Piero d'Inzeo su Pioneer in Aachen 1961 Photo courtesy showjumpingnostalgia.it |
Era nato il 4 marzo 1923. Oltre ai cavalli, amava tanto il mare
Di Giulia Iannone
“Non si lascia così all’improvviso il compagno di tutta una vita. Se
vedo un cavallo che mi piace, a chi lo racconto? Sei riuscito a battermi ancora
e non lo dovevi fare perché toccava prima a me; e lo sapevi.”
Così scriveva Piero D’Inzeo a suo fratello Raimondo con struggente e
toccante affetto, non perdonandolo circa tre mesi fa di essersene andato via,
lasciandolo da solo in questa vita terrena.
Battendolo per l’ennesima volta!
Si è addormentato per sempre
anche Piero nella giornata di ieri.
Ora i “fratelli invincibili”
ed inseparabili sono uniti, di nuovo in cielo, nella costellazione dei Dioscuri che
da oggi brilla di più.
Ufficiale di cavalleria, tecnico, ponderato,
precisissimo, puntuale, meticoloso, per non dire perfetto.
Paolo Angioni di lui scrive
“ Piero d’Inzeo insegnava in funzione del
salto ad ostacoli a tendere il cavallo sulla mano come se fosse una freccia
pronta a spiccare il volo spinta dalla corda tesa dall’arco. Provocare
l’impulso la volontà di andare in avanti con energia e senza incertezza davanti
a qualsivoglia ostacolo, era la sua
grande lezione . Piero d’Inzeo era contenere.”
Anzi, a Piero è stata attribuita la definizione di cavaliere
perfetto esteticamente “È un giudizio
lusinghiero che ho sempre accettato volentieri perché proveniente da persone
disinteressate, se non addirittura dai miei avversari. Credo che lo stile,
giudicato il più puro ed elegante, me lo abbia inculcato mio padre, complice la
mia mania di perfezionismo”. Amante del mare. E’ risaputo che se non fosse
stato messo a cavallo da suo padre Costante , di certo si sarebbe dedicato ad
andare per mare sulla barca a vela, l’altro grande sentimento espressivo che
ben si concilia con l’equitazione.
L ‘essere cavallo e la tecnica equestre,
sono per Piero parte del patrimonio genetico, derivato da papà
Costante, sottufficiale che fu il suo primo istruttore e che lo mise a cavallo
all’età di 10 anni. “Mio padre era sul
lavoro molto severo. Pretendeva che si facesse quello che diceva lui, come
diceva lui.” Grazie agli insegnamenti paterni, il figlio d’arte inizia a
mettere in evidenza tutto il suo talento, tutta il suo potenziale espressivo,
tutta la sua qualità interiore che verrà esaltata dalla tecnica e poi
dall’incontro con i cavalli con i quali ha fatto binomio durante una carriera
eccezionalmente longeva, durata circa un trentennio.
Sarà Piero , agli occhi del fratello più piccolo Raimondo, un altro grande esempio in famiglia da osservare e da tenere in considerazione.
Sarà Piero , agli occhi del fratello più piccolo Raimondo, un altro grande esempio in famiglia da osservare e da tenere in considerazione.
Piero e Raimondo D'Inzeo |
“ Siamo nati e cresciuti in un ambiente che tendeva a valorizzare il
cavallo come atleta e quindi dotati di una preoccupazione di dare al cavallo
quegli insegnamenti necessari per potersela cavare brillantemente, negli
ostacoli e nelle situazioni di maggior tecnicismo. Ho vissuto il tempo più
bello dell’equitazione mondiale perché abbiamo avuto la fortuna di montare in
quel momento”
Piero D’Inzeo ha preso parte
a ben otto Olimpiadi, ottenendo due medaglie d’argento e quattro di bronzo. “Ho
cominciato nel ' 48 a
Londra e ho disputato i miei ultimi Giochi nel ' 76 a Montreal. Quattro anni
più tardi avrei potuto raggiungere quota nove a Mosca, dove però il governo
vietò la partecipazione olimpica a noi militari per via del boicottaggio». Ai
Campionati Europei ha vinto un oro, due argenti ed un bronzo. A parte il podio
delle Olimpiadi del 1960,
in cui Raimondo vinse l’oro e lui l’argento, Piero ha
spesso dichiarato di essere molto legato ad un suo piccolo primato: 4 Gran
Premi vinti ad Aachen e sette vinti a Roma”. Nel record di Aachen è stato recentemente eguagliato,
nel 2013 da Nick Skelton.
Impossibile citare ed
elencare tutto quello che ha vinto il cavaliere perfetto. Vorrei invece dire
che nella sua meravigliosa carriera non ha mai vinto il Campionato del Mondo e
l’oro Olimpico. Parlerei dei Cavalli,
compagni di una vita. Ha sempre ricordato uno dei primi, Fior di Rose, il
cavallo del tempo di guerra, Pagoro il cavallo da completo coraggioso e
volitivo, con cui partecipò alle
olimpiadi di Helsinki, “ un nano” lo definì, alto 1,48 al garrese. Ma ci sono
stati Pioneer, Avenger, Uruguay, Fidux, His Excellency, Easter Light, montato
sia a Monaco ’72 che a Montreal 1976, Sun Beam, che non è mai stato un numero
uno! ...e c’è The Rock un grande grigio irlandese di proprietà della FISE, nato
nel 1948, figlio di un purosangue, Water Serpent, e madre figlia di purosangue,
Sandyman.
“The Rock, forse il miglior cavallo che mi sia capitato di montare, era una macchina perfetta con cui avevo stretto una solida alleanza” . Sulla collaborazione e l’impegno dei propri cavalli, il cavaliere italiano ha sempre detto “ quando si trattava di una gara importante, i miei cavalli se ne rendevano conto perfettamente. Percepivano dai miei riflessi che c’era bisogno di impegnarsi e lo facevano. Insisto, l’equitazione è una cosa psicologica più che altro.”
Piero d'Inzeo su The Rock - CHIO Aachen 1961 Photo courtesy showjumpingnostalgia.it |
“The Rock, forse il miglior cavallo che mi sia capitato di montare, era una macchina perfetta con cui avevo stretto una solida alleanza” . Sulla collaborazione e l’impegno dei propri cavalli, il cavaliere italiano ha sempre detto “ quando si trattava di una gara importante, i miei cavalli se ne rendevano conto perfettamente. Percepivano dai miei riflessi che c’era bisogno di impegnarsi e lo facevano. Insisto, l’equitazione è una cosa psicologica più che altro.”
E proprio con The Rock,
durante le Olimpiadi di Roma 1960 il talento azzurro fu protagonista di un recupero prodigioso da una caduta
sull’ultimo largo, determinato da una partenza grande. Si tratta di un magnifico esempio di equilibrio dinamico
cavallo-cavaliere. “Non fu un errore”
disse Piero qualche anno più tardi “ fu
una disavventura recuperata proprio grazie ai principi dell’equitazione
naturale”.
Parlando della situazione
equestre italiana dei nostri giorni, Piero d’Inzeo è sempre stato molto
preciso” Oggi c’è sempre più gente che va
a cavallo, la crisi è tecnica. La colpa è probabilmente del denaro. Circolano
più soldi, i premi sono sempre maggiori e i facili guadagni sembrano
inversamente proporzionali alla voglia di sacrificarsi e di migliorarsi»
Mentre durante una
intervista a Piazza di Siena 2010, accanto a George Morris aveva dichiarato “ oggi ci sono in giro cavalli di molto
pregio. Si pretende dal cavallo quello che il cavaliere non sa fare, in parole
povere. Oggi i percorsi di gara , ideati dagli chef de piste, risentono solo di
manualità, i direttori di campo devono essere tecnici e non esteti”
Non ha avuto molti allievi “la mia condizione di atleta in linea fino a
tarda età (in gara fin dopo i 65 anni), non mi ha consentito di dedicarmi più
di tanto all'insegnamento, che invece è diventato obbligatorio per me alla data
- 1976 - in cui ho assunto il comando della Scuola Militare di Passo
Corese/Montelibretti.”
Molti o pochi che siano,
troviamo imperitura memoria dell’insegnamento di Piero d’Inzeo sui campi di
gara di oggi.
Possiamo fare un paio di nomi, Stefano Scaccabarozzi, reputato da
Lodovico Nava “ uno dei
pochi cavalieri che può dirsi erede della dottrina e dei principi, di non
sempre facile assimilazione, di un Capo-Scuola e di un personaggio di
particolare ed inconfondibile carisma, qual è stato Piero D’Inzeo.” Ed ancora,
testimone da anni sui campi di gara internazionali un nome tra tutti: Natale Chiaudani. Il
cavaliere di Tortona, negli anni del servizio militare, opta per il corso di allievi ufficiali dell’esercito alla
Scuola militare di equitazione a Montelibretti, a due passi da Roma, dove c’era
il mitico colonnello Piero D’Inzeo . “C’era
da passare un esame, c’era D’Inzeo. All’epoca l’equitazione, il salto ostacoli
in particolare, in Italia era una cosa grande, i D’Inzeo erano dei miti, erano
la storia, erano tutto. Non mi sembrava vero di avere un D’Inzeo fra i miei
maestri”. Chiaudani resta tre anni come sottotenente a Montelibretti. Nel
1981 arriva la svolta. Natale cade in corsa a Tor di Quinto. Si rompe una
spalla e va in licenza di convalescenza. Quando torna a Roma, Piero d’Inzeo è
andato in pensione. Fu allora che decise di continuare la sua strada da solo.
Stefano Scaccabarozzi allievo di Piero D'Inzeo |
Natale Chiaudani su Almero 12 Photo courtesy Chiaudani facebook page |
Saremo tutti da soli, certo,
a livello equestre ora che sia Piero che
Raimondo ci hanno lasciati per sempre.
Ma nessuno muore del tutto se resta vivo il ricordo, l’esempio, l’insegnamento,
la tradizione tecnica e culturale che tutti temiamo sia finita e sia volata
via, completamente quando ieri si è addormentato anche l’altro testimone
dell’Italia equestre che vinceva nel Mondo.
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