"Libertà, spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto altro ancora." Nella Foto Carmine Esposito |
Di Giulia Iannone
“Tra cavallo e cavaliere deve scattare un meccanismo.
Così è stato tra Roberto Prandi e Maximo del Castegno…questi i racconti di Carmine
Esposito, proprietario di noti cavalli
in Campania, che dopo 30 anni di passione equestre, ha deciso di raccontarci
qualcosa della sua esperienza.
Come inizia la tua passione per i cavalli?
“ Nasce , oserei dire, come tutte quelle
passioni che sono nascoste nell’ anima e si collegano alla propria indole e carattere.
Sono sempre stato attratto da tutto ciò che rappresenta ed esprime la libertà: allevo
canarini ed ho vinto due titoli italiani in questo settore, mi piacciono le
moto, sono stato in accademia aeronautica e mi piacciono i cavalli. Libertà,
spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto
altro ancora. Conoscevo Bernardo
Barlotti, che a sua volta mi ha presentato la Contessa Cecilia
Baratta e così sono venuto a contatto con la prestigiosa razza del cavallo
salernitano. In quel periodo ho acquistato il mio primo soggetto che era
Pionere, cavallo che Morese aveva
venduto a Gigino Liguori e quest’ultimo lo diede a me. Si trattava di un
magnifico stallone, che aveva avuto un trauma fisico a cagione del quale non
poteva essere più impiegato come cavallo agonista. Lo feci provare anche a
Roberto Arioldi, però era compromesso.
Probabilmente scontrandosi con un altro stalloncino da piccolo, aveva riportato
un problema alla cervicale”
Tu sei stato
uno dei primi in Campania ad importare bellissimi soggetti tedeschi: hannover,
credo di ricordare. Perché proprio questa razza? Puoi citare alcuni dei
migliori soggetti che le stanno più a cuore?
“Diciamo che sono molto
legato al cavallo Holsteiner. Giulietta e Gilda erano due hannover. Il mio
soggetto più importante è stato un westfalen di nome Julius che era montato da
Paolo Garofalo. I cavalli tedeschi sono antesignani di selezioni di tutti i
tipi di animali nel mondo. Stavano costruendo un cavallo moderno, il cavallo
francese stava segnando il passo, ed io mi sono adeguato a questa razza
teutonica che cominciava ad avere la
meglio sul campo di gara. Le migliori fattrici sono hannoverane, i migliori
stalloni sono holsteiner: la migliore miscela per il cavallo da salto ostacoli
è questa. I francesi continuavano a produrre cavalli troppo vecchio stampo:
Almè, Jalisco, Ibrahim, troppo sangue su sangue, quindi segnavano il passo. I
tedeschi sono i cavalli numero uno al mondo.”
Puoi citare allora alcuni dei tuoi migliori cavalli
dell’inizio?
“ Ho già citato Julius che
vendetti a Paolo Garofalo e posso citare
sicuramente Usignolo della Florida, Hirohito,
che fu convocato nelle selezioni nazionali da Raimondo D’Inzeo. Hirohito era un
hannover, mi ha dato grossissime soddisfazioni al tempo, ha vinto molto anche a
livello internazionale, posso dire che si è trattato di un soggetto molto
interessante. lo ha montato sempre,prima
Paolo Garofalo, poi è passato sotto la sella di Mario Verheyden. Quest’ultimo
cavaliere montava ben 6 cavalli per me. Usignolo della Florida invece può essere
considerato uno degli ultimi cavalli della zona, che aveva un minimo di sangue
salernitano vero. Oggi sull’argomento cavallo salernitano c’è una grossa e
lunga discussione ancora in corso, nella quale non entro! L’allevatore
calabrese, aveva deciso di inserire del sangue salernitano e ne derivò un
fantastico grigio con mezzi impressionanti. Si trattò di un ottimo soggetto: arrivò a
saltare tranquillamente l’150. Fu acquistato poi da Paolo Garofalo. Usignolo arrivò, da
puledro, al secondo posto al salto in
libertà di Verona su 600 partecipanti. Non c’erano le selezioni al tempo.”
Sei passato dopo all’acquisto del cavallo italiano.
Hai scelto cavalli dell’allevamento del
Castegno. Cosa ti è piaciuto di questi
esemplari? quali possiamo ricordare con maggiore gratitudine?
“ Il Castegno rappresenta il
sunto dell’apertura dei confini genetici e veterinari della selezione. Il seme
fresco e congelato ha potuto circolare in Europa. Ecco che allora Guerino
Boglioni, uomo di cavalli vero, che ha segnato la storia dell’allevamento
italiano, specialmente nel settore del dressage, perché è stato l’unico a
presentarsi con il cavallo italiano a Europei, mondiali, olimpiadi con
Valentina Truppa, è uno che ha visto lungo e ha importato delle ottime fattrici
hannover ed ha dato degli stalloni holsteiner. Quindi ha iniziato una sua
filosofia di allevamento e selezione. Hanno di speciale questi atleti a 4
gambe, un equilibrio psico-fisico
notevole, perché Boglioni li seleziona molto anche in base al carattere. Tutti
sanno creare un bel cavallo, ma un buon cavallo lo deve fare l’allevatore anche
nella fase di crescita. Se il cavallo non è equilibrato e disponibile e
collaborativo , anche se ha grandi potenzialità, non sarà lavorabile e
cavalcabile e quindi duttile ed addestrabile. I cavalli più forti del Castegno,
assieme a Maximo, che ormai gareggia spesso in Coppa delle Nazioni, è Ala del Castegno.
Era un fenomeno di cavalla. Ci sono voluti 4 mesi solo per fare la criniera,
era tedesca in realtà perché era stata acquistata in Germania. Guerino, da
subito, instaura un rapporto diretto con i puledri, fa fare amicizia con
l’uomo, il predatore per eccellenza. Fatto questo tassello importante, anello
di congiunzione tra due mondi, viene tutto facile, perché il cavallo si fida e
diventa un cavallo fruibile per tutti. La selezione dei cavalli è un altro
elemento importante, ma ormai è sotto gli occhi di tutti. Quindi tra questi
miei soggetti, citerei Ala che oggi fa la fattrice, Maximo, Ratia una 9 anni,
Una, Vumax un 5 anni figlio di Maximo.
In questo momento il più forte è Maximo, che rappresenta l’Italia anche in
coppa delle nazioni, speriamo quest’anno di fare bene da qualche altra parte.
Siamo in fase di evoluzione, in questo momento di emergenza sanitaria.”
Parliamo di addestramento e cavalieri. Puoi citare le
figure tecniche che avevi scelto per lavorare, montare e portare in gara i tuoi
cavalli?
“ Ormai ho 30 anni di
esperienza nel settore, posso ritenere come migliore tecnico con cui sono venuto
a contatto, in Italia, per bagaglio tecnico e cultura equestre, sicuramente Mario Verheyden. Come volontà, voglia di
riuscire, impegno quotidiano, per distacco cito Roberto Prandi. Si tratta di un
ragazzo che si è fatto da solo, metodico, puntuale, capisce i cavalli, non li
stressa, li cresce e li addestra con la giusta progressione nella fase dei 4, 5
e 6 anni. li mantiene freschi di mente e nel fisico. Maximo quest’anno entra nel 14mo anno e non lo
abbiamo mai fermato. Roberto alterna molto bene il lavoro, va in pineta, lavora
nel fiume, in collina, intervalla molto
lavoro tecnico e ginnastica. Gestire la serenità del cavallo da salto è un
elemento molto importante nell’allenamento del cavallo, e devo dire che questo
cavaliere ci riesce benissimo. “
Questi i vertici. Per la fase di doma, chi ha
lavorato i tuoi cavalli?
“ Ricordando che l’area salernitana è per tradizione, zona di
cavalli, sia da salto, ma anche da
trotto e galoppo; per la doma, in
questo contesto, eravamo messi molto bene. Mi sono fatto addestrare i miei
migliori puledri da Damiano La
Monica , di una dolcezza ed una capacità unica e rara. Poi
c’erano i vari Tartaglia e D’Orazio. Io sono stato fortunato finchè li ho
avuti. La doma dei miei cavalli avveniva con una dolcezza ed una capacità
unica. Vedere il lavoro di Damiano La
Monica alla doppia longe – di scuola Raimondo D’Inzeo- da
terra è stato fantastico. Queste figure, venivano da una scuola militare, che
era tutto.”
Come è stato gestire dei cavalli del genere in
Campania? C’erano maniscalchi, veterinari, groom idonei a creare il giusto team
per i tuoi cavalli?
“ Io avevo la mia scuderia
privata, a casa. Paolo Garofalo, ad esempio, veniva a montare da me. Ripeto,
questa era zona di cavalli, quindi il team d’appoggio è stato possibile
crearlo. Nel momento in cui la situazione si è evoluta, aprendo le frontiere,
gli investimenti nel settore equestre a livello locale, sono stati pochi. Per
un periodo Napoli è stata attiva attraverso il CIA di Agnano e la storica SNE. Poi
purtroppo siamo dovuti “emigrare”. I concorsi ippici al sud sono diventati
sempre meno, si sono tutti concentrati al nord, per cui ho spostato i cavalli
prima da Mario Verheyden, poi a Manerbio da Clelia Sturla, ed ora da Roberto
Prandi che si trova tra Cremona e Brescia. Si trova in piena situazione Covid
19. Ma io da lui mi trovo molto bene”
Parliamo di Carmine e dell’equitazione oggi. Sappiamo
che hai ancora i tuoi a cavalli, adesso al Nord Italia. Chi sono a tuo avviso,
i migliori cavalieri e tecnici in circolazione e perché?
“ I tecnici di riferimento
in Italia sono pochi. Istruttori che si inventano tecnici sono tanti, per mille
svariate ragioni. Oggi per me il tecnico di riferimento è Giorgio Nuti, e
rimane lui in maniera indiscutibile, perché è un uomo di cavalli, serio, il cui
curriculum parla per sé, però è un uomo che
non accetta compromessi per cui è scomodo! E’ l’unico tecnico che quando parla
di cavalli riesce ad incantare gli uditori per passione e conoscenza. Questo a
livello italiano, poi a livello internazionale c’è l’icona Henk Nooren e poi
Hans Horn, persone che girano molto e si susseguono costantemente alla guida
delle migliori squadre del salto ostacoli, li definirei mercenari
dell’equitazione mondiale”
C’è qualche giovane cavaliere italiano che ti fa ben
sperare in un futuro promettente?
“ Di giovani ce ne sono:
citerei Correddu, Giacomo Casadei, lo stesso Lorenzo De Luca.
Io sono in attesa di vedere,
nella giusta location, un Giampiero
Garofalo, che secondo me è un piccolo fenomeno della nostra regione, molto
forte, sulle orme del padre: Paolo era un istintivo, lui è un ragazzo molto di
talento. Gli auguro di trovare un posto, come lo hanno trovato De Luca e Zorzi,
dove possa essere sereno e libero di poter mostrare il proprio potenziale senza
alcuna pressione e preoccupazione, di fare il risultato ad ogni costo. Non è possibile montare bene quando bisogna
pensare al rientro economico. Ci vuole il giusto tempo: c’è una magia
nell’equitazione, si deve creare un feeling tra cavallo e cavaliere che sono due esseri pensanti. Se il cavallo accetta la
comunicazione dell’altro essere, allora nasce il binomio. Altrimenti non
avremmo mai avuto il fenomeno Jappeloup e Pierre Durand!”
Oggi Carmine Esposito ha qualche rimpianto? Se
potessi tornare indietro, con la conoscenza di oggi, cosa rifaresti o non
rifaresti?
“ Se si vuole sopravvivere,
la chiave di volta dell’equitazione è avere la forza ed il coraggio di scremare
sin da subito i soggetti e portare avanti solo quelli realmente qualitativi e competitivi.
I “cavalli parassiti” vanno messi da parte . Bisogna concentrarsi, purtroppo su
soggetti che abbiano possibilità di carriera
e di futuro. Non bisogna vivere di
illusioni, entrando nel vortice di una gestione molto onerosa fatta di
veterinari, maniscalchi e doppio lavoro, che non porta a nulla, perché magari si tratta
di un cavallo che non ha né la testa né il fisico. Le persone normali, vivono anche di soddisfazioni per andare avanti con entusiasmo e mordente. Ricordiamoci
sempre che il peggior giocatore è chi vuole rifarsi”.
Hai un sogno nel cassetto a livello equestre?
“Il mio sogno sarebbe stato
quello di poter affidare un mio cavallo a Marcus Ehning. Forse avrei potuto
farlo al tempo con Julius, ma ho tenuto
fede alla parola data a Paolo Garofalo, dando a lui la priorità nella vendita.
Chissà cosa sarebbe potuto accadere del cavallo, oppure darlo a Ludger Beerbaum
che andava di moda in quegli anni”.
Vuoi aggiungere qualcos’altro, al termine di questa
chiacchierata?
“ A mio avviso, bisognerebbe
adoperare anche in questo settore, più meritocrazia. Noi italiani siamo
depositari dell’equitazione mondiale, abbiamo inventato tutto , senza tornare
troppo indietro sempre fino a Caprilli. Noi siamo un popolo di cavalli. Dobbiamo
dare delle chance anche a persone che
non siano politicamente agganciate, ma lasciare più spazio al talento, alla
capacità ed alle doti naturali. Non è concepibile che i nostri migliori talenti
debbano espatriare e dobbiamo vederli valorizzati all’estero. Inoltre reputo davvero
indispensabile rinnovare un po’ il parco dirigenti alla guida della
Federazione.”
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