venerdì 24 aprile 2020

SOS PROPRIETARI: “RIAPRITE I MANEGGI”

La nostra campagna nasce dalle numerose richieste che ci sono arrivate dai soci della nostra associazione chiamata “Ucif-Un cavallo in famiglia”, dai nostri iscritti al gruppo facebook “Ucif”, dai nostri lettori del nostro quotidiano on line: proprietari di cavalli, spesso piccoli proprietari, che da un giorno all’altro, hanno visto negare loro la possibilità di accudire e curare direttamente i propri compagni di vita e di sport.

Da un giorno all’altro i proprietari di cavalli hanno visto ngare la possibilità di accudire e curare i propri cavalli.
Photo courtesy Un cavallo in famiglia facebook page
Di Giulia Iannone
Abbiamo seguito con attenzione   l’associazione “Un cavallo in famiglia” che attraverso il proprio quotidiano on line appunto, “Un cavallo in famiglia” diretto dal giornalista milanese Glauco L.S Ricci, sta portando avanti   l’ "ottima e giusta" campagna in favore della riapertura dei maneggi e soprattutto la giusta indicazione di riunire i proprietari ai propri cavalli, da troppi mesi tenuti lontani dai propri reali riferimenti a due gambe.  Abbiamo contattato la redazione di questa associazione,  nell'intento di sostenere l’ iniziativa e farla conoscere a più lettori:
Come nasce questa campagna ?
La nostra campagna nasce dalle numerose richieste che ci sono arrivate dai soci della nostra associazione chiamata “Ucif-Un cavallo in famiglia”, dai nostri iscritti al gruppo facebook “Ucif”, dai nostri lettori del nostro quotidiano on line: proprietari di cavalli, spesso piccoli proprietari, che da un giorno all’altro, hanno visto negare loro la possibilità di accudire e curare direttamente i propri compagni di vita e di sport. Il messaggio “ state a casa” è stato preso alla lettera dagli enti equestri, soprattutto dalla nostra federazione che, in buona fede, ha deciso di affidare i cavalli nelle complete mani dei centri equestri, invitando i proprietari a non recarsi nei centri se non per motivi indifferibili. Abbiamo evidenziato come il termine “ indifferibili” fosse, secondo noi, largamente collegato al benessere dei nostri cavalli che, pur con il grande impegno dei centri equestri, non poteva essere certamente garantito mentre turnazioni controllate e sicure dei proprietari potevano aiutare a perseguirlo”
A che punto siamo e quando i proprietari potranno recarsi di nuovo dai propri cavalli, qualcuno scrive sul web" ostaggi" nei maneggi?
“ Dopo petizioni, raccolte forme, articoli, post, lettere…finalmente qualcosa si sta muovendo, per diversi motivi. Da una parte, ci sono centri ippici allo stremo, dall’altra c’è una situazione sanitaria leggermente migliorata e la forte spinta a un’immediata ripresa economica. La parola “ostaggi” forse è troppo forte ma crediamo che tra poco si possa davvero “liberare” di nuovo il nostro amore verso i cavalli, sempre nella massima sicurezza”
"Anche per i proprietari, questa emergenza è stata una lezione: in futuro, si spera, andranno preferiti maneggi dove è garantito sempre il benessere anche con paddock, spesso assenti, purtroppo.”

Quale sarà a vostro avviso la modalità "in sicurezza" per poter riaprire i maneggi: turnazioni? 
“La federazione ha lavorato a un protocollo in tal senso, ma già esiste il protocollo lavoratori del 14 marzo 2020, emanato dal nostro governo in concerto con le parti sociali che rappresenta una ottima base per la corretta gestione delle attività lavorative. Certamente, nessun tipo di assembramento, dispositivi di protezione, disinfettanti e una pre-sanificazione degli ambienti doverosa. Sarà una ripresa graduale nella speranza di poter tornare presto alla vita di prima”.
Sarà utile mantenere una sorta di piano di sicurezza per emergenze simili future, giusto? 

“Assolutamente, come ogni fatto negativo, anche questo ci lascerà una lezione utile per il futuro. Soprattutto nel nostro mondo equestre, la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro è sottovalutata, nonostante ci siano precise legislazioni al riguardo. Inoltre, spesso, chi va a cavallo, crede di essere immune da qualunque tipo di incidente o malattia: ne sono un esempio, i cavalieri che montano senza casco. Anche per i proprietari, questa emergenza è stata una lezione: in futuro, si spera, andranno preferiti maneggi dove è garantito sempre il benessere anche con paddock, spesso assenti, purtroppo.”

lunedì 13 aprile 2020

“CARMINE ESPOSITO : IL CAVALLO E’ UNA MAGIA”

"Libertà, spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto altro ancora."
Nella Foto Carmine Esposito

Di Giulia Iannone
“Tra cavallo e cavaliere deve scattare un meccanismo. Così è stato tra Roberto Prandi e Maximo del Castegno…questi i racconti di Carmine Esposito,  proprietario di noti cavalli in Campania, che dopo 30 anni di passione equestre, ha deciso di raccontarci qualcosa della sua esperienza.

Come inizia la tua passione per i cavalli?
“  Nasce , oserei dire, come tutte quelle passioni che sono nascoste nell’ anima e si collegano alla propria indole e carattere. Sono sempre stato attratto da tutto ciò  che rappresenta ed esprime la libertà: allevo canarini ed ho vinto due titoli italiani in questo settore, mi piacciono le moto, sono stato in accademia aeronautica e mi piacciono i cavalli. Libertà, spazio, movimento, velocità, forza, nel cavallo è riunito tutto questo e molto altro ancora.  Conoscevo Bernardo Barlotti, che a sua volta mi ha presentato la Contessa Cecilia Baratta e così sono venuto a contatto con la prestigiosa razza del cavallo salernitano. In quel periodo ho acquistato il mio primo soggetto che era Pionere, cavallo che  Morese aveva venduto a Gigino Liguori e quest’ultimo lo diede a me. Si trattava di un magnifico stallone, che aveva avuto un trauma fisico a cagione del quale non poteva essere più impiegato come cavallo agonista. Lo feci provare anche a Roberto Arioldi, però  era compromesso. Probabilmente scontrandosi con un altro stalloncino da piccolo, aveva riportato un problema alla cervicale”
Tu sei  stato uno dei primi in Campania ad importare bellissimi soggetti tedeschi: hannover, credo di ricordare. Perché proprio questa razza? Puoi citare alcuni dei migliori soggetti che le stanno più a cuore?
“Diciamo che sono molto legato al cavallo Holsteiner. Giulietta e Gilda erano due hannover. Il mio soggetto più importante è stato un westfalen di nome Julius che era montato da Paolo Garofalo. I cavalli tedeschi sono antesignani di selezioni di tutti i tipi di animali nel mondo. Stavano costruendo un cavallo moderno, il cavallo francese stava segnando il passo, ed io mi sono adeguato a questa razza teutonica  che cominciava ad avere la meglio sul campo di gara. Le migliori fattrici sono hannoverane, i migliori stalloni sono holsteiner: la migliore miscela per il cavallo da salto ostacoli è questa. I francesi continuavano a produrre cavalli troppo vecchio stampo: Almè, Jalisco, Ibrahim, troppo sangue su sangue, quindi segnavano il passo. I tedeschi sono i cavalli numero uno al mondo.”

Maximo del Castegno in azione
"In questo momento il più forte dei miei cavalli,  è Maximo, che rappresenta l’Italia anche in coppa delle nazioni, speriamo quest’anno di fare bene da qualche altra parte."

Puoi citare allora alcuni dei tuoi migliori cavalli dell’inizio?
“ Ho già citato Julius che vendetti a Paolo Garofalo  e posso citare sicuramente  Usignolo della Florida, Hirohito, che fu convocato nelle selezioni nazionali da Raimondo D’Inzeo. Hirohito era un hannover, mi ha dato grossissime soddisfazioni al tempo, ha vinto molto anche a livello internazionale, posso dire che si è trattato di un soggetto molto interessante.  lo ha montato sempre,prima Paolo Garofalo, poi è passato sotto la sella di Mario Verheyden. Quest’ultimo cavaliere montava ben 6 cavalli per me.  Usignolo della Florida invece può essere considerato uno degli ultimi cavalli della zona, che aveva un minimo di sangue salernitano vero. Oggi sull’argomento cavallo salernitano c’è una grossa e lunga discussione ancora in corso, nella quale non entro! L’allevatore calabrese, aveva deciso di inserire del sangue salernitano e ne derivò un fantastico grigio con mezzi impressionanti.  Si trattò di un ottimo soggetto: arrivò a saltare tranquillamente l’150. Fu acquistato poi  da Paolo Garofalo. Usignolo arrivò, da puledro,  al secondo posto al salto in libertà di Verona su 600 partecipanti. Non c’erano le selezioni al tempo.”
Sei passato dopo all’acquisto del cavallo italiano. Hai scelto  cavalli dell’allevamento del Castegno.  Cosa ti è piaciuto di questi esemplari? quali possiamo ricordare con maggiore gratitudine?
“ Il Castegno rappresenta il sunto dell’apertura dei confini genetici e veterinari della selezione. Il seme fresco e congelato ha potuto circolare in Europa. Ecco che allora Guerino Boglioni, uomo di cavalli vero, che ha segnato la storia dell’allevamento italiano, specialmente nel settore del dressage, perché è stato l’unico a presentarsi con il cavallo italiano a Europei, mondiali, olimpiadi con Valentina Truppa, è uno che ha visto lungo e ha importato delle ottime fattrici hannover ed ha dato degli stalloni  holsteiner. Quindi ha iniziato una sua filosofia di allevamento e selezione. Hanno di speciale questi atleti a 4 gambe,  un equilibrio psico-fisico notevole, perché Boglioni li seleziona molto anche in base al carattere. Tutti sanno creare un bel cavallo, ma un buon cavallo lo deve fare l’allevatore anche nella fase di crescita. Se il cavallo non è equilibrato e disponibile e collaborativo , anche se ha grandi potenzialità, non sarà lavorabile e cavalcabile e quindi duttile ed addestrabile. I cavalli più forti del Castegno, assieme a Maximo, che ormai gareggia spesso in Coppa delle Nazioni, è Ala del Castegno. Era un fenomeno di cavalla. Ci sono voluti 4 mesi solo per fare la criniera, era tedesca in realtà perché era stata acquistata in Germania. Guerino, da subito, instaura un rapporto diretto con i puledri, fa fare amicizia con l’uomo, il predatore per eccellenza. Fatto questo tassello importante, anello di congiunzione tra due mondi, viene tutto facile, perché il cavallo si fida e diventa un cavallo fruibile per tutti. La selezione dei cavalli è un altro elemento importante, ma ormai è sotto gli occhi di tutti. Quindi tra questi miei soggetti, citerei Ala che oggi fa la fattrice, Maximo, Ratia una 9 anni, Una, Vumax  un 5 anni figlio di Maximo. In questo momento il più forte è Maximo, che rappresenta l’Italia anche in coppa delle nazioni, speriamo quest’anno di fare bene da qualche altra parte. Siamo in fase di evoluzione, in questo momento di emergenza sanitaria.”
Ratia del Castegno e Roberto Prandi
"Si tratta di un ragazzo che si è fatto da solo, metodico, puntuale, capisce i cavalli, non li stressa, li cresce e li addestra con la giusta progressione nella fase dei 4, 5 e 6 anni. Li mantiene freschi di mente e nel fisico. "

Parliamo di addestramento e cavalieri. Puoi citare le figure tecniche che avevi scelto per lavorare, montare e portare in gara i tuoi cavalli?
“ Ormai ho 30 anni di esperienza nel settore, posso ritenere come migliore tecnico con cui sono venuto a contatto, in Italia, per bagaglio tecnico e cultura equestre, sicuramente  Mario Verheyden. Come volontà, voglia di riuscire, impegno quotidiano, per distacco cito Roberto Prandi. Si tratta di un ragazzo che si è fatto da solo, metodico, puntuale, capisce i cavalli, non li stressa, li cresce e li addestra con la giusta progressione nella fase dei 4, 5 e 6 anni. li mantiene freschi di mente e nel fisico.  Maximo quest’anno entra nel 14mo anno e non lo abbiamo mai fermato. Roberto alterna molto bene il lavoro, va in pineta, lavora nel fiume, in collina, intervalla  molto lavoro tecnico e ginnastica. Gestire la serenità del cavallo da salto è un elemento molto importante nell’allenamento del cavallo, e devo dire che questo cavaliere ci riesce benissimo. “
Questi i vertici. Per la fase di doma, chi ha lavorato i tuoi cavalli?
“ Ricordando che l’area  salernitana è per tradizione, zona di cavalli, sia da salto, ma anche da  trotto e galoppo;  per la doma, in questo contesto, eravamo messi molto bene. Mi sono fatto addestrare i miei migliori puledri da Damiano La Monica, di una dolcezza ed una capacità unica e rara. Poi c’erano i vari Tartaglia e D’Orazio. Io sono stato fortunato finchè li ho avuti. La doma dei miei cavalli avveniva con una dolcezza ed una capacità unica. Vedere il lavoro di Damiano La Monica alla doppia longe – di scuola Raimondo D’Inzeo- da terra è stato fantastico. Queste figure, venivano da una scuola militare, che era tutto.”
"I cavalli di Carmine Esposito riassunti in questa foto molto d'effetto"
"Tutti sanno creare un bel cavallo, ma un buon cavallo lo deve fare l’allevatore anche nella fase di crescita. Se il cavallo non è equilibrato e disponibile e collaborativo , anche se ha grandi potenzialità, non sarà lavorabile e cavalcabile e quindi duttile ed addestrabile. "
Cit. Carmine Esposito

Come è stato gestire dei cavalli del genere in Campania? C’erano maniscalchi, veterinari, groom idonei a creare il giusto team per i tuoi cavalli?
“ Io avevo la mia scuderia privata, a casa. Paolo Garofalo, ad esempio, veniva a montare da me. Ripeto, questa era zona di cavalli, quindi il team d’appoggio è stato possibile crearlo. Nel momento in cui la situazione si è evoluta, aprendo le frontiere, gli investimenti nel settore equestre a livello locale, sono stati pochi. Per un periodo Napoli è stata attiva attraverso il CIA di Agnano e la storica SNE. Poi purtroppo siamo dovuti “emigrare”. I concorsi ippici al sud sono diventati sempre meno, si sono tutti concentrati al nord, per cui ho spostato i cavalli prima da Mario Verheyden, poi a Manerbio da Clelia Sturla, ed ora da Roberto Prandi che si trova tra Cremona e Brescia. Si trova in piena situazione Covid 19. Ma io da lui mi trovo molto bene”
Parliamo di Carmine e dell’equitazione oggi. Sappiamo che hai ancora i tuoi a cavalli, adesso al Nord Italia. Chi sono a tuo avviso, i migliori cavalieri e tecnici in circolazione e perché?
“ I tecnici di riferimento in Italia sono pochi. Istruttori che si inventano tecnici sono tanti, per mille svariate ragioni. Oggi per me il tecnico di riferimento è Giorgio Nuti, e rimane lui in maniera indiscutibile, perché è un uomo di cavalli, serio, il cui  curriculum parla per sé, però è un uomo che non accetta compromessi per cui è scomodo! E’ l’unico tecnico che quando parla di cavalli riesce ad incantare gli uditori per passione e conoscenza. Questo a livello italiano, poi a livello internazionale c’è l’icona Henk Nooren e poi Hans Horn, persone che girano molto e si susseguono costantemente alla guida delle migliori squadre del salto ostacoli, li definirei mercenari dell’equitazione mondiale”
C’è qualche giovane cavaliere italiano che ti fa ben sperare in un futuro promettente?
“ Di giovani ce ne sono: citerei Correddu, Giacomo Casadei, lo stesso  Lorenzo De Luca.
Io sono in attesa di vedere, nella giusta location, un  Giampiero Garofalo, che secondo me è un piccolo fenomeno della nostra regione, molto forte, sulle orme del padre: Paolo era un istintivo, lui è un ragazzo molto di talento. Gli auguro di trovare un posto, come lo hanno trovato De Luca e Zorzi, dove possa essere sereno e libero di poter mostrare il proprio potenziale senza alcuna pressione e preoccupazione, di fare il risultato ad ogni costo. Non  è possibile montare bene quando bisogna pensare al rientro economico. Ci vuole il giusto tempo: c’è una magia nell’equitazione, si deve creare un feeling tra cavallo e cavaliere che sono  due esseri pensanti. Se il cavallo accetta la comunicazione dell’altro essere, allora nasce il binomio. Altrimenti non avremmo mai avuto il fenomeno Jappeloup e Pierre Durand!”
Premiazione Coppa delle Nazioni in Finlandia , prima posizione
"Se si vuole sopravvivere, la chiave di volta dell’equitazione è avere la forza ed il coraggio di scremare sin da subito i soggetti e portare avanti  solo quelli realmente qualitativi e competitivi. I “cavalli parassiti” vanno messi da parte . Bisogna concentrarsi, purtroppo su soggetti che abbiano  possibilità di carriera e di futuro. " Cit. Carmine Esposito

Oggi Carmine Esposito ha qualche rimpianto? Se potessi tornare indietro, con la conoscenza di oggi, cosa rifaresti o non rifaresti?
“ Se si vuole sopravvivere, la chiave di volta dell’equitazione è avere la forza ed il coraggio di scremare sin da subito i soggetti e portare avanti  solo quelli realmente qualitativi e competitivi. I “cavalli parassiti” vanno messi da parte . Bisogna concentrarsi, purtroppo su soggetti che abbiano  possibilità di carriera e di futuro.  Non bisogna vivere di illusioni, entrando nel vortice di una gestione molto onerosa fatta di veterinari, maniscalchi e doppio lavoro,  che non porta a nulla, perché magari si tratta di un cavallo che non ha né la testa né il fisico. Le persone normali,  vivono anche di soddisfazioni per  andare avanti con entusiasmo e mordente. Ricordiamoci sempre che il peggior giocatore è chi vuole rifarsi”.
Hai un sogno nel cassetto a livello equestre?
“Il mio sogno sarebbe stato quello di poter affidare un mio cavallo a Marcus Ehning. Forse avrei potuto farlo al tempo con  Julius, ma ho tenuto fede alla parola data a Paolo Garofalo, dando a lui la priorità nella vendita. Chissà cosa sarebbe potuto accadere del cavallo, oppure darlo a Ludger Beerbaum che andava di moda in quegli anni”.
Vuoi aggiungere qualcos’altro, al termine di questa chiacchierata?
“ A mio avviso, bisognerebbe adoperare anche in questo settore, più meritocrazia. Noi italiani siamo depositari dell’equitazione mondiale, abbiamo inventato tutto , senza tornare troppo indietro sempre fino a Caprilli. Noi siamo un popolo di cavalli. Dobbiamo dare delle chance anche a  persone che non siano politicamente agganciate, ma lasciare più spazio al talento, alla capacità ed alle doti naturali. Non è concepibile che i nostri migliori talenti debbano espatriare e dobbiamo vederli valorizzati all’estero. Inoltre reputo davvero indispensabile rinnovare un po’ il parco dirigenti alla guida della Federazione.”








ROBERTA CIAMPA: L’ELEGANZA DEL DRESSAGE

 "Shenandoh, è  per me una cavalla importante, perché con lei ho affrontato il mio primo Gran Premio di dressage, con lei ho effettuato una tappa di Coppa del Mondo in Polonia" Cit.R.C
Photo courtesy R.C facebook

Di Giulia Iannone
Nasce a Sorrento 29 anni fa, vive a Roma da più di 8 anni per portare avanti la sua attività di dressagista professionista. Laureata in Giurisprudenza, la sua mascotte è un cagnolino carlino, di nome Piaffe, che la segue sempre in allenamento ed in casa.
Come stai vivendo, lontana dalla tua famiglia che è a Sorrento, questa pandemia?
“ Sono consapevole del fatto che volere bene alle persone care, significa in questo momento non vedersi, in modo tale da non contribuire alla diffusione del virus e non pregiudicare le loro condizioni di salute. Abbiamo il dovere, noi figli, di pensare e proteggere i nostri familiari”
Benché Roma ti consenta di portare avanti il tuo sogno equestre, cosa ti manca di Sorrento?
“Mi manca Sorrento perché lì si trova la mia famiglia, la cucina locale, i miei amici ed il mare”
Roberta Ciampa, amazzone, istruttrice che segue un gruppo di allievi presso il Cassia Equestrian Club. Come stai  svolgendo in questo momento la tua attività equestre?
“Sono atleta di interesse nazionale, come tale mi è stata data dalla federazione, la possibilità,  di continuare ad allenarmi a porte chiuse. Nel contempo, essendo istruttore di dressage, nel circolo in cui monto, mi occupo dei cavalli degli allievi. Mi piace arrivare sempre  presto in scuderia, in modo da poter organizzare il lavoro e garantire il benessere e la movimentazione quotidiana di tutti i soggetti presenti in scuderia”
Come si sarebbe dovuta svolgere la tua stagione agonistica, fino a questo momento?
“ Sicuramente con un piano di gare internazionali, che purtroppo sono state annullate. Avrei dovuto fare Ornago e Cattolica in Italia, poi avevo messo in programma l’Austria, Lipica, insomma un programma fitto di CDI,  almeno uno al mese. Adesso è andata così. Potrei dire che la stagione è saltata o meglio veramente limitata, considerando la pausa estiva come ulteriore aggravante al percorso agonistico. Le priorità al momento  sono altre e riguardano il benessere e la salute della collettività, del mondo intero. Saranno poi gli eventi a guidarci”
"  in dressagequando tutto è certo e confermato, l’immagine visiva finale è di perfetta semplicità, spontaneità, naturalezza. " Cit.R.C
photo courtesy R.C facebook

Perché hai deciso di abbracciare la disciplina del dressage anche a livello professionale, considerando che in Italia è meno nota e sempre cenerentola rispetto al salto ad ostacoli?
“ Il dressage mi è sempre piaciuto fin da piccola. Ho avuto la fortuna, da subito ,  di poter praticare due discipline da sempre, in maniera parallela. Il mio primo istruttore, al quale devo una ottima impostazione di assetto è stato il mio conterraneo, Michele Cappiello, che ringrazio molto ancora oggi. Poi all’età di 17 anni ho scelto e mi sono dedicata completamente al dressage. Questa nobile disciplina, si coniuga molto bene con alcuni aspetti del mio carattere: eleganza, armonia, confidenza, e soprattutto l’espressione del perfetto connubio che dovrebbe istaurarsi tra cavallo e cavaliere. È proprio il lavoro del dressage a nutrire e cesellare questi elementi fino a farli emergere completamente. Alla fine, quando tutto è certo e confermato, l’immagine visiva finale è di perfetta semplicità, spontaneità, naturalezza. Questo mi rispecchia molto, anche perché sono una perfezionista.”
Parliamo dei cavalli del cuore: puoi citare i  cavalli che hanno contribuito a farti essere quella di oggi?
“ Dal punto di vista emotivo ed affettivo, come primissimo compagno di vita, cito Birbo del Crati. Mi è stato regalato dei miei genitori, quando avevo solo 12 anni, lui aveva già affrontato categorie gran premio di salto ad ostacoli. E’ il cavallo del cuore perché l’ho tenuto fino alla fine, mi ha accompagnata nelle fasi salienti della mia crescita non solo agonistica  ma di bambina che si affaccia all’adolescenza. Siamo stati 12 anni insieme. Birbo era caldo, frizzantino ma al contempo fine ed elegante, si muoveva anche molto bene, aveva carattere ed andava interpretato già con grande precisione ed attenzione, non sempre perdonava l’errore. Esigeva di essere montato bene. E’ stato veramente un grande amore, e con lui ho conseguito il primo grado salto ad ostacoli. Dopo entra in scena Arno van’t Hof. Questo cavallo, di origine belga,  è stata un po’ una scommessa, è un cavallo che ho scelto da sola, in cui ho creduto molto: caldo, sensibile, fine, un pochino   “spooky”. Con lui ho affrontato lo small tour ossia St.George/Inter1, ed ho vinto la medaglia d’argento al campionato italiano D, ad Arezzo. Poi segnalo Shenandoah, la cavalla della mia allieva Elisabetta Pataia.  È per me una cavalla importante, perché con lei ho affrontato il mio primo Gran Premio di dressage, con lei ho effettuato una tappa di Coppa del Mondo in Polonia, a Zakrzow,  sono legata a lei perché abbiamo insieme debuttato nel big tour, una femmina tedesca dal passato un po’ complicato e difficile, molto sensibile, fine, calda ma elegante, che ruba l’occhio col suo manto nero setoso e le sue lunghe gambe, inconfondibile linea Sandro Hit. Ringrazio sempre la proprietaria perché questa è davvero una cavalla speciale. Oggi con me è arrivato Flirt, cavallo ucraino del 2003 di grande esperienza. Siamo insieme da poco, ma sento di essere molto legata a lui. E’ affettuoso, dotato di una enorme intelligenza e di un carattere d’oro. Con  lui gareggio a livello internazionale, ed insieme abbiamo già conseguito  importanti piazzamenti in Italia e a Nizza, e la medaglia di bronzo al campionato italiano assoluto, lo scorso settembre, a Roma, a Casale san Nicola”
Il podio del Campionato italiano assoluto 2019
"E’ stato molto emozionante, salire sul terzo gradino  del podio assoluto proprio a Roma, nella città che mi ha adottata. “ cit.R.C
photo courtesy R.C 

Nonostante la tua giovane carriera, qual è stato il momento più emozionante a   livello agonistico?
“ Vincere quest’anno la medaglia di bronzo ai campionati italiani assoluti, perché era il mio primo campionato assoluto e poi l’ho disputato a Roma, nella scuderia in cui sono cresciuta agonisticamente, ho vissuto, ho lavorato, mi sono allenata, per circa 7 anni, luoghi nei quali realmente ho iniziato a fare dressage nel vero senso della parola. E’ stato molto emozionante, salire sul terzo gradino  del podio assoluto proprio a Roma, nella città che mi ha adottata. “
In equitazione non sono marginali i cavalli, ma sono sicuramente importanti gli incontri tecnici della nostra vita. Puoi citare i tecnici più significativi che hai incontrato fino ad oggi?
“ In primis, Paolo Margi. All’età di 17 anni ho fatto uno stage di dressage  con lui nella mia regione, e a seguito di quella due giorni di lavoro, mi sono appassionata al dressage. È stato per me un incontro importante perché poi ho montato con lui per tanti anni ed ho anche lavorato per lui. E’ sicuramente un tecnico che ha curato la mia formazione ed io gli devo moltissimo, e’ stata una figura  importantissima nella mia carriera equestre,  mi ha insegnato a valutare come si muove il cavallo atleta, attraverso lo studio della biomeccanica, l’importanza per un atleta dello stretching e della decontrazione. Facendo poi parte del team Italia, la federazione mi ha dato la possibilità di fare un clinic con Johann Hinnemann, che è un grandissimo tecnico tedesco. Oggi, nel mio cammino di evoluzione e grazie all’arrivo di Flirt, ho scelto di farmi accompagnare tecnicamente da  Laura Conz. Lei ha una capacità incredibile nel  curare i dettagli, non lascia nulla al caso, è una perfezionista ed anche per questo mi trovo bene con lei, credo inoltre che la cura del dettaglio rappresenti una caratteristica del mondo femminile, inoltre è un tecnico che continua a studiare e ad aggiornarsi, non smette mai di confrontarsi, e questo diventa la sua ricchezza e quel quid pluris in più. E’ molto brava anche nella programmazione delle gare, nell’organizzazione, è un tecnico a tutto tondo. Con lei mi trovo bene e credo che, ad oggi, nel dressage sia la migliore in Italia. “
Roberta Ciampa ha un sogno nel cassetto?
“ Penso che sia quello di tutti agli agonisti: andare ai Giochi Olimpici. “
C’è un cavallo del dressage passato o del dressage contemporaneo, che ti piacerebbe o ti sarebbe piaciuto montare?
“Senza esitazione dico Valegro, perché è stato un cavallo potente ed al contempo, fine, elegante, leggero. Elastico, ma vigoroso, un connubio perfetto tra forza ed eleganza.”
"Questa nobile disciplina, si coniuga molto bene con alcuni aspetti del mio carattere: eleganza, armonia, confidenza, e soprattutto l’espressione del perfetto connubio che dovrebbe istaurarsi tra cavallo e cavaliere. " Cit.R.C
Photo courtesy R.C

Qual è la tua amazzone di riferimento?
“ Mi piacciono  molto sia Charlotte Dujardin che Isabell Werth. Esprimono una equitazione sempre molto leggera, un modo di montare delicato. L’equitazione di Charlotte è molto bella da vedere, lei è molto armoniosa, Isabell invece credo che sia la numero uno nella preparazione del cavallo atleta ”
Che gratificazione ti da svolgere al contempo la professione di istruttore?
“ Mi piace moltissimo insegnare. Ho avuto delle grandissime soddisfazioni con gli allievi junior, ma ad oggi sto seguendo anche diversi senior, non solo nella disciplina del dressage, ma anche in quella del completo. Spero di continuare ad aiutare anche questi cavalieri senior nella loro progressione del lavoro in piano e di poterli assistere nel loro percorso formativo, affinché possano raggiungere risultati sempre maggiori”.


giovedì 2 aprile 2020

GIAMPIERO GAROFALO ED  IL SUO STOP FORZATO IN BELGIO DA COVID-19
Photo courtesy Giampiero Garofalo facebook page
"Avere l’opportunità di lavorare con Henk, penso sia la cosa migliore che mi potesse capitare. " Cit. Giampiero Garofalo

“CERCHIAMO TUTTI LA GIUSTA MOTIVAZIONE; SENZA BUTTARCI TROPPO GIU’”
Di Giulia Iannone
Abbiamo contattato il nostro amico “cavaliere”, napoletano di nascita, figlio e fratello d’arte,  Giampiero Garofalo, per sapere come sta vivendo l’emergenza sanitaria del Covid-19. Dopo essersi trasferito , già da alcuni anni all’estero, prima in Germania, poi in Olanda, ora si trova  in Belgio, presso le scuderie di Henk Nooren, uno dei migliori trainer in circolazione nel mondo, ove presta la sua opera come cavaliere.  Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista, per la quale lo ringraziamo moltissimo…

 Giampiero, riesci a muovere I cavalli quotidianamente nella scuderia ? Come sei organizzato e quanti cavalli monti?
In sono in Belgio, lavoro da quasi un anno per Henk Nooren. Anche qui la situazione non è molto piacevole;  è tutto chiuso. Fortunatamente,  noi,  riusciamo lo stesso  a montare tutti i giorni , sicuramente cerchiamo di essere molto attenti, perché alla fine può succedere di incappare in una caduta,  quindi si cerca di fare tutto il possibile ma con un occhio di riguardo in più . In questo momento ho 8 cavalli in lavoro , sono tutti abbastanza giovani e molto promettenti.”
Come si sarebbe dovuta svolgere  la tua stagione agonistica, in questo periodo?
“La mia stagione era iniziata a fine gennaio, a Valencia, con  un tour di tre settimane, un concorso in terra spagnola, composto da due settimane di CSI due stelle ed una tre stelle. Mi sono presentato all’appuntamento con 6 cavalli.  Per me la stagione era iniziata, devo dire, anche  alla grande, con molti risultati positivi,  e con la vittoria nel gran premio del csi tre stelle . Il nostro programma doveva proseguire con il Toscana tour , ma purtroppo sappiamo tutti come è andata a finire”.
Tu rappresenti , al meglio direi, una larga fetta di quegli  italiani, che stanno  vivendo questa forte esperienza di pandemia, lontano dalla famiglia. Dacci notizie dei tuoi genitori e fratelli? Come vi tenete in contatto?
“La mia famiglia sta bene:  mio fratello Antonio è a Viterbo ( lavora come cavaliere della Scuderia e allevamento degli Assi, ndr)  e mia madre ,mio padre e mio fratello Michele, sono  a Napoli . Anche le loro giornate trascorrono con molta semplicità, tra  casa scuderia ed all’inverso,  scuderia e  casa. Noi  possiamo ritenerci fortunati, perché possiamo passare un po’ di tempo in scuderia. Riesco solo ad immaginare con angoscia,  le persone che sono costrette a  trascorrere  la quotidianità,  chiuse completamente  in casa, ma è anche l’unico modo che abbiamo, per voltare pagina da questo incubo.  Quindi dobbiamo tutti stringere i denti e continuare con questa quarantena.  Io sono in contatto con i componenti della mia famiglia,  tutte le sere:  abbiamo il nostro appuntamento con face time che ci fa sentire ‘vicini’ anche se lontani “
Photo di Giulia Iannone
Stiamo “navigando a vista”,  dobbiamo cercare di avere i cavalli nella giusta routine, e continuare a lavorare tutti i giorni, con la giusta motivazione senza buttarsi troppo giù di morale” cit. Giampiero Garofalo

Come vedi dall’esterno la situazione difficile, del nostro paese?
“Sicuramente non è bello sentire quello che sta succedendo in Italia, ma come già  detto e lo ribadisco con forza ed energia,   è veramente importante seguire le regole e stare a casa, per poter un domani, tornare alla nostre vita di tutti i giorni”
Come é lavorare con Henk  Nooren, considerato uno dei trainer migliori se non il migliore,  che è oggi  in circolazione, nel salto ostacoli internazionale? Puoi parlare un pochino di lui e del suo metodo?
“Avere l’opportunità di lavorare con Henk, penso sia la cosa migliore che mi potesse capitare. Dato che è in carica come trainer della nazionale francese del salto ad ostacoli, non è sempre a casa, per cui quando si trova in scuderia, posso affermare che è realmente un tecnico ed un uomo di cavalli che da terra fa concretamente la differenza. Quindi, l’unica cosa buona di questo periodo di stop forzato, è il poterlo avere sempre a casa e poter contare sul suo occhio esperto nel day by day. È davvero una opportunità senza pari, perché ho la possibilità di interagire e confrontarmi con lui più spesso del solito. Posso definirlo in sintesi, davvero il coach che lavora molto, guardando alle  piccole cose dell’equitazione, il dettaglio, quegli elementi che  magari un cavaliere, tende a dare  un po’ per scontato. Agisce ed interviene e struttura la training session  in un modo molto semplice , quindi senza stravolgere bruscamente  il tuo modo di montare,  ma si dedica realmente alla ricerca del dettaglio”
Cosa ti manca adesso dell’Italia, in genere,e cosa pensi dentro di te per  affrontare positivamente questo momento?

“Dell’Italia mi manca la mia famiglia , ma lavorativamente parlando,  non mi manca niente. In questo periodo, cerco di essere sempre motivato anche se non è semplice, perché non si sa quando riprenderemo la nostra attività agonistica,  quindi non abbiamo un vero e proprio programma. Stiamo “navigando a vista”,  dobbiamo cercare di avere i cavalli nella giusta routine, e continuare a lavorare tutti i giorni, con la giusta motivazione senza buttarsi troppo giù di morale”