lunedì 9 marzo 2020

GIORGIO NUTI 2020: “CI VUOLE TALENTO E CHI LO COLTIVI”!

Photo repertorio scattate da Giulia Iannone

Di Giulia Iannone
Questo ha detto Adriano  Panatta in una intervista, ed il nostro Giorgio Nuti concorda con lui. “ I talenti veri sono pochi”, aggiunge il due volte campione italiano di salto ostacoli”  i genitori devono farsene una ragione.” Abbiamo parlato a telefono col tre volte cavaliere olimpico, per sentire i suoi programmi di lavoro per la stagione 2020. Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista…
* l'intervista è stata effettuata prima che tutti i programmi fise, subissero i necessari adeguamenti all'emergenza coronavirus.


Come continua quest’anno il tuo impegno con la FISE? Tu sei definito parte dello “staff federale”. Cosa si intende?
Mi definisco, in questo momento, un  libero professionista che lavora e collabora con  la federazione. Quest’ultima, mi ha chiesto di fare degli stage tecnici sul territorio nazionale ed io ho aderito molto volentieri e ben contento perché trovo che si tratti di una validissima idea didattica e formativa per i giovani”

Questo è il tuo quarto anno di collaborazione ufficiale. Che miglioramenti hai notato e quali sono i frutti del tuo e vostro operato – perché c’è da menzionare l’opera sinergica con Piero Coata, Stefano Scaccabarozzi e Giuseppe Forte per  il settore  pony.
“ Noi il primo anno abbiamo avuto risultati ottenendo anche delle medaglie. Poi qualcuno e’ uscito dal settore giovanile, qualcuno è rimasto in ambito juniores, ma altri sono cresciuti ed hanno lasciato l’ambito yriders. Per cui noi ci siamo trovati un pochino spiazzati. Infatti per altri 2 anni, non abbiamo portato a casa dei risultati.  Bisogna sempre continuare a lavorare e cercare di migliorare. Quello che noi tecnici possiamo fare, è impegnarci  il più possibile, lavorando molto durante  questi stage programmati per vedere se troviamo dei talenti nuovi. Però, reputo  che sia molto difficile tutto questo. Noi dobbiamo andare avanti, ponendo attenzione ai  giovani promettenti, per cercare poi di continuare negli anni successivi”.

Quale è il giovane del panorama odierno, che reputi più interessante e da tenere sott’occhio?
“Abbiamo sempre Giacomo Casadei. Lui è l’alfiere della squadra, perché è ancora junior. Però non so se sai che non sono più tecnico federale. Sono fuori dalla Fise! Ho dato le dimissioni da tecnico a settembre del 2019. Tanti non se ne sono accorti. Non ero d’accordo con i programmi che avevano preparato il Presidente e gli altri”
Hai fatto bene a precisare. Sugli articoli, vieni presentato come parte dello staff federale, allora aiutaci a capire come dobbiamo interpretare il tuo ruolo nel settore giovanile ?
“ Il mio lavoro viene attuato svolgendo degli stage tecnici sul territorio italiano. Il mio compito è solo legato a tali momenti ,ed appuntamenti periodici di confronto, di verifica di preparazione dei binomi in giro per le varie regioni italiane, seguendo un calendario di appuntamenti preparato dalla federazione. Facendo questi lavori, in giro per il nostro paese, posso incontrare dei binomi interessanti e talentuosi e promettenti. In tal caso devo segnalare la circostanza  ai tecnici, Piero Coata, che attualmente segue children e juniores,  e Stefano Scaccabarozzi che si occupa del settore Young riders”
Come mai non ti sei trovato con i programmi preparati dalla federazione. Cosa c’è stato che non ti è piaciuto o che non hai condiviso?
“Non ero d’accordo su alcune cose, ma non vorrei parlare di questo. Vorrei dire invece che sono rimasto in ottimi rapporti col Presidente Di Paola, perché poi abbiamo parlato di questi stage sul territorio, ai quali ho aderito con entusiasmo e per i quali ho dato piena disponibilità. In questi tre anni ho trascorso bellissimi momenti con i miei colleghi e sarò sempre disponibile per consigli e suggerimenti. Ecco, forse un paio di motivazioni che hanno determinato le mie dimissioni, posso riportarle. In primo luogo cito i genitori, in primis. Tutti reputano di avere in casa giovani talenti, assolutamente al di sopra degli altri. Ogni volta c’è stato da tribolare sulle scelte, sulle decisioni. Poi posso indicare una parte degli istruttori, che hanno remato contro: abbiamo avuto qualche problema con loro. Ora, essendo fuori da queste dinamiche, sono sereno, non combatto con nessuno, nessun genitore soprattutto, porto avanti il mio lavoro con serenità e maggiore capacità di concentrazione.  Recentemente ho sentito una intervista ad Adriano Panatta, che parlava di questo astro nascente del tennis italiano, Jannik Sinner, che sta venendo fuori per una certa dose di talento che balza all’occhio. Panatta ha spiegato che il ragazzo aveva già talento e che loro come tecnici federali lo hanno notato, plasmato, forgiato insomma coltivato. Le doti e le qualità erano tutte già presenti. “Ci vuole talento e chi lo coltivi” ha detto precisamente Panatta. I talenti veri sono pochi, aggiungo io, i genitori devono farsene una ragione. Lo dice anche Panatta!”
Nella tua posizione di oggi, un po’ più libera, vorrei sapere come hai vissuto il cambio di nazionalità di Matias Alvaro, che difenderà i colori dell’Argentina?
“E’ davvero un peccato aver visto uscire un nostro giovane cavaliere promettente. Vediamo quelli che sono stati i nostri cavalli di punta  – che hanno partecipato alle nostre coppe delle nazioni- oggi sotto la sella di cavalieri stranieri. Molto probabilmente ad Alvaro avranno fatto una buona offerta per girare a livello internazionale. Matias Alvaro è un altro dei nostri astri nascenti usciti dal settore giovanile.”
Photo repertorio giulia iannone

 Ti cito allora un altro giovane  talento italiano, Guido Franchi. Cosa pensi di lui ?
“ Vado a fare degli stage da lui, una volta al mese. Devo dire che è un ragazzo promettente, noto con gioia che ha molta voglia di imparare. Non diciamo che è arrivato in carriera, ma sicuramente è uno dei più promettenti ,oggi come oggi, tra i giovani”
Giorgio, tu usi molto la parola promettente. Ma cosa intendi con questo termine ?
“  Promettente è un giovane dotato di talento e di tanta umiltà, voglia di crescere ed imparare. In questo sport, sono i cavalli che fanno un po’ la differenza. Dico che allora un giovane promettente può ambire ad essere cavaliere di prima fascia,  se avrà dei cavalli adeguati, giusti, consoni ad un alto livello con i quali portare avanti talento e lavoro di qualità”
Girando come tecnico, tra nord e sud dell’Italia, quali sono gli errori più vistosi che ancora continui a notare nella preparazione tecnica e per i quali cerchi di porre rimedio?
“ Trovo che tante volte ci sono dei cavalieri che fanno un tipo di lavoro tecnico superiore al proprio grado di preparazione. Ovvero, prima di fare le elementari, si avventurano già all’università. Invece dovrebbero pensare, magari ,di fare a cavallo delle cose semplici, elementari appunto, ma molto più concrete ed esatte. Invece vanno sul difficile e così si creano delle problematiche. Tutti vogliono fare delle cose al di sopra di quello che serve realmente”.
A che punto pensi che stiamo in Italia anche nel settore giovanile, con il lavoro in piano?
“Ecco…adesso sto girando parecchio per via degli stage. Sono già stato in alcune regioni. Quello che manca è proprio il lavoro di base in piano e per alcuni parlo di base. Il rimedio per queste Regioni un pochino decentrate o che non si possono permettere di avere grossi tecnici, è l’intervento della Federazione, che deve subentrare e dare subito una mano a questi ragazzi. Perché anche nel sud Italia ci sono dei talenti, però non vengono espressi, perché mancano un po’ di metodologia di lavoro. Continuano a basarsi su quello che hanno imparato inizialmente e poi si sono fermati lì. Così il talento non può crescere. Ora però sembra che  la dressagista Ester Soldi, verrà mandata dalla federazione per fare uno stage in Calabria, regione nella quale sono stato recentemente. Spero che questo supporto per le regioni meno dotate di risorse economiche, possa durare nel tempo. Trovo sia una idea molto utile”.”
Ne abbiamo parlato molte volte, ma continuo a chiedertelo. Cosa manca ancora nel lavoro in piano: non so messa in mano, rispondenza?
“ Vado sul generale: sintetizzo, rispondendo che manca il lavoro di base! Vedo ad esempio poca direzione, cavalli con la nuca troppo alta. Tanta gente non fa differenza tra fase di riscaldamento ed una riunione, poca conoscenza di una riunione vera. Soprattutto però il problema lampante è la direzione. Mancanza di precisione, i cavalieri muovono troppo le mani, il pensiero è più rivolto alla testa del cavallo, piuttosto che alla direzione, che è il fattore primario e di base per l’esecuzione di qualsiasi movimento in equitazione. Vedo gente che fa fatica a procedere dritta”.
photo repertorio scattata da Giulia iannone
"Trovo che tante volte ci sono dei cavalieri che fanno un tipo di lavoro tecnico superiore al proprio grado di preparazione. Ovvero, prima di fare le elementari, si avventurano già all’università. "

Allora ci saranno anche problemi di assetto in sella, giusto?
“ Vedo tanti cavalieri impostati con un assetto diverso, uno dall’altro. Sono impostazioni differenti,  date dai vari istruttori. Più inforcati, meno inforcati, più  o meno piegati all’inguine, ne trovi uno impostato più indietro, uno con le mani più alte. Il concetto di base non è uguale ed uniforme  per tutti. Il problema risulta essere sempre questo, ne ho già parlato molte volte”
Sarebbe a tuo avviso necessaria più gavetta su categorie di addestramento o completo per confermare la base?
“ Forse. Non so dire. Il problema sta nel formare dei buoni istruttori. Formarli con un criterio nuovo. Poi ci sono anche degli istruttori, vecchi di generazione, che sono bravi, poi ci sono quelli nuovi, poi ci sono quelli di nuova concezione con poco lavoro di base. Questi ultimi, magari, sono bravi, perché sono cavalieri che al momento riescono a rimediare quelle che sono le problematiche del loro cavallo, però è sempre un rimediare e non un lavorare. “
Così si rovinano anche i cavalli?
“ Questo non vorrei dirlo davvero, però i cavalli sono quelli che subiscono più di tutti”










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