Lodovico Nava in una storica immagine Photo Courtesy ANNCE Articolo del 2013 a firma di Giulia Iannone "Auguri, Lodovico Nava" |
Di Giulia Iannone
Oggi abbiamo tutti perso il
nostro padre equestre ideale e concettuale.
Ci ha lasciato questa
mattina il Colonnello Lodovico Nava.
Nato a Modena il 19 aprile
del 1929.
Ufficiale di artigliera, cavaliere
egli stesso, giudice di dressage e completo, scrittore pregevolissimo di libri
manuali ed articoli di settore, atleta
olimpico, partecipò ai Giochi Olimpici di Roma 1960 nella disciplina del completo di equitazione
con il cavallo Arcidosso. La squadra era composta da Alessandro Argenton su
Plus Possible, da Gianni Grignolo su Court Hill, da Lucio Tasca su Rahin. “Arcidosso, unico italiano della squadra era
stato allevato dal dottor Conforti . Figlio di Procle (purosangue italiano ) e
Isotta, che della razza maremmana aveva solo la forza e la robustezza , qualità
importanti. “ così scriveva l’illustre Nava che è stato anche socio
fondatore dell’ANCCE , nel 2013, anno in cui usciva il testo “il completo alle
Olimpiadi” dedicato all’altro grande “uomo di cavalli” della nostra storia
equestre ossia Adriano Capuzzo. Ed in quell’occasione fu chiesto al Nostro
padre equestre di scrivere la prefazione del libro dedicandola all’amico
scomparso Adriano, al quale si rivolgeva così” Non è un compito facile ricordare in poche righe un personaggio di tal
fatta. E’ arduo farne un ritratto che lo rappresenti in maniera completa. Mi
viene in aiuto e mi sprona a farlo un lungo e profondo rapporto di amicizia di
stima reciproca, che si è protratto per tanti anni avendo come collante comune
il cavallo”. E dice bene il Maestro
Nava , perché oggi anche noi siamo in preda alla sua stessa commozione, allo smarrimento,
alla confusione ed alla tristezza profonda pur desiderosi di ricordare e
salutare il nostro punto di riferimento dell’arte equestre del nostro paese che
ci ha lasciati di nuovo soli, a poco tempo dalla dipartita terrena, per
esempio, di Albino Garbari. Ma ci spinge
la stima, l’ammirazione, il rispetto per questa figura eccelsa che farà per
sempre parte della nostra storia interiore e didattica. Prima di ogni nozione o
dettaglio tecnico costui ci ha insegnato ad amare il cavallo, perché
il suo amore per il cavallo si è espresso in ogni pagina, in ogni risvolto in
ogni piega dell’anima e della vita di questo meraviglioso esempio della nostra
cultura equestre che ha contribuito totalmente a dare una svolta tangibile al
nostro mondo equestre. E’ stato il
fondatore della didattica equestre, di quel settore della formazione che lo ha
visto docente insieme al generale Geri Honorati , quando furono creati i primi
corsi di federali dedicati all’insegnamento in quella grande e straordinaria
fucina di atleti di campioni, allievi, istruttori, maestri che sono i Pratoni
del Vivaro. Tutto questo avveniva alla fine degli anni Settanta.
Per questo siamo tutti suoi
figli ideali e morali, siamo tutti suoi allievi, sue creature. Tutti noi
abbiamo avuto tra le mani uno dei suoi libri, raccolta di appunti didattici con
le figure disegnate a mano dal Maestro. La maggior parte di noi ha avuto la
fortuna di assistere ad una sua lezione, stage, è stato esaminato da lui in una
aula, in campo per la fase di conduzione di una ripresa. In campo gara in
dressage. Oltre che Padre della Formazione Italiana a tutti gli effetti, è
stato giudice di dressage, pieno di stile, di classe, di competenza, di
compostezza, di gentilezza. Le sue schede sono ed erano piene di frasi
poeticamente precise e puntuali, come i suoi testi densi di amore per l’essere
cavallo. Nelle sue note a fine ripresa, mai un giudizio violento o presuntuoso
e prevaricante. Solo consigli, suggerimenti impregnati di insegnamenti. “ ne
gioverebbe l’esecuzione del grafico,
se il cavallo avesse più impulso!” . Indossava in giuria sempre la bombetta, ed il suo completo in perfetto
stile British. Grande classe e sapienza. Scriveva per il notiziario del Gruppo
Italiano Dressage degli articoli esemplari, tecnici il più delle volte, ma
colmi di amore e passione speciale per la magica disciplina” Il dressage quando raggiunge il massimo
dell’espressione è una vera comunione fra l’uomo e il cavallo; è la sintesi
armonica tra due esseri : è arte”. In questa frase , credo, sia racchiusa
la chiave di volta della sua energia equestre e del suo fascino come docente ed
istruttore: insegnava e predicava la fusione di due cuori, di due anime, di due
volontà, dei due esseri per i quali ha dedicato tutta la sua vita. “quando il cuore del cavaliere è in sintonia
con quello del suo cavallo il binomio che si forma è perfetto, è armonia. I due
cuori sono sempre vicini, pulsano insieme anche se quello del cavaliere
scandisce più in alto e con maggiore frequenza il ritmo della vita. Essi vivono
insieme ogni istante della competizione, ed ogni istante diventa bellissimo”. Ecco
cosa dobbiamo al Padre della Formazione Italiana, di aver reso tutto ciò che
diceva, spiegava, insegnava, giudicava e osservava bellissimo, per il solo
fatto di essere vicino ad un cavallo, l’animale che moralmente ed eticamente
egli ammirava e rispettava e innalzava al rango ed al valore purissimo che esso
merita.
Nel 2007 aveva scritto sul
notiziario GID un articolo tecnico intitolato “ Il cavallo negli aiuti e la
messa in mano”. Esso è inciso in maniera indelebile nella mia mente. Descriveva
la progressione del lavoro tecnico come artefice della “macchina cavallo”: che ha un cuore che batte nel petto. In
un crescendo di spiegazioni molto precise e complesse, passando per ritmo,
decontrazione contatto impulso cavallo dritto e riunione, il Col. Nava giungeva
ad una conclusione sensibile, empatica, profondissima, commovente:” Tutte le reazioni e i sentimenti che il
cavallo trasmette al cavaliere (il sentimento dell’equilibrio, del movimento,
della volontà di fare…) sono condensate e riunite in un feeling che si traduce
in un possesso di una anima più che di un corpo. Si dice che il cavallo
“ esce dalla mano “ quando non trova nel
cavaliere l’accoglienza che il suo dare merita e quando uno o più degli
elementi essenziali si dissociano dagli altri togliendo alla macchina cavallo
il sentimento della perfezione.
Il cavallo è negli aiuti
quando esegue.
È nella mano quando crea.”
Ci mancherà il Maestro,
il giudice, l’uomo di cavalli, il poeta...
Lodovico NAVA
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