lunedì 10 ottobre 2016

“DOBBIAMO RICORDARE SEMPRE GRAZIANO MANCINELLI”

L’8 ottobre 1992 ci lasciava il “Cavaliere” leggenda che fu oro a Monaco 1972.
Graziano Mancinelli su uno dei tanti "grigi" della sua indimenticabile carriera equestre, la vera essenza di
questa fotografia sta in quelle redini completamente abbandonate!
Di questa immagine Paolo Angioni scrive : "Il cavallo è  libero. Completamente libero, e Graziano ha alzato la frusta. Notare il gesto del cavallo, come solleva gli avambracci. Notare la bocca: capezzina con museruola sopra filetto non stretta, sul muso e non sulle narici. 

Peccato che non si veda tutto il muro, perchè era un bel muro!"

A 24 anni dalla scomparsa abbiamo contattato GIORGIO NUTI per ricordarlo assieme:”
Penso adesso che Graziano Mancinelli deve avermi voluto bene, perché mi ha aiutato molto!”
A cura di Giulia Iannone

A 24 anni di distanza dalla scomparsa del Cavaliere Graziano Mancinelli, avvenuta l’8 ottobre del 1992, solo il web ha saputo dedicargli un breve rapido frettoloso pensiero. In memoria della  vita di un Campione speciale  e di tutta la splendida semplice e toccante carriera equestre , solo poche righe commemorative.
Il nostro tributo, il nostro ricordo deve essere invece, a mio modesto avviso, più profondo in termini di gratitudine ed affetto.
Il cavaliere che trionfò magicamente, e non per caso,  a Monaco 1972 in sella al grigio pomellato irlandese Ambassador,  è stato un uomo  dotato di grande coraggio,  talento, determinazione,  spirito di sacrificio,  amore per i cavalli. E’ riuscito a vincere ed affermarsi con quei soggetti  più difficili riottosi e scartati dagli altri in un mondo equestre chiuso ed ostile che lo poneva a confronto con i “Grandi” definendolo il loro antistile.  L’equitazione del campione troppo dimenticato partiva da un assioma: andava dritto al cuore dei cavalli, li rassicurava, istaurava una nuova alleanza emozionale, scavando fin dentro i  meandri più profondi ed invisibili dell’anima. Nutro per il Cavalier Mancinelli un affetto ed una vicinanza particolare, pur non avendolo conosciuto: le sue gesta, le sue vittorie, la sua generosità di persona sono per me solo un racconto, un ricordo tramandatomi, una ammirazione per una vita di cui molto ho letto e sentito parlare. Allo scopo di dedicargli un giusto sensibile doveroso “tributo” ho deciso di contattare qualcuno che lo ha conosciuto, frequentato e stimato: Giorgio Nuti. Durante i suoi stages, il cavaliere lombardo spesso cita il “Cavalier Mancinelli” con un aneddoto, un tipo di lavoro, un ricordo, il pensiero spesso corre nostalgico grato e malinconico a quell’uomo dai più reputato taciturno e silenzioso, che ha avuto la fortuna di conoscere in veste di Uomo di cavalli, Istruttore, Cavaliere campione, Commissario tecnico, amico.
Photo courtesy Horse magazine, Nordlys
Dice Giorgio Nuti
" quando seppi della scomparsa di Graziano Mancinelli, sperai di riuscire ad andare avanti senza di lui"


“ Quell’ottobre di 24 anni fa ormai, ho capito davvero che era scomparso un uomo vero di cavalli, che sapeva fare il tecnico e non solo, il maestro, l’istruttore e tutto. Il pensiero ha ripercorso i molti momenti della mia attività equestre durante i quali non mi ha mai fatto mancare il suo aiuto, il suo appoggio e sostegno. Il mio pensiero e proposito mi ha fatto anche sperare di riuscire ad andare avanti senza di lui!” così ha iniziato Giorgio Nuti il suo racconto su Mancinelli, quando gli ho fatto notare che erano passati già tanti anni dalla scomparsa del Maestro e quasi con rammarico è trapelato il disappunto dal cavaliere di Impedoumi per essergli sfuggita questa data di ottobre  così dolorosa. “ Dobbiamo ricordare Graziano Mancinelli, mi ha lasciato una profonda e toccante eredità culturale sia in ambito equestre ma prima di tutto a livello umano.  Io gli devo non solo la mia prima olimpiade, ossia Montreal 1976, gli devo il concetto di aver fede e fiducia nel cavallo e nel lavoro che facciamo sul nostro cavallo. Mi affidò  un soggetto  di nome Spring Time e mi disse “ Tu lavoralo e vedrai che andrai alle Olimpiadi”.  Avevo 18 anni e mi aiutava nel lavoro e mi diceva di aver pazienza perché ero sulla buona strada. Passava il tempo, ma io non vedevo nulla ...nè tanto meno questa fantomatica Olimpiade!  Aveva ragione lui, perché a 22 anni sono andato a Montreal proprio con quel cavallo. Ecco perché dico che conosceva i cavalli, le persone, il metodo di lavoro. Voglio sottolineare la grande dote dell’uomo che sa, che conosce, ma che ha anche l’attitudine di parlare col cavaliere”.  
Photo courtesy Showjumping nostalgia

L’ostacolista milanese è stato spesso definito burbero, scontroso, taciturno”Non è vero” ribatte subito Giorgio Nuti” con me è stato sempre molto socievole, serio e preciso sul lavoro intendiamoci, perché ci tengo a precisare che io ho lavorato per lui per molti anni. C’era un grande dialogo tra di noi, specialmente quando andavamo fuori in trasferta, era una persona simpaticissima, stavo molto bene con lui, in veste di tecnico o cavaliere di squadra, era davvero bello stare con lui”. Sui dettagli precisi e cronologici della loro frequentazione, Nuti ha dichiarato” Graziano Mancinelli mi ha visto ad un concorso che avevo 11 anni e mi ha chiesto di andare a lavorare in scuderia da lui. Sono stato per tre anni da solo e poi mi raggiunse anche mio padre e siamo rimasti ancora per qualche anno.” Sono tante lo nozioni e gli insegnamenti tecnici che ricorrono nel patrimonio culturale che Giorgio Nuti porta in giro per l’Italia con la sua intensa attività didattica fatta di clinics e master class “ci sono tante cose che ho preso anche dal Cavaliere!  Ad esempio il lavoro in distensione, avere il cavallo sereno e tranquillo , non sfruttarlo troppo nel lavoro quotidiano, allenarlo pensando alla condizione fisica senza stressare la mente. Guardate se ci riflettiamo oggi a distanza di un po’ di tempo, sono tutte quelle cose che hanno detto tutti! Nei tempi attuali non posso se non sentire la mancanza del suo sapere, della sua esperienza, della sua signorilità e capacità di interpretare psicologicamente ogni soggetto. Penso adesso che Graziano Mancinelli deve avermi voluto bene, perché mi ha aiutato molto!” .
" Conosceva i cavalli, le persone, il metodo di lavoro"

 Nel 1989 Graziano Mancinelli divenne Ct della Nazionale di equitazione e portò la squadra azzurra alla vittoria ai Giochi del Mediterraneo di Atene 1991 ed al bronzo individuale proprio di Giorgio Nuti “ Quando giravamo che eravamo in squadra, ci teneva molto a fare il risultato. Ho girato spesso alle gare con lui ed i Fratelli D’Inzeo, con Orlandi ed Angioni. Lui mi ha sempre dato una mano, non posso mai scordare questa cosa. Ricordo benissimo quella vittoria ai Giochi del Mediterraneo che poi culminò con il mio bronzo individuale, il cavallo che montavo si chiamava Elastique” così ha continuato Giorgio Nuti con la voce molto commossa dal ricordo e dalla nostalgia, con una dolcezza nel tono di voce che riconduce ad una nota comune in ogni frase fatta di rispetto, ammirazione e gratitudine. “ Ci tengo davvero a far sapere che sono stati molti i ragazzi che hanno girato con lui in trasferta  da Gianni Govoni, Emilio Puricelli, Duccio Bartalucci ...  quando c’era Graziano come capo equipe si stava davvero bene, c’era armonia, confidenza, sintonia in squadra. E’ stato  bello! Non so come si sia diffusa questa diceria che fosse scorbutico  ed introverso! Non lo so! Era simpaticissimo”!

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