomi dopo il cross, e purtroppo sono cadute 5 barriere in salto ostacoli. Un po’ come Atlanta, lì furono 7 i miei errori. Adesso è la prima volta che monto un cavallo che conosco veramente bene in una gara così importante. Uter si trova nella mia scuderia. “
Ti sarebbe piaciuto essere parte della squadra italiana, o sei stato più comodo come individuale e quindi outsider? “ Devo ammettere che la condizione da individuale per me è stata comoda, in quanto toglie tante pressioni durante la gara. Soprattutto perché io sono stato in gara con un cavallo che è poco esperto, quindi è andata bene così. Certo, con il senno poi, penso che avrei potuto contribuire, ma la situazione azzurra non sarebbe cambiata molto, mettendo dentro il mio punteggio, saremmo comunque arrivati settimi. Sono stato contento così”
Prima prova, il dressage. Lucinda Green, che era la giornalista in telecronaca per fei eventing, ha rivolto a te ed Uter moltissimi complimenti. E’ emersa una tua grandissima sensibilità nei confronti del tuo grigio, e Lucinda ha esclamato “ ognuno conosce il proprio cavallo, e sa quanto può chiedere”. Allora, che cosa si può chiedere a Uter in rettangolo, e tu come hai gestito la prima prova? “ Uter se fosse montato da un cavaliere capace, e non lo dico per falsa modestia, tipo la Klimke o Jung, potrebbe essere un cavallo che “scarica il pallottoliere”! però purtroppo io in piano ho dei limiti, mi sto facendo seguire ( da qualche anno il mio tecnico per il dressage è Leonardo Tiozzo) spero di migliorarmi, spero di potercela fare, mi impegno molto, ma chiaramente non sono a livello di questi cavalieri top. Devo essere più costante, perché purtroppo per via degli impegni, vado un po’ a singhiozzi. In Svizzera, in campo prova, mi ha dato anche una mano Dirk Schrade, cavaliere tedesco molto competitivo che tutti conosciamo, con il quale collaboro da un po’ di tempo. Purtroppo non posso vederlo spesso, molto bravo, qualche volta sono andato da lui un pochettino a lavorare. Nell’occasione del campionato europeo, era in campo prova, mi stava guardando con il cavallo, con lui ho effettuato gli ultimi 10 minuti in campo prova prima del test. Secondo me ha contribuito anche con la performance, il cavallo non è facilissimo, in piano, è molto emotivo e reattivo, ha molta personalità. Vorrei parlarti della storia del cavallo e di come l’ho trovato , prima di continuare a raccontare le prove dell’europeo…” Allora Raccontami di Uter, e come è arrivato ad essere tuo compagno di vita e di gare? “ L’ho visto all’età di 3 anni. Il cavallo è stato allevato da Giulio Marini Agostini e Paola D’Angelo ( mia moglie lavora con loro), mi fecero vedere un video. Il cavallo stava in Francia, i loro puledri li mandavano lì. Mi hanno fatto vedere il video di questi 2 cavalli che stavano in Francia, uno era Uter, e l’altro la sorella di un anno più grande. Il cavaliere che li montava di solito, nella circostanza non c’era. I cavalli furono visionati non montati. La persona che li gestiva, disse che questo grigio era un po’ difficile, con molto carattere. Effettivamente è un cavallo particolare Uter, dotato di una sua identità, se si arrabbia forte e decide, ti fa scendere! L’ho visto e mi è piaciuto, l’ho visto saltare scosso, ed aveva saltato bene, e mi aveva colpito il suo gesto dinamico sul salto, ed allora dissi “ Perché non lo dai a me da montare”? allora c’era Marco Salvatori , con cui collaboro, andò a Pompadour, a fare i mondiali dei giovani cavalli, dei 4 e 5 anni, tornando si è allungato e lo ha portato in Italia. Uter lo abbiamo dato ad un nostro amico, da lavorare per un anno, a 5 anni, ed a 6 anni l’ho preso io. Ma io l’ho sempre tenuto d’occhio e monitorato, perché è un cavallo che mi è piaciuto subito. L’ho sempre visto dotato di una qualità particolare. L’Europeo arriva al momento giusto, perché questo cavallo ha già vinto tanto, penso sia il cavallo con il quale ho vinto di più. Dai 3 stelle abbiamo deciso di fare il salto di qualità, sempre con la cautela, e l’attenzione, di chi sente di avere tra le mani tanta qualità, ma non definibile, non inquadrabile come categoria. Avevo la paura di bruciarlo e negargli la giusta affermazione in carriera. Sono andato molto piano, ma ha sempre saltato alla grande, rispondendo con classe e collaborazione, questa partecipazione all’europeo, durante la quale ha saltato in maniera spettacolare, sia in cross che in concorso, lì con un cavallino così, hai pensiero e incertezza sulla possibilità di fargli affrontare salti del genere, grossi e con coperture, ma il piccolo Uter, mi ha dimostrato di essere veramente un fenomeno. Sensazioni che non si possono immaginare. “
Tu assisti molto il cavallo, questo in particolare, con grande sostegno empatico, le carezze, la voce, molto il corpo elastico e morbido. Un modo che da osservare porta grande emozione. Tu come lo vivi? “ Monto proprio così spontaneamente. In cross è proprio il mio modo naturale e personale, parlo con i cavalli, cerco di motivarli, è come accendere un interruttore e dire loro tutto quello che succede, tutto quello che stiamo per vivere passo dopo passo. Io li accompagno in un viaggio. È una cosa mia personale, emotiva, penso che i cavalli, lo sentano e penso che gli dia la sensazione di essere coinvolti, che stanno molto vicini al cavaliere. Dà un significato personale al compito che si fa insieme, come progetto sportivo” Come era il percorso di cross, qualcuno lo ha trovato impegnativo e sollecitante. Ti trovi con la descrizione? “ Il cross era molto grosso, c’era un salto forse di riposo, tutte le dimensioni, ma era molto chiaro e costruito bene. Quando ho fatto la ricognizione, per me era difficile tutto, proprio l’idea di fare tutto al meglio senza far preoccupare il cavallo, cercando di mettere il mio grigio nella condizione migliore perché saltasse sereno, capendo cosa stava facendo. Come persona, io non sono abituato a sottovalutare qualcosa, perché in queste gare, quello che sembra facile, alla fine può essere difficile, per cui non riesco a fare una analisi netta. Anche l’ultimo ingresso in acqua, che era il terz’ultimo salto, c’era una casa ad entrare in acqua, quello era semplice, ma magari arrivi col cavallo stanco, il cavallo ti guarda la gente, una brutta distanza perché devi fare il tempo, e stai lì e spingi, il cavallo lascia giù una gamba e ti giri, che ne sai. Il cavallo però aveva un bel galoppo, era la sua seconda gara lunga , quindi, penso che non sia stato messo in squadra per questo tipo di remora, non lo so, il galoppo era buono, e credo che facendo un po’ più di gare e con un po’ più di esperienza, migliora anche l’azione di galoppo. Inoltre il cavallo quando salta, si butta molto per aria perché ha tanta qualità e si esprime tipo cavallo da concorso, e con questo si perde un po’ di tempo. Sono sicuro che con il tempo, migliorerà.” Salta tutto, questo cavallo linea Cassini I, ha saltato pure lo stradoncino, oppure ho visto male? “ Hai visto che qualità! Un cambio di colore, e lui ha deciso di saltare, quello ti può fregare un pochino perché ti capita un cambio di colore, una stradina, un qualcosa prima di una combinazione, magari ti falsa un po’ la distanza. Però ha saltato benissimo, quello che mi ha impressionato ed anche commosso, è stata la concentrazione, e la serietà. È passato in mezzo alle bandiere, a tutto, e poi quello che mi ha emozionato è stato il feeling che ho provato e assaporato durante la gara. Ci sono vari modi di vedere le cose, di vedere le gare. Quando porto addosso delle sensazioni del genere con i cavalli, per me hanno il sapore ed il valore di una medaglia. Quando senti, quello che ho sentito io da questo cavallo al Campionato Europeo, non posso non pensare a dove siamo arrivati ora, dal punto di partenza, al viaggio che abbiamo fatto. E questo tragitto concettuale dà un senso al quotidiano, alle delusioni, agli obbiettivi attesi e rimandati, ai sogni. Ognuno dà importanza a quello che più gli si confà, come modo espressivo ed interpretativo, io guardo tutte queste sfumature emotive, pur avendo ambizioni, ma un cavallo che ti segue, crede in te, si affida e lotta con te per finire una gara, mi gratifica enormemente” Tu dici ambizioni. Noi ci siamo lasciati , nel 2013 giornalisticamente, con la famosa intervista “ Un eroe per caso”, in cui raccontavi di Atlanta ‘96. So che tu hai un appuntamento con una Olimpiade che desideri rifare, in età matura e consapevole. Allora? “ Eh ( la voce si fa sognante, ndr). Mi piacerebbe tanto farne un’altra fatta bene, prima di chiudere la carriera. È il sogno dell’infanzia, ed è sempre ed ancora lì. Non posso negarlo, spesso si riaffaccia il desiderio . Adesso però sono talmente appagato dal feeling che ho sentito, dalla gioia di avere i cavalli dalla mia parte. Sai, mi hanno detto, questo cavallo è piccolo per fare il cavallo, cominci e vai avanti. Poi qualcuno ti dice, sai è carino, però non so se ha il galoppo per fare i 4 stelle, e intanto li fai, e vedi che ha la stoffa per finire…adesso è stato tutto un rincorrersi! “ Adesso dobbiamo dire, è piccolo, chissà se potrai mai fare una Olimpiade? Così la fai? Lanciamo la sfida? “ Forse si! Forse si! Bello! È una situazione che gratifica tutto un gruppo di lavoro, io sono la punta di un iceberg, ma c’è tutto un gruppo di lavoro alle mie spalle, che fa da forza trainante. Chi c’ha creduto, non ha mai mollato, non si è arreso. Sai, come quando parti in corsa con l’handicap, poi riesci ad ottenere qualcosa. Non ho vinto niente, ma sento di aver vinto la possibilità di poter montare ad un certo livello, la possibilità di avere ancora un modo di poter comunicare quello che sento e vivo dentro, perché io sono un tipo riservato, e mi esprimo con i cavalli. Questo cavallo ha una estrema qualità, però bisognava riuscire a capirla. In piano ancora non ci sono riuscito, ma nella parte saltata sento di esserci riuscito, quindi sono contento.” Prova di concorso ippico, chiudi con netto: piccola rivincita per Marco Cappai? “ Il cavallo ha tantissima qualità, credimi. Ho molto feeling, ripeto, è proprio il mio genere di cavallo. poi quando tu credi in un cavallo, tiri fuori tutto quello che ha e pure la volontà ed il sentimento di andare oltre, perché condivide il tuo pensiero ed il tuo progetto di gara. E’ un insieme speciale, credimi. Dopo tanti anni di lavoro, da cavaliere maturo, è bello montare un cavallo che ti fa esprimere, e tutte le cose ch hai imparato, montando ogni tipo di cavallo, senti ch funzionano e creano quel famoso stato di flow , equando ti guardi dall’esterno, ti scopri un cavaliere diverso, ti guardi come non ti sei mai visto, perché in genere non ti piaci mai. Salta il cavallo, un bravo cavaliere deve solo mettere il proprio cavallo nella condizione di poter saltare”. Dopo l’esperienza di questo campionato Europeo, cosa fai? “ Ho l’altro cavallo molto buono che è Santal, con il quale ho affrontato delle bellissime gare prima di Uter, in questi 10 giorni l’ho lasciato un po’ in lavoro leggero, perché c’era la gara importante con Uter, adesso affronteremo i campionati italiani, speriamo vadano bene. Poi con un altro cavallo farò la gara ai Pratoni del Vivaro, e chiudo la stagione. È una bella storia anche quella di Santal! Sono molto contento, perché ho incontrato dei cavalli ed abbiamo scritto delle pagine molto toccanti insieme, dandomi delle emozioni e delle soddisfazioni non indifferenti. E’ un momento positivo, dopo tanti anni si è allineato qualcosa. Determinante è stato l’incontro con dei proprietari speciali, che sono i genitori di Emma Pasqualini, Paola e Giorgio. Seguivo loro figlia Emma, ma intanto hanno pensato di sostenermi economicamente. Il grigio, per esempio lo hanno sempre spesato loro, e soprattutto Paola Tolino, la mamma di Emma, che sta un po’ più dentro il mondo equestre. Lei ci ha molto creduto, ed anche nei momenti di stasi, di pausa, lei non si è mai persa d’animo, e non mi ha abbandonato. E non è normale. E’ la vittoria di un gruppo, di una filosofia, di una mentalità. Oggi non è comune, mi hanno dato la possibilità di fare le gare che servivano, in questi 6 anni, sono cresciuto enormemente, ma siamo partiti da zero. Abbiamo avuto due cavalli qualificati per le Olimpiadi, uno andato all’Europeo, due coppe delle nazioni, una medaglia al campionato Italiano. Il team ha dimostrato di funzionare, ed io non posso se non dire, grazie a Tutti”! Ho guardato il Campionato Europeo, e mi è venuto in mente un altro pensiero. So che tu lo accoglierai con grande pathos. A questo evento agonistico, c’erano in gara, due figli dello stesso Maestro. Tu e Stefano Brecciaroli, allievi del Dott. Adriano Capuzzo. Che emozione è stata? “ Con Stefano montiamo insieme da quando eravamo ragazzini. Abbiamo condiviso insieme tanti saggi delle scuole. Sai, quando monti in gara, non hai il tempo di fermarti ed assaporare tutti questi momenti o elaborare pensieri, però è sempre un bel tuffo nella memoria. Noi siamo un po’ abituati a fare le cose insieme. Abbiamo vissuto i saggi delle scuole, Lexington, gli Europei insieme, anche quelli del 2011, è un pensiero di grande nostalgia e riconoscenza. Il Dottore ci ha lasciato una impronta importante, ha creduto tanto in noi, ci ha sempre riconosciuto, anche francamente, di essere allievi dotati di grande talento. Ci ha aiutato a svilupparlo, senza vivere nell’oscuro pensiero di averlo. Ci ha aiutato a montare, con delle risorse economiche abbastanza limitate, cosa che oggi non è possibile. Ha fatto una grande opera psicologica ma anche concreta. Lui si è preso cura di noi, in ogni senso. Oggi, credo, che io e Stefano, siamo due cavalieri che montano bene, e quindi penso che portiamo in campo, in giro per il mondo, una bella equitazione, che ci è stata ispirata dal nostro maestro. Il Dottore ha contribuito moltissimo alla mia carriera di atleta.”
Quando monti, sia in cross che in concorso ippico, cosa sopravvive dei tanti insegnamenti di Capuzzo? Così, ora che siamo fuori dalla gara, ci prendiamo il tempo per pensieri di una equitazione nostalgica e romantica, e ricordiamo un grande della cultura italiana equestre. “ Gli devo lo sviluppo del mio talento personale. Lui ci diceva poche cose, voleva che fossimo noi a sviluppare il nostro talento, per cui c’è chi lo sviluppa in un modo, chi in un altro. Io l’ho espresso a pieno nella fase del cross country. È stato bravo a fare questa operazione, che è un dettaglio molto difficile e non insignificante. Lui non ci ha sommersi di nozioni tecniche, perché troppa tecnica annichilisce il talento, ci ha lasciato fare anche un po’ da soli, trovare soluzioni e sinergie, così siamo usciti noi, e se riflettete ci siamo io , Stefano Brecciaroli e Francesco Girardi, e siamo cavalieri con un buon talento, e questo lo dobbiamo a lui. E’ anomalo, è speciale, ma un istruttore, con questa strategia, ha tirato fuori tre allievi, che poi sono andati alle Olimpiadi. Lui ci guardava da fuori, ed osservava come si sviluppavano le cose, al momento giusto ci faceva cambiare cavallo, era una persona carismatica. Più di una volta ha tolto il cavallo buono al proprietario, per farlo montare all’allievo talentuoso, mentre all’amatore faceva montare il cavallo della scuola! Ed ognuno stava al proprio posto, perché lui era stimato ed ammirato. Ed intanto il messaggio didattico era passato. Un anno feci terzo ai campionati debuttanti, vinsi , a livello individuale il saggio delle scuole, che al tempo aveva 100 partenti, col cavallo della scuola. Lui il giorno dopo mi tolse la cavalla. Io non capì al momento. Ma lui disse “ questa cavalla la sai montare, adesso devi imparare a montare un altro cavallo”. Ecco, questo era Adriano Capuzzo, maestro di vita, uomo colto, uomo di cavalli, cavaliere. Grazie a lui facevo gli stages d’estate ai Pratoni e così ho conosciuto anche Stefano Busi, il quale si è appassionato a me, ma nulla sarebbe accaduto senza Capuzzo. Una persona fondamentale che non mi ha mai risparmiato i complimenti. Ha detto sempre a tutti che avevo talento, e per una persona come me, riservata e che viaggia a basso profilo, è importante sentirsi stimato e apprezzato. Questo mi ha aiutato, perché mi ha fatto esprimere” Ci tenevi a ringraziare qualcuno? “ Devo assolutamente ringraziare la Polizia di Stato senza la quale io non potrei fare l’atleta a tempo pieno, i proprietari, Giorgio Pasqualini e Paola Tolino, che da 6 anni mi sostengono e mi supportano con un programma davvero importante, che è partito dall’acquisto di cavalli. Ringrazio Dirk Schrade, Leonardo Tiozzo, i Lancieri di Montebello con i quali attualmente lavoro, che mi hanno sempre dato massima disponibilità di spazi e strutture, e mi hanno anche molto supportato. Grazie a tutti quelli che credono in me, e che magari per l’emozione del momento, non ho ringraziato”.

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