GIAMPIERO GAROFALO ED IL SUO STOP FORZATO IN BELGIO DA COVID-19
Photo courtesy Giampiero Garofalo facebook page "Avere l’opportunità di lavorare con Henk, penso sia la cosa migliore che mi potesse capitare. " Cit. Giampiero Garofalo |
“CERCHIAMO TUTTI LA GIUSTA MOTIVAZIONE ;
SENZA BUTTARCI TROPPO GIU’”
Di Giulia Iannone
Abbiamo contattato il nostro
amico “cavaliere”, napoletano di nascita, figlio e fratello d’arte, Giampiero Garofalo, per sapere come sta
vivendo l’emergenza sanitaria del Covid-19. Dopo essersi trasferito , già da
alcuni anni all’estero, prima in Germania, poi in Olanda, ora si trova in Belgio, presso le scuderie di Henk Nooren,
uno dei migliori trainer in circolazione nel mondo, ove presta la sua opera come
cavaliere. Ecco cosa ci ha raccontato in
questa intervista, per la quale lo ringraziamo moltissimo…
Giampiero,
riesci a muovere I cavalli quotidianamente nella scuderia ? Come sei
organizzato e quanti cavalli monti?
“In sono in Belgio, lavoro da quasi un anno per Henk Nooren. Anche qui
la situazione non è molto piacevole; è
tutto chiuso. Fortunatamente, noi, riusciamo lo stesso a montare tutti i giorni , sicuramente
cerchiamo di essere molto attenti, perché alla fine può succedere di incappare
in una caduta, quindi si cerca di fare
tutto il possibile ma con un occhio di riguardo in più . In questo momento ho 8
cavalli in lavoro , sono tutti abbastanza giovani e molto promettenti.”
Come si sarebbe dovuta svolgere la tua stagione agonistica, in questo
periodo?
“La mia stagione era iniziata a fine gennaio, a
Valencia, con un tour di tre settimane,
un concorso in terra spagnola, composto da due settimane di CSI due stelle ed
una tre stelle. Mi sono presentato all’appuntamento con 6 cavalli. Per me la stagione era iniziata, devo dire,
anche alla grande, con molti risultati
positivi, e con la vittoria nel gran
premio del csi tre stelle . Il nostro programma doveva proseguire con il
Toscana tour , ma purtroppo sappiamo tutti come è andata a finire”.
Tu rappresenti , al meglio direi, una larga fetta di
quegli italiani, che stanno vivendo questa forte esperienza di pandemia,
lontano dalla famiglia. Dacci notizie dei tuoi genitori e fratelli? Come vi tenete
in contatto?
“La mia famiglia sta bene: mio fratello Antonio è a Viterbo ( lavora come
cavaliere della Scuderia e allevamento degli Assi, ndr) e mia madre ,mio padre e mio fratello Michele,
sono a Napoli . Anche le loro giornate
trascorrono con molta semplicità, tra casa scuderia ed all’inverso, scuderia e
casa. Noi possiamo ritenerci
fortunati, perché possiamo passare un po’ di tempo in scuderia. Riesco solo ad
immaginare con angoscia, le persone che
sono costrette a trascorrere la quotidianità, chiuse completamente in casa, ma è anche l’unico modo che abbiamo, per
voltare pagina da questo incubo. Quindi dobbiamo
tutti stringere i denti e continuare con questa quarantena. Io sono in contatto con i componenti della mia
famiglia, tutte le sere: abbiamo il nostro appuntamento con face time
che ci fa sentire ‘vicini’ anche se lontani “
Come vedi dall’esterno la situazione difficile, del
nostro paese?
“Sicuramente non è bello sentire quello che sta
succedendo in Italia, ma come già detto
e lo ribadisco con forza ed energia, è veramente importante seguire le regole e
stare a casa, per poter un domani, tornare alla nostre vita di tutti i giorni”
Come é lavorare con Henk Nooren, considerato uno dei trainer migliori
se non il migliore, che è oggi in circolazione, nel salto ostacoli
internazionale? Puoi parlare un pochino di lui e del suo metodo?
“Avere l’opportunità di lavorare con Henk, penso sia
la cosa migliore che mi potesse capitare. Dato che è in carica come trainer
della nazionale francese del salto ad ostacoli, non è sempre a casa, per cui
quando si trova in scuderia, posso affermare che è realmente un tecnico ed un
uomo di cavalli che da terra fa concretamente la differenza. Quindi, l’unica
cosa buona di questo periodo di stop forzato, è il poterlo avere sempre a casa
e poter contare sul suo occhio esperto nel day by day. È davvero una
opportunità senza pari, perché ho la possibilità di interagire e confrontarmi
con lui più spesso del solito. Posso definirlo in sintesi, davvero il coach che
lavora molto, guardando alle piccole
cose dell’equitazione, il dettaglio, quegli elementi che magari un cavaliere, tende a dare un po’ per scontato. Agisce ed interviene e
struttura la training session in un modo
molto semplice , quindi senza stravolgere bruscamente il tuo modo di montare, ma si dedica realmente alla ricerca del
dettaglio”
Cosa ti manca adesso dell’Italia, in genere,e cosa
pensi dentro di te per affrontare
positivamente questo momento?
“Dell’Italia mi manca la mia famiglia , ma
lavorativamente parlando, non mi manca
niente. In questo periodo, cerco di essere sempre motivato anche se non è
semplice, perché non si sa quando riprenderemo la nostra attività agonistica, quindi non abbiamo un vero e proprio
programma. Stiamo “navigando a vista”,
dobbiamo cercare di avere i cavalli nella giusta routine, e continuare a
lavorare tutti i giorni, con la giusta motivazione senza buttarsi troppo giù di
morale”
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