“ALLE
OLIMPIADI NON CI PENSAVO PIU’”
CISCO'S ZIDANE, 11 anni Kwpn da Lupicor x Baloubet du Rouet ecco la cavalla acquistata da Andres Penalosa per tentare la qualifica per Rio 2016 Photo courtesy Andres Penalosa facebook page |
Il Colombiano Andres
Penalosa convocato da Marcel Delestre per i Giochi Panamericani di Toronto a metà luglio.
Potrebbe essere la porta di accesso per le Olimpiadi
di Rio 2016?
Lo abbiamo chiesto al cavaliere che da
anni vive e lavora in Italia
A cura di Giulia Iannone
Cosa ha pensato Andres Penalosa quando ha ricevuto la
telefonata dalla Federazione colombiana nella persona del Ct Marcel Delestre,
con la quale la si convoca ai Giochi panamericani di Toronto di quest’estate?
“ Per la
verità all’inizio di quest’anno avevo già in mente di entrare a far parte della
squadra colombiana, quindi ho acquistato un cavallo con questo scopo. Il
tecnico mi aveva già convocato per lo CSI 4* a Bourg en Bresse in Francia e durante
questo concorso ha visionato come risulta il binomio che formo con Cisco’s
Zidane. Il Ct della nazionale colombiana ha preso del tempo per decidere, ma
gli è piaciuta molto la mia cavalla. Quindi,quando è giunta questa telefonata,
non è stata proprio una gran sorpresa!”
Giochi equestri Panamericani: ci spiega l’importanza
che rivestono in America e che svolta potrebbe rappresentare, una possibile
partecipazione alle olimpiadi di Rio?
“ I Giochi Panamericani
corrispondono ai vostri campionati
europei, simili per livello e
difficoltà. La squadra colombiana di salto ostacoli che parteciperà quest’anno
ai Giochi Panamericani sarà la base per la squadra che andrà l’anno prossimo a
Rio”
Con lei in squadra chi gareggerà?
“Daniel Bluman,
un cavaliere molto confermato, Carlos Lopez, che da un po’ di tempo mette a
segno grandi risultati; un ragazzo che
lavora in America e si chiama Fernando Cardenas; un altro ragazzo che ha fatto
parte della squadra colombiana ai Campionati del Mondo in Francia che si chiama
Roberto Teran ... ed io!”
Ecco tutti i compagni di squadra di Andres Penalosa selezionati da Marcel Delestre per rappresentare la Colombia a Toronto 2015 Photo courtesy Andres Penalosa facebook page |
Pare dunque che la sua green card sia stata questa nuova cavalla, Cisco’s Zidane. Ho letto che
all’inizio si trovava da Van De Pol . Poi è arrivata a lei. Ci racconta come
l’ha vista, come ne ha sentito parlare e di che tipo di cavallo si tratta?
“ La cavalla ha 11 anni Kwpn
da Lupicor x Baloubet du Rouet. Me l’ha segnalata il mio amico Emanuele Camilli
che lavora in Germania in quanto sapeva che stavo cercando una cavalla per
l’appuntamento di questa estate. Cisco’s Zidane era in Olanda da un
commerciante di nome Javier. Sono andato a provarla, ho fatto tre o quattro
salti. Ha un bel curriculum, tanti video e così ho deciso di comprarla”
Ma cosa le è piaciuto subito di questa baia olandese?
“ E’ un tipo di cavallo che mi piace montare. E’
molto sensibile, non meccanica, costruita, bisogna assolutamente lasciarla
nella sua natura. Quando l’ho provata è stato come se l’avessi montata da
sempre!”
Cosa si aspetta da Toronto 2015?
“ Fare bene in primo luogo con
la squadra colombiana. Dare una buona impressione al CT sì da fargli pensare di
prendermi per Rio 2016! Aiutare la mia squadra e puntare al podio durante i
Giochi di questa estate: sarebbe un bel successo per il mio paese di origine”
Ci racconta in breve come è arrivato dalla Colombia
all’Italia?
“ A 15 anni sono partito
dalla Colombia per andare a lavorare in Francia. Lavoravo nelle scuderie da
commercio e ne ho cambiate parecchie. Questo circa per 8 anni. Dopo l’Olimpiade
di Seul 1988, sono tornato in Colombia e mio padre mi ha preso in scuderia.
Sono rimasto ancora per 3 anni nel mio paese, durante i quali ho vinto la
medaglia d’oro in Messico nei Giochi centro-americani, quarto ai Giochi
Panamericani a Cuba nel 1991. Dopo di che nel 1992 sono arrivato in Italia. Più
o meno queste sono state le fasi salienti della mia storia!”
Un bellissimo ricordo della carriera di Andres: qui ritratto con uno dei suoi cavalli "storici" Uptons Mill Photo courtesy Andres Penalosa facebook page |
Pur vivendo in Italia da molti anni, lei ha
conservato la sua cittadinanza colombiana. Come mai?
“Ho svolto sempre il mio
lavoro in maniera autonoma. Tutti i cavalli di alto livello che monto o ho
montato in passato, me li sono comprati da solo. Non ho mai avuto le pressioni
di qualche sponsor per gareggiare ad alto livello. Essendo i cavalli miei, ho
sempre deciso da solo della mia carriera. Questo mi ha aiutato a conservare la
cittadinanza colombiana. Sono molto affezionato alla mia terra d’origine e non
ci ho mai pensato di cambiare nazionalità!”
Mentre la vedevamo lavorare e montare e gareggiare,
nessuno di noi credeva che Lei puntasse ad una Olimpiade. Invece! Serba questo
sogno in silenzio, da molto tempo?
“ In realtà è il sogno di
ogni sportivo! In effetti io non ci pensavo più...alla mia età faccio una cosa
alla volta. Però adesso ho acquistato questa cavalla, la cavalla ha cominciato
ad avere risultati, sono stato preso in squadra per Toronto. Adesso che vado a
Toronto, il pensiero viene!!! Cercare di dare
bene in Canada , può dare la partecipazione olimpica a Rio de Janeiro.
Per noi è un po’ tutto collegato”
" amo i cavalli così come amo il mio lavoro" Andres fa fare stretching ad uno dei suoi cavalli Photo courtesy Andres Penalosa facebook page |
Ma alla fine, il cavallo cosa significa per Andres
Penalosa?
“ Il cavallo ha sempre
rappresentato la mia vita. Imparai a montare da bambino con mio nonno, il padre
di mia madre, che allevava cavalli in Colombia.
Quindi è sempre stato parte della mia esistenza fin dall’infanzia. Amo i
cavalli così come amo il mio lavoro. “
L’equitazione che la contraddistingue sembra essere
“francese”: leggerezza, senso supremo del galoppo rispetto della bocca... Un
modo di interpretare i cavalli caldi con
grande sensibilità. Da cosa nasce? Forse da quegli 8 anni trascorsi in giro per
la Francia ?
“ Sicuramente la base,
l’impronta è francese. “
Il suo punto di riferimento come Maestro o come
cavaliere ?
“ Avendo imparato la tecnica
equestre in Francia ho guardato tanto Hervè Godignon ed Eric Navet. Sono due
persone che ho sempre cercato, non di imitare, ma di tenere sempre ben presente,
come fonte di ispirazione per il mio
lavoro”
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