L’intervista a Paolo Adamo Zuvadelli, trionfatore del
Grand Prix Fixdesign International Show Jumping a Roma Cavalli.
il podio del GP di Roma Cavalli al centro Paolo Adamo Zuvadelli Photo di Giulia Iannone |
Un commento sulla gara, sul suo sauro “pancione”
performante Walestro, sulla sua esperienza da allievo all’ultimo stage
didattico tenuto da Henk Nooren – Mandi a Vermezzo.
A cura di Giulia Iannone
Si presenti ai lettori come le fa più piacere così
ricordiamo a tutti chi è Paolo Adamo Zuvadelli?
“Sono un istruttore di III livello ed un cavaliere
professionista ormai da tanti anni! Ho la scuderia presso il centro ippico Il Pegaso, a Barzago in
provincia di Lecco. Sono molti anni che preparo e addestro cavalli. Formo anche allievi. Questa passione non mi è, diciamo, diminuita anzi
vorrei dire il contrario. Nel corso degli anni l’intesa con questi animali è
migliorata perché la conoscenza è migliorata, quindi mi diverto sempre di più a
stare con i cavalli . ”
Facciamo un bilancio della sua trasferta romana a
Roma Cavalli, Fixdesign International Show Jumping?
“ Mi posso ritenere veramente molto contento. Puntavo
alle due gare più prestigiose che erano il Piccolo Gran Premio ed il Gran
Premio, penso di avere centrato entrambe gli obiettivi. Ho portato uno dei miei
migliori cavalli che è Walestro, cavallo con il quale ho vinto il gran premio e
con il quale faccio binomio già da 4 anni. Stiamo parlando di un soggetto che
negli ultimi tre gran premi ha vinto quindi che sbaglia poco e che mi ha dato
grandi soddisfazioni in tutti questi anni. Inoltre ho portato un cavallo per me
abbastanza nuovo, che il primo giorno ha avuto un po’ di difficoltà perché
l’arena era per lui una novità con tutto questo pubblico e questi colori. Si
chiama Piccolo S, ha 9 anni e si è ben comportato il sabato arrivando secondo
con una gara bella veloce e ben condotta”.
Paolo Adamo Zuvadelli in primo piano istruttore di III livello, cavaliere professionista preparatore di giovani cavalli Photo courtesy Paolo Zuvadelli facebook page (Mangimificio il Palazzetto) |
Entriamo nel dettaglio. Giornata Grand Prix. Un
pensiero sul percorso: dopo la ricognizione cosa ha pensato?
“ Il percorso era disegnato molto bene secondo me,
però era sicuramente alla portata del mio cavallo che è abituato a saltare gare
di quel livello. Ho cercato di rendere le cose semplici per lui, infatti per lui sono state semplici. Nel senso
che si tratta di un cavallo che conosco molto bene , ho cercato di dare la
giusta fluidità al percorso e tutto mi è venuto come avevo un po’ immaginato. Ammesso
poi alla fase successiva , la seconda
manche si profilava molto combattuta
perché c’erano 13 binomi tutti con 0 penalità . Sono andato a vedere il primo a partire che era
Natale Chiaudani ed ho valutato così quali erano le difficoltà e dove si poteva osare e
cercare di vincere la gara. Di fatti quando è stato il mio momento ho cercato sin
dalla partenza di andare veloce. Ho tolto una falcata di galoppo rispetto a
Natale, anche se altri hanno fatto la mia stessa scelta, però ho cercato di dare
molta velocità alle curve per vincere”
Ma allora lei è entrato con l’intento di vincere?
“ Esatto. Sono entrato per vincere! Ho cercato di
vincere dando tutto quello che potevo dare, ho rischiato un po’ da tutte le
parti, però il mio cavallo ha saltato con grande facilità e si è comportato
molto bene. E’ stato molto bravo, sono molto contento.”
Da quale dei suoi colleghi si guardava o era
impensierito?
“Ero ultimo a partire, questo mi ha avvantaggiato
molto. Una volta che è andato in testa Arnaldo Bologni- so che è un cavaliere
veloce- sapevo anche di avere un cavallo più rapido del suo. Chiaramente quando
si affronta un barrage un po’ tutti ti impensieriscono, però i cavalieri più
quotati sono quelli che si sono inseriti nelle zone alte della classifica, come
Luca Coata, Natale Chiaudani, Arnaldo Bologni. Conosco anche i loro cavalli
quindi mi sono regolato. Ma in realtà io la gara l’ho fatta per il mio cavallo.
Io gli ho chiesto il massimo e lui lo ha reso abbastanza semplice! E’ stata una
bella gara per il seguente motivo: si può vincere in tanti modi. A volte vinci
perché fai zero mentre gli altri non fanno zero. Quindi magari non hai osato al
cento per cento ma sei stato quello che rispetto agli altri ha portato a
termine un percorso netto. Invece sono entrato col proposito di dare velocità. Il
barrage va già molto veloce e devo fare in modo che il mio divario sugli altri sia
tale da garantirmi la vittoria. Sono stato sicuramente anche un po’ fortunato, però
conta anche questo. Avrei tollerato anche un errore veloce, ma io volevo essere
veloce! Non mi sono accontentato di fare netto! Il netto premiava poco.”
"A Roma sono entrato per vincere! Volevo essere veloce!" Nella foto di Giulia Iannone Paolo Adamo Zuvadelli in sella al suo Walestro |
Parliamo di Walestro Van Het Bloemenhof con cui ha vinto il Grand Prix Fixdesign. Ci
racconti tutto ma proprio tutto di lui: origine, età, caratteristiche, punti di
forza, punti deboli, punti su cui ancora lavorare, da dove proviene...
“ Si tratta di un cavallo abbastanza conosciuto
nell’ambiente. Viene dalle scuderie dei fratelli Philippaerts. Tutto nasce dalla
mia forte amicizia con Luca Moneta. Quest’ultimo vede il cavallo nelle scuderie
di Ugo Pisani, che aveva acquistato il cavallo da Philippaerts, (ricordiamo che
Ugo Pisani è anche lo sponsor di Emanuele Gaudiano ed anche mio grandissimo
amico) e suggerisce di affidarmelo per le gare. Ugo Pisani allora mi ha
chiamato al telefono proponendomi il soggetto e me lo manda in scuderia. Lo tengo in prova un po’ di tempo e nasce
subito il feeling tra di noi. E’ nata subito una bella sintonia, tutt’oggi ce
l’ho ancora in società con Ugo Pisani. Walestro ci ha regalato una infinità di
soddisfazioni perché il cavallo ha collezionato prestigiosi risultati, tra cui un terzo posto
ai Campionati italiani, mi ha portato di nuovo a saltare piazza di Siena. E’ un
cavallo che amo veramente molto, è molto intelligente,molto gradevole, molto
umano, a me piace molto come personalità. Un cavallo che cerca sempre la
presenza dell’uomo, è molto sfacciato, sicuro di sé, ha un bel carattere anche
se fisicamente non è così bello! Un po’ pancione un po’ goffo, ha delle grosse
doti, ma ha una mente calma, serena, sa coordinarsi molto bene e riesce ad
essere molto performante per questa sua capacità di rimanere calmo anche quando
tu lo provochi molto. Nei momenti difficili è capace di tenere molta
concentrazione mentale. Oggi il cavallo ha 17 anni, è molto esperto. La cosa più importante per un cavallo di questo
genere è tenere il suo morale altissimo
ed il fisico più in ordine possibile. Non è così
determinante lavorarlo, ossia serve rispettando però questi due principi. Anche
quando il cavallo si riposa a lungo, si gode il paddock e viene sempre coccolato da tutta la scuderia. Il cavallo fa il suo rientro in gara a Roma dopo
un mese e mezzo di riposo dalla conclusione della stagione 2015. a lui come sempre basta
poco per essere operativo!”
E’ un bel messaggio questo, visto che molti in ambito
equestre pensano che a 17 anni i cavalli sono già finiti!
“ Credo che non ci sono regole, un po’
come per le persone. Dipende molto dall’atteggiamento che un cavallo ha davanti
ai suoi impegni. Se un cavallo ti dimostra che ha voglia volontà determinazione
è giusto portarlo in gara. Viceversa un cavallo, anche se più giovane, che ha spento un po’ il suo interesse, trovo antipatico continuare a spronarlo per
ottenere chissà che cosa. Oggi porto
volentieri Walestro perché si sente un “figo” ed io sono contento di
montarlo e molti che lo osservano dall’esterno mi dicono che sembra un puledro!
Si comporta come tale. Adesso non vedo l’ora di riportarlo in qualche altra
gara perché so che lui in questo momento è molto volenteroso. Non è l’età che
me lo dice ma il suo atteggiamento. Bisogna sempre sentire cosa ha da dirti un
cavallo. Quando un cavallo è pronto devi scendere in campo. Quando non lo è , bisogna
rispettare l’essere cavallo , come fosse una persona!”
Zuvadelli e Walestro bronzo nel 2014 ai Campionati italiani assoluti II grado Photo courtesy Zuvadelli facebook page per Riders Club Italia |
Finita la gara a Roma, lei è partito alla volta di
Vermezzo, per prendere parte allo stage con Henk Nooren. Gradirei davvero molto
un suo parere. Come si è trovato a lavorare con questo super coach?
“Ho la sensazione che c’è una organizzazione dietro
ad una idea. Questa cosa già mi piace molto. Il tecnico ha già lavorato in
Italia è conosciuto ed indiscutibile, fortemente preparato e direi anche molto
contemporaneo e moderno. Ha dato una sua idea di come gestisce il lavoro oggi ed
è stata molto chiara e facile. Gli stages così concepiti vedono in campo al massimo 2 binomi per dare una indicazione molto raffinata a dei
cavalieri che in linea di massima sono tutti di alto livello. Sono d’accordo. I
tempi sono cambiati. Il fatto che Nooren collabori con un tecnico del dressage
come Mandi dimostra sempre di più che si fa un lavoro più mirato ed
innovativo.”
Le è piaciuto Barnabas Mandi?
“ Il tecnico Ungherese è una persona squisita. Non lo
avevo mai conosciuto ma sono adesso al mio secondo stage. Fa una equitazione
che a me piace molto: semplice, poco invadente e molto produttiva dal mio punto
di vista perché il concetto principale che ha trasmesso è che bisogna impostare
un lavoro e saper attendere e non
pretendere. Un concetto abbastanza conosciuto, ma lui lo fa a livello molto
raffinato. Sa aiutarti con una impostazione tipo “ un dressage moderno” o un
“dressage modificato” più rivolto ad un aspetto più su di una altra disciplina.
Mi è veramente molto piaciuto lavorare con Mr. Mandi. Mi ha dato delle buone
sensazioni. Chiaramente anche lavorare con Henk mi piace molto. La cosa che più
interessa è che ho avuto la sensazione che tra Roberto Arioldi, Emilio
Puricelli ed un po’ tutto lo staff che sta ruotando attorno a questi cicli di
stages, c’è uno spirito di
organizzazione. Voler tenere unito un gruppo di persone e di far crescere
il livello dell’equitazione italiana che credo sia la cosa necessaria, non solo
per conseguire risultati ma proprio per alzare il livello culturale della
nostra equitazione. “
Allora lei vorrebbe Henk Nooren non solo per una
stagione agonistica?
“Non trovo indispensabile tenere un tecnico piuttosto
che un altro. L’importante è tenere
l’idea. Magari l’anno prossimo Henk Nooren non potrà lavorare in Italia
perché seguirà qualcun altro, l’importante è avere un altro tecnico.
L’importante è avere un concetto di ritrovarsi, lavorare insieme, scambiarsi delle
idee e fare del lavoro insieme dove il livello è molto alto e dove soltanto
stando a guardare un cavaliere viene
voglia di far meglio di quello che è abituato a fare. Questo è in sintesi il
mio pensiero! Se ognuno sta a casa sua ci si impoverisce viceversa stare
insieme e lavorare, anche durante il primo stage in assoluto con Puricelli,
Arioldi e Mandi, alle Scuderie della Malaspina, è stato comunque interessante. Meglio ancora
con Nooren. Onestamente a tutti a due questi stage si respirava una bella aria
di sport. Questo a me piace. “
Prossimi appuntamenti agonistici per lei?
“ Ho un paio di gare nazionali in Lombardia dopo di che ci sarà un primo
internazionale a Gorla che è un due stelle e poi si partirà per il Toscana Tour
ed il Cattolica Tour ed avanti. Dopo si spera di fare qualcosa in più. Questi
concorsi saranno divisione per il tecnico per le prime Coppe e dopo vediamo
cosa sceglieranno”.
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