lunedì 28 dicembre 2020
L’IMPORTANZA DELLO STRETCHING ATTIVO NEL CAVALLO
Perché uno stretching attivo non ha nulla a che fare solamente con l’incollatura bassa?
(Why an Active Stretch is Nothing Like a Neck-Down. Articolo originale :www.horselistening.com/2013/01/20/why-an-active-stretch-is-nothing-like-a-neck-down/?fbclid=IwAR0HIay8_5lPReDPo2NcCkfKJevyJSnOpdFpK4KYDn2dUDj1PIIkNoCJyXM)
Traduzione libera a cura di Giulia Iannone
Istruttore Federale di Dressage di I Livello
Per info contatti e lezioni flatwork &dressage: cellulare 348 11 43 406
Mail: giequireport@gmail.com
Personalmente, mi capita di notare ancora tanta confusione in relazione all’argomento stretching del cavallo. Mi fanno vedere, con sicurezza ed orgoglio, e questo è il dato che mi sconforta, cavalli che abbassano l’incollatura sempre più giù, sempre più, oltre le spalle, con il posteriore ormai senza alcun ingaggio e la schiena sempre più bassa. L’immagine guardata dall’esterno è eloquente: il cavallo è gravemente fuori equilibrio, ed il problema più grave, è che il cavaliere non ne è consapevole, ma anzi è sicuro e convinto di procedere nella direzione giusta del lavoro. Questo articolo può essere utilissimo, e spero che lo leggano in molti, con la mia traduzione libera.
Come cavaliere, all’inizio della mia formazione tecnica, se riuscivo a fare abbassare l’incollatura del cavallo anche un pochino al di sotto del garrese, pensavo di aver fatto un primo passo verso lo stretching. Ero così contento di essere riuscito ad influenzare la postura del cavallo abbastanza da convincerlo ad abbassare il collo.
Col passare del tempo, prendendo coscienza dell’uso degli aiuti e della tecnica efficace, ed avendo sempre al mio fianco il mio paziente e competente istruttore, mi sono reso conto che il solo fatto di aver abbassato il collo al cavallo non aveva nulla a che fare con lo stretching.
Perché no?
Bene. Questa era la mia domanda scottante ed incisiva dopo un mese o più di collo in giù e nessun passo reale verso lo stretching.
The Passive Stretch o Allungamento passivo
In realtà lo stretching passivo non è un vero stretching. E’ qualcosa più simile a ciò che banalmente viene definito “ collo in basso” anche in maniera proprio semplicistica. Il problema è che molte persone proprio non riescono a distinguere tra un allungamento passivo ed uno attivo, e quindi rimangono intrappolate nell’enigma del concetto passivo, senza neanche saperlo e senza essere riuscite mai a capire la differenza. Quando si ha poca dimestichezza con il concetto di stretching, non si ha conoscenza e consapevolezza di cosa significhi realmente uno stretching veramente attivo, anzi di come si percepisca stando in sella, uno stretching veramente attivo. Inizialmente può anche essere un po’ opprimente guardare il cavallo mentre il suo collo va giù e sempre più giù in un abisso senza fine. Può anche diventare un po’ scomodo da sentire lo squilibrio che può causare il collo in giù, perché in effetti il cavallo cade sempre più sulle spalle, in uno stretching passivo. Insomma il cavallo è fuori equilibrio. Quello che abbiamo definito banalmente “ collo in giù” proviene solo dalle redini. Non da altro. Il cavaliere impara che, se prende il contatto piuttosto a lungo, il cavallo inizierà a cercare un rilascio. Ad un certo punto, il cavallo abbasserà la testa, ed il cavaliere rilascerà le redini. E così – come per qualsiasi cosa (giusto)?- Il cavaliere inizierà a prendere più contatto ed il cavallo imparerà rapidamente ad abbassare la testa ancora più in basso. Il rilascio del cavaliere dopo tutto, confermerà al cavallo di aver fatto la cosa giusta. Dopo il nostro fantastico istruttore, dirà al cavaliere che non sta effettuando assolutamente uno stretching!
I PROBLEMI CHE NE DERIVANO
Dopo molti molti altri tentativi, il cavaliere potrebbe capire che il problema con l’allungamento passivo è che si tratta semplicemente di una postura. Simile alla posizione che il cavallo assume per prendere l’erba, il cavallo impara a raggiungere il basso per scaricare la pressione. Se la schiena era vuota prima che il collo scendesse, sarà ancora vuota. Se il cavallo non stava usando correttamente il posteriore, la mancanza di ingaggio continuerà e potrebbe diventare ancora più pronunciata. Al passo, potrebbe non essere un grande problema, anche se comincia ad esserlo. Al trotto il cavaliere può iniziare a sentire davvero il cavallo appoggiarsi sulle spalle. Se il cavaliere prova a mettere il collo basso al galoppo, capirà davvero come si sente lo squilibrio. Attenzione: il cavallo potrebbe cadere sulle spalle così tanto, da poter correre il rischio di scivolare o inciampare.
LO STRETCHING ATTIVO
Ecco perché lo stretching attivo è differente.
1. COMINCIA DAL POSTERIORE: la chiave di volta dello stretching è che dovrebbe esserci movimento. Senza attivare il “motore” ossia il posteriore, non ci sarà stretching.
2. L’ENERGIA VIAGGIA ATTRAVERSO LA TOPLINE: a causa di quella energia il cavallo si allunga, si distende in avanti verso l’imboccatura. Se il cavallo è veramente pieno di energia dal posteriore, vorrà spontaneamente ARROTONDARSI RILASCIARE LA TENSIONE NELLA TOP LINE ED INIZIARE A STRETCHARSI. Il cavaliere dovrebbe sentire una ondata di energia che termina nel desiderio del cavallo di allungarsi in avanti ed in basso. Quanto si spinge in avanti ed in basso, dipende dalla profondità di quanto rilascia il cavaliere.
3. Infine, la differenza principale è che il rilascio delle redini incoraggia il cavallo ad abbassarsi ancora di più. Pertanto, a parte il livello di contatto originale, non c’è più presa di redini o tirare o spostare i gomiti all’indietro.
DURANTE E DOPO LO STRETCHING
L’altra grande differenza tra lo stretching attivo e quello passivo è il suo livello di attività. Mentre il cavallo effettua lo stretching, è sempre con il proprio cavaliere. Durante lo stretching passivo, il cavaliere effettivamente abbandona il cavallo e lo lascia andare. Quindi il cavaliere deve riprenderlo di nuovo, attraverso le redini, il contatto, l’energia, la connessione. Nello stretching attivo, il cavaliere ed il cavallo sono sempre insieme, ben connessi ed in armonia, può effettuare mezze fermate attraverso l’assetto e le redini, può usare gli aiuti di gambe, e può riprendere senza problemi in qualunque momento la posizione di lavoro, una volta che sia terminato lo stretching. LE REDINI NON SONO ALLENTATE O COMPLETAMENTE RILASCIATE.
ATTRAVERSO LO STRETCHING ATTIVO IL CAVALLO INIZIA A MUOVERSI COME SE GALLEGGIASSE
Il cavaliere capirà subito di aver centrato perfettamente l’esecuzione dello stretching attivo. Semplicemente non c’è paragone con il “collo giù”! il cavaliere sentirà:
- l’impulso energetico del cavallo
- la schiena diventa effettivamente rotonda e forte
- i movimenti diventano più ampi e potenti
- il corpo si rilassa, il cavallo diventa volenteroso e calmo allo stesso tempo e questa totale elasticità che non c’era con il semplice collo allungato verso il basso
- quando il cavaliere combinerà tutti gli elementi insieme allora il cavallo diventerà leggero ed elastico come se galleggiasse
( la foto inserita a scopo didattico è tratta www.rc-speyer.com)
lunedì 21 dicembre 2020
“NUOVE RIVELAZIONI SCIENTIFICHE SUL FAMOSO LUNGING AID, PER LAVORARE ALLA CORDA IL CAVALLO”
Testo e traduzione libera
Di Giulia Iannone, Istruttore Federale di Dressage
Per info contatti e lezioni flatwork &dressage: cellulare 348 11 43 406
Mail: giequireport@gmail.com
La veterinaria e fisioterapista equina Inglese, Lynne Wilson, amazzone e tecnico di equitazione della BHS, sul sito equine canine.co.uk, esprime alcune idee, sulla base di fatti scientifici e di biomeccanica equina, in merito ai reali benefici di questo training aid.
www.equinecanine.co.uk/post/the-waldhausen--soft---rope-lunging-aid-what-are-the-facts ( questo il link dell’articolo originale)
The Waldhausen/ ‘Soft’/ Rope Lunging Aid - what are the facts?
Recentemente ho trovato sul web, un articolo molto interessante, in inglese, intitolato “The Waldhausen/ ‘Soft’/ Rope Lunging Aid - what are the facts?” sul sito equine canine.co.uk a firma di Lynne Wilson. Il testo cerca di riflettere un po’ di più, su questo fantomatico Lunging aid, che tanta fama ha assunto negli ultimi tempi presso l’ambiente equestre, come attrezzo per girare alla longe. La praticità principale è data dal fatto che è molto semplice da applicare sul cavallo, in quanto si posiziona a nudo sul corpo del cavallo. E’ diventato per un po’ di tempo, la panacea che risolve ogni soggetto. Ma molti esperti e cultori della colonna vertebrale del cavallo , invece, ed anche l’autore di questo articolo, manifestano serie perplessità, addirittura supportate da argomentazioni scientifiche. Provo a tradurre e riportare i passaggi più importanti estrapolati dal suddetto articolo.
“Un noto distributore di questo ausilio, lo ha descritto come "progettato per incoraggiare il tuo cavallo a lavorare efficacemente sulla schiena in modo naturale". Approfondiamo i fatti alla base di questa affermazione attraverso l'uso delle prove scientifiche più rilevanti disponibili, per fornirci un'idea di quali potrebbero essere gli effetti di questo aiuto ausiliario”
1. Non sembra che favorisca nel cavallo la volontà di alzare la schiena, ma il contrario ovvero l’estensione toracica. “Si ritiene che l'estensione toracica prolungata o ripetuta, contribuisca il verificarsi di processi spinosi dorsali preponderanti ( kissing spines ). L’articolo consiglia di non usarlo su cavalli che presentano kissing spines.
2. Un forte grado di pressione quando viene accorciato verso l’imboccatura ed un grado ancora maggiore di attrito, dovuto al movimento laterale determinato da spalla e gomito.
3. Può causare pressioni e restrizioni dietro i gomiti del cavallo, “È possibile che ciò comporti una ridotta mobilità del gomito, che avrà un impatto diretto sulla mobilità della spalla e in effetti sulla mobilità dell'intero arto anteriore. Qualsiasi pressione o restrizione in questo punto, avrà ripercussioni di vasta portata per l’intero sistema muscolo scheletrico del cavallo, che saranno opposte all’obiettivo generale che ci si pone impiegando questo specifico attrezzo abbassatesta.
4. Non c’è mai rilascio sulla bocca, quindi non può essere utilizzato nella fase di addestramento il rinforzo negativo: non c’è mai sospensione della pressione sulla bocca nel momento in cui il cavallo agisce correttamente. Non è formativo, crea confusione e non rispetta il welfare non solo fisico ma mentale del cavallo. Inoltre può strattonare e tirare in bocca causando paura dolore contrasto e fuga, nevralgie facciali, patologie cervicali, lesioni alla lingua, retrazioni della lingua, rigonfiamento della lingua e danni ai denti. Inoltre attrezzi per l’allenamento che fissano la testa ed il collo in posizione e non consentono il naturale movimento biomeccanico della testa in avanti ed indietro ( bascula) al passo ed al galoppo provocano andature bloccate.
5. E’ probabile che ci sia un impatto negativo, causato da questo ausilio tecnico, su garrese, gomiti, spalle e bocca, zone anatomiche che confinano con il collo del cavallo, è possibile quindi, che si verifichi un effetto compensatorio all’interno del collo. Il cosiddetto collo “rotto” non si riferisce ad una colonna vertebrale fratturata, ma è invece un termine che descrive il collo del cavallo flesso artificialmente con la forza, ad esempio con training aids, che possono causare una eccessiva flessione alle giunzioni di C3-C4-C5. E’ un peccato che quest’area –in particolare C5-C6-C7 – abbia anche dimostrato di essere l’area del collo, più comunemente colpita da alterazioni artritiche. La combinazione di questi fattori, all’unisono con l’effetto negativo sulla muscolatura di sostegno, dovuto all’uso prolungato di sistemi di addestramento, come questo, può contribuire allo sviluppo della disfunzione cervicale nel tempo. Non sappiamo ancora quale sia l’effetto immediato di questo ausilio tecnico, quindi perché rischiare questi potenziali effetti a lungo termine, quando sono disponibili altre strategie di addestramento/allenamento?
6. Infine, è interessante segnalare un dettaglio. Nell’immagine pubblicitaria di questo training aid, la ditta produttrice non ha ritenuto necessario includere il posteriore del cavallo. Come tutti sappiamo, l’ingaggio e l’azione del posteriore del cavallo, ottenuta in maniera corretta, è ciò che determina il corretto movimento dell’intera macchina cavallo. Ma in che maniera? La schiena del cavallo può essere immaginata nel suo funzionamento come un arco, il concetto in sintesi è “corda ed arco” e dimostra la connessione tra la schiena e gli arti. Una sufficiente protrazione degli arti posteriori e retrazione degli arti anteriori contribuiscono alla flessione (sollevamento) del dorso del cavallo ed al conseguente miglioramento della forza del “core” o nucleo del corpo del cavallo e della “topline” nel tempo. Come abbiamo stabilito, è probabile che l’ausilio tecnico in questione, inibisca il movimento degli arti anteriori a qualsiasi tensione, e quindi è probabile che limiti la capacità dei cavalli di ingaggiare il posteriore e quindi sollevare la schiena.
7. Allora, come possiamo stimolare e non inibire, in sicurezza, il tipo di movimento che rafforza il core del cavallo e modella la topline? È stato compiuto uno studio di 4 settimane, che ha approfondito gli effetti di un tessuto elastico che si posiziona dietro al posteriore e delle bande addominali ( Equiband TM) sui cavalli mentre sono al trotto, che ha rilevato una maggiore stabilità dinamica toracolombare nel cavallo al trotto, in mano ed alla longe, che potrebbe essere stata determinata dall’attivazione della muscolatura del core. Sebbene l’attivazione muscolare debba essere studiata in questo scenario, questo è un metodo di allenamento che non fornisce nessuno degli effetti negativi che sono stati evidenziati in questa particolare discussione. Inoltre, una tesi di dottorato pubblicata da Marie Rhodin, nel 2008, ha dimostrato una migliore biomeccanica equina come risultato del lavoro alla corda, grazie anche alla capacità dei longeur di “impegnare” il treno posteriore del cavallo. Questi sono solo un paio di brevi esempi, ma nell’articolo che ho consultato e deciso di tradurvi, è disponibile una corposa letteratura per poter investigare metodi alternativi, atti ad addestrare il proprio cavallo e migliorare il suo modo di muoversi.
(la foto, inserita a solo scopo didattico, è cortesemente tratta da www.equinecanine.co.uk)
lunedì 30 novembre 2020
FLECTION E BENDING OVVERO FLESSIONE E PIAZZAMENTO: IL SENTIMENTO DEL CAVALLO FLESSO ATTORNO ALLA GAMBA INTERNA
DRESSAGE DROPS:
Di Giulia Iannone, Istruttore Federale di Dressage
Per contatti: cellulare 348 11 43 406
Mail: giequireport@gmail.com
Facciamo doverosamente chiarezza ed attenzione a due termini tecnici del dressage di base. Vanno citati ed adoperati con ordine e consapevolezza.
Dal Testo Guida della Fise leggiamo”:
-Flessione alla nuca: la flessione della testa sul piano longitudinale permessa dall’articolazione atlante-epistrofeo(C1-C2). Deve avvenire senza coinvolgere il collo e senza minima rotazione della testa(tilting in inglese). INDISPENSABILE AL PIAZZAMENTO
- Flessione alla ganascia: flessione della testa sul piano verticale. Ad incollatura rilevata, l’angolo che si crea alla ganascia non deve essere inferiore a quello permesso dall’allineamento della fronte e naso su una verticale al terreno. A che serve? Si cita sempre, ma non credo siano chiari questi concetti. Serve ad attivare alcuni meccanismi di stiramento della schiena del cavallo.
-Piazzamento: è la corretta disposizione di nuca, collo costato e groppa flessi longitudinalmente in modo che la colonna verticale coincida con una linea curva. La flessione deve essere costante. E’ il modo di disporre un cavallo diritto su un a linea curva.
Emile Faurie è dressagista olimpico inglese, nato in Sud Africa, molto apprezzato a livello didattico.
Nella sua video lezione, visionabile su youtube, intitolata “What is bend and how to achieve it” , il cavaliere Emile Faurie, ci mostra la chiave di volta per raggiungere il vero bending ovvero piazzamento. “ la cosa più rapida da dire in merito al bending-piazzamento, è che non si può creare con la redine interna: questa modalità è assolutamente sbagliata” dice in sintesi Faurie” Non si può ottenere bending fino a che non vi sia flessione alla nuca. Dovete pensare prima alla flessione poi al piazzamento. I due elementi sono connessi e strettamente correlati e si raggiungono solo in sequenza. Quindi, ci disponiamo in circolo ed eseguiamo un trotto di lavoro normale, impostando una giusta flessione alla nuca verso l’interno, agendo con aiuti diagonali: gamba interna-redine esterna, creando piano piano e con dolcezza la flessione verso l’interno che poco alla volta lavorerà in preparazione del bending. Mentre lavoriamo sulla flessione verso l’interno, ristabiliamo continuamente l’equilibrio, effettuando tante piccole mezze fermate invisibili, con l’assetto e non con le mani, sulla redine esterna. Per capire che il cavallo non abbia incollatura tilted ovvero in rotazione ( cioè con un orecchio più in alto dell’altro, prodotto dal cavaliere che sta agendo troppo con la redine interna) dobbiamo assicurarci che entrambe le orecchie siano sullo stesso piano. Per lavorare e sviluppare il bending-piazzamento, io uso un esercizio. Spiral in-spiral out. Trotto di lavoro sul circolo e stringo il circolo piano piano da 20 m fino ad una volta di 10 m. stringo con la gamba e redine esterna e sostengo con la gamba interna, ravvivando la flessione e poi riapro progressivamente la dimensione del circolo. Questo mi darà il “FEELING” il sentimento di un cavallo flesso attorno alla gamba interna, un termine che le persone usano spesso, un feeling molto difficile da stabilire e risulta molto importante non forzare questo passaggio ma lasciarlo maturare tra il cavallo ed il cavaliere. In sintesi, per concludere ripeto, il bending non si ottiene agendo, tirando, chiamando sulla redine interna”.
La foto di Sandy Rabinowitz tratta da Dressage Today, ci dà l'idea della colonna vertebrale del cavallo che si flette elasticamente come una frusta da dressage.
mercoledì 14 ottobre 2020
MARTINA VALILA’ DOMINA il CCI2*S AL CERC. “LA SEMPLICITA’: UN CONCETTO COMPLICATO MA VINCENTE!”
Di Giulia Iannone
(Photo courtesy Martina Valilà facebook page)
Prima dopo il dressage con 27.70 punti negativi, pari ad una percentuale del 72.27, Martina e Barnadown whos who, chiudono la categoria con il punteggio rimasto intonso, dopo una prova di concorso ippico e di cross, double clean round. Martina Valilà, romana classe 1992, monta a cavallo dall’età di 6 anni. Laureata in lettere a Tor Vergata, sta prendendo la laurea magistrale in European Economy and business Law, nella medesima Università. Dopo la gara, ecco cosa ci ha raccontato la portacolori degli insegnamenti equestri di Casa Roman…
Ripercorriamo insieme le fasi salienti e l’andamento della gara disputata ai Pratoni del Vivaro, dall’8 all’11 ottobre c.a. Come sono andate le 3 prove?
“Ad essere sincera, meglio di quanto avessi programmato. Escluso Tor di Quinto, dove abbiamo partecipato fuori classifica, questa per noi è stato la prima gara della stagione e più che pensare al risultato, gli ordini di scuderia, erano quelli di fare un buon lavoro in vista dei prossimi appuntamenti.
Qualche imprecisione c’è stata, ma sono ovviamente molto contenta di come si è comportato il cavallo questo weekend.”
Ti aspettavi la vittoria?
“In una disciplina come il completo, è sempre difficile aspettarsi la vittoria. Le variabili sono moltissime e spesso basta un piccolo errore in una qualsiasi delle tre prove per stravolgere la classifica. Diciamo che dopo il salto ostacoli, considerando che con questo cavallo ho già affrontato categorie più impegnative in passato, sapevo di avere una buona probabilità di vincere.”
Come ti sei preparata per questa gara nonostante la fase di stallo della stagione 2020, determinata dalla pandemia?
“Nessuno poteva aspettarsi un anno simile. Alla fine del lockdown, ho parlato con Federico (Roman, l’istruttore di Martina Valilà, ndr) e abbiamo deciso di cogliere l’occasione per fare un passo indietro e concentrarci sul lavoro di base, un passo alla volta, rispettando il fatto che sia io che il cavallo, venivamo da un lungo periodo di stop dalle competizioni.In altre parole abbiamo optato per fare gare un po’ più semplici, pensando più alla prossima stagione, che a rincorrere le ultime battute di questa.”
Noi siamo rimasti incantati dal lavoro di warm up in campo prova, pre-dressage, assieme al Tuo tecnico di eccezione, Federico Euro Roman. Puoi sintetizzare per tutti noi a parole, e per quanti non abbiano potuto osservare il lavoro step by step, di rifinitura che ti ha fatta balzare in testa alla classifica dopo il dressage ( e dalla quale non ti sei mossa più)?
“Come dicevo, questa è stata una gara di rientro e l’importante era che il cavallo rimanesse il più sereno e disponibile possibile, in tutte e tre le prove.
Una delle grandi fortune di lavorare con Federico, è il riuscire a presentare il cavallo al meglio dopo un campo prova, apparentemente semplice, fatto di brevi periodi di impegno, alternati a lunghi momenti di lavoro in distensione.
Difficilmente durante il warm-up lavoriamo sulle figure della gara ed il focus è sempre sull’impostazione generale del cavallo e l’assetto del cavaliere.
Il resto viene di conseguenza.”
Da quanto tempo sei allieva di Federico Euro Roman? Cosa significa lavorare con un tecnico di tale carisma, gareggiare con i colori del Dragoncello? E’ qualcosa di impegnativo, vista la pregnanza del metodo e dell’insegnamento che viene portato avanti da ben tre generazioni?
“Ormai sono più di dieci anni che mi alleno al Dragoncello, che è una vera e propria scuola, nel senso che il lavoro non si limita a quello che succede in campo. È l’equitazione vissuta a 360 gradi, fatta di regole precise ed impegno, sia durante gli allenamenti che nella vita di scuderia. Federico, Pietro e Francesca sono sempre attentissimi nell’impostare un lavoro che vada a correggere i punti deboli del cavaliere e soprattutto che rispetti al meglio le attitudini dei cavalli. Credo di poter sintetizzare il tutto, dicendo che si ricerca la semplicità, un concetto paradossalmente difficile da mettere in pratica in uno sport complicato come il nostro. Per questo le gare, pur senza dimenticare l’importanza del fattore agonistico, vengono affrontate come una verifica del lavoro svolto a casa e fare un bel percorso, semplice e pulito, è molto più importante che fare un percorso netto.”
Il tuo cavallo Barnadown: che cavallo è, dove e come lo hai trovato, che carattere ha, doti, punti deboli e di forza. Da quanto tempo è con te? Come siete cresciuti insieme attraverso gli insegnamenti “Roman”?
“Whos è un cavallo irlandese di 12 anni, preso quando aveva 5 anni. Tutti i cavalli che ho avuto sono stati importanti, ma non posso negare che questo occupi un posto particolare. È un cavallo che ho costruito da zero, grazie all’aiuto dei miei istruttori, quello con cui ho vinto il mio primo internazionale e che mi ha permesso di coronare il sogno di partire nel mio primo 4*. Siamo cresciuti insieme, tra momenti molto positivi ad altri incredibilmente frustranti, ma nel corso degli anni ha sempre dimostrato grande generosità e voglia di far bene.
È un cavallo in cui credo moltissimo e che non smetterò mai di ringraziare.”
Prossimi impegni agonistici?
“Sicuramente Montelibretti, fra due settimane, e poi tornerò ai Pratoni per chiudere la stagione con la gara di novembre.
Il cavallo mi ha dato delle ottime sensazioni in questi giorni ma c’è ancora molto lavoro da fare e considerato il poco tempo a disposizione, non so ancora se e quanto alzare il livello di difficoltà delle prossime gare.”
Chi è Martina Valilà e cosa significa per lei il completo e che “ruolo” riveste nella sua vita?
“Che domanda complicata!
Il completo è sicuramente qualcosa che mi definisce e che, nel bene e nel male, ha contribuito a rendermi la persona che sono oggi.
Arriva un punto, non saprei neanche dire quando, in cui questo smette di essere uno sport e diventa uno stile di vita; credo sia così per tutti quelli che affrontano l’equitazione in un certo modo, a prescindere dall’esperienza o dal livello di gare che si arriva ad affrontare. Però devo ammettere di non essere una persona particolarmente competitiva. Le gare mi divertono, mi piace l’idea di un obiettivo da raggiungere durante gli allenamenti e che i miei cavalli facciano una bella figura sui campi di gara, ma continuerei a montare a cavallo anche se dovessi smettere con le competizioni. In realtà il mio sogno è quello di avere un giorno una piccola scuderia privata e lavorare con i puledri.”
lunedì 12 ottobre 2020
Completo EVELINA BERTOLI VINCE IL CCI3* SU FIDJY DES MELEZES AL CENTRO EQUESTRE RANIERI DI CAMPELLO .
Di Giulia Iannone
“Parteciperò dal 22 al 24 ottobre 2020 a Montelibretti, al Campionato Italiano di specialità, in sella a Seashore Spring…”
Evelina Bertoli, domenica 11 ottobre 2020, ha vinto, al Centro Equestre Ranieri di Campello, il CCI3*S in sella a Fidjy des Melezes, femmina belga baia del 2011. Prima dopo il dressage con 30.40 punti negativi ed un netto nella prova di concorso, Evelina ha chiuso il giro in cross sempre con un netto agli ostacoli ed una lieve sbavatura nel tempo, che l'ha vista chiudere in testa con 34.80 pn. Seconda alle sue spalle Matilde Piovani, rappresentante del Bologna Equestrian Center, su Born West, che ha chiuso con 39,60 punti negativi. Di nuovo Evelina Bertoli, terza sul podio della medesima categoria, questa volta versione Seashore Spring, castrone sella francese baio del 2006 da Erudit, con il quale ha portato a termine le tre fasi con il punteggio di 40.80 pn. " Ovviamente sono molto soddisfatta del week end!" ha commentato a caldo l'amazzone portacolori della polizia penitenziaria" ed ha aggiunto" Con la cavalla Belga, con cui ho iniziato a fare gare a giugno, puntavo ad un buon risultato.
In dressage è molto competitiva e, nonostante un mio grosso errore su un cambio semplice al galoppo , ha ottenuto il miglior punteggio. Nel salto ostacoli stiamo lavorando molto e lei sta migliorando tanto. In cross vuole sempre fare bene, siamo state abbastanza veloci da mantenere la leadership anche con un bel margine!
Per il cavallo Francese era invece una gara di preparazione al campionato italiano. Si è dimostrato in forma, volenteroso nella prova di salto e la solita macchina da guerra in cross. " Si scaldano i motori per Evelina Bertoli in vista del Campionato Italiano di completo, che si svolgerà a Montelibretti dal 22 al 24 ottobre ed infatti apprendiamo dall'allieva del campionissimo italiano di completo Stefano Brecciaroli "Parteciperò a questo evento di rilievo dell'autunno caldo, con il sella francese"
Occhi puntati su Montelibretti allora e finger crossed!
(Giulia Iannone)
Foto courtesy Evelina Bertoli facebook page
giovedì 24 settembre 2020
DANTE DI ALMATERRA VINCE IL TITOLO ITALIANO DI COMPLETO ANCHE DEI 6 ANNI.
Di Giulia Iannone
Campione d’Italia a 4 anni, Vice Campione a 5 anni, nel 2020 il figlio dell’Holsteiner Cristo è Campione d’Italia di completo categoria 6 anni. Abbiamo contattato Matteo Zoja, cavaliere e tecnico di questo gioiello italiano, per raccogliere emozioni e sensazioni dopo questo ennesimo riconoscimento del campo di gara.
Che emozione hai provato, dopo aver messo in bacheca anche il titolo di cavallo campione italiano di completo dei 6 anni?
“Non so dirti cosa ho provato. Per come era iniziato l’anno, causa il corona virus e qualche piccolo inconveniente fisico, non era programmata la nostra partecipazione al campionato italiano. Ho affrontato l’evento, come una gara qualunque, senza alcuna pressione di dover ottenere un risultato obbligato. Quello che è certo, è che sono molto felice per il cavallo, che si conferma essere sempre il soggetto da battere.”
Come ti sei preparato per questo appuntamento agonistico?
“Come ti dicevo, causa il corona virus e qualche intoppo fisico, il cavallo ha fatto sempre solo svolto un lavoro leggero. Quando mi ha dato cenno di stare bene, abbiamo ripreso il carico. Il campionato è stato preparato in poco più di un mese, mettendo dentro un completo CN1* a Taipana ed un concorso a Tortona dove abbiamo saltato la C120 e la C130. Non eravamo sicuramente al 100%, ma Dante quando è in gara si trasforma.”
Come è stato l’andamento della gara?
“Il campionato per Dante è stato il debutto nella categoria CCI2* S. Abbiamo iniziato con un rettangolo mediocre, ben al di sotto di quello che può fare, ma senza la routine di gara, è entrato molto teso. Ho dovuto più preoccuparmi di contenere il suo ardore che altro. Anche nella prova di cross ho faticato a tenerlo, ma ha saltato tutto il percorso senza problemi e senza fatica. Decisamente più a suo agio nella prova di concorso, in cui fa uno dei due soli netti della categoria. L’altro è stato fatto da Rebecca Chiappero, nostra futura compagna di avventura al mondiale dei giovani cavalli.”
Oro nei 4 anni, argento nei 5 ed oro ni 6 anni. Un allineamento che lascia ben sperare: ma dove si vorrebbe arrivare?
“Oro, argento, oro... sarebbe stato meglio “oro, oro, oro”: Emiliano portale, vincitore dei 5 anni l’anno scorso, me lo ha fatto subito notare!
Sogni e obiettivi vanno di pari passo. Dante è un “progetto”, un progetto con degli obiettivi, grandi obiettivi e grandi sogni. Non ci accontentiamo dei mondiali per i giovani cavalli. “
Dante di Almaterra: che cavallo è, caratteristiche,doti, punti di forza, punti deboli?
Come lo hai trovato e perché lo hai scelto?
“Dante lo vidi la prima volta con la mamma ad una rassegna ad Arezzo. Era bellissimo... lo rividi in alcuni video appena domato e mi innamorai del suo galoppo. Lo andai a vedere che era ancora stallone ma non lo presi subito perché fisicamente era troppo piccolo. L’allevatrice Irene Zicchino non ha mai mancato di farmi vedere i progressi del cavallo dopo la castrazione e nelle sue prime competizioni. Dopo una tappa dei giovani cavalli a Cervia, in cui Dante si era fatto molto ben notare, le richieste per lui cominciarono ad arrivare, ma Irene, mi ha lasciato in cima alla lista dei possibili acquirenti. Andai a provarlo subito e mi ricordo che si è anche fermato davanti ad un salto. Finita la prova, salgo in macchina e chiamo subito colui che ha creduto, insieme a me, in questa idea . Si decide quindi di comprarlo, il baio italiano, figlio di Cristo, si è dimostrato da subito un cavallo fuori dal normale. Ovviamente la prima volta in cross non è stata semplice, ma poi, dopo che ha capito, è stato tutto in discesa.”
Ora parteciperai ai Mondiali du Lion D’Angers: E’ la tua prima volta? Che significa per te?
“Dal 15 al 18 ottobre saremo impegnati al mondiale dei cavalli di 6 anni. È la prima volta che partecipo a questa gara e spero non sia l’unica. È il raggiungimento di un traguardo.”
Tu hai grande esperienza nell’addestramento del cavallo giovane: come riesci a metterli tutti uguali, sempre con lo stesso stile?
“Cavallo giovane o cavallo esperto non cambia. Negli anni ho potuto imparare da molte persone, osservarne e ascoltarne altrettante. Ovviamente ho i miei mentori, ma gni istruttore, tecnico o cavaliere mi ha sempre lasciato qualcosa. Questo qualcosa mi ha permesso di “crearmi” un metodo che riesco a mettere in pratica su tutti i cavalli: da Ilencka van terheide a Verdi, da Dante di alma terra al soggetto da me personalmente allevato ovvero Grafic star. Tento di semplificare ogni cosa cercando di rispettare il più possibile le esigenze biomeccaniche del cavallo. Ad ogni mia “domanda”, spero sempre di ricevere una risposta, se non la ricevo, continuo a chiedere cambiando la formulazione di essa. Non sono i cavalli che si devono adattare a me, ma devo essere io ad adattarmi a loro. Qui a casa mia, in Piemonte, ASD I Tulipani, ho la fortuna di poter lavorare al meglio ogni soggetto che mi viene affidato. Ho una struttura che mi permette di variare molto il lavoro e di lavorare sulla “testa” dei cavalli. “
lunedì 14 settembre 2020
“MARCELLO E’ IL PONY PIU’ AMABILE CHE ABBIA MAI AVUTO”! Di giulia iannone
MATHILDA MERCURI ED IL PONY MARCELLO SONO DI NUOVO CAMPIONI D’ITALIA.
Mathilda monta a cavallo dall’età di 5 anni. I suoi genitori la portavano sui pony in un parco romano e da lì è nata la passione. La campionessa italiana frequenta il quarto liceo scientifico ed è una ragazza molto sportiva, cui piace allenarsi in palestra, ed è seguita in maniera specifica da un personal trainer. Noi abbiamo parlato con la 16enne dopo il secondo titolo italiano, ed ecco cosa ci ha raccontato…
Vediamo insieme le fasi salienti di questo campionato italiano: raccontaci l’andamento di questi 3 giorni. Chi ti impensieriva come binomio?
“ I Tre giorni di gara sono andati sicuramente bene. La gara è partita subito all’insegna della positività: il primo giorno ho chiuso con 5, un errore ed una piccola infrazione di tempo, il secondo giorno è caduta la barriera dell’ultimo ostacolo per un mio errore, la chiusura è andata particolarmente bene, anche se avrei preferito fare un percorso netto come l’anno scorso, però alla fine vince chi sbaglia di meno, quindi tutto sommato sono felice. Certamente durante questo campionato, sono stata impensierita da diversi binomi molto competitivi, che nelle gare precedenti, come il Pony Master Show, si sono piazzati nelle prime posizioni, dopo aver portato a termine delle ottime prestazioni. In particolare, nello svolgersi delle tre giornate, prima della finale erano in forma smagliante Ludovica Bosio, Camilla Bassan ed Elisabetta Giussani.
Ti aspettavi questo ennesimo oro?
“Questo secondo oro, inizialmente, non me lo aspettavo, poiché la gara, subito dopo il lockdown ,non era nemmeno in programma per me e Marcello.Una volta iniziato il campionato, dopo le prime due giornate in cui il pony aveva saltato molto bene ed io avevo montato a buon livello, ho sentito il giusto affiatamento tra me ed il pony, ed è stato allora che ho iniziato a crederci.”
Quanti premi e titoli hai già in bacheca con questo pony fenomenale di nome Marcello?
“ In ordine cronologico, il primo anno che ero in sella a Marcello, ho avuto il piacere di partecipare e vincere Piazza di Siena, negli anni successivi, mi sono piazzata a diversi CSIO e partecipato al Campionato d’Europa 2018 e 2019. Nel 2019 ho vinto il titolo di campionessa Italiana dell’assoluto pony, titolo che ho riconfermato anche quest’ anno, prima del quale mi sono piazzata al primo posto nel Gran Premio di domenica, durante il Pony Master Show.”
Chi è Marcello: puoi descrivere in dettaglio il suo carattere, i suoi pregi, difetti, cose speciali che ha fatto per te. Da quanto tempo lo hai? Quando avverrà il passaggio dal pony al cavallo?
“Marcello è un pony olandese del 2010. L’ho preso a sei anni e siamo cresciuti e migliorati insieme, grazie all’ aiuto della mia istruttrice Luna Di Federico. Marcello è il pony più amabile che abbia avuto, è dolcissimo e morbosamente affettuoso, con lui da questo punto di vista,ho un rapporto davvero unico. E’ come se fosse un cane: ti si butta letteralmente addosso, adora le coccole, ti da baci e vuole tante attenzioni, che ovviamente non mancano mai. A livello di monta è molto esuberante e veloce, per questo precederlo “con la mente” , spesso diventa complicato. Allo stesso tempo, devo dire, che è molto intelligente ed ha grande talento per il salto, come sua dote innata. Purtroppo il passaggio avverrà a breve e sicuramente sarà un momento molto difficile per entrambe. Mi mancherà da morire.”
Sei allieva di Luna di Federico: quanto conta per te la tua istruttrice, che legame hai con lei, come vi siete preparati in vista di questo appuntamento importante?
“Si, sono allieva di Luna Di Federico da sempre e credo che questo conti molto per un cavaliere. Conoscendoci, così intensamente ,abbiamo un legame molto forte e diretto. Luna insegna a dare sempre il meglio di sé, rafforzando il proprio carattere e contando sulla propria forza e capacità interiore. Ti mette in condizione di capire che lavorare sodo e bene e con impegno, giova alla propria crescita personale, non solo nello sport, ma soprattutto nella vita. E tutto questo lo devo giorno dopo giorno, alla mia istruttrice. Ti sprona e ti motiva costantemente e anche se a volte è un po' “severa ” lo fa perché crede in te e cerca di tirare fuori la grinta necessaria per reagire alla difficoltà. Ovviamente il “non ci riesco” non è concepito nel suo vocabolario e solo in pochi hanno osato pronunciarlo! In vista di questo appuntamento ci siamo preparati come sempre, lavorando sulla mia scioltezza e sull’ avere il pony rilassato.”
Un podio tutto del Lazio : che effetto ti ha fatto?
“Sicuramente un podio tutto azzurro e rosa, nel contempo, ha fatto un bell’ effetto, non solo di colore, ma proprio di orgoglio e fierezza per l’equitazione della propria regione. Sono molto contenta che quest’ anno siano state le ragazze della regione Lazio a conquistare tutti i gradini del podio”
Completa questa frase: Dopo questo oro al campionato italiano, vorrei dire un grazie speciale a… ?
“Al mio pony, che mi ha fatto concludere il mio ultimo Campionato con un sorriso stampato sulle labbra, ed emozioni indimenticabili. In particolare dedico questa medaglia alla mia mamma, alla quale volevo inviare un bel regalo di compleanno.”
Prossimi impegni agonistici?
“Prossimo ed ultimo impegno di quest’ anno, è la finale della coppa delle nazioni a Opglabbbeek tra due settimane. Dita incrociate per noi “.
martedì 23 giugno 2020
PAOLO MARIO DE SIMONE E’, IN GERMANIA, IL PRIMO CAVALIERE DA ELMAR LESCH.
Di Giulia Iannone
Il giovane completista romano, dopo una
esperienza in Belgio da Philippe Le Jeune e Lucia Vizzini, attualmente lavora
in Germania, in una scuderia a 50Km da Amburgo. Tutti i dettagli in questa
intervista…
Come mai ti sei trasferito in Germania: come ti
trovi, dove lavori, di cosa ti occupi?
“Sono in Germania da circa
un anno e mezzo. Mi trovo molto bene e lavoro con Elmar Lesch , un cavaliere
tedesco che si occupa anche di commercio di cavalli da completo, ormai da tanti
anni. La sua scuderia si trova ad una
cinquantina di km da Amburgo, non lontano dalla regione Holstein. Ho il ruolo
di primo cavaliere, quindi oltre ad avere il compito di montare a cavallo,
seguo una relativa gestione del
personale, del parco cavalli, della programmazione gare, del training e simili.
Tecnicamente sono seguito da Elmar sia in dressage, concorso che campagna”.
Come hai trovato questa scuderia in Germania: è stato
per caso o avevi un contatto?
“Ho incontrato Elmar nel
2017, durante un concorso a Waregem, lui era il mio vicino di box. Parlando del
più e del meno, gli ho confidato che mi
sarebbe piaciuto fare una esperienza in Germania. Poi è passato un annetto e
nel frattempo sono stato in Belgio da
Philippe Le Jeune e Lucia Vizzini. Quindi ho aspettato ancora un po’, attendendo
la fine della stagione 2018,e così ho
pensato di chiamare Elmar e ci siamo messi d’accordo per il mio trasferimento.
Eccomi qui. “
Come hai vissuto la fase della pandemia stando in
Germania?
“Chi fa
questo sport in maniera professionistica, è stato abbastanza fortunato, almeno
nel mio caso, vivendo in scuderia ed essendo necessario continuare a muovere i
cavalli. Come professionista, non ho
subito alcuno stop necessario, solo, non siamo potuti andare in gara o fare
training. I cavalli andavano tenuti in lavoro ed è quello che abbiamo
continuato a fare. “
Come ti sei trovato tecnicamente con questa realtà
equestre?
“ Sicuramente possiamo dire
che la mia situazione equestre è cambiata in grande. In tal senso qualcosa,
andava rivisto e modificato. Ci sono
metodologie ed impostazioni e stili diversi, come anche la visione del concetto tempo e del
raggiungimento di un obiettivo. Tecnicamente credo di essere stato preparato
in Italia nel migliore dei modi, per quello che è possibile, essendo arrivato
in Germania all’età di 23 anni. Ci sono
state delle cose da rivedere : in primis la mia posizione in sella, non sono
mai stato correttissimo, e poi il modo di vedere il lavoro. Ogni tanto è un po’
meno flessibile, se mi si passa il termine. Qui mi sono trovato a dover essere
più conciso in quello che chiedo nel lavoro, più chiaro in quello che mi
aspetto da me stesso, nel lavoro e di conseguenza, in sintesi “ più resa con
meno spesa”. Non in termini di scorciatoie, ma nell’essere veramente precisi e
corretti nel lavoro, avendo un gran numero di cavalli da montare, non posso
permettermi di lavorare una ora e mezza a cavallo. Il fatto però di dover
montare tanti cavalli diversi, che siano giovani meno giovani, forti piccoli,
meno o più insanguati, la trovo una cosa molto utile e penso sia una esperienza
che chiunque dovrebbe fare. Sicuramente, mette in difficoltà, non è stato
facile e tutt’ora non lo è, spesso mi trovo in situazioni abbastanza scomode,
ma penso che capiti a tutti e deve
essere così.”
Come si svolge una tua giornata tipo?
“La mia giornata inizia alle
6,30 in
scuderia, viene somministrato fieno e
mangime e facciamo qualche box. Sette e mezza colazione, otto cominciamo a montare,
fino alle 13,30, riprendiamo alle 14,30 diciamo nel pomeriggio cerchiamo di
finire tutto. Generalmente cerchiamo di montare 7 cavalli la mattina e 3
massimo 4 nel pomeriggio”.
Ho visto che sei stato in gara: come è andata? Che
cavalli hai a disposizione?
“Dal 9 al 14 giugno, sono stato a Westerstede, la prima gara
della stagione è stata fantastica, forse perché l’abbiamo attesa
tutti con grande ansia. Abbiamo trovato una organizzazione eccellente, si
capiva che tutti si sono impegnati e sforzati molto per l’occasione, è stata
una gara lunga, divisa in tanti giorni, sono intervenuti tantissimi cavalieri e
cavalli, tante prove, cavalli giovani, formula internazionale e nazionale. Penso che sia
stato molto faticoso per gli organizzatori. In questo internazionale ho portato
il mio New Daily ed una altra cavalla, Campesina, che ho in lavoro e che prima era montata dal
precedente cavaliere di punta di Elmar. Ho buone chances per avere 4 o 5
cavalli in lavoro a livello internazionale, verso fine stagione che a questo
punto è relativamente vicina, per via degli sconvolgimenti. Spero comunque
presto di poter contare su questo parco cavalli, come mi è stato prospettato.
La mia stagione non so come procederà, normalmente andiamo avanti abbastanza a
piccoli passi, ci sono i cavalli giovani, quindi potremmo pensare al
Bundenschampionate, una programmazione dei cavalli giovani è relativamente più
facile di quella di cavalli esperti. Le gare internazionali prendono molti
giorni, c’è da pensare a chi rimane a casa, chi va in gara, il groom da
prendere. Non so molto sulla stagione. So che sono in programma tre o quattro
nazionali e forse un internazionale, ma
non mi sbilancerei più di tanto. “
Con la lingua come te la cavi?
“Si tratta di una scuderia
abbastanza internazionale, quindi sfoggiando il mio inglese, me la cavo bene. Il
tedesco procede, ma la preferenza è sull’inglese. “
C’è un pochino di tempo da dedicare a te stesso e ad
una vita personale?
“ Beh stando a casa, in
Italia, ho sempre potuto godere delle mie comodità quando tornavo a casa. In
linea di massima quando montavo da Giovanni ed Alessandra Bonaccorsi, Pony Club
Athlion Sabina, ho trascorso molto
tempo in scuderia, anche vivendo in un certo senso da solo, o comunque stando
sempre in gara, quando ero nel mio paese la mia vita ha sempre ruotato attorno
alla scuderia. Non ho mai sentito
particolarmente la mancanza di casa. I miei genitori mi sono stati sempre
vicini e mi sostengono sempre , e questo mi basta. Certo, mi mancano gli amici ed altre cose del mio
paese d’origine, ma devo dire che mi sto impegnando per costruire una vita, il
più possibile adatta alla mia età ed alle mie esigenze. Qui i ragazzi sono
molto simpatici, e nonostante il numero e la qualità dei cavalli, il mondo del
completo è abbastanza piccolo, quindi si riesce a socializzare facilmente e non
rimanere troppo soli. E’ piacevole. “
Una curiosità: Non hai accento romano. Che origini
hai?
“Sono di origine romana, ma
mia madre è milanese Eppure, non ho trascorso mai troppo tempo a Milano. Lei
non ha per niente un accento romano, ed anche mio padre non ha inflessioni della lingua. Ho
sempre cercato di esprimermi bene, con proprietà di linguaggio, ed in maniera
neutra. Non mi sono mai troppo immedesimato nella romanità, intesa come parlata
ben evidente, se non in situazioni particolarmente amichevoli. “
Può sembrare
una domanda strana, ma credo sia importante per gli aspiranti giovani
cavalieri. In qualità di primo cavaliere di questa scuderia, tu pulisci anche
qualche box?
“L’annosa questione dei box!
All'occorrenza, ogni tanto li faccio! Non
tutti i giorni. Qui c’è un gran via vai di famosi praticanti, ragazzi che
vengono per fare lezioni ed imparare un po’ il mestiere in cambio di lavoro. C’è
anche un buon ricambio di personale e c’è un addetto a questo settore. Qualora
manchino entrambe queste figure, allora aiutiamo anche noi per garantire la
normale efficienza della scuderia. “
In Italia, tu hai avuto anche un coach di matrice
tedesca. Ti è servito?
Si ho avuto un dressage
coach, in Italia, di matrice tedesca. Paolo Margi, aveva passato del tempo in Germania, e questo mi è servito molto, a livello di metodo ed anche a livello tecnico.
Poi ogni professionista nel corso degli anni, ha creato il suo modo di far funzionare
le cose. La cosa più importante, è essere metodici e
capire esattamente cosa si vuole ottenere e raggiungere nel lavoro. Questo è
sempre stato un punto forte di Paolo
Margi, Giovanni ed Alessandra Bonaccorsi. Non mi
è mai mancato nulla, sono stato molto fortunato nell’aver avuto una educazione,
dai miei genitori prima, e poi a livello equestre da parte di Giovanni ed
Alessandra, permeata di etica e dedizione al lavoro, e di questo sarò loro
molto grato, perché mi rendo conto adesso di quanto sia utile ed indispensabile.
“
Pensi di rientrare presto in Italia o desideri
trasferirti definitivamente all’estero?
“Non so quando rientrerò in
Italia. Per ora non sto pianificando niente, sto cercando di programmare le
cose qui in Germania a lungo termine, spero di poter dare il mio contributo al
completo italiano. Nella vita di ogni sportivo, bisogna sapere quando sia il
momento di fare un passo indietro e pensare ad alcune priorità di quel momento
particolare. In questo momento non ho cavalli particolarmente competitivi, a
livello 4 stelle o senior, quindi mi sta bene pensare a più lungo termine, ma
spero di poter dare il mio contributo al completo italiano anche se non stando
in Italia in maniera fisica. Qui ci sono dei cavalli molto interessanti, che
spero di poter portare avanti il più possibile, e nel miglior modo. In questa location di eccezione, mi auguro di poter realizzare qualcosa di intelligente e
utile. “
venerdì 24 aprile 2020
SOS PROPRIETARI: “RIAPRITE I MANEGGI”
Da un
giorno all’altro i proprietari di cavalli hanno visto ngare la possibilità di
accudire e curare i propri cavalli.
Photo courtesy Un cavallo in famiglia facebook page
Di Giulia Iannone
Abbiamo seguito con attenzione
l’associazione “Un cavallo in famiglia” che attraverso il proprio
quotidiano on line appunto, “Un cavallo in famiglia” diretto dal giornalista
milanese Glauco L.S Ricci, sta portando avanti
l’ "ottima e giusta" campagna in favore della riapertura dei
maneggi e soprattutto la giusta indicazione di riunire i proprietari ai propri
cavalli, da troppi mesi tenuti lontani dai propri reali riferimenti a due
gambe. Abbiamo contattato la redazione
di questa associazione, nell'intento di
sostenere l’ iniziativa e farla conoscere a più lettori:
Come nasce questa campagna ?
Come nasce questa campagna ?
La nostra campagna nasce dalle numerose richieste che ci sono arrivate
dai soci della nostra associazione chiamata “Ucif-Un cavallo in famiglia”, dai
nostri iscritti al gruppo facebook “Ucif”, dai nostri lettori del nostro
quotidiano on line: proprietari di cavalli, spesso piccoli proprietari, che da
un giorno all’altro, hanno visto negare loro la possibilità di accudire e
curare direttamente i propri compagni di vita e di sport. Il messaggio “ state
a casa” è stato preso alla lettera dagli enti equestri, soprattutto dalla
nostra federazione che, in buona fede, ha deciso di affidare i cavalli nelle
complete mani dei centri equestri, invitando i proprietari a non recarsi nei
centri se non per motivi indifferibili. Abbiamo evidenziato come il termine “ indifferibili”
fosse, secondo noi, largamente collegato al benessere dei nostri cavalli che,
pur con il grande impegno dei centri equestri, non poteva essere certamente
garantito mentre turnazioni controllate e sicure dei proprietari potevano
aiutare a perseguirlo”
A che punto siamo e quando i proprietari potranno recarsi di nuovo dai propri cavalli, qualcuno scrive sul web" ostaggi" nei maneggi?
A che punto siamo e quando i proprietari potranno recarsi di nuovo dai propri cavalli, qualcuno scrive sul web" ostaggi" nei maneggi?
“ Dopo petizioni, raccolte forme, articoli, post, lettere…finalmente
qualcosa si sta muovendo, per diversi motivi. Da una parte, ci sono centri
ippici allo stremo, dall’altra c’è una situazione sanitaria leggermente
migliorata e la forte spinta a un’immediata ripresa economica. La parola
“ostaggi” forse è troppo forte ma crediamo che tra poco si possa davvero
“liberare” di nuovo il nostro amore verso i cavalli, sempre nella massima
sicurezza”
"Anche per i proprietari, questa emergenza è stata una lezione: in futuro, si spera, andranno preferiti maneggi dove è garantito sempre il benessere anche con paddock, spesso assenti, purtroppo.” |
Quale sarà a vostro avviso la modalità "in sicurezza" per poter riaprire i maneggi: turnazioni?
“La federazione ha lavorato a un
protocollo in tal senso, ma già esiste il protocollo lavoratori del 14 marzo 2020,
emanato dal nostro governo in concerto con le parti sociali che rappresenta una
ottima base per la corretta gestione delle attività lavorative. Certamente,
nessun tipo di assembramento, dispositivi di protezione, disinfettanti e una
pre-sanificazione degli ambienti doverosa. Sarà una ripresa graduale nella
speranza di poter tornare presto alla vita di prima”.
Sarà utile mantenere una sorta di piano di sicurezza per emergenze simili future, giusto?
Sarà utile mantenere una sorta di piano di sicurezza per emergenze simili future, giusto?
“Assolutamente, come ogni fatto negativo,
anche questo ci lascerà una lezione utile per il futuro. Soprattutto nel nostro
mondo equestre, la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro è sottovalutata,
nonostante ci siano precise legislazioni al riguardo. Inoltre, spesso, chi va a
cavallo, crede di essere immune da qualunque tipo di incidente o malattia: ne
sono un esempio, i cavalieri che montano senza casco. Anche per i proprietari, questa emergenza è stata una lezione: in
futuro, si spera, andranno preferiti maneggi dove è garantito sempre il
benessere anche con paddock, spesso assenti, purtroppo.”
lunedì 13 aprile 2020
“CARMINE ESPOSITO : IL CAVALLO E’ UNA MAGIA”
"Libertà, spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto altro ancora." Nella Foto Carmine Esposito |
Di Giulia Iannone
“Tra cavallo e cavaliere deve scattare un meccanismo.
Così è stato tra Roberto Prandi e Maximo del Castegno…questi i racconti di Carmine
Esposito, proprietario di noti cavalli
in Campania, che dopo 30 anni di passione equestre, ha deciso di raccontarci
qualcosa della sua esperienza.
Come inizia la tua passione per i cavalli?
“ Nasce , oserei dire, come tutte quelle
passioni che sono nascoste nell’ anima e si collegano alla propria indole e carattere.
Sono sempre stato attratto da tutto ciò che rappresenta ed esprime la libertà: allevo
canarini ed ho vinto due titoli italiani in questo settore, mi piacciono le
moto, sono stato in accademia aeronautica e mi piacciono i cavalli. Libertà,
spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto
altro ancora. Conoscevo Bernardo
Barlotti, che a sua volta mi ha presentato la Contessa Cecilia
Baratta e così sono venuto a contatto con la prestigiosa razza del cavallo
salernitano. In quel periodo ho acquistato il mio primo soggetto che era
Pionere, cavallo che Morese aveva
venduto a Gigino Liguori e quest’ultimo lo diede a me. Si trattava di un
magnifico stallone, che aveva avuto un trauma fisico a cagione del quale non
poteva essere più impiegato come cavallo agonista. Lo feci provare anche a
Roberto Arioldi, però era compromesso.
Probabilmente scontrandosi con un altro stalloncino da piccolo, aveva riportato
un problema alla cervicale”
Tu sei stato
uno dei primi in Campania ad importare bellissimi soggetti tedeschi: hannover,
credo di ricordare. Perché proprio questa razza? Puoi citare alcuni dei
migliori soggetti che le stanno più a cuore?
“Diciamo che sono molto
legato al cavallo Holsteiner. Giulietta e Gilda erano due hannover. Il mio
soggetto più importante è stato un westfalen di nome Julius che era montato da
Paolo Garofalo. I cavalli tedeschi sono antesignani di selezioni di tutti i
tipi di animali nel mondo. Stavano costruendo un cavallo moderno, il cavallo
francese stava segnando il passo, ed io mi sono adeguato a questa razza
teutonica che cominciava ad avere la
meglio sul campo di gara. Le migliori fattrici sono hannoverane, i migliori
stalloni sono holsteiner: la migliore miscela per il cavallo da salto ostacoli
è questa. I francesi continuavano a produrre cavalli troppo vecchio stampo:
Almè, Jalisco, Ibrahim, troppo sangue su sangue, quindi segnavano il passo. I
tedeschi sono i cavalli numero uno al mondo.”
Puoi citare allora alcuni dei tuoi migliori cavalli
dell’inizio?
“ Ho già citato Julius che
vendetti a Paolo Garofalo e posso citare
sicuramente Usignolo della Florida, Hirohito,
che fu convocato nelle selezioni nazionali da Raimondo D’Inzeo. Hirohito era un
hannover, mi ha dato grossissime soddisfazioni al tempo, ha vinto molto anche a
livello internazionale, posso dire che si è trattato di un soggetto molto
interessante. lo ha montato sempre,prima
Paolo Garofalo, poi è passato sotto la sella di Mario Verheyden. Quest’ultimo
cavaliere montava ben 6 cavalli per me. Usignolo della Florida invece può essere
considerato uno degli ultimi cavalli della zona, che aveva un minimo di sangue
salernitano vero. Oggi sull’argomento cavallo salernitano c’è una grossa e
lunga discussione ancora in corso, nella quale non entro! L’allevatore
calabrese, aveva deciso di inserire del sangue salernitano e ne derivò un
fantastico grigio con mezzi impressionanti. Si trattò di un ottimo soggetto: arrivò a
saltare tranquillamente l’150. Fu acquistato poi da Paolo Garofalo. Usignolo arrivò, da
puledro, al secondo posto al salto in
libertà di Verona su 600 partecipanti. Non c’erano le selezioni al tempo.”
Sei passato dopo all’acquisto del cavallo italiano.
Hai scelto cavalli dell’allevamento del
Castegno. Cosa ti è piaciuto di questi
esemplari? quali possiamo ricordare con maggiore gratitudine?
“ Il Castegno rappresenta il
sunto dell’apertura dei confini genetici e veterinari della selezione. Il seme
fresco e congelato ha potuto circolare in Europa. Ecco che allora Guerino
Boglioni, uomo di cavalli vero, che ha segnato la storia dell’allevamento
italiano, specialmente nel settore del dressage, perché è stato l’unico a
presentarsi con il cavallo italiano a Europei, mondiali, olimpiadi con
Valentina Truppa, è uno che ha visto lungo e ha importato delle ottime fattrici
hannover ed ha dato degli stalloni holsteiner. Quindi ha iniziato una sua
filosofia di allevamento e selezione. Hanno di speciale questi atleti a 4
gambe, un equilibrio psico-fisico
notevole, perché Boglioni li seleziona molto anche in base al carattere. Tutti
sanno creare un bel cavallo, ma un buon cavallo lo deve fare l’allevatore anche
nella fase di crescita. Se il cavallo non è equilibrato e disponibile e
collaborativo , anche se ha grandi potenzialità, non sarà lavorabile e
cavalcabile e quindi duttile ed addestrabile. I cavalli più forti del Castegno,
assieme a Maximo, che ormai gareggia spesso in Coppa delle Nazioni, è Ala del Castegno.
Era un fenomeno di cavalla. Ci sono voluti 4 mesi solo per fare la criniera,
era tedesca in realtà perché era stata acquistata in Germania. Guerino, da
subito, instaura un rapporto diretto con i puledri, fa fare amicizia con
l’uomo, il predatore per eccellenza. Fatto questo tassello importante, anello
di congiunzione tra due mondi, viene tutto facile, perché il cavallo si fida e
diventa un cavallo fruibile per tutti. La selezione dei cavalli è un altro
elemento importante, ma ormai è sotto gli occhi di tutti. Quindi tra questi
miei soggetti, citerei Ala che oggi fa la fattrice, Maximo, Ratia una 9 anni,
Una, Vumax un 5 anni figlio di Maximo.
In questo momento il più forte è Maximo, che rappresenta l’Italia anche in
coppa delle nazioni, speriamo quest’anno di fare bene da qualche altra parte.
Siamo in fase di evoluzione, in questo momento di emergenza sanitaria.”
Parliamo di addestramento e cavalieri. Puoi citare le
figure tecniche che avevi scelto per lavorare, montare e portare in gara i tuoi
cavalli?
“ Ormai ho 30 anni di
esperienza nel settore, posso ritenere come migliore tecnico con cui sono venuto
a contatto, in Italia, per bagaglio tecnico e cultura equestre, sicuramente Mario Verheyden. Come volontà, voglia di
riuscire, impegno quotidiano, per distacco cito Roberto Prandi. Si tratta di un
ragazzo che si è fatto da solo, metodico, puntuale, capisce i cavalli, non li
stressa, li cresce e li addestra con la giusta progressione nella fase dei 4, 5
e 6 anni. li mantiene freschi di mente e nel fisico. Maximo quest’anno entra nel 14mo anno e non lo
abbiamo mai fermato. Roberto alterna molto bene il lavoro, va in pineta, lavora
nel fiume, in collina, intervalla molto
lavoro tecnico e ginnastica. Gestire la serenità del cavallo da salto è un
elemento molto importante nell’allenamento del cavallo, e devo dire che questo
cavaliere ci riesce benissimo. “
Questi i vertici. Per la fase di doma, chi ha
lavorato i tuoi cavalli?
“ Ricordando che l’area salernitana è per tradizione, zona di
cavalli, sia da salto, ma anche da
trotto e galoppo; per la doma, in
questo contesto, eravamo messi molto bene. Mi sono fatto addestrare i miei
migliori puledri da Damiano La
Monica , di una dolcezza ed una capacità unica e rara. Poi
c’erano i vari Tartaglia e D’Orazio. Io sono stato fortunato finchè li ho
avuti. La doma dei miei cavalli avveniva con una dolcezza ed una capacità
unica. Vedere il lavoro di Damiano La
Monica alla doppia longe – di scuola Raimondo D’Inzeo- da
terra è stato fantastico. Queste figure, venivano da una scuola militare, che
era tutto.”
Come è stato gestire dei cavalli del genere in
Campania? C’erano maniscalchi, veterinari, groom idonei a creare il giusto team
per i tuoi cavalli?
“ Io avevo la mia scuderia
privata, a casa. Paolo Garofalo, ad esempio, veniva a montare da me. Ripeto,
questa era zona di cavalli, quindi il team d’appoggio è stato possibile
crearlo. Nel momento in cui la situazione si è evoluta, aprendo le frontiere,
gli investimenti nel settore equestre a livello locale, sono stati pochi. Per
un periodo Napoli è stata attiva attraverso il CIA di Agnano e la storica SNE. Poi
purtroppo siamo dovuti “emigrare”. I concorsi ippici al sud sono diventati
sempre meno, si sono tutti concentrati al nord, per cui ho spostato i cavalli
prima da Mario Verheyden, poi a Manerbio da Clelia Sturla, ed ora da Roberto
Prandi che si trova tra Cremona e Brescia. Si trova in piena situazione Covid
19. Ma io da lui mi trovo molto bene”
Parliamo di Carmine e dell’equitazione oggi. Sappiamo
che hai ancora i tuoi a cavalli, adesso al Nord Italia. Chi sono a tuo avviso,
i migliori cavalieri e tecnici in circolazione e perché?
“ I tecnici di riferimento
in Italia sono pochi. Istruttori che si inventano tecnici sono tanti, per mille
svariate ragioni. Oggi per me il tecnico di riferimento è Giorgio Nuti, e
rimane lui in maniera indiscutibile, perché è un uomo di cavalli, serio, il cui
curriculum parla per sé, però è un uomo che
non accetta compromessi per cui è scomodo! E’ l’unico tecnico che quando parla
di cavalli riesce ad incantare gli uditori per passione e conoscenza. Questo a
livello italiano, poi a livello internazionale c’è l’icona Henk Nooren e poi
Hans Horn, persone che girano molto e si susseguono costantemente alla guida
delle migliori squadre del salto ostacoli, li definirei mercenari
dell’equitazione mondiale”
C’è qualche giovane cavaliere italiano che ti fa ben
sperare in un futuro promettente?
“ Di giovani ce ne sono:
citerei Correddu, Giacomo Casadei, lo stesso Lorenzo De Luca.
Io sono in attesa di vedere,
nella giusta location, un Giampiero
Garofalo, che secondo me è un piccolo fenomeno della nostra regione, molto
forte, sulle orme del padre: Paolo era un istintivo, lui è un ragazzo molto di
talento. Gli auguro di trovare un posto, come lo hanno trovato De Luca e Zorzi,
dove possa essere sereno e libero di poter mostrare il proprio potenziale senza
alcuna pressione e preoccupazione, di fare il risultato ad ogni costo. Non è possibile montare bene quando bisogna
pensare al rientro economico. Ci vuole il giusto tempo: c’è una magia
nell’equitazione, si deve creare un feeling tra cavallo e cavaliere che sono due esseri pensanti. Se il cavallo accetta la
comunicazione dell’altro essere, allora nasce il binomio. Altrimenti non
avremmo mai avuto il fenomeno Jappeloup e Pierre Durand!”
Oggi Carmine Esposito ha qualche rimpianto? Se
potessi tornare indietro, con la conoscenza di oggi, cosa rifaresti o non
rifaresti?
“ Se si vuole sopravvivere,
la chiave di volta dell’equitazione è avere la forza ed il coraggio di scremare
sin da subito i soggetti e portare avanti solo quelli realmente qualitativi e competitivi.
I “cavalli parassiti” vanno messi da parte . Bisogna concentrarsi, purtroppo su
soggetti che abbiano possibilità di carriera
e di futuro. Non bisogna vivere di
illusioni, entrando nel vortice di una gestione molto onerosa fatta di
veterinari, maniscalchi e doppio lavoro, che non porta a nulla, perché magari si tratta
di un cavallo che non ha né la testa né il fisico. Le persone normali, vivono anche di soddisfazioni per andare avanti con entusiasmo e mordente. Ricordiamoci
sempre che il peggior giocatore è chi vuole rifarsi”.
Hai un sogno nel cassetto a livello equestre?
“Il mio sogno sarebbe stato
quello di poter affidare un mio cavallo a Marcus Ehning. Forse avrei potuto
farlo al tempo con Julius, ma ho tenuto
fede alla parola data a Paolo Garofalo, dando a lui la priorità nella vendita.
Chissà cosa sarebbe potuto accadere del cavallo, oppure darlo a Ludger Beerbaum
che andava di moda in quegli anni”.
Vuoi aggiungere qualcos’altro, al termine di questa
chiacchierata?
“ A mio avviso, bisognerebbe
adoperare anche in questo settore, più meritocrazia. Noi italiani siamo
depositari dell’equitazione mondiale, abbiamo inventato tutto , senza tornare
troppo indietro sempre fino a Caprilli. Noi siamo un popolo di cavalli. Dobbiamo
dare delle chance anche a persone che
non siano politicamente agganciate, ma lasciare più spazio al talento, alla
capacità ed alle doti naturali. Non è concepibile che i nostri migliori talenti
debbano espatriare e dobbiamo vederli valorizzati all’estero. Inoltre reputo davvero
indispensabile rinnovare un po’ il parco dirigenti alla guida della
Federazione.”
ROBERTA CIAMPA: L’ELEGANZA DEL DRESSAGE
Di Giulia Iannone
Nasce a Sorrento 29 anni fa, vive a Roma da più di 8 anni per portare avanti la sua attività di dressagista professionista. Laureata in Giurisprudenza, la sua mascotte è un cagnolino carlino, di nome Piaffe, che la segue sempre in allenamento ed in casa.
Come stai vivendo,
lontana dalla tua famiglia che è a Sorrento, questa pandemia?
“ Sono consapevole del fatto che volere bene alle persone care, significa in questo momento non vedersi, in modo tale da non contribuire alla diffusione del virus e non pregiudicare le loro condizioni di salute. Abbiamo il dovere, noi figli, di pensare e proteggere i nostri familiari”
Benché Roma ti consenta di portare avanti il tuo sogno equestre, cosa ti manca di Sorrento?
“Mi manca Sorrento perché lì si trova la mia famiglia, la cucina locale, i miei amici ed il mare”
“ Sono consapevole del fatto che volere bene alle persone care, significa in questo momento non vedersi, in modo tale da non contribuire alla diffusione del virus e non pregiudicare le loro condizioni di salute. Abbiamo il dovere, noi figli, di pensare e proteggere i nostri familiari”
Benché Roma ti consenta di portare avanti il tuo sogno equestre, cosa ti manca di Sorrento?
“Mi manca Sorrento perché lì si trova la mia famiglia, la cucina locale, i miei amici ed il mare”
Roberta Ciampa, amazzone,
istruttrice che segue un gruppo di allievi presso il Cassia Equestrian Club.
Come stai svolgendo in questo momento la tua attività equestre?
“Sono atleta di interesse nazionale, come tale mi è stata data dalla federazione, la possibilità, di continuare ad allenarmi a porte chiuse. Nel contempo, essendo istruttore di dressage, nel circolo in cui monto, mi occupo dei cavalli degli allievi. Mi piace arrivare sempre presto in scuderia, in modo da poter organizzare il lavoro e garantire il benessere e la movimentazione quotidiana di tutti i soggetti presenti in scuderia”
Come si sarebbe dovuta svolgere la tua stagione agonistica, fino a questo momento?
“ Sicuramente con un piano di gare internazionali, che purtroppo sono state annullate. Avrei dovuto fare Ornago e Cattolica in Italia, poi avevo messo in programma l’Austria, Lipica, insomma un programma fitto di CDI, almeno uno al mese. Adesso è andata così. Potrei dire che la stagione è saltata o meglio veramente limitata, considerando la pausa estiva come ulteriore aggravante al percorso agonistico. Le priorità al momento sono altre e riguardano il benessere e la salute della collettività, del mondo intero. Saranno poi gli eventi a guidarci”
“Sono atleta di interesse nazionale, come tale mi è stata data dalla federazione, la possibilità, di continuare ad allenarmi a porte chiuse. Nel contempo, essendo istruttore di dressage, nel circolo in cui monto, mi occupo dei cavalli degli allievi. Mi piace arrivare sempre presto in scuderia, in modo da poter organizzare il lavoro e garantire il benessere e la movimentazione quotidiana di tutti i soggetti presenti in scuderia”
Come si sarebbe dovuta svolgere la tua stagione agonistica, fino a questo momento?
“ Sicuramente con un piano di gare internazionali, che purtroppo sono state annullate. Avrei dovuto fare Ornago e Cattolica in Italia, poi avevo messo in programma l’Austria, Lipica, insomma un programma fitto di CDI, almeno uno al mese. Adesso è andata così. Potrei dire che la stagione è saltata o meglio veramente limitata, considerando la pausa estiva come ulteriore aggravante al percorso agonistico. Le priorità al momento sono altre e riguardano il benessere e la salute della collettività, del mondo intero. Saranno poi gli eventi a guidarci”
" in dressage, quando tutto è certo e confermato, l’immagine visiva finale è di perfetta semplicità, spontaneità, naturalezza. " Cit.R.C photo courtesy R.C facebook |
Perché hai deciso di abbracciare la disciplina del dressage anche a livello professionale, considerando che in Italia è meno nota e sempre cenerentola rispetto al salto ad ostacoli?
“ Il dressage mi è sempre piaciuto fin da piccola. Ho avuto la fortuna, da subito , di poter praticare due discipline da sempre, in maniera parallela. Il mio primo istruttore, al quale devo una ottima impostazione di assetto è stato il mio conterraneo, Michele Cappiello, che ringrazio molto ancora oggi. Poi all’età di 17 anni ho scelto e mi sono dedicata completamente al dressage. Questa nobile disciplina, si coniuga molto bene con alcuni aspetti del mio carattere: eleganza, armonia, confidenza, e soprattutto l’espressione del perfetto connubio che dovrebbe istaurarsi tra cavallo e cavaliere. È proprio il lavoro del dressage a nutrire e cesellare questi elementi fino a farli emergere completamente. Alla fine, quando tutto è certo e confermato, l’immagine visiva finale è di perfetta semplicità, spontaneità, naturalezza. Questo mi rispecchia molto, anche perché sono una perfezionista.”
Parliamo dei cavalli del cuore: puoi citare i cavalli che hanno contribuito a farti essere quella di oggi?
“ Dal punto di vista emotivo ed affettivo, come primissimo compagno di vita, cito Birbo del Crati. Mi è stato regalato dei miei genitori, quando avevo solo 12 anni, lui aveva già affrontato categorie gran premio di salto ad ostacoli. E’ il cavallo del cuore perché l’ho tenuto fino alla fine, mi ha accompagnata nelle fasi salienti della mia crescita non solo agonistica ma di bambina che si affaccia all’adolescenza. Siamo stati 12 anni insieme. Birbo era caldo, frizzantino ma al contempo fine ed elegante, si muoveva anche molto bene, aveva carattere ed andava interpretato già con grande precisione ed attenzione, non sempre perdonava l’errore. Esigeva di essere montato bene. E’ stato veramente un grande amore, e con lui ho conseguito il primo grado salto ad ostacoli. Dopo entra in scena Arno van’t Hof. Questo cavallo, di origine belga, è stata un po’ una scommessa, è un cavallo che ho scelto da sola, in cui ho creduto molto: caldo, sensibile, fine, un pochino “spooky”. Con lui ho affrontato lo small tour ossia St.George/Inter1, ed ho vinto la medaglia d’argento al campionato italiano D, ad Arezzo. Poi segnalo Shenandoah, la cavalla della mia allieva Elisabetta Pataia. È per me una cavalla importante, perché con lei ho affrontato il mio primo Gran Premio di dressage, con lei ho effettuato una tappa di Coppa del Mondo in Polonia, a Zakrzow, sono legata a lei perché abbiamo insieme debuttato nel big tour, una femmina tedesca dal passato un po’ complicato e difficile, molto sensibile, fine, calda ma elegante, che ruba l’occhio col suo manto nero setoso e le sue lunghe gambe, inconfondibile linea Sandro Hit. Ringrazio sempre la proprietaria perché questa è davvero una cavalla speciale. Oggi con me è arrivato Flirt, cavallo ucraino del 2003 di grande esperienza. Siamo insieme da poco, ma sento di essere molto legata a lui. E’ affettuoso, dotato di una enorme intelligenza e di un carattere d’oro. Con lui gareggio a livello internazionale, ed insieme abbiamo già conseguito importanti piazzamenti in Italia e a Nizza, e la medaglia di bronzo al campionato italiano assoluto, lo scorso settembre, a Roma, a Casale san Nicola”
Il podio del Campionato italiano assoluto 2019 "E’ stato molto emozionante, salire sul terzo gradino del podio assoluto proprio a Roma, nella città che mi ha adottata. “ cit.R.C photo courtesy R.C |
Nonostante la tua giovane carriera, qual è stato il momento più emozionante a livello agonistico?
“ Vincere quest’anno la medaglia di bronzo ai campionati italiani assoluti, perché era il mio primo campionato assoluto e poi l’ho disputato a Roma, nella scuderia in cui sono cresciuta agonisticamente, ho vissuto, ho lavorato, mi sono allenata, per circa 7 anni, luoghi nei quali realmente ho iniziato a fare dressage nel vero senso della parola. E’ stato molto emozionante, salire sul terzo gradino del podio assoluto proprio a Roma, nella città che mi ha adottata. “
In equitazione non sono marginali i cavalli, ma sono sicuramente importanti gli incontri tecnici della nostra vita. Puoi citare i tecnici più significativi che hai incontrato fino ad oggi?
“ In primis, Paolo Margi. All’età di 17 anni ho fatto uno stage di dressage con lui nella mia regione, e a seguito di quella due giorni di lavoro, mi sono appassionata al dressage. È stato per me un incontro importante perché poi ho montato con lui per tanti anni ed ho anche lavorato per lui. E’ sicuramente un tecnico che ha curato la mia formazione ed io gli devo moltissimo, e’ stata una figura importantissima nella mia carriera equestre, mi ha insegnato a valutare come si muove il cavallo atleta, attraverso lo studio della biomeccanica, l’importanza per un atleta dello stretching e della decontrazione. Facendo poi parte del team Italia, la federazione mi ha dato la possibilità di fare un clinic con Johann Hinnemann, che è un grandissimo tecnico tedesco. Oggi, nel mio cammino di evoluzione e grazie all’arrivo di Flirt, ho scelto di farmi accompagnare tecnicamente da Laura Conz. Lei ha una capacità incredibile nel curare i dettagli, non lascia nulla al caso, è una perfezionista ed anche per questo mi trovo bene con lei, credo inoltre che la cura del dettaglio rappresenti una caratteristica del mondo femminile, inoltre è un tecnico che continua a studiare e ad aggiornarsi, non smette mai di confrontarsi, e questo diventa la sua ricchezza e quel quid pluris in più. E’ molto brava anche nella programmazione delle gare, nell’organizzazione, è un tecnico a tutto tondo. Con lei mi trovo bene e credo che, ad oggi, nel dressage sia la migliore in Italia. “
Roberta Ciampa ha un sogno nel cassetto?
“ Penso che sia quello di tutti agli agonisti: andare ai Giochi Olimpici. “
C’è un cavallo del dressage passato o del dressage contemporaneo, che ti piacerebbe o ti sarebbe piaciuto montare?
“Senza esitazione dico Valegro, perché è stato un cavallo potente ed al contempo, fine, elegante, leggero. Elastico, ma vigoroso, un connubio perfetto tra forza ed eleganza.”
Qual è la tua amazzone di riferimento?
“ Mi piacciono molto sia Charlotte Dujardin che Isabell Werth. Esprimono una equitazione sempre molto leggera, un modo di montare delicato. L’equitazione di Charlotte è molto bella da vedere, lei è molto armoniosa, Isabell invece credo che sia la numero uno nella preparazione del cavallo atleta ”
Che gratificazione ti da svolgere al contempo la professione di istruttore?
“ Mi piace moltissimo insegnare. Ho avuto delle grandissime soddisfazioni con gli allievi junior, ma ad oggi sto seguendo anche diversi senior, non solo nella disciplina del dressage, ma anche in quella del completo. Spero di continuare ad aiutare anche questi cavalieri senior nella loro progressione del lavoro in piano e di poterli assistere nel loro percorso formativo, affinché possano raggiungere risultati sempre maggiori”.
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