giovedì 30 marzo 2017

NATALE CHIAUDANI NOMINATO TECNICO DELLA FISE

Natale Chiaudani a Piazza di Siena in una foto di repertorio scattata da GIULIA IANNONE.
Tutte le foto dell'articolo sono di GIULIA IANNONE

LAVORERA’ ACCANTO A PIERO COATA SULLA PROGRESSIONE TECNICA ED AGONISTICA.
“ Non c’è più troppa passione” ha detto Natale Chiaudani”  c’è solo la voglia del risultato finale. Bisogna porre rimedio a questo errato modo di approcciare l’equitazione”
A cura di Giulia Iannone
Abbiamo contattato al telefono il cavaliere di Tortona per farci spiegare qualcosa in più sul nuovo incarico che gli è stato affidato nella FISE griffata Marco Di Paola. Ecco cosa ci ha detto Natale Chiaudani:

Abbiamo letto sul sito della Fise in relazione alla sua nomina che si occuperà  di “ curare l’ulteriore programma federale di progressione tecnica ed agonistica rivolto ai giovani cavalieri emergenti che appaiono dotati di talento  e capacità tecniche, ancorchè non ancora di rilevante interesse federale per mancanza di adeguato binomio o di esperienza”… in pratica in cosa consiste l’incarico ?
“ Consiste nel fare degli stage dedicati  a binomi emergenti che non siano ancora di un livello per cui possano essere utilizzati nelle squadre. Non sono ancora di interesse federale ma presentano qualcosa di promettente”
La dicitura sul sito fise continua “ e ai cavalieri senior e veterani impegnati in attività amatoriale di rilevante livello agonistico”.  Si pensa anche di coinvolgere questa fetta di cavalieri, come mai?
“ La motivazione è la stessa dei giovani cavalieri. Dobbiamo sottolineare che i veterani stanno rappresentando una realtà, hanno già incaricati  e capo equipe. Noi dobbiamo dedicarci  a qualche veterano interessato, con un cavallo discreto,  non ancora formato per essere impiegato nelle squadre.  Noi , ripeto anche in questo caso,  abbiamo il compito di fare degli stages a questi cavalieri. Quelli che sono appena al di sotto dell’essere di  interesse federale e che potrebbero arrivarci con qualche accorgimento,  ma per adesso non lo sono ancora”
"spero e mi auguro di poter dare un aiuto ed un valido contributo alle categorie di cavalieri cui si  rivolge
il mio ruolo di tecnico"

Come ha accolto l’idea di ricoprire questo ruolo tecnico e dunque di lavorare all’interno della federazione italiana sport equestri? Cosa prova e di che responsabilità si sente investito?
“ In passato ho già avuto degli incarichi. Ho fatto i corsi di aggiornamento per istruttori già diplomati. Mi sono occupato di curare sia la parte  pratica che quella   teorica. Dopo mi si chiedeva di stilare dei rapporti e delle relazioni in merito al rendimento durante l’esame orale ed al tipo di comportamento durante la frequenza del corso. Questo giusto per segnalare che non sono nuovo ad incarichi federali! Spero e mi auguro di poter dare un aiuto ed un valido contributo a queste due categorie di cavalieri”
Da cavaliere a tecnico come avviene il passaggio tra queste due figure di competenza e come concilierà?
“ Senza esitazione posso subito dire che ho sempre fatto il tecnico. Mi sono sempre occupato di istruzione,  ho sempre fatto praticamente anche quello! Questa volta l’incarico proviene dalla federazione ma in fin dei conti ho sempre svolto anche questo tipo di mestiere in ambito equestre. Non è assolutamente qualcosa di nuovo. Non mi ricordo quando ho cominciato ad insegnare,  ma posso dire che è da sempre”
Come si può conciliare con l’attività primaria di cavaliere?
“ Non è così grave! Si tratta di stages di due giorni, spesso insegno adoperando questo tipo di formula e la cosa è perfettamente conciliabile con l’attività di cavaliere. “
Veniamo all’idea concettuale che ispira questo tipo di ruolo tecnico: dedicare il proprio impegno tecnico a dei giovani cavalieri. E’ un incarico importante visto che i giovani spesso fanno fatica ad emergere, forse perché spesso rimangono nell’ombra, forse perché un po’ “schiacciati” dai cavalieri famosi e longevi come tipo di carriera, non so quali siano le sinergie che bloccano i giovani. Cosa si può dire?
Non c’è nessuna sinergia che blocca i giovani. Sa , stiamo parlando di uno sport individuale, in campo gara  si è da soli. Potrei capire nel calcio se uno non passa la palla ad uno bravo,  questo non riesce a fare goal. Ma questo non è il nostro caso! Se il giovane è veramente promettente e fa le cose giuste,  è normale che emerga. A mio avviso esistono degli intoppi dovuti ad una serie di rallentamenti rispetto all’obiettivo primario. Diciamo troppe sciocchezze scritte su face book,  troppe distrazioni. Li sento spesso a cena dopo la giornata di gara, i ragazzi  parlano solo del risultato scritto sulla classifica. Ma non sento nessuno fare un bel ragionamento utile e costruttivo tipo “ ho fatto un errore ma il mio cavallo ha saltato meglio perché l’ho impegnato ho lavorato meglio in piano…” nessuno, nessuno più parla così. Questa è una cosa gravissima cui si dovrà  cercare di porre rimedio. Voglio dire che va cambiato il modo di pensare, la mentalità e l’approccio alla performance sportiva in equitazione. Quattro penalità in un percorso fatto bene sarà molto più proficuo in futuro che strappare un netto in qualche modo con il cavallo che salta male,  ma non curanti della qualità del gesto atletico del cavallo. Perché con quel netto, anche fatto male, si va su face book, si va su internet. Prima della preparazione mentale vorrei sottolineare che non c’è più la passione, c’è solo la volontà del risultato finale. 
Natale Chiaudani non ha avuto una carriera giovanile
 nè da junior nè da Young Rider ma è emerso alla grande
lo stesso
L’altro giorno ho fatto una domanda ad una amazzone giovane  che monta abbastanza bene. Ho chiesto “ perché tutti voi ragazzi volete andare al Toscana Tour, con un campo difficile come il Boccaccio che magari non avete mai saggiato, partire nelle categorie 1,40 quando già su un campo normale fate fatica a fare netto, pagare un sacco di soldi di iscrizione e solo per essere al Toscana Tour e non essere competitivi. La ragazza mi risponde “ perché fa figo”. Ed è una risposta terribile. La gara va impostata con una motivazione ed il raggiungimento di obiettivi. Lo sport prevede una programmazione graduale in relazione al tipo di preparazione. Dunque ci sono due fenomeni pazzeschi: voler strappare un netto a tutti i costi tanto per pubblicarlo sulla pagina di face book dopo un secondo, in qualsiasi modo anche col cavallo che salta al contrario.  Dall’altra parte partecipare a dei concorsi fuori portata , troppo più alti rispetto al binomio sempre per andare sui social e partecipare a queste feste di sera attrazione ed evento mondano. C’è molta confusione. Ci potrebbero anche stare  questi elementi come contorno, ma quando diventano il leit motiv della situazione diventa tutto molto difficile. Il piatto principale dovrebbe essere lavorare bene i nostri cavalli e fare una buona equitazione con una progressione giusta. E’ inutile partecipare a delle gare quando non si è pronti. Farà anche figo, ma abbiamo spaventato i nostri cavalli ed ottenuto sono malumore ed energia negativa e questo è controproducente”
Facciamo un salto indietro, al tempo in cui Natale Chiaudani è stato un giovane cavaliere. Lei come ha fatto ad emergere?
“In realtà non ho fatto niente di tutto questo! Mio padre GIUSTAMENTE non mi ha mai fatto perdere una ora di SCUOLA, non ho fatto niente da junior e Young Rider. Avevo il primo grado quando sono andato alla scuola militare e poi ho montato con Piero D’Inzeo e lì ho preso il secondo grado e  piano piano sono cresciuto. Non ho fatto assolutamente carriera giovanile. Non ho mai dovuto fare marcia in dietro! Sa i ragazzi spesso fanno marcia indietro: partono come dei missili, gran premi anche se non meritano, poi un errore, fermata, il cavallo non è buono… tutto troppo veloce  quando non sono pronti. Tornare indietro è penoso è noioso i genitori alle spalle  a chiedere “ come mai” dato che i figli non sbagliano mai! Gli istruttori fremono ad andare veloce così il cavallo si cambia e si entra in un vortice. Le solite cose. Accelerare i tempi è davvero dannoso.  Il  cavallo fresco, di buon umore ce la fa a sopperire le pecche tecniche del ragazzino. Così il binomio funziona per un po’. Dopo finisce la festa. Allora il ragazzino si scoraggia…e tanta gente poi si perde. E non si dovrebbero perdere cavalieri per strada, perché non è detto che tutti salteranno le olimpiadi ma tutti arriveranno a divertirsi con il giusto sistema di lavoro. Però in un centro ippico è molto difficile. Magari ci sono tre ragazzini dello stesso livello magari non con le stesse possibilità economiche: uno va un po’ più in là, gli altri si ingelosiscono. E’ molto complicato quando ad  esempio,  i tre soggetti ipotetici sono partiti dai pony, si conoscono da anni, uno magari ha il padre più facoltoso, uno è più bravino e gli altri sulla scia devono fare a tutti i costi…allora è colpa del cavallo, di chi lo ha venduto…è realmente molto complicato. Sarebbe meglio avere un paio di scarpe da tennis o una racchetta! Ma non è così!”
"Ho avuto la fortuna di lavorare un pò con tanti grandi cavalieri:
Eric Navet, Albert Voorn, Michel Robert, Franke Sloothak...

C’è un tecnico del suo passato agonistico cui è legato ed al quale si ispira ogni volta che fa lezione e si ispirerà per ricoprire questo incarico?
Ho avuto la fortuna di lavorare un po’ con tanti grandi cavalieri. Eric Navet, Albert Voorn, Michel Robert anche Franke Sloothak – che ho trovato molto interessante. Ho preso da tante scuole, anche da quella tedesca , anche se Franke non è così moderno. Ho sempre tentato di mettere un po’ tutto insieme e prendere le parti “buone che tutti i campioni hanno”, di creare un mio metodo che è più morbido diciamo, che armonizza tanti ingredienti dei cavalieri che ho citato. Ho cercato di rendere il discorso molto semplice. Tutti capiscono le mie lezioni. Faccio fare molti esercizi su salti piccoli. Faccio capire che un cavallo può saltare anche con una risposta moderata basta che ci sia indicazione di direzione , di equilibrio, di volontà da parte del cavaliere , di sicurezza. Sono cose che ho imparato a mia volta in tanti anni.”
Lei condivide l’incarico con Piero Coata...
“ ( mi interrompe)  Non abbiamo ancora capito bene, ma non credo che terremo gli stages insieme. Credo che ci divideremo il territorio!”
Come idee, come impostazione mentale , come strategie di pensiero avete sì due estrazioni culturali differenti perché siete partiti da due realtà diverse, anche con due curriculum diversi, però ipotizzo, forse semplicisticamente , che Piero D’inzeo in quanto istruttore comune possa rappresentare la vostra trait de union comune. Lei come lo vede questo connubio? Come si trova con Piero Coata?
Ho visto crescere i suoi due ragazzi, Luca e Simone e con quest’ultimo ho partecipato a numerosi concorsi, dandogli anche una mano. Quindi conosco Piero da tantissimi anni, lui è piuttosto della “Scuola Nuti” che non è così differente dalla mia, perché Giorgio( Nuti, ndr) va spesso a casa sua a fare degli stages. Credo non ci sarà alcun problema a condividere questo incarico. Piero, rispetto a me, ha fatto di più il lavoro di istruzione, sicuramente io dalla mia parte ho meno numeri di allievi formati. Quindi lui avrà una casistica superiore come allievi, io una casistica superiore come esperienza sui  cavalli. Credo che parlandoci,  quando avremo un dubbio su di una persona – e dopo sarà quello il valore aggiunto di lavorare insieme- le due cose si compenseranno: lui ha visto molti più binomi fare le gare ed io ho fatto molte più gare che non seguito binomi.”
"Piero Coata è piuttosto della Scuola Nuti, che non è così differente dalla mia ..."
Questa foto è stata scattata al primo stage federale romano tenuto da Giorgio Nuti .
Nel particolare "Piero e Giorgio" insieme in campo

Come inizia e si articola il programma di lavoro, sa già qualcosa?
“ Non sappiamo ancora nulla, siamo in stand by per qualche giorno. Credo che avremo una lista ed uno schema da cui partire, ma non posso dire altro”






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