“PER MIGLIORARE ANCORA, BISOGNA CAMBIARE
ATTEGGIAMENTO MENTALE”
Le considerazioni di Gianluca Caracciolo all’indomani
dei campionati italiani giovanili di Arezzo.
A cura di Giulia Iannone
"Per funzionare con costanza e verità, bisogna che entrambe le figure , cavallo e cavaliere, procedano in sintonia e di pari passo" Cit. Gianluca Caracciolo Photo courtesy Caracciolo facebook page |
I Campionati italiani giovanili di settembre, che si
sono svolti ad Arezzo, sono ormai in cantiere. Abbiamo contattato al telefono,
il cavaliere ed istruttore pugliese Gianluca Caracciolo che ha vissuto
l’appuntamento aretino in prima linea, con
Domenico Carlino, che nella categoria juniores assoluto ha terminato in
ottava posizione e con Domenica Del
Prete, giunta in finale del criterium juniores con una nuova cavalla.
“Per poter
crescere ulteriormente in campo tecnico le nuove leve dell’equitazione italiana
hanno bisogno di tecnici autorevoli e competenti ed un ottimo schema, metodo e
programmazione del lavoro…”
Ecco cosa ci ha detto il cavaliere di Bari Gianluca
Caracciolo:
Lei ha accompagnato al campionato italiano i suo allievi. Con quale
sensazione è tornato dall’appuntamento tecnico in Toscana?
“ Sono rientrato soddisfatto sia per quanto riguarda
i miei ragazzi, sia perché ho visto nella media un ottimo livello tecnico dei
partecipanti. I percorsi inoltre, voluti e supervisionati da Stefano
Scaccabarozzi e Giorgio Nuti, sono stati dei percorsi selettivi. Non è venuto
alcun risultato per caso. In finale sono arrivati i binomi migliori, coloro che
avevano una preparazione adeguata all’evento.”
Dunque il rigore, la chiarezza e la coerenza tecnica
di Giorgio Nuti sta dando una traccia decisiva in campo giovanile?
“ Ho interagito con Giorgio , ad esempio, in merito
ad una imboccatura da gara, da far usare al mio allievo, dopo il primo giro ,
ho avuto un riscontro immediato in campo, i piccoli dettagli spesso determinano
il cambiamento. Trovo che la presenza del tecnico giovanile in campo prova,
pronto e disponibile al suggerimento ed al consiglio sia un plusvalore da non
sottovalutare. Probabilmente io ho un feeling immediato con Giorgio Nuti,
perché 20 anni fa sono andato da young rider in scuderia dal tecnico lombardo,
dunque la mia formazione deriva da lui! Giorgio, anche durante il lavoro
mattutino ,osserva, interviene, aiuta. Ma dove si trova un tecnico così?
Domenico Carlino ha vinto un Gran Premio internazionale a Samorin, due
mesi fa, Giorgio Nuti è stato sempre con noi e ci ha aiutato moltissimo . Ho
avuto un supporto tecnico eccezionale che non abbiamo mai avuto. Giorgio Nuti
sta lavorando tantissimo e gli va dato sempre più spazio, ma devo dire che lo
stanno impiegando con grande profitto.”
Facendo un discorso generale sul movimento giovanile
in equitazione, che sta progredendo su di una ottima strada di sviluppo, cosa
si può fare ancora per migliorare?
“ Dobbiamo cercare di migliorare nell’ambito delle
nostre possibilità soggettive. Dobbiamo cercare di fare bene le gare del nostro
livello tecnico, prima di poter fare il salto di qualità. Per fare bene i Gran
Premi, prima dobbiamo aver fatto ottimamente le categorie di altezza 1,30/ 1,40
e così via. Fare una categoria 1, 30
montando bene, rappresenta un obiettivo
di tutto rispetto. Dobbiamo vivere con coscienza tutti gli step formativi e
tecnici per poi ambire ad altre gare, altri traguardi. Non possiamo bruciare le
tappe. In questo sport il cavallo è un elemento del binomio, ed il cavaliere
l’altro componente del binomio. Per funzionare con costanza e verità, bisogna
che entrambe le figure procedano in sintonia e di pari passo, ciascuno
interpretando al meglio il proprio ruolo. Se qualcosa è sbilanciato nel
rapporto, la prestazione agonistica non sempre si esprime. E’ inutile
nascondersi dietro mille scuse. Il cavallo è un elemento fondamentale ma non
unico! Pensiamo a migliorare noi stessi,
facciamo la progressione tecnica, poi proveremo a fare qualcosa di diverso, perché
il cambiamento spesso è necessario, ma la strada maestra va percorsa fino in
fondo. Bisogna cambiare atteggiamento mentale ma è un po’ tutto il sistema che
deve diventare più agile e specifico, partendo dai tecnici che devono essere
figure autorevoli, competenti, con buone doti diplomatiche e di comunicazione,
che sappiano far crescere con la giusta analisi e critica tecnica. L’errore ed
il fallimento si tramuta sempre in motivazione e stimolo per la crescita
tecnica. Senza questo metodo non si va da nessuna parte”.
Quale è il cambiamento primario che la Federazione
potrebbe fare per accelerare il processo di miglioramento?
“ Penso che sia necessario rigenerare la classe degli
istruttori e mettere bene in chiaro i livelli di competenza di ciascun tecnico.
Non tutti possono accompagnare ad un europeo, ad un campionato italiano, o ad
un Gran Premio e viceversa, un istruttore di alto livello, non dovrebbe accompagnare un brevetto.
Ragionerei più in quest’ottica. Ognuno deve poter fare al meglio il proprio
lavoro nell’ambito della giusta competenza.”
Lei nel suo piccolo, quale istruttore e gestore di
circolo ippico, come si relaziona con l’insegnamento equestre?
“ Seguo tutti ragazzi che ormai hanno il I e II grado
, non faccio scuola personalmente, ma da
poco tempo ho inserito nell’organizzazione, una giovane istruttrice molto in gamba, Serena
Stea, che curerà questo settore. Io dal canto mio, monto a cavallo e
seguo gli allievi che bene o male mi seguono un po’ nel mio circuito di gare,
poichè Domenico Carlino monta regolarmente nei gran premi cui partecipo, ma con me montano anche altre ragazze che
potrebbero raggiungere questo livello. Qui in Puglia il potenziale c’è,
bisognerebbe imparare a guardare un po’ più in alto, non accontentarsi.”
Pensa che i ragazzi abbiano poca consapevolezza di
quello che fanno, poca autocoscienza equestre? Si accontentano del poco tecnico
mentre sono a caccia di grandi risultati in campo gara?
“ Questo sport un po’ fa cadere nell’equivoco di fare
ciò che non si è in grado di fare! In uno sport in cui non sei solo con te
stesso ed il tuo corpo, può capitare che un cavallo ti faccia fare delle cose
per le quali non sei pronto. Una volta può andare bene! Ed allora si pensa che
quella sia la regola. Non basta in questo modo fare netto, è come si fa il
netto, come è la gestione del percorso, come fai saltare il tuo cavallo, il che
presuppone un lavoro solido e forte svolto a casa. Vedo in giro ragazzi giovani
competitivi e costanti che hanno centrato alla grande il metodo di lavoro in
scuderia, un Giacomo Casadei, un Guido Franchi, i fratelli Garofalo, Mattias
Alvaro, Codecasa e tanti altri …sono un bello stimolo, una bella realtà che può
fare da esempio a tutti i ragazzi che oggi montano in gara e che puntano ad
alti livelli. Talento e voglia di lavorare e migliorarsi. Però accanto a questi
meravigliosi esempi di impegno e dedizione ne vedo altri che tardano ad
imboccare la strada maestra di questa disciplina, fanno poco per cambiare e
tentare di migliorare. Non tutti nascono Marcus Ehning o persone
particolarmente dotate, ma con il lavoro si può anche arrivare. Bisogna avere
anche la volontà e la voglia di mettersi in discussione, si fa presto a dire
che il cavallo è poco rispettoso, si ferma… magari non si è centrato il tipo di
lavoro che va bene per quel determinato cavallo, o non si comprende che il
nostro compagno di gara non sta attraversando un periodo di forma. E’ questo il
messaggio che dovrebbe passare.“
Non stiamo assistendo ad una corsa verso il
curriculum ed il risultato a tutti i costi , a scapito della gavetta formativa
e necessaria?
“ Il risultato, una volta, arriva per tutti! Il
problema è la costanza del risultato. Se si ottengono risultati troppo
discontinui, non si è centrato la categoria di riferimento. Rincorrere il
risultato è una cosa abbastanza ridicola e fine a se stessa. Senza un metodo di
lavoro va bene una volta, grazie al caso,
ma poi non si ha costanza agonistica. Quest’ultima nasce quando si inanellano
tanti ingredienti come quello veterinario, alimentare, la mascalcia,
l’allenamento, la gestione di scuderia. Per creare costanza in gara bisogna
anche fare una analisi obiettiva della prestazione sportiva: così si è
consapevoli della strada intrapresa . Sono tante le variabili e procedere a
caso non paga. La sfortuna non è una motivazione!”.
In una riunione con i tecnici abbiamo parlato appunto
di questo, non solo dei risultati esprimibili
sulla carta, ma analisi critica dei risultati stessi, come già detto ci sono i
netti fortuiti ed i netti costruiti!”
Molti cavalieri giovani non sanno cosa stanno
facendo. E’ d’accordo?
“ Chi sale a cavallo dovrebbe aver chiaro cosa voler
raggiungere e come, quale è lo scopo del proprio lavoro in sella. Spesso si
pensa solo ad avere il cavallo con la testa in mezzo alle gambe anteriori.
Ci si concentra troppo sulle qualità del nostro
cavallo e poco sulla possibilità di ottimizzare la prestazione migliorando le
proprie qualità.
L’improvvisazione e mancanza di obiettivo a
medio e lungo termine, sono carenze da imputare al proprio tecnico di
riferimento. Fino a che gli allievi non sono maturi, spetta al tecnico seguirli
passo passo.”
Ed i genitori che ruolo hanno in questo contesto?
“ Lo sport è lo specchio della società, questa
componente non è da sottovalutare. Sono padre di tre figli e so bene quanto sia
difficile non oltrepassare la sottile linea di demarcazione con i propri figli!
Si vivono i loro alti e bassi, le preoccupazioni, il successo e l’insuccesso.
Tutto questo ci porta talvolta ad essere poco obiettivi, attribuendo gli
insuccessi ad altri fattori, ma lo sport, inteso anche come palestra di vita,
non è questo. Lo sport è fatto dei suoi parametri e, specie quando si perde, bisogna essere critici senza filtri né scuse
ma con obiettività. E non bisogna sempre accontentarsi di pensare che il
cavallo non sia buono. Ci può anche stare, ma allora facciamo qualcosa di
diverso.”
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