sabato 8 giugno 2013


GIANNI MARFOLI : Una vita equestre dedicata al cavallo italiano.
Gianni Marfoli su Orchidea
Concorso Internazionale ad Atene
Vinse il Premio Caprilli nel 1988 alla Fiera di Verona.
"Anche i nostri cavalli diventeranno presto così"
di Giulia Iannone


Gianni Marfoli   nasce a Filettino, in provincia di Frosinone il 10 maggio 1950.
 Si  trasferisce nella Capitale da giovanissimo.
Cavaliere discreto, riservato, silenzioso, semplice, appassionatissimo.  È  senza dubbio da annoverarsi tra i migliori interpreti del cavallo italiano al quale si dedica interamente in carriera. E’ una scelta obbligata che lo ha portato solo a sfiorare  l’equitazione ad alto livello. Ma ha senza dubbio dato, già in tempi non sospetti, un  contributo notevole alla valorizzazione dell’allevamento nazionale italiano, di cui si parla tanto al giorno d’oggi.
L’incontro con l’essere cavallo è del tutto casuale ma al contempo decisivo per il proseguo. “ i cavalli non sono mai stati un tabù. Già quando avevo dieci anni mi sentivo a mio agio in sella ai maremmani agricoli che c’erano nell’azienda dove lavoravo.” Racconta Marfoli stesso durante una intervista rilasciata per la rivista del settore “Cavalli e Cavalieri”.   Era una monta rustica ed istintiva, che ancora non seguiva regole dettami o schemi dell’equitazione tradizionale. Ma c’era già allora un feeling ed un senso equestre ancestrale.  Poi l’occasione, la prima grande coincidenza. Qualche anno più tardi viene aperto il Centro Ippico Aurelio proprio nelle vicinanze dell’azienda agricola ove Marfoli si era trasferito. Faceva  il trattorista e lavorava per l’avvocato Carafa “ io andavo spesso a cavallo lì intorno fino a quando un giorno ....” a chiamarlo fu uno dei più noti istruttori della Capitale , il Maresciallo Aurelio Landi. ( Nome che tutti ricordano legato a doppio nodo alla Farnesina ed a Giuseppe  Chiantia). Landi iniziò a fargli montare i cavalli della scuola. Giorno dopo giorno la passione e l’interesse per l’equitazione cresceva.  Landi portò Gianni Marfoli a fare il primo Concorso: un interregionale di due giorni a Perugia. Siamo nei primi anni ’70. Questo primo incontro agonistico trasformò la scintilla in una fiamma ardente per l’equitazione. Il giovane cavaliere, appena rientrato dal servizio militare cerca un inserimento professionale nel difficile ambiente degli sport equestri.  Per fortuna arrivano i primi cavalli in lavoro ed al contempo,  qualche acquisto di soggetti “possibili a livello economico” . ovviamente  la scelta ricade su cavalli italiani che offrivano la possibilità di farsi conoscere come preparatore. “l’addestramento dei puledri era l’unica cosa che potesse darmi da vivere ma è anche stato il freno per raggiungere alti livelli. Ho sempre avuto cavalli con i quali si doveva partire da zero ed ogni volta che raggiungevo dei risultati importanti il cavallo tornava al proprietario o doveva essere venduto”. Una triste ed amara realtà per un cavaliere appassionato e diligente. Se da una parte soffriva l’atleta e l’agonista Marfoli, dall’altra parte cresceva nei suoi confronti la stima da parte di allevatori e proprietari della figura di addestratore e preparatore di giovani cavalli. A Gianni si affidava un puledro così come il cavallo difficile o con problemi di vario genere. L’esperienza e la sua conoscenza equestre continuavano sempre a crescere nell’umiltà e nella discrezione di un uomo che amava profondamente il proprio lavoro.
Campionato italiano giovani cavalli
Grosseto
 Come ha amato tutti i suoi cavalli: da Doney, un bel baio italiano preso da puledro con cui arriva a fare l’Internazionale di Palermo e le categorie dedicate al cavallo italiano a Piazza di Siena. Toledo, cavallo stupendamente generoso, costò davvero poco perché era un cavallo già molto sfruttato e praticamente finito. Con lui fece ancora tre stagioni di gare nazionali riportando anche buoni risultati. Poi ci fu Mistero IX acquistato per i suoi grossi problemi caratteriali. Tra l’altro, fatto curioso,  figlio di una cavalla che montava da bambino! Mistero gli portò grandi soddisfazioni in campo Nazionale. E la lista è immensa: Tonio de Utieri, Zingara di San Giorgio, Forese di Corlando, Eminence della Cerchiara ( ultimo in termine cronologico  ma non ultimo in termine di affetto ) fino ad arrivare all’importantissima  Orchidea della Florida. Questa ultima entra a far parte della vita di Marfoli da Debuttante. Insomma se Gianni non ha avuto la possibilità di calcare a pieno i campi di gara internazionali, ha avuto un merito e sicuramente un privilegio: è stato testimone e soprattutto uno dei principali pionieri dell’evoluzione dell’allevamento italiano.  Forse in tempi come questi, in cui è sorta anche  la figura, grazie alla Associazione ANTAC di Vittorio Cavalieri, del tecnico addestratore di cavalli e non ultima la notizia di un Ludger Beerbaum che dopo la Fiera di Verona compra Luce del Castegno, strappandolo dalla sella di Giovanni Consorti, Gianni Marfoli avrebbe saputo la strada intrapresa negli anni 90 dove avrebbe portato! All’epoca parlava così:”I preparatori di cavalli giovani spesso ingiustamente sono considerati cavalieri di secondo piano. Ma credo che finalmente sia stata imboccata la strada giusta.”
Non sono state poche le delusioni in carriera: Cavaliere P.O per i Giochi Olimpici di Los Angeles 1984. Ecco cosa racconta: “ nel biennio precedente le Olimpiadi del 1984, ero stato chiamato ai Pratoni del Vivaro  da Raimondo D’Inzeo . In quel periodo mi era stato affidato Inviolable, ma alla vigilia di Piazza di Siena mi venne tolto. Anche in quella occasione rimasi deluso. Ma è una questione di dignità e non ho mai cercato di ottenere più di quello che mi è stato proposto. Non mi piace elemosinare ma penso che tutto sommato qualche aiuto in più me lo avrebbero potuto dare”.
Don Bito Van de Helle 1989

 L’altra grande delusione riguarda il cavallo di nome Don Bito Van De Helle, il qualitativo stallone affidatogli con cui Marfoli ha ottenuti buoni risultati e ripreso poco prima dei Campionati italiani. Sarebbe stata la prima volta ad un Campionato Italiano assoluto per il cavaliere filettino  purtroppo il proprietario,  con la scusa che non avevo girato all’estero , affidò lo stallone ad un altro cavaliere un mese prima della finale di Salice Terme. E’ stata una grossa delusione anche perché avevo puntato molto su Don Bito con il quale avevo lavorato per tutta la stagione”.
Citerei invece i risultati più rilevanti della carriera di Marfoli: Vincitore del Premio Caprilli a Verona nel 1987, Campione regionale del Lazio nel 1989, ha partecipato vincendo a numerose categorie D di formula 2 ed ai Campionati dei Cavalli Italiani a Grosseto. Nel 1991 ha partecipato con Orchidea dell’Allevamento “l’Orchidea” ai Concorsi Internazionali di Cottinbrung (Austria) e si è distinto classificandosi terzo ad Atene quale membro della squadra FISE-ENCI ed undicesimo al Gran Premio di Atene. Nel 1992 in sella ad Orchidea ha vinto, al concorso Ippico di Piazza di Siena la prova più impegnativa che gli è valsa il premio “Raimondo Flores” dei cavalli italiani. L’ultima gara l’ha affrontata nel 1995 a Lanaken in Belgio in occasione del Campionato del Mondo Giovani Cavalli in cui presentò due soggetti.  Gianni Marfoli è stato tra i migliori preparatori in assoluto dei Giovani Cavalli Italiani per il Premio di Allevamento.
Nel 1987 insegnava il suo metodo – ossia la tecnica i principi e le regole della nostra scuola italiana- ed addestrava i suoi puledri italiani presso il Centro di Equitazione Colle San Pietro vicino Passo Corese (Rieti). IL Circolo era di sua proprietà e della sua inseparabile compagna e collaboratrice Paola Frattura.
Serio riservato, paziente e modesto. Un po’ chiuso verso il mondo esterno, invece  stimato ed amato da tutti coloro che lo hanno conosciuto veramente. “Un vero uomo di cavalli” lo definii Raimondo D’Inzeo ricordandolo nella commozione quale uno dei suoi allievi più amati.  Ci ha lasciato ormai quasi 15 anni fa , il 13 febbraio 1998. Forse alcuni e l’equitazione ufficiale  non parlano più di lui.  Ma tutti, tutti coloro che hanno avuto la possibilità di conoscerlo non possono fare a meno  di rimpiangerlo e di volergli bene e di ricordarlo. Ricordarlo seduto in tribuna a vedere saltare i giovani soggetti delle altre nazioni e commentare “Sono certo che anche i nostri cavalli diventeranno presto così”.  
                                                                                  
                                                                             

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