venerdì 8 agosto 2025
MONICA GHENO:" JORINDA, LA CAVALLA HANNOVER SEMPRE NEL MIO CUORE"
COME ERAVAMO...
DRESSAGE
MONICA GHENO:" JORINDA, LA CAVALLA HANNOVER SEMPRE NEL MIO CUORE"
"Il dressage contemporaneo italiano poggia le sue basi e fondamenta su quello che è stato il mio dressage, quello di una volta"
a cura di Giulia Iannone
Si sono appena conclusi i campionati Europei giovanili di Dressage, in terra Francese, a Le Mans, a breve si svolgeranno sempre in Francia, ma a Crozet, gli Europei di Dressage Senior.
Abbiamo pensato di contattare, con tono di Amarcord - come momento dedicato non solo alla ricostruzione del passato, ma comprensione del presente e proiezione nel futuro, perché la storia è sempre Maestra di Vita,- una amazzone azzurra del dressage "giovane" che raccoglieva l'eredità tecnica e di lavoro e progettualità, della fitta schiera di cavalieri che nel nostro paese furono iniziatori e cuore pulsante di una disciplina che non era di casa in passato. Abbiamo raccolto i ricordi, i pensieri, gli aneddoti di Monica Gheno, che oggi ritroviamo coach-madre della sua erede culturale e d'arte, Carlotta. Dal completo, al dressage passando dai campionati yriders italiani ed europei fino ad arrivare ai weg, alla carriera istruttore. Ecco cosa ci ha raccontato in questa bella intervista, per la quale la ringraziamo di cuore, visto che Monica è sempre una figura molto schiva, riservata, silenziosa e poco avvezza a stare sotto le luci della ribalta, anche se mentre fa lezione in campo, appare sicura ,esigente e vigorosa.
Presentati nel modo che preferisci, aggiungendo altre informazioni...
"Sono Monica Gheno, nata l’11 Ottobre del 1971 a Gallarate, in provincia di Varese. Attualmente vivo in Brianza, con mio marito e i miei due splendidi figli, Filippo e Carlotta. Ho iniziato a montare a cavallo all’etá di 10 anni, non ho mai smesso fino al momento del mio matrimonio. Ho praticato equitazione parallelamente ai miei studi liceali e, dopo il diploma, ho proseguito con la carriera equestre. Contemporaneamente alla mia attività di cavaliere, ho seguito i corsi per diventare istruttrice, partendo dal livello base fino ad arrivare al secondo e, per meriti sportivi, al terzo. Nel 2000 mi sono sposata e ho deciso di “cambiare rotta” e dedicarmi esclusivamente alla famiglia che stavo pian piano costruendo. Con la mia prima figlia, Carlotta, sono tornata nel mondo dei cavalli: non in veste di cavaliere bensì di mamma-istruttrice, un ruolo che mi gratifica molto e del quale vado fiera. Attualmente teniamo i nostri cavalli al Centro Ippico Roncobello, un luogo dinamico, ricco di stimoli e cavalieri d’esperienza, nel quale sono felice che Carlotta possa crescere e migliorare ogni giorno."
Come ti sei avvicinata all 'equitazione?
"Ho iniziato a montare i pony all’eta di 10 anni, il tutto è iniziato grazie ad un’amica di mia madre, che era proprietaria di un centro ippico ad Arsago Seprio. Qui è iniziata la mia formazione nel mondo del concorso completo: prima con il mio pony di nome “Freccia” (di nome e di fatto) e successivamente con “Woodstock”, pony che mi ha permesso di partecipare a ben 3 Campionati Italiani"
Perché tra le discipline equestri hai scelto il dressage, una disciplina poco popolare in Italia, che proprio negli anni della tua formazione veniva importata dalla Germania con grande impegno e interesse, da parte di alcuni volti illuminati della federazione del tempo?
"Il passaggio al mondo del dressage non è stato una scelta, lo definirei più una occasione capitata per caso. Durante un gara di completo, la federazione italiana è venuta alla ricerca di binomi da mandare agli Europei pony di quella disciplina equestre. In tale occasione, sono stata selezionata e mandata,
durante il periodo estivo, al centro ippico CIL, per la preparazione del lavoro in piano. Qui mi è stata fatta la proposta, da parte di Cesare Croce ( responsabile del settore dressage), di provare a montare dei cavalli da dressage, di proprietà della federazione. Da qui è partito il tutto: ho lasciato il mondo dei pony e del completo, per dedicarmi a quello dei cavalli e del dressage."
La formazione tecnica, il Maestro o i Maestri che hanno lasciato una impronta indelebile nella tua vita tecnica ed interiore. Chi porti sempre nella tua mente per i suoi insegnamenti ed esempio, e soprattutto per quale motivo?
"Gli istruttori che per primi annovero nella memoria sono stati Gabriella Asboth e James Connor, insieme a loro mi sento di annotare anche Mauro Roman, Federico Roman, Nelly Mancinelli, Diego de Riu, Emilio Puricelli. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa, una piccola traccia che ha ,in qualche modo plasmato, la me degli anni a venire. Per quanto riguarda la formazione “dressagistica” non posso se non nominare Hans Weber, un tecnico tedesco chiamato dalla federazione Italiana per qualche anno. Successivamente il suo posto è stato preso da Paolo Margi, istruttore che è stato al mio fianco per moltissimi anni. Per me è stata una figura di riferimento, i suoi insegnamenti tecnici sono stati, e sono tuttora, la base della mia formazione equestre. Oltre a Paolo, pilastro fondamentale è stato George Theodorescu, grande maestro e profondo amante del cavallo in tutte le sue sfumature. Un insegnamento che
porterò sempre nel cuore è il seguente: “Per andare bene con il tuo cavallo devi fare una cosa, prima fra tutte: diventare suo amico”.
I risultati tecnici più importanti della tua carriera equestre giovanile e matura. Quale reputi il ricordo indelebile e il traguardo raggiunto più significativo?
"Sinceramente non ricordo con esattezza a quante gare io abbia partecipato, tra nazionali e internazionali, credo molte! Sono abbastanza sicura di aver vinto 5 Campionati Italiani Young Riders e 1 Campionato italiano Seniores Assoluto. Il resto non ricordo… per quanto riguarda i Campionati Europei, credo di avere all'attivo 4 partecipazioni Young Riders. Il traguardo raggiunto più significativo, nonché ricordo indelebile, sono stati sicuramente i World Equestrian Games, del 1998, a Roma, ai quali ho partecipato in sella a Destino. C’è stata una gara, invece, che mi è rimasta particolarmente impressa nella memoria, non tanto per importanza o per la vittoria in sé, ma per feeling e sensazione. Era un internazionale a Roma (Villa Borghese), montavo Chopin. In tale occasione, questo cavallo mi ha lasciata particolarmente emozionata, perché ha dato tutto se stesso in quella competizione, ci ha messo il cuore e, io l’ho sentito. È stato come se mi parlasse e mi dicesse, folata dopo folata, tempo dopo tempo, piaffe dopo piaffe“Ce la possiamo fare”! Abbiamo concluso la nostra ripresa con tanta gioia e felicità."
Sei stata anche all'estero per un periodo dedicato ad approfondimenti tecnici ed esperienze?
"Sì, sono stata in Germania da George Theodorescu, durante tutto il periodo estivo, per circa 3 anni consecutivi. Durante questo periodo mi allenavo in preparazione delle gare aumentando così il mio bagaglio tecnico. "
Cosa ti è rimasto nell'anima del Grande Guru del Dressage?
"Per me Theodorescu è stato un vero uomo di cavalli, figura equestre immensa al di fuori del tempo. Adorava i cavalli e, giustamente, nessuno di loro poteva finire il lavoro senza mangiare qualche zuccherino. Solo che a Jorinda non piacevano, non c'era proprio verso di farla aderire a questo rito di fine training. Cosi, George,cercava in ogni modo di farglieli mangiare, escogitando ogni giorno una tecnica nuova. Era diventata una gara!
Theodorescu amava la pulizia, la scuderia doveva brillare, guai a pulire i piedi dei cavalli in corridoio! Le pareti dei box? Linde e pinte tutti i giorni. Theodorescu era un perfezionista, severo ma giusto, ma anche una persona semplice e affabile, la cui compagnia era sempre ben gradita da tutti"
Parlaci del tuo cavallo del cuore e magari anche di quello più difficile, che definisci il tuo maestro?
"Parto con il dire che tutti i cavalli che ho montato sono stati per me dei maestri. Il mio primissimo cavallo da Gran Premio si chiamava Chopin. Senza di lui, non sarei mai riuscita a montare Destino di Acciarella. Juvel è stato il mio primo cavallo federale, un cavallo d’esperienza che mi ha insegnato molto. ( era un cavallo di origine Danese, un pó freddo. Con lui Paolo Margi ha vinto il suo primo campionato Italiano, nel 1985, ndr) Dopo di lui è arrivata Jorinda, la mia cavalla del cuore: era dolcissima, da montare, un pò nevrile ma io l’amavo. Tra di noi si è creato un feeling magnifico che non ho mai più ritrovato con nessun altro cavallo. ( era sicuramente una cavalla hannover molto bella, dopo tutto il nome deriva da una favola dei fratelli Grimm, in cui si parlava di una fanciulla leggiadra. La cavalla, infatti, era dotata di movimenti molto espressivi, ma un pó difficile dal punto di vista caratteriale. Era stata presa dalla Federazione in Germania, con la supervisione di George Theodorescu, ndr) Infine, ma non per importanza, Destino D’Acciarella: con lui è stato amore e odio. Destino è stato il cavallo con cui ho partecipato ai World Equestrian Games e il cammino non è stato tutto rose e fiori ! Era un cavallo molto complicato, dal carattere forte e cocciuto ma, allo stesso tempo, molto legato al cavaliere… purtroppo non abbiamo avuto modo di conoscerci al meglio, poiché ho Iniziato a montarlo negli ultimi anni della sua carriera."
È con Destino di Acciarella che ti laurei prima campionessa italiana nel '97 e con lui nel '98 giungi ai Weg di Roma. Un cavallo meraviglioso cui l 'Italia del dressage deve molto. Tu cosa ricordi, cosa ha significato per te montarlo e raggiungere tanti traguardi con lui? Un cavallo fuori dai canoni si potrebbe dire?
"Continuando sulla scia della domanda precedente, non posso che riconfermare la sua importanza nella mia carriera equestre. Poterlo montare è stato per me un vero onore! "
Poi, dopo Destino, cosa avviene? Stavi preparando qualche altro cavallo per il tuo proseguo di carriera?
"Dopo i World Equestrian Games del 1998, ho partecipato ad un Campionato Italiano durante il quale Destino si è infortunato. Vista la sua ormai non giovanissima età, insieme alla federazione, abbiamo deciso di ritirarlo dal panorama sportivo, per fargli godere una meritata pensione. Da qui mi sono dedicata alla carriera di istruttrice per un po di anni. "
Ad un certo punto scompari e ti ritiri dalla scena dressage. Come mai? A cosa ti sei dedicata?
"Sì, ad un certo punto la mia vita è cambiata: mi sono sposata e sono diventata mamma a tempo pieno. Ho deciso di abbandonare il mondo dell’equitazione per dedicarmi completamente alla famiglia che stavo costruendo. "
Da cavaliere a istruttore per meriti sportivi, titolo ottenuto 6 anni fa. Con questo titolo e abilitazione ad insegnare, cosa si è aggiunto al tuo iter equestre ed anche di vita professionale, ma soprattutto di madre coach, perché tu sei tornata per preparare tua figlia Carlotta. Come mai questa idea?
"Sono tornata nel mondo dei cavalli con la mia prima figlia, Carlotta. Premetto di non averla mai portata a vedere un cavallo in vita mia! Ha fatto tutto da sola. Ha iniziato a montare i pony all’eta di 6 anni con una sua amica e non ha più smesso. Inizialmente faceva salto ostacoli quindi non ero ancora la sua istruttrice, facevo semplicemente la mamma. Durante uno stage di completo, per ottenere il 1 grado di salto ad ostacoli , si è avvicinata al mondo dressage e ha deciso di cambiare rotta. Così ho chiesto aiuto ad una mia carissima amica, amazzone ed istruttrice, Ester Soldi, con la quale Carlotta ha partecipato al suo primo Campionato Italiano Children dressage. Da qui è nata definitivamente la passione per questa disciplina e io, da semplice mamma, sono diventata mamma-coach. Per quanto riguarda la qualifica ad istruttore di terzo livello per meriti sportivi, devo ringraziare Barbara Ardu, e non posso che esserne felice e onorata. Per me ha rappresentato il coronamento di anni di duro lavoro e sacrificio che ho portato avanti presso il Centro Ippico Pegaso, per ottenere la
qualifica di istruttore di 2o livello. Questa qualifica, a livello pratico, non ha rappresentato un cambiamento radicale per me, poiché mi dedico prettamente a seguire mia figlia, mentre a livello morale rappresenta senza dubbio una grande soddisfazione."
Ti senti gratificata in questo ruolo? Che istruttore sei? Quale linea espressiva e metodologica segui e cosa rivedi di te in tua figlia o cosa invece lei ha più di te?
"Sì, mi sento molto gratifica nel ruolo di mamma-istruttrice. Tra me e Carlotta c’è un bellissimo rapporto, anche se non è sempre facile. Sopratutto i primi anni, le litigate erano all’ordine del giorno, con il passare del tempo, Carlotta è maturata e migliorata molto, e le litigate si sono trasformate in discussioni costruttive. In qualità di istruttrice mi ritengo abbastanza pignola e severa, cerco di tirare fuori il massimo da mia figlia impartendole gli insegnanti che mi sono stati trasmessi in passato. Di me in Carlotta rivedo l’amore e il rispetto per i cavalli, ma anche la costanza e la voglia di imparare e migliorare ogni giorno, senza troppe aspettative. Una delle qualità che sicuramente ha in più di me è l’eleganza in sella, della quale, come mamma, vado
molto fiera."
Come ti trovi nel dressage contemporaneo: ci sono delle differenze o ti muovi agilmente lo stesso, forte della tua preparazione. Trovi i cavalli e la gare cambiate?
"Credo che il dressage contemporaneo abbia le sue basi in quello che è stato il “mio” dressage, quello di una volta. Proprio per questo, nonostante i miei anni di assenza dal panorama, non mi sono sentita particolarmente spaesata al mio ritorno. La differenza che riscontro maggiormente, risiede nella qualità dei cavalli: sono molto più espressivi nel movimento rispetto ad una volta. Per
quanto riguarda le gare, ho notato un aumento di categorie che ai miei tempi non esistevano."
Ti è tornata la voglia di gareggiare di nuovo accompagnando tua figlia alle competizioni ?
"Sinceramente no, gareggiare non mi manca in modo particolare, preferisco seguire mia figlia e supportarla durante le competizioni, piuttosto che doverle fare in prima persona, anche se per me l’ansia è
decisamente maggiore nel guardare che se dovessi fare. Nonostante ciò, amo ancora montare, quando sono in sella non vorrei mai scendere, per me è sempre un’emozione indescrivibile."
Quale amazzone o cavaliere del panorama Internazionale ammiri e per quale motivo?
"Il mio idolo indiscusso è, e resterà sempre, Isabell Werth: la ammiro non solo per la sua maestria tecnica, ma anche per la sua temperanza, voglia di fare e, non per ultimo, simpatia. Apprezzo il fatto che dopo tutti questi anni, sia ancora in sella, con la stessa passione e tenacia di una volta"
Ti piacerebbe poter dare un contributo, come tecnico, al settore del dressage italiano contemporaneo?
"Non ho mai pensato alla mia persona in qualità di tecnico del settore, tuttavia sono sempre felice di dare e ricevere consigli"
Vedo che tua figlia Carlotta monta anche un Lusitano. Una bella apertura verso una razza classica che oggi sta mostrando tutta la sua classe nel dressage Internazionale. Come mai la scelta del Lusitano? Cosa ti colpisce di questi cavalli e cosa hanno di speciale?
"Sì, devo dire che Carlotta non ha avuto molti cavalli da quando ha iniziato a montare. Il suo primo cavallo da dressage è stato Helios, un castrone razza Hannover, comprato all’eta di 8 anni con cui ha fatto tutta l’esperienza delle gare Junior e Young Riders: sono cresciuti insieme tra lacrime e soddisfazioni. Ho sempre fatto del mio meglio per insegnare a Carlotta che con i cavalli non sempre la vita è facile, bisogna affrontare le sfide e le difficolta che spesso questi bellissimi animali ci mettono davanti senza mai arrendersi o demoralizzarsi, la soluzione non è cambiare il cavallo ma trovare la giusta chiave per farlo funzionare. Successivamente, per provare a fare un pò di esperienza nelle “gare dei grandi” abbiamo optato per un cavallo preparato, in grado di fare da maestro. Così è arrivato Flamenco, un lusitano senza dubbio speciale. Il suo punto di forza è la generosità, non dice mai di no, è sempre volenteroso e mai cattivo. Credo che questo sia proprio il punto di forza della razza, unito sicurante all’intelligenza e alla sensibilità. Per Carlotta non è stato facile il passaggio da un cavallo tedesco
ad uno lusitano. Ci vuole tempo per mettersi insieme e fare binomio, ma sopratutto non si finisce
mai di imparare."
( nelle foto, gentilmente concesse da Monica Gheno, e libere da diritti d'autore, troviamo: Monica Gheno su Jorinda, la cavalla del cuore; Monica a 11 anni sul pony da completo Freccia, ancora Jorinda in trotto Allungato, Monica e Chopin, Monica ai Campionati italiani 1997 ai Pratoni del Vivaro su Destino di Acciarella, foto tratta da video, Monica e la figlia Carlotta in campo durante un allenamento, Monica sull'Hannover Helios, a casa in un momento di training. Carlotta e il lusitano Flamenco".
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