giovedì 6 aprile 2017

JERRY SMIT, NOMINATO NUOVO TEAM MANAGER ACCANTO A ROBERTO ARIOLDI , SI RACCONTA…

“ADESSO TOCCA ALL’ITALIA”
"E' ora che in Italia, faccia l'Italia" Abbiamo vissuto in tanti gli anni dei super coaches stranieri!
Photo courtesy Jerry Smit


Abbiamo chiamato al telefono il cavaliere nato a Milano,  legato nell’immaginario collettivo, tra gli altri cavalli, al grigio Nadir di san Patrignano, per commentare a caldo l’emozione di questa nuova avventura tutta italiana nel ruolo di Team Manager.
Dal ricordo di un Roberto Arioldi istruttore, alla esperienza in Cina passando a menzionare   tecnici e CT  della sua storia equestre  fino ai  cavalli del cuore  di ieri e di oggi.
A cura di GIULIA IANNONE

Lei sarà Team Manager accanto a Roberto Arioldi. Ci spiega meglio in cosa consiste il suo ruolo? Cosa significa per lei lavorare accanto a questo prestigioso cavaliere italiano?
“Conosco Roberto Arioldi da quando ero bambino! Ci conosciamo dunque da tanti anni. Ho lavorato con lui, abbiamo fatto le gare insieme …è stato anche il mio istruttore quando avevo quasi raggiunto i 14 anni. Per cui posso dire di avere un ottimo rapporto con Roberto. Per quel che riguarda il mio ruolo insieme a lui, sicuramente rappresento un grande aiuto per lui, penso, nel senso che avrà più occhi in giro per l’Italia e per il mondo per  vedere i nostri binomi e sicuramente un punto d’appoggio con il quale si potrà confrontare per le scelte tecniche e soprattutto penso di potergli essere molto d’aiuto per i rapporti con l’estero”
Il team manager in maniera specifica si occupa solo  di public relations o entra anche negli aspetti tecnici?
“ E’ un po’ una figura a 360°. Non c’è una occupazione precisa. Diciamo che il team manager è quello che dovrebbe, in teoria, essere un po’ in tutte le zone possibili e comunque provare ad essere di supporto per tutti i vari settori. Se c’è bisogno ad esempio di un consiglio, di 4 chiacchiere di un confronto …dovrei essere questo tipo di figura in sintesi”
E’ stato ideato un trittico: Roberto Arioldi, Jerry Smit e Giorgio Nuti in qualità di tecnico. E’ d’accordo con questo tipo di definizione?
“ La nuova federazione ha variato un pochino tutte le carte. Mettendo tante persone di alto livello, come  quelle che ha citato lei e poi Natale Chiaudani, per i cavalli giovani Marco Porro e via di seguito. Insomma tutte personalità equestri che hanno già dimostrato di avere competenza e capacità nel settore. L’intento della federazione è di svolgere una attività,  non pensando solo al singolo settore tecnico individuale,  ma a far crescere la federazione. Quest’ultima mira sicuramente a far funzionare tutto il sistema organizzativo dando un aiuto all’allevamento insomma a far crescere il nostro sport, facendolo diventare di alto livello in tutti i settori”
Jerry Smit segue l'attività stalloniera.
Nella foto Cristallo II
Photo courtesy Jerry Smit

Mi soffermo ancora su queste figure tecniche: Giorgio Nuti, Roberto Arioldi, Natale Chiaudani e lei , la cultura equestre “made in Italy” di prima classe è entrata di nuovo in federazione. Noi italiani siamo sempre stati  troppo esterofili ed abbiamo avuto Hans Horn e poi Henk Nooren- figure eccelse senza dubbio-  mentre abbiamo tanto cui attingere dal nostro vivaio di casa. Cosa ne pensa?
“ Abbiamo tutti vissuto queste esperienze con questi super coaches.  Adesso  è ora che in Italia “faccia l’Italia”. Credo di averla espressa nel migliore dei modi, rispondendo così!”
Siamo sicuramente rimasti stupiti un po’ tutti, nel leggere il suo nome nell’ultimo comunicato stampa fise, che la annunciava quale Team Manager accanto a Roberto Arioldi. Lei è stato presente in Italia ma anche l’assente illustre per alcuni anni. Come mai è stato scelto proprio lei?
“ Era già da anni che si parlava di qualcosa in tal senso. Negli ultimi anni, come tutti sanno, sono stato molto presente in Cina. Ho allenato di fatto, tenga conto che là si allenano le regioni,  ad ogni modo ho aiutato a far crescere un po’ questo sport in Cina. Tanto è vero che da quando abbiamo cominciato, sei anni or sono, c’era solo un concorso internazionale CSI 2 stelle adesso ce ne sono già 16 più 49 in calendario da sei anni a questa parte. Con i numeri che ci sono in Cina tutto lo sport si è incrementato del 40 %. Direi che è cresciuto parecchio. Con il numero di persone che ci sono in quel paese per cui faccia lei!”
Mi ha bruciato la domanda. Quindi la parentesi cinese rappresenta una green card per questo incarico ovviamente?
“ Non solo . Sono  anche un cavaliere  ancora in attività in quanto  sto ancora partecipando a concorsi e portando avanti questa carriera;  seguo   l’attività stalloniera tanto è vero che ho Coupe de Coeur e Goldfever che sono i cavalli della scuderia Beerbaum ;  ho una collaborazione stretta anche con Ludger con il quale ho sempre un buonissimo rapporto.  Tutti  questi elementi, uniti all’esperienza in Cina, credo abbiano fatto sì che la federazione abbia deciso di chiamarmi per tutti questi ruoli,  magari sono  diversi in diversi momenti e per diverse motivazioni”
Jerry e Cor du Lys
"Ho lavorato con i tecnici di tutto il mondo"
Photo courtesy Jerry Smit
Tornando alla sua parentesi in Cina. Lei mi ha detto che cosa ha portato dell’Europa in quel paese, vorrei invece sapere che cosa le ha insegnato, lasciato dentro, mostrato la Cina?
“ Come ogni paese differente che vai a visitare, ti colpisce la diversa cultura, il modo di approccio verso gli animali ancora molto diverso e lontano da quello che è il nostro,  inteso come Europa. Parliamo di una nazione che di cavalli ne sapeva ben poco e piano piano si è appassionata agli sport equestri tanto è vero che anche il governo sta spingendo moltissimo ad investire in questo settore, per cui la tendenza è cooperare e lavorare con tanti paesi”
Lei ha un curriculum eccellente…impossibile citare tutto ma parlare di tre partecipazioni ai Giochi Olimpici è più che sufficiente. Quali sono i tecnici ed i CT che ricorda con maggiore affetto e stima?
“ Parto da Roberto Arioldi, menziono Hans Horn, Henk Nooren, ovviamente Ludger Beerbaum, soprattutto anche Thomas Fuchs, Philippe Le Jeune …temo che me ne scappi qualcuno! Diciamo che ho lavorato con tutto il mondo.”
Quale sarà il tecnico cui lei si ispirerà per questo ruolo di team manager?
“ Cerco un po’ di ispirarmi a tutti quelli con cui ho lavorato , legati a tante esperienze e momenti equestri. Sicuramente mi piacerebbe mettere la mia di testa in questo ruolo, usando tutti gli insegnamenti estrapolati da quanto ho vissuto con queste grandi e forti e significative essenze equestri. Per dare però una risposta concreta,  il modello che sento più vicino al mio essere,  è Ludger Beerbaum. Trovo sia il cavaliere più completo perché ha fatto tutto. Ha fatto anche della sua attività una impresa, ha fatto tanto per l’allevamento, ha fatto crescere i cavalieri, ha fatto tanto per lo sport in generale in Germania. Un uomo che lavora così è davvero un modello per me”
Lei mi ha detto che è in piena attività agonistica. Può citare alcuni dei cavalli su cui può contare in questo momento?
“ Sono molti i proprietari che stanno investendo sul Jerry Smit cavaliere. Attualmente posso citare uno stallone di 8 anni sul quale conto abbastanza:  sta cominciando adesso ad affrontare i primi concorsi internazionali di un certo tipo. Sto facendo il tre stelle a Cattolica e la settimana prossima gareggerà nel 4 stelle. Poi ho un altro cavallo di 10 anni, il mio cavallo di punta in questo momento, che servirà a portare avanti il cavallo più giovane, e poi una serie di cavalli giovani che vengono dietro”
"il modello che sento più vicino al mio essere è
Ludger Berbaum"
Photo courtesy Jerry Smit

Se le chiedessi, così a bruciapelo, di citare il cavallo del cuore della sua carriera equestre svolta fino ad ora?
“ Tutti! Ogni cavallo ha avuto la sua storia nel momento in cui l’ho incontrato ed è entrato a far parte della mia vita. Nadir aveva una storia bellissima: nato in Italia, mi è stato affidato con l’obiettivo di scendere in campo agli Europei a San Patrignano, in casa sua, ed è stata una grande soddisfazione riuscire ad arrivarci. Comunque in squadra siamo arrivati quarti : il nostro piccolo risultato lo abbiamo fatto. Non quello desiderato all’epoca ma è stato un cavallo che mi ha dato molto, proprio perché era italiano. Non posso dimenticare Lux , Iamiro, Cassandra, Costantine, Falco Z…non posso dimenticare tanti cavalli che fortunatamente sono passati sotto la mia sella”




Le fa piacere tutta questa attenzione per i “giovani” che esprime questa fise?
“ma certo! Perché è lì che dobbiamo puntare. Si è sempre parlato del rinnovamento e del cambiamento e della crescita e nulla di ciò può avvenire se non si punta sui giovani. Non solo per i cavalieri ma anche per i cavalli …bisogna spingere anche molto sul nostro allevamento e farlo crescere, dare lo spunto ai nostri allevatori per avere un senso nel loro settore. Questo è il nostro obiettivo ed è uno dei miei ruoli da dietro le quinte.  Nel  mio piccolo cercherò di aiutare tutti”
Lei come ha fatto ad emergere al tempo in cui era un giovane cavaliere? Ha avuto una carriera junior o young rider?
“ Ho cominciato più che altro da young rider. Ho avuto il mio primo sponsor subito, poi quello che mi ha portato alle olimpiadi. Con i cavalli del tempo sono riuscito ad arrivare agli Europei ad Aarhus durante i quali chiusi con doppio netto in Coppa e l’anno dopo ero alle Olimpiadi di Barcellona 1992  e non avevo ancora 21 anni. Per cui ho letteralmente bruciato  la tappa da young rider “
Longines China Tour Guan zhou
"Jerry Smit insieme a Sloothak, Pollmann, Dubbeldam, Kirchoff"
Photo courtesy Jerry Smit

In chiusura, è il suo primo incarico federale? Come ci si sente?
“ Sono stato presidente del riders club al tempo. Era un ruolo che non aveva,  ancora in Italia,  grande rilievo, diciamo che adesso,  con la federazione ho un incarico più grande ed importante e mi sento bene, se riesco a svolgere bene il mio lavoro (ride) e bene se i miei colleghi possono trovarmi utile ed efficiente ed io posso servire a loro. E’ importante per me essere utile per uno sport che ho sempre amato, che  è la mia professione, e ci tengo tanto a  farlo crescere. “






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