giovedì 18 giugno 2015

Dedicato a Zigolo di San Calogero...

Zigolo di San Calogero ci ha lasciati oggi all'età di 30 anni, molti dei quali vissuti con la sua amazzone Roberta Gentini. Il Castrone baio del 1985 era un sella italiano da Joeux Fleurion x Nacchera III

UN BINOMIO IMPROBABILE ED IL SUO SOGNO: Roberta e Zigolo

Zigolo di San Calogero ci ha lasciati oggi all'età di 30 anni
Castrone sella italiano del 1985 da Joeux Fleurion x Nacchera III
Photo courtesy Gentini facebook page

 Ecco per Voi la storia di Roberta Gentini e Zigolo di San Calogero alle Olimpiadi di  Atlanta 1996.
“è stato lui, Zigolo a darmi la fiducia che mi mancava…”
Storia vera tratta dall’intervista realizzata nel novembre 2012 da Giulia Iannone
Tre anni fa stavo lavorando al libro dell’Ancce “ Il Completo alle Olimpiadi”. Fu in quella occasione che parlai al telefono con Roberta Gentini, amazzone timida e riservata e dotata di una sensibilità tangibile. Non riuscivo ad entrare nel suo mondo magico e silenzioso, finchè non le chiesi di parlarmi del cavallo della sua vita, Zigolo di San Calogero. Fu allora che le sue parole mi portarono indietro nel tempo e così iniziò a raccontare:
 “Montavo a Casorate Sempione con Livia Danese e spesso prendevo parte a stages tenuti dal Cavaliere Euro Federico Roman, trascorrendo anche alcuni periodi ad Acilia presso la sua scuderia. Seguivo  un iter normalissimo di gare, fino a che non ho iniziato a montare  Zigolo di San Calogero,  un cavallo, che mi era stato affidato dalla FISE.  Zigolo era un puledro di 4 anni  affidato ai cavalieri che lavoravano  ai Pratoni del Vivaro: il cavallo ebbe così un’ottima preparazione di base e partecipò al circuito ENCI con gare riservate ai cavalli italiani di 4 e 5 anni. In realtà questo  cavallo si era rivelato un  po’ particolare per il suo modo  differente ed originale  di saltare che dipendeva da una particolarità della sua conformazione fisica. Quando saltava: si spostava a destra.  Dopo la stagione agonistica dei 5 anni,  dal Centro Federale del Vivaro, Zigolo venne affidato alla Società Ippica  “Le Querce”  come cavallo da destinarsi  ai suoi allievi.  Quando arrivò in scuderia, io montavo già un’altra cavalla,  e lui venne  affidato ad una altra giovane allieva, che lo montò per due anni, portando avanti l’esperienza agonistica del cavallo partecipando al circuito UNIRE dei 6 anni e ad altre gare, tra le quali il bellissimo Campionato delle Scuole. Due anni dopo il suo arrivo alle Querce, per varie coincidenze, tra cui quella che la cavalla che montavo si infortunò, il suo affidamento passò a me; avevo 19 anni ed era il mio primo anno da young rider. Così cominciai a montare Zigolo di San Calogero, cavallo dell’allevamento siciliano di Pier Francesco Matarazzo. La particolarità di Zigolo, si manifestava durante il salto:  il cavallo batteva  prima di un salto,  e si riceveva in un punto, dopo il salto, a destra rispetto alla battuta. La  gestione di gara in tal senso si complicava un pò in salti come angoli, o in combinazioni in girata; ma la sua partecipazione alle gare con una infinita voglia di saltare, di fare sempre bene, un cuore e una volontà ineguagliabile, hanno fatto sì che la mia fiducia in lui fosse impareggiabile, senza che questa sua “unicità” finisse per preoccuparmi. Non aveva una bocca particolarmente difficile, infatti l’ho sempre montato in filetto. Oggi penso che la giovane età mi abbia aiutata tantissimo, quel pizzico di ingenuità ed incoscienza che ti fa sembrare tutto semplice e spontaneo. Io credevo in lui  e mi fidavo di lui. Pienamente. Non ero a disagio.  Avevo preso la mira! Il cavallo forse con un fisico “speciale” e  con una testa ed un cuore indescrivibile.  Quindi io appena Young Rider e Zigolo all’età di 8 anni ci siamo affacciati alle nostre gare fino ai Campionati italiani, andando sempre abbastanza bene per esempio un anno quarta, un altro settima, una buona prestazione all’Internazionale ai Pratoni del Vivaro, e poi nella   primavera del 1996, al tre stelle di Saumur presi la qualifica per le Olimpiadi. Non ci pensavo per niente. In fondo avevo cominciato  a montare Zigolo a 19 anni e poi  a 23  anni mi qualificavo per le  Olimpiadi di Atlanta!
Zigolo di San Calogero nel 1997 partecipa a Burghley agli Europei Senior con
Roberta Gentini
Photo courtesy Gentini facebook page

Il ritiro organizzato ai Pratoni del Vivaro sarebbe stato poi decisivo per stabilire i designati ai Giochi Olimpici. Sinceramente  non ci volevo andare.  Avevo preso parte a quelli Junior e a quelli Young Rider senza mai avere avuto l’opportunità di far parte di una  squadra; certo per ottime ragioni, ma questo mi aveva un po’ demotivata. Sarebbe stata un’ottima esperienza, mi dicevano tutti, ma un altro ritiro con il medesimo risultato non mi attirava. Furono le insistenze di Livia a convincermi, e alla fine andai ai Pratoni con gli altri: Marco Cappai, Ranieri Campello, Giacomo Della Chiesa, Lara Villata, Nicola Delli Santi, Ferdinando Acerbi ed Andrea Mezzaroba. . . l’ultima prova prima di dare i nominativi definitivi della squadra olimpica a me non andò poi così tanto bene. Per cui ero assolutamente sicura di non essere tra i sei che sarebbero andati ad Atlanta. Gli ultimi giorni sembravano eterni; l’esito non arrivava mai, la tiravano così per le lunghe! Poi mi dissero “ Torni a casa. Però tra una settimana si parte per i Giochi Olimpici.” Io non ebbi il tempo di realizzare! Non ho capito cosa stesse succedendo… Ho avuto la sensazione di vivere quella gara, come tutte le altre, non come se fossero realmente le Olimpiadi! Siamo partiti un mese prima per far acclimatare i cavalli, data la lontananza ed il fuso orario. Questo mese insieme ha creato quel legame che si definisce spirito di squadra, ma che non è facile da spiegare. E’ una magia, un’ armonia, una simbiosi che non è semplice da ritrovare. Credo che appartenga a quel momento e sia irripetibile. E’ stato tanto bello e come ovvio con qualche compagno di squadra il sodalizio e l’amicizia è stata ancora più intensa. Pur vedendoci sempre alle gare in Italia, era difficile creare questo collante ed affiatamento di squadra. Ma allora ed in quel contesto l’ho sentito forte e l’ho vissuto come una delle più belle esperienze della mia vita.  Zigolo si comportò bene in rettangolo, in quello non eccellevamo, ma cercando di mirare soprattutto alla precisione ed alla diligenza, riuscivamo a mantenerci più o meno sempre intorno alla metà della classifica. Un aneddoto delicato ma anche simpatico  da ricordare:  prima della partenza per Atlanta era venuto il mio maniscalco di fiducia a Roma a ferrarlo. Ovviamente come team avevamo un altro maniscalco. I due ebbero una lunga conversazione, diciamo che si scambiarono varie indicazioni perché il cavallo era anche complicato  da ferrare. In breve, a Daniele (il nostro maniscalco) occorrevano circa 3 ore per la mascalcia, cosa che aveva suscitato grande ilarità nel gruppo.  Ad Atlanta, i 10 giorni prima della gara il cavallo doveva essere riferrato. Quando il maniscalco ha tolto i ferri c’è stato un brivido....non sapeva più da che parte iniziare! La ripresa del lavoro dopo la ferratura, è stata un po’ più lenta… arrivati con i cavalli dalla scuderia ospitante, ai campi gara, diciamo che avevamo alle spalle una settimana di passo. Il cross era adeguato alla manifestazione: ma con lui io non avevo preoccupazioni particolari… montavo un gran cavallo!! Ho finito con una fermata ad una combinazione di cataste a fronte stretto… Peccato… ma ad un cross olimpico ci stà!  Ora se ci penso, credo che non riuscirei più a montarlo… il suo atteggiamento metteva in soggezione.. ma la sua forza, il suo coraggio e il suo gran cuore, hanno sempre fatto tutto!! … e forse, non essere stata un cavaliere maturo e di consolidata esperienza, è stata una fortuna… Lui mi dava una fiducia incondizionata.
"la sua forza il suo coraggio il suo gran cuore hanno sempre fatto tutto ....
LUI MI DAVA UNA FIDUCIA INCONDIZIONATA"
Arrivederci Grande cavallo
Photo courtesy Roberta Gentini facebook page

 Durante il periodo di adattamento al clima, scuderizzati con noi, c’erano anche i cavalieri della squadra di salto ostacoli. Anche con loro si è creata una bella armonia.  Il giorno della prova di salto ostacoli, uscendo dal campo dopo aver effettuato la ricognizione a piedi del percorso ,vengo fermata da Arnaldo (Bologni:componente della squadra di salto), il quale mi dice: ‘adesso tu vieni a rivedere il giro con me!!’  In campo prova prima del concorso, non avevo un tecnico che mi faceva saltare… ma l’intera squadra italiana del salto ostacoli!!!!  Questo è uno dei ricordi più belli… La prova di Concorso l’abbiamo chiusa con un errore sull’ultimo. Nella classifica finale abbiamo terminato in  15ma posizione individuale, mentre Marco Cappai in 14ma. Credo che decisero di mettere due giovani in squadra, me e Marco, assieme ai cavalieri di esperienza, per offrirci la possibilità di un  primo contatto ed una prima esperienza di Olimpiadi. Per il futuro!  Questa fortuna non l’ho più avuta… sono molte le cose che condizionano la possibilità di partecipazione ad un tale evento, e niente si è più incastrato nel modo giusto come allora… tanto meno la fortuna di avere un altro cavallo come  Zigolo... Con  lui l’anno dopo,  ho preso parte agli Europei e nel 1998 era stato inserito nella lista per i  Campionati del Mondo ai Pratoni del Vivaro. Purtroppo dieci giorni prima il cavallo ebbe un problema fisico che non permise la nostra partecipazione. Qualche tempo dopo quell’episodio, decisi di metterlo a riposo poiché dentro di me ritenevo che questo cavallo avesse già fatto tanto, aiutato da questo grande coraggio, disponibilità e generosità. I cavalli anziani della Federazione,  venivano accolti ai Pratoni permettendo loro di trascorrere così la  vecchiaia, al prato tutti insieme. Io ero talmente affezionata a questo cavallo e compagno delle mie più belle avventure, per tutto quello che mi aveva regalato,  che non potevo pensarlo senza di me. Ne chiesi una sorta di affidamento a vita ed ora, all’età di 27 anni lui è qui a casa con me.
 Tutti gli atleti, tutti,  hanno come sogno nel cassetto di andare alle Olimpiadi. Io non ci ho mai pensato perché in fin dei conti non ho mai avuto molta stima di me stessa; è stato lui, Zigolo a darmi la fiducia che mi mancava…  Alla fine, penso che un  binomio improbabile ha vissuto un sogno.          


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