domenica 3 aprile 2016

INTERVISTA A GIADA TANZI

DRESSAGE
Close Up
“Il Dressage? La scuola della Pazienza”
"Il dressage rispetto al salto richiede la costruzione di un sodalizio col proprio cavallo ancora più forte"
Photo courtesy Giada Tanzi facebook

A cura di Giulia Iannone

Giada Tanzi è nata a Roma il 31 marzo 1997. Vive a Rocca Priora. Una ragazza molto timida, molto educata, molto sensibile.  Ha “incontrato” i cavalli grazie a suo nonno :  da piccola la portava a visitare i Pratoni del Vivaro. A 8 anni ha iniziato a praticare l’equitazione, prima seguendo la disciplina del salto ad ostacoli per circa 5 o sei anni. E’ comparsa la paura del salto, per cui ha scelto di cambiare disciplina e rivolgersi al dressage. Era questa la strada giusta per lei, e la passione è aumentata giorno dopo giorno da allora.

Che cosa le piace del dressage?
“ Consiglierei a tutti il dressage perché è una disciplina che da una parte  ti rilassa ma al contempo ti impone grande concentrazione, ti fa pensare a quello che devi fare e che stai facendo. Suggerisce attenzione e precisione e la sua eleganza e raffinatezza non possono se non appassionare. Con il cavallo fa nascere più armonia, confidenza, feeling. Rispetto al salto a mio avviso, bisogna costruire un sodalizio ed un binomio ancora più forte.”
Allora dobbiamo parlare dei veri protagonisti di questo sport, ossia i cavalli. Chi sono i suoi cavalli del cuore?
“ Ho preso la prima cavalla in mezza fida, quella con cui ho iniziato a fare dressage ed avere i primi risultati, è Coup de Cor. L’ho presa quando sono arrivata al circolo ippico Equinozio di Marco Calcagno. È stata la cavalla che mi ha insegnato, fino ad ora, più degli altri. Con lei ho iniziato a gareggiare a livello E e sono arrivata fino alle M. E’ stato un bel percorso di crescita. Con lei ho ottenuto dei risultati niente male. Mi ha insegnato davvero tanto ed ha un posto speciale nel mio cuore. Adesso è al circolo e viene usata per la scuola. Dopo di lei mi hanno regalato il mio primo cavallo tutto mio, si chiama Corvo Santo Stefano. Lui è ovviamente è il mio grande amore, il mio primo cavallo! Poi ci mette davvero tanto impegno considerando la sua giovane età. Ce l’ho solo da luglio dell’anno scorso. Ha 7 anni. “
Una scelta coraggiosa ed ambiziosa puntare presto su un cavallo giovane per altro nato in Italia?
“ Si, con Coup de Cor arrivati alle M abbiamo pensato che fosse una scelta buona anche se un po’ rischiosa prendere un cavallo giovane per portarlo avanti magari fino alle D. “
Entriamo più nel dettaglio della personalità e del carattere di Corvo Santo Stefano, ce lo presenti meglio?
“ E’ un cavallo molto bello. L’ho preso all’Allevamento Santo Stefano in Umbria. In realtà ero andata per provare un altro cavallo, ma  avevano già sellato anche  Corvo, così me lo hanno fatto montare... e me ne sono letteralmente innamorata perché ha una cavalcabilità stupenda. Lì lo chiamavano il “nuovo Totilas”. E’ giovane ed è uno stalloncino, dotato di validissime qualità atletiche. Ha un carattere molto forte ma buono. Impara in fretta e bisogna fare molta attenzione a non sbagliare perché, come tutti i cavalli, non è dotato di filtri e quindi impara tutto, giusto o sbagliato che sia!”
Quali risultati agonistici ha già ottenuto in gara, pur nella sua giovane e attenta carriera?
“La medaglia d’argento ai Campionati Italiani ad Arezzo nel 2014 con Coup de Cor in categoria F. Un altro buon risultato è stato l’oro ai Campionati regionali, sempre con lo stesso cavallo e nello stesso anno. Ci hanno selezionati due volte per la Coppa delle Regioni, che ha rappresentato un grande privilegio per me”
"Mi piace molto andare avanti! Sono contenta
della crescita tecnica che condivido col cavallo"

Se non sbaglio, lei ha ottenuto una sponsorizzazione?
“ Non è proprio una sponsorizzazione! Lo definirei un aiuto che questa ragazza, Guendalina Nola, ha voluto offrire a noi giovani – intendo a me ed altri due ragazzi- che quest’anno si sta riproponendo, tra l’altro. Sono molte e belle marche di prodotti per vestire di eleganza e di materiale tecnico i nostri cavalli”
Come avvengono i suoi allenamenti quotidiani al Circolo Ippico Equinozio?
“Vado a cavallo tutti giorni tranne il lunedì. Esco da scuola alle tre meno venti, corro a casa, mi cambio e vado al maneggio che dista per fortuna una ventina di km! Il nostro lavoro è basato inizialmente sulla distensione del cavallo, sul rilassamento. Poi piano piano raggiungiamo la fase della riunione e da lì partono tutti gli esercizi collaterali di preparazione.”
Come è stato il passaggio dalle prime categorie di livello E alla M, fase in cui lo schema dressagistico inizia a concretizzarsi maggiormente?
“ Mi piace molto andare avanti! Non ho sentito il peso dell’impegno o la fatica del maggior lavoro. Non sono rimasta delusa dalla difficoltà, anche se mi accorgo che gli esercizi ed i movimenti sono più impegnativi. Però questa situazione mi sprona e mi impone di fare meglio. Sono contenta della crescita tecnica che condivido con il cavallo. Non posso dire che sia tutto semplice e roseo, specialmente perché , come tutti, lavoro meglio ad una mano piuttosto che all’altra! Ma basta fare un respiro profondo....”
Nel rapporto con il proprio cavallo, subentra il terzo elemento che è il proprio istruttore. Da quanti anni lavora con Marco Calcagno, se la sente di fare un identikit del suo coach e del metodo di lavoro?
“ Lavoro con Marco Calcagno da quattro anni! Mi sono trovata subito bene. Mi ha letteralmente cambiato il modo di montare, ha lavorato molto sull’assetto e mi ha fatto capire delle cose dell’equitazione che prima non avevo capito.   E’ una persona fantastica ed io gli sono molto grata! Sa,  il dressage richiede tanta pazienza ed invece è molto facile perderla, inquietarsi e rovinare tutto quando non si riesce a fare immediatamente qualcosa. Il mio istruttore ha cercato anche di improntare in me una coscienza equestre, un metodo di lavoro basato sulla fiducia e sul mio massimo impegno.  Spiega con grande dolcezza, presta attenzione a tutti i dettagli, mi dedica molto tempo. Mi aiuta tantissimo. Prima di  Marco, non avevo compreso che la figura del tecnico che ti segue da terra è davvero fondamentale, mi ha insegnato il rispetto per l’animale, la pazienza, la dedizione, l’armonia. La filosofia del lavoro consiste nel far trovare al cavallo la sua comodità nell' obbedienza e la linea guida è riassunta nella frase di Monty Roberts "se ci metti tutto il tempo che ci vuole, alla fine ci hai messo meno tempo ".
"Il dressage essendo una disciplina a giudizio è costellata di sensazioni
contrastanti e piccole delusioni"
Photo courtesy  Giada Tanzi facebook

C’è un ricordo speciale che fa parte del bagaglio di emozioni della sua giovane attività equestre?
“ L’argento al Campionato Italiano che sinceramente non mi aspettavo di conquistare.”
Un ricordo segnato invece da una particolare amarezza?
“ Di ricordi negativi ce ne sono tanti! Fanno parte dello sport, e forse questi si collezionano in numero maggiore rispetto a quelli positivi e spesso ci aiutano a crescere ed a guardare oltre! Credo che il dressage essendo una disciplina a giudizio è costellata di sensazioni contrastanti e di piccole delusioni. Quando pensi di aver presentato in rettangolo un buon lavoro, scopri dopo che il giudizio non si allinea con la percezione del cavaliere! “
Domanda di rito. Chi è il suo cavaliere di riferimento?
“ Non ho dubbi, Edward Gal! E spiego anche il  perché. L’ho seguito tantissimo quando faceva coppia con Totilas, ed era il binomio da me adorato. Dopo quando ha perso il suo cavallo di punta, non si è avvilito, ma ha lavorato con Undercover Glock portandolo su piano piano, se lo è costruito tassello dopo tassello. E questo è da ammirare ed ecco perché lo seguo con grande ammirazione”.


Nessun commento:

Posta un commento