giovedì 22 agosto 2013

SPIRITO DI SQUADRA”
Dalla disciplina del completo i “fili invisibili” per una tessitura concettuale speciale
Mattia Luciani in salita col suo Santano

Di Giulia Iannone

Siamo in tempo di Campionati Europei di equitazione e si fa un grande parlare di squadre e team e nominativi , sostituzioni varie last minute...
Al di là di quello che avviene sulla carta, come si costituisce una “squadra” nella sua essenza? Difficile capirlo o descriverlo a priori, ma quando scatta la magica scintilla o si accende un fuoco speciale, allora il gruppo avrà dalla sua parte qualcosa in più contro cui rivaleggiare: una splendida forza di unione e di coesione che nasce da dentro.
 Vale davvero la pena una riflessione su cosa significhi “fare squadra”.
La costruzione intrinseca di una squadra non si fa a tavolino, parte da lontano. Non bastano schemi tecnici , regole e  tabelle di preparazione per il cuore pulsante di una entità che ha bisogno di occasioni per l’aggregazione, per la condivisione.
Sarà  la motivazione comune a  tradurre tanti ingredienti  in un collante ideale concreto che fa obiettivo e risultato. Tempo e spazio sedimenteranno l’energia e la voglia di emergere, la sofferenza intesa come patos, il sacrificio, l’attesa sublimeranno la parte emotiva ed il feeling impercettibile.
 Non si tratta di una ulteriore opzione per la classifica.
Essere una squadra è una occasione, è un bagaglio culturale ed emotivo, è, una splendida avventura.
Ecco la storica formazione italiana bronzo europeo nel 2007

La disciplina del completo ha sicuramente alcuni fattori favorevoli a questo proposito: una magica situazione ambientale, il contatto con la natura, spazi indefiniti da esplorare visionare memorizzare. L’idea del viaggio che si tramuta in scoperta in avventura, il raggiungimento di una meta attraverso la ricerca del più giusto tragitto. La “mappatura” del sentiero che avviene non più da soli, ma insieme e l’uno per l’altro.
Se ci riflettete bene, già all’interno del binomio- cavallo e cavaliere- si deve fare squadra.
Pietro Sandei 

E’ già una prima forma di unione e di simbiosi: mente e cuore impegnati a raggiungere un obiettivo che è vissuto come comune.
Stefano Fioravanti in box con il suo Nodin mentre intreccia la criniera

Un cavaliere ha bisogno in scuderia di un team di appoggio: maniscalco, veterinario, groom, e soprattutto “ coach” con i quali costruire giorno per giorno un legame di fiducia reciproco. 
Pietro Sandei col dressage coach Paolo Margi
 Questa è una altra forma di squadra che affianca ed appoggia il binomio per il raggiungimento del proprio fine agonistico.
Mattia Luciani e Francesco Girardi a Badminton 2013

 Amici e familiari non sono più contorno, si tramutano anche loro, in una parte dello stesso gruppo da cui si trae linfa.
Ingrid Klimke con sua figlia ed accanto la compagna di squadra Bettina Hoy
Photo courtesy e-venting
Dare il meglio di sé è più facile quando si è ben sostenuti.
William Fox Pitt, ad esempio, "walk the course" insieme al suo
team "four legged friends". Anche questa è una forma di squadra!
Photo courtesy Hartpury Horse Trials

 Bisogna sapersi creare una rete di sostenitori.
Come vedete quando anche l’equitazione sia reputato uno sport individuale, ci sono tantissimi concetti di team,  fili invisibili e fondamentali. Il “ritmo ed il mood” del completo aggiunge molti fili a questa tessitura concettuale nel mio intento di spiegare e raccontare da cosa possa nascere un team davvero speciale.
Sono molti gli istanti ed i momenti che i completisti hanno la fortuna di trascorrere insieme. 

Giovanni Ugolotti trova il tempo di sedere a bordo campo per osservare i compagni di squadra
all'opera. Photo courtesy Uptown Eventing

Poiché essi vanno oltre i pochi minuti dell’arena dressage, oltre l’esecuzione di un percorso di salto ostacoli.
Esiste il confronto con il percorso di campagna, croce e delizia e peculiarità ell’eventer.
Arcobaleno ad Hartpury

Ci si immerge, prima e dopo,  in dei posti meravigliosi fatti di natura lussureggiante, verdi colline, l’arcobaleno tra l’erba, boschi in cui filtra e non filtra la luce, castelli e dimore quasi regali se si ha la fortuna di andare in trasferta ad esempio in Inghilterra, aria leggera, pulita vivace, distese sconfinate percorse al ritmo del galoppo che sa di libertà tra vento e criniera. L’idea del viaggio è anche in letteratura da sempre un percorso di crescita anche interiore e di conoscenza intima, una sfida con se stessi, prima che con la realtà con la quale ci si relaziona. 
Walking the course di squadra ad Hartpury
Un continuo entrare ed uscire tra essere e non essere, in sella ad un essere mitico e supremo che trasporta nel mondo onirico, in fuga o alla scoperta dei propri limiti e delle proprie possibilità. La scoperta, l’invenzione, il ritorno e l’interazione con i propri compagni di impresa e tutti in sfida per lo stesso premio o riconoscimento, che porta all’unione di energie oltre il limite. Certo il completista è dotato di cuore impavido ed atletico “ ma un bravo cavaliere deve saper compiere un buon gioco di squadra in cui ogni membro sia d’aiuto agli altri. Questo spirito di gruppo non solo consente di ottenere risultati straordinari ma favorisce anche la nascita di amicizie durature” (W.Micklem).
 I  componenti di un team che fanno propri gli obiettivi, che si rispettano e comunicano rimarranno uniti e otterranno il massimo dal loro lavoro. (W.Micklem)

“Il team è quello che più mi manca. Eravamo davvero un gruppo inseparabile ed inscindibile. 
Un momento di relax tutti insieme dopo il cross di Haras

Quando uscivamo eravamo organizzatissimi: c’era persino la cucina”(Geremia Toia )
Giunge anche dall'Europeo di Herning, salto ostacoli,
una bella immagine di condivisione tra Gaudiano, Bucci, Consorti ed il CT Hans Horn

“Siamo tutti convinti che sia necessario un ancor più spiccato spirito di squadra: ciò vuol dire non perdersi troppo in chiacchiere ma pensare a lavorare insieme per un risultato comune. 


Questa è sicuramente la prima cosa, anche perché dalla squadra possono nascere dei risultati individuali, mentre è più difficile che succeda l’opposto”(Andrea Mezzaroba)
... Lì ho capito che il mio lavoro era sconfinato fino a creare uno spirito di squadra ed unione: la medaglia sarebbe stata la ciliegina sulla torta”(Jacopo Comelli)


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