Abbiamo contattato in Belgio, Henk Nooren,
all’indomani della notizia della sua nomina a CT della Nazionale Italiana di
salto ostacoli. Ecco cosa ci ha detto:
Intervista e traduzione dall’inglese a cura di GIULIA IANNONE
Due anni fa, lei disse” Dopo la squadra francese,
smetto di allenare squadre nazionali. Lavorerò solo con cavalieri
individualmente e con mia figlia, Lisa”! Scusi, cosa possiamo dire adesso che
la vediamo alla guida della squadra italiana di salto ad ostacoli per il 2016?
“Bene, possiamo dire che ognuno di noi
spesso prende decisioni troppo in fretta! Io sono uno Chef de equipe, in questo
momento cercherò di aiutare il Team italiano. L’accordo è temporaneo ed è solo
per quest’anno. Esso consiste solamente nel tenere sei clinics in Italia; lavorare un po’ con alcuni cavalieri che si trovano qui in
Nord Europa, fuori d’Italia; e poi aiutare accompagnando in tre Concorsi di
Nations Cup. Questo non è realmente un lavoro
full time come Chef de equipe! “
Ci racconta un po’ ciò che pensa in merito al
salto ostacoli italiano ?
“Sicuramente, come in altri paesi, c’è un buon gruppo di
cavalieri talentuosi, forse il gruppo composto di cavalli di alto livello in
questo momento non è molto nutrito. Sono pochi. L’anno scorso hanno avuto meravigliosi risultati nelle Nations Cup, hanno avuto anche buoni
risultati a livello individuale, ma al momento non posso dire di più in merito.
Quello che affermo è sotto gli occhi di tutti, ognuno lo può osservare da solo.
Diciamo che niente di grandioso e nulla di realmente pessimo, ci troviamo a
descrivere una situazione di mezzo!”
L’Italia non ha una squadra qualificata per i Giochi
Olimpici di Rio 2016, forse un solo cavaliere a titolo individuale – credo
Emanuele Gaudiano. Cosa ne pensa di questa assenza da Rio 2016?
“E’ davvero un peccato, però bisogna anche
considerare che non si tratta dell’unica nazione a non partecipare all’evento
olimpico. Più nazioni in Europa, che possiamo definire grandi paesi equestri,
non saranno presenti in Brasile. È sempre un vero peccato, è triste, sarebbe
sicuramente meglio avere molti team a rappresentare il proprio paese in questa
circostanza sportiva di grande prestigio, ma la realtà va accettata per il
momento”
"Credo che in Italia il problema non sia tanto il coach ma lavorare come una sola nazione..." Photo courtesy Henk Nooren by Lisa Nooren facebook page |
Lei è stato in Italia come Chef de equipe dal 1992 al
1996. Cosa ricorda di quel momento e di quella esperienza come coach?
“Ricordo chiaramente che i primi tre anni si è lavorato molto bene
tutti insieme. Anche durante l’ultimo anno lavorare con i cavalieri in vista delle Olimpiadi di Atlanta è stato bello. All’improvviso,
quello che mi ha stordito di quell’ultimo anno è stata la troppa pressione di
andare o non andare alle Olimpiadi con la squadra. Ad un certo punto l’intera
nazione aveva questa grande paura o aspettativa. Tutti sapevano, nonni,
bisnonni, bambini piccoli, sapevano forse meglio di noi cosa sarebbe accaduto della
squadra. E’ stato un po’ come l’acqua che scorre via dalle nostre mani: la
situazione ci è scappata di mano! L’ultimo anno è stato davvero difficile per
me, non tanto per la qualifica olimpica, ma proprio per l’atmosfera che si
respirava.”
E’ vero che lei sta già lavorando fuori dell’Italia
con alcuni cavalieri azzurri? Se si chi sono?
“ Premetto che io lavoro ed ho lavorato con moltissimi cavalieri di alto livello. Ho
iniziato prima di tutto in Olanda, poi
Svezia, Italia, Francia.. Con Piergiorgio Bucci non ho mai lavorato, inizierò
martedì 19 gennaio! Con Lorenzo De Luca ho già lavorato, ma in passato per alcuni anni. “
Lei ha avuto modo di “adocchiare” a qualche concorso
internazionale, qualche giovane cavaliere italiano che l’ha colpita per il suo
modo di montare?
“Per uno come me, quando vai ad un Concorso
internazionale ti capita di vedere moltissimi cavalieri. In questo momento non
è davvero possibile nominarli con precisione perché non li conosco abbastanza
bene e non li ho seguiti in maniera molto intensa!”
Quale è la sua attuale opinione in merito ai binomi
italiani, con particolare attenzione ai cavalli. Noi italiani abbiamo più
bisogno di buoni cavalli o buoni coaches?
“In genere, vorrei dire che bisogna cercare di
trovare molti più cavalli con i quali competere ad alto livello. Non sono
tentato di dire che voi avete bisogno di migliori coach, perché negli ultimi
anni voi ne avete avuto uno magnifico che è Hans Horn! Io credo che il problema
non sia tanto il coach ma sia LAVORARE COME UNA SOLA NAZIONE, con lo sguardo
rivolto verso la stessa direzione, avendo una base comune, una maniera comune di montare a
cavallo. Con questo sentimento comune, coaches, cavalieri e trainers parlano più
o meno, lo stesso linguaggio. Ci può essere una leggera oscillazione verso
destra o verso sinistra, ma come accade in Olanda o Germania, la gente parla
bene o male un gergo comune e questo accade da così tanto tempo! Quando tutti
si comportano in questo modo anche la fase dell’apprendimento è più facile, ed
è così che l’equitazione di una nazione migliora. Ma prima di tutto posso dire
che l’Italia necessità di più cavalli qualitativi per puntare ai vertici di
questo sport”
Bene, il problema sono i cavalli! E dove possiamo
trovare questi cavalli “high level”?
“Come fanno tutti gli altri! Bisogna andare in giro, cercare,
guardare, trovare. Saltare sulla macchina ed investire del tempo per questa
ricerca di soggetti. E’ un lavoro molto intenso, attenzione, cercare il cavallo
giusto di cui si ha bisogno non è mica facile! “
Lei cosa ne pensa del cavallo sportivo italiano?
“ Si, ce ne
sono alcuni. Certo. Però ci sono paesi di maggiore tradizione per
l’allevamento, pensiamo al Belgio,
Olanda ed Francia in cui la possibilità di trovare davvero un buon cavallo è
più semplice rispetto all’Italia. Questo è sicuro”
Assodato che esiste un problema cavalli concreto, per
l’Italia. Però il salto ad ostacoli italiano, adesso, si è accaparrato il miglior coach in circolazione e... cosa ci serve ancora per
ambire a tornare ai vertici ? Un po’ di fortuna finalmente?
“ ( Henk Nooren interrompe la domanda, perché scoppia a ridere quando gli dico che è
il miglior coach in circolazione, ndr) Si sono molti gli aspetti
da valutare , tutti ugualmente importati per puntare ai massimi livelli.
Non ho veramente idea. Tra tutte queste componenti esiste anche il fattore
fortuna, perché no! Trovare i cavalli giusti, i giusti e migliori cavalieri al momento giusto ... è qualcosa che
non posso e non si può prevedere fino in fondo.”
Il suo mandato come si apre nel 2016?
“ Si apre tenendo dei semplici clinics. Come abbiamo
detto, Lorenzo De Luca è stato qui per alcuni anni, quindi è quello che conosce
un po’ il lavoro ed il tipo di richieste. Da Bucci sarò martedì 19 gennaio per
la prima volta. Quindi avremo un clinic in gennaio, due in febbraio, uno in
marzo e così via in Italia, credo nell’area di Milano. Non so altro dalla
Federazione: conosco il quando cronologico, ma non il dove!!!”
Ci può dare cortesemente notizie sulla carriera di
sua figlia Lisa?
“ Adesso ha 18 anni e sembra che proceda bene la sua
preparazione, ossia secondo i piani e la programmazione adeguata alla sua età!”
In conclusione, c’è un messaggio che vorrebbe
rivolgere espressamente ai nostri cavalieri azzurri?
( riesco a strappare la seconda risata!) No! Vorrei dire che ho la
speranza di trascorrere dei bei momenti lavorando insieme a loro. La cosa
davvero più importante è che ci sia piacere
nel lavorare insieme, arrivando ad un punto in cui si concretizzi davvero un buon dialogo sull’equitazione in
primo luogo e poi sul salto ostacoli”
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