lunedì 13 aprile 2020

“CARMINE ESPOSITO : IL CAVALLO E’ UNA MAGIA”

"Libertà, spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto altro ancora."
Nella Foto Carmine Esposito

Di Giulia Iannone
“Tra cavallo e cavaliere deve scattare un meccanismo. Così è stato tra Roberto Prandi e Maximo del Castegno…questi i racconti di Carmine Esposito,  proprietario di noti cavalli in Campania, che dopo 30 anni di passione equestre, ha deciso di raccontarci qualcosa della sua esperienza.

Come inizia la tua passione per i cavalli?
“  Nasce , oserei dire, come tutte quelle passioni che sono nascoste nell’ anima e si collegano alla propria indole e carattere. Sono sempre stato attratto da tutto ciò  che rappresenta ed esprime la libertà: allevo canarini ed ho vinto due titoli italiani in questo settore, mi piacciono le moto, sono stato in accademia aeronautica e mi piacciono i cavalli. Libertà, spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto altro ancora.  Conoscevo Bernardo Barlotti, che a sua volta mi ha presentato la Contessa Cecilia Baratta e così sono venuto a contatto con la prestigiosa razza del cavallo salernitano. In quel periodo ho acquistato il mio primo soggetto che era Pionere, cavallo che  Morese aveva venduto a Gigino Liguori e quest’ultimo lo diede a me. Si trattava di un magnifico stallone, che aveva avuto un trauma fisico a cagione del quale non poteva essere più impiegato come cavallo agonista. Lo feci provare anche a Roberto Arioldi, però  era compromesso. Probabilmente scontrandosi con un altro stalloncino da piccolo, aveva riportato un problema alla cervicale”
Tu sei  stato uno dei primi in Campania ad importare bellissimi soggetti tedeschi: hannover, credo di ricordare. Perché proprio questa razza? Puoi citare alcuni dei migliori soggetti che le stanno più a cuore?
“Diciamo che sono molto legato al cavallo Holsteiner. Giulietta e Gilda erano due hannover. Il mio soggetto più importante è stato un westfalen di nome Julius che era montato da Paolo Garofalo. I cavalli tedeschi sono antesignani di selezioni di tutti i tipi di animali nel mondo. Stavano costruendo un cavallo moderno, il cavallo francese stava segnando il passo, ed io mi sono adeguato a questa razza teutonica  che cominciava ad avere la meglio sul campo di gara. Le migliori fattrici sono hannoverane, i migliori stalloni sono holsteiner: la migliore miscela per il cavallo da salto ostacoli è questa. I francesi continuavano a produrre cavalli troppo vecchio stampo: Almè, Jalisco, Ibrahim, troppo sangue su sangue, quindi segnavano il passo. I tedeschi sono i cavalli numero uno al mondo.”

Maximo del Castegno in azione
"In questo momento il più forte dei miei cavalli,  è Maximo, che rappresenta l’Italia anche in coppa delle nazioni, speriamo quest’anno di fare bene da qualche altra parte."

Puoi citare allora alcuni dei tuoi migliori cavalli dell’inizio?
“ Ho già citato Julius che vendetti a Paolo Garofalo  e posso citare sicuramente  Usignolo della Florida, Hirohito, che fu convocato nelle selezioni nazionali da Raimondo D’Inzeo. Hirohito era un hannover, mi ha dato grossissime soddisfazioni al tempo, ha vinto molto anche a livello internazionale, posso dire che si è trattato di un soggetto molto interessante.  lo ha montato sempre,prima Paolo Garofalo, poi è passato sotto la sella di Mario Verheyden. Quest’ultimo cavaliere montava ben 6 cavalli per me.  Usignolo della Florida invece può essere considerato uno degli ultimi cavalli della zona, che aveva un minimo di sangue salernitano vero. Oggi sull’argomento cavallo salernitano c’è una grossa e lunga discussione ancora in corso, nella quale non entro! L’allevatore calabrese, aveva deciso di inserire del sangue salernitano e ne derivò un fantastico grigio con mezzi impressionanti.  Si trattò di un ottimo soggetto: arrivò a saltare tranquillamente l’150. Fu acquistato poi  da Paolo Garofalo. Usignolo arrivò, da puledro,  al secondo posto al salto in libertà di Verona su 600 partecipanti. Non c’erano le selezioni al tempo.”
Sei passato dopo all’acquisto del cavallo italiano. Hai scelto  cavalli dell’allevamento del Castegno.  Cosa ti è piaciuto di questi esemplari? quali possiamo ricordare con maggiore gratitudine?
“ Il Castegno rappresenta il sunto dell’apertura dei confini genetici e veterinari della selezione. Il seme fresco e congelato ha potuto circolare in Europa. Ecco che allora Guerino Boglioni, uomo di cavalli vero, che ha segnato la storia dell’allevamento italiano, specialmente nel settore del dressage, perché è stato l’unico a presentarsi con il cavallo italiano a Europei, mondiali, olimpiadi con Valentina Truppa, è uno che ha visto lungo e ha importato delle ottime fattrici hannover ed ha dato degli stalloni  holsteiner. Quindi ha iniziato una sua filosofia di allevamento e selezione. Hanno di speciale questi atleti a 4 gambe,  un equilibrio psico-fisico notevole, perché Boglioni li seleziona molto anche in base al carattere. Tutti sanno creare un bel cavallo, ma un buon cavallo lo deve fare l’allevatore anche nella fase di crescita. Se il cavallo non è equilibrato e disponibile e collaborativo , anche se ha grandi potenzialità, non sarà lavorabile e cavalcabile e quindi duttile ed addestrabile. I cavalli più forti del Castegno, assieme a Maximo, che ormai gareggia spesso in Coppa delle Nazioni, è Ala del Castegno. Era un fenomeno di cavalla. Ci sono voluti 4 mesi solo per fare la criniera, era tedesca in realtà perché era stata acquistata in Germania. Guerino, da subito, instaura un rapporto diretto con i puledri, fa fare amicizia con l’uomo, il predatore per eccellenza. Fatto questo tassello importante, anello di congiunzione tra due mondi, viene tutto facile, perché il cavallo si fida e diventa un cavallo fruibile per tutti. La selezione dei cavalli è un altro elemento importante, ma ormai è sotto gli occhi di tutti. Quindi tra questi miei soggetti, citerei Ala che oggi fa la fattrice, Maximo, Ratia una 9 anni, Una, Vumax  un 5 anni figlio di Maximo. In questo momento il più forte è Maximo, che rappresenta l’Italia anche in coppa delle nazioni, speriamo quest’anno di fare bene da qualche altra parte. Siamo in fase di evoluzione, in questo momento di emergenza sanitaria.”
Ratia del Castegno e Roberto Prandi
"Si tratta di un ragazzo che si è fatto da solo, metodico, puntuale, capisce i cavalli, non li stressa, li cresce e li addestra con la giusta progressione nella fase dei 4, 5 e 6 anni. Li mantiene freschi di mente e nel fisico. "

Parliamo di addestramento e cavalieri. Puoi citare le figure tecniche che avevi scelto per lavorare, montare e portare in gara i tuoi cavalli?
“ Ormai ho 30 anni di esperienza nel settore, posso ritenere come migliore tecnico con cui sono venuto a contatto, in Italia, per bagaglio tecnico e cultura equestre, sicuramente  Mario Verheyden. Come volontà, voglia di riuscire, impegno quotidiano, per distacco cito Roberto Prandi. Si tratta di un ragazzo che si è fatto da solo, metodico, puntuale, capisce i cavalli, non li stressa, li cresce e li addestra con la giusta progressione nella fase dei 4, 5 e 6 anni. li mantiene freschi di mente e nel fisico.  Maximo quest’anno entra nel 14mo anno e non lo abbiamo mai fermato. Roberto alterna molto bene il lavoro, va in pineta, lavora nel fiume, in collina, intervalla  molto lavoro tecnico e ginnastica. Gestire la serenità del cavallo da salto è un elemento molto importante nell’allenamento del cavallo, e devo dire che questo cavaliere ci riesce benissimo. “
Questi i vertici. Per la fase di doma, chi ha lavorato i tuoi cavalli?
“ Ricordando che l’area  salernitana è per tradizione, zona di cavalli, sia da salto, ma anche da  trotto e galoppo;  per la doma, in questo contesto, eravamo messi molto bene. Mi sono fatto addestrare i miei migliori puledri da Damiano La Monica, di una dolcezza ed una capacità unica e rara. Poi c’erano i vari Tartaglia e D’Orazio. Io sono stato fortunato finchè li ho avuti. La doma dei miei cavalli avveniva con una dolcezza ed una capacità unica. Vedere il lavoro di Damiano La Monica alla doppia longe – di scuola Raimondo D’Inzeo- da terra è stato fantastico. Queste figure, venivano da una scuola militare, che era tutto.”
"I cavalli di Carmine Esposito riassunti in questa foto molto d'effetto"
"Tutti sanno creare un bel cavallo, ma un buon cavallo lo deve fare l’allevatore anche nella fase di crescita. Se il cavallo non è equilibrato e disponibile e collaborativo , anche se ha grandi potenzialità, non sarà lavorabile e cavalcabile e quindi duttile ed addestrabile. "
Cit. Carmine Esposito

Come è stato gestire dei cavalli del genere in Campania? C’erano maniscalchi, veterinari, groom idonei a creare il giusto team per i tuoi cavalli?
“ Io avevo la mia scuderia privata, a casa. Paolo Garofalo, ad esempio, veniva a montare da me. Ripeto, questa era zona di cavalli, quindi il team d’appoggio è stato possibile crearlo. Nel momento in cui la situazione si è evoluta, aprendo le frontiere, gli investimenti nel settore equestre a livello locale, sono stati pochi. Per un periodo Napoli è stata attiva attraverso il CIA di Agnano e la storica SNE. Poi purtroppo siamo dovuti “emigrare”. I concorsi ippici al sud sono diventati sempre meno, si sono tutti concentrati al nord, per cui ho spostato i cavalli prima da Mario Verheyden, poi a Manerbio da Clelia Sturla, ed ora da Roberto Prandi che si trova tra Cremona e Brescia. Si trova in piena situazione Covid 19. Ma io da lui mi trovo molto bene”
Parliamo di Carmine e dell’equitazione oggi. Sappiamo che hai ancora i tuoi a cavalli, adesso al Nord Italia. Chi sono a tuo avviso, i migliori cavalieri e tecnici in circolazione e perché?
“ I tecnici di riferimento in Italia sono pochi. Istruttori che si inventano tecnici sono tanti, per mille svariate ragioni. Oggi per me il tecnico di riferimento è Giorgio Nuti, e rimane lui in maniera indiscutibile, perché è un uomo di cavalli, serio, il cui  curriculum parla per sé, però è un uomo che non accetta compromessi per cui è scomodo! E’ l’unico tecnico che quando parla di cavalli riesce ad incantare gli uditori per passione e conoscenza. Questo a livello italiano, poi a livello internazionale c’è l’icona Henk Nooren e poi Hans Horn, persone che girano molto e si susseguono costantemente alla guida delle migliori squadre del salto ostacoli, li definirei mercenari dell’equitazione mondiale”
C’è qualche giovane cavaliere italiano che ti fa ben sperare in un futuro promettente?
“ Di giovani ce ne sono: citerei Correddu, Giacomo Casadei, lo stesso  Lorenzo De Luca.
Io sono in attesa di vedere, nella giusta location, un  Giampiero Garofalo, che secondo me è un piccolo fenomeno della nostra regione, molto forte, sulle orme del padre: Paolo era un istintivo, lui è un ragazzo molto di talento. Gli auguro di trovare un posto, come lo hanno trovato De Luca e Zorzi, dove possa essere sereno e libero di poter mostrare il proprio potenziale senza alcuna pressione e preoccupazione, di fare il risultato ad ogni costo. Non  è possibile montare bene quando bisogna pensare al rientro economico. Ci vuole il giusto tempo: c’è una magia nell’equitazione, si deve creare un feeling tra cavallo e cavaliere che sono  due esseri pensanti. Se il cavallo accetta la comunicazione dell’altro essere, allora nasce il binomio. Altrimenti non avremmo mai avuto il fenomeno Jappeloup e Pierre Durand!”
Premiazione Coppa delle Nazioni in Finlandia , prima posizione
"Se si vuole sopravvivere, la chiave di volta dell’equitazione è avere la forza ed il coraggio di scremare sin da subito i soggetti e portare avanti  solo quelli realmente qualitativi e competitivi. I “cavalli parassiti” vanno messi da parte . Bisogna concentrarsi, purtroppo su soggetti che abbiano  possibilità di carriera e di futuro. " Cit. Carmine Esposito

Oggi Carmine Esposito ha qualche rimpianto? Se potessi tornare indietro, con la conoscenza di oggi, cosa rifaresti o non rifaresti?
“ Se si vuole sopravvivere, la chiave di volta dell’equitazione è avere la forza ed il coraggio di scremare sin da subito i soggetti e portare avanti  solo quelli realmente qualitativi e competitivi. I “cavalli parassiti” vanno messi da parte . Bisogna concentrarsi, purtroppo su soggetti che abbiano  possibilità di carriera e di futuro.  Non bisogna vivere di illusioni, entrando nel vortice di una gestione molto onerosa fatta di veterinari, maniscalchi e doppio lavoro,  che non porta a nulla, perché magari si tratta di un cavallo che non ha né la testa né il fisico. Le persone normali,  vivono anche di soddisfazioni per  andare avanti con entusiasmo e mordente. Ricordiamoci sempre che il peggior giocatore è chi vuole rifarsi”.
Hai un sogno nel cassetto a livello equestre?
“Il mio sogno sarebbe stato quello di poter affidare un mio cavallo a Marcus Ehning. Forse avrei potuto farlo al tempo con  Julius, ma ho tenuto fede alla parola data a Paolo Garofalo, dando a lui la priorità nella vendita. Chissà cosa sarebbe potuto accadere del cavallo, oppure darlo a Ludger Beerbaum che andava di moda in quegli anni”.
Vuoi aggiungere qualcos’altro, al termine di questa chiacchierata?
“ A mio avviso, bisognerebbe adoperare anche in questo settore, più meritocrazia. Noi italiani siamo depositari dell’equitazione mondiale, abbiamo inventato tutto , senza tornare troppo indietro sempre fino a Caprilli. Noi siamo un popolo di cavalli. Dobbiamo dare delle chance anche a  persone che non siano politicamente agganciate, ma lasciare più spazio al talento, alla capacità ed alle doti naturali. Non è concepibile che i nostri migliori talenti debbano espatriare e dobbiamo vederli valorizzati all’estero. Inoltre reputo davvero indispensabile rinnovare un po’ il parco dirigenti alla guida della Federazione.”








Nessun commento:

Posta un commento