GIEQUIREPORT Deep in the equestrianism
lunedì 1 settembre 2025
DESTINO DI ACCIARELLA: IL PICCOLO CAVALLO, DAL CUORE GRANDE, CHE SFIDÒ I GIGANTI DEL DRESSAGE.
IL MITO
Di Giulia Iannone
Si sono appena conclusi, i campionati europei di dressage in quel della Francia. Impossibile non pensare, con l'approssimarsi di qualche evento agonistico importante del dressage Internazionale, al
nostro cavallo italiano simbolo, Destino di Acciarella, da cui tutto è partito. Sono trascorsi circa 30 anni da allora. Raccontare la sua storia, significa raccontare la storia del dressage italiano. Per tutti
noi della sua generazione, egli è un simbolo, di speranza, coraggio, forza e capacità di far nascere un sogno.
Lui non era nato per il dressage, e non era nato nella patria del dressage. Tutto ciò che fece, lo fece col cuore, che per ironia della sorte aveva stampato sulla fronte, al posto di una convenzionale stella. Vi racconteremo la vera storia di questo cavallo, partendo da cosa ci fosse in Italia prima del suo arrivo. Sono tante le teorie e le leggende metropolitane fiorite attorno a questo cavallo, abbiamo pensato
di contattare l'Ing. Cesare Croce, perché è uno dei protagonisti principali di questa vicenda. Attraverso le sue parole abbiamo avuto l’opportunità di ricostruire la storia reale di questo soggetto.
LA STORIA
Quale era la situazione del Dressage in Italia, prima dell'avvento di Destino?
"Per il nostro sport e per me in particolare, questo cavallo è stato qualcosa di unico e
straordinario, che ha rappresentato lo sviluppo del Dressage in Italia. La sua storia deve infatti essere inserita in un periodo in cui la disciplina del Dressage in Italia, era tenuta in scarsa considerazione, e la nostra credibilità all’estero era molto limitata. I numeri dei tesserati di questa
disciplina si contavano su due mani. Nell’ambiente del salto ostacoli, si considerava il Dressage come attività limitata a cavalieri non più giovani, definiti usando una espressione, irripetibile per iscritto, sgradevole ed ingiustificata, per cui era necessario soprattutto creare un
nuovo entusiasmo, una passione in giovani qualitativi, nonché la credibilità a livello nazionale e internazionale, che non esistevano. Mancavano centri di specializzazione, gare sportive, giudici,
istruttori, giovani e cavalli qualitativi da formare.Con il mio entusiasmo di giovane consigliere responsabile del settore federale, supportato dalla competenza nella disciplina dell’amico Enzo Truppa, e la disponibilità di risorse economiche rilevanti, garantite dal CONI, grazie alla lungimiranza del presidente Fise Lino Sordelli, siamo riusciti negli anni 1984-1988 a realizzare un progetto organico a mio avviso straordinario.
Per la crescita dei binomi più giovani in Italia vennero istituiti i Centri Federali di Dressage, di cui uno al CIL di Milano ed uno ai Pratoni del Vivaro.Per seguire i giovani nei centri federali, in attesa della formazione in Germania dei nostri istruttori, la federazione aveva assunto a tempo pieno un tecnico tedesco, prima Eugen Shadler e poi Hans Weber, avvalendosi peraltro anche come consulenti di esperti nel settore come il Consigliere Federale Dr. Enzo Truppa, che al tempo stesso si dedicava in collaborazione con la FEI alla formazione di un corpo giudicante, indispensabile per garantire l’organizzazione, in autonomia dall’estero, di eventi nazionali e internazionali in Italia. Per organizzare qualsiasi evento dovevamo invitare i giudici dall’estero.Nei Centri Federali erano scuderizzati anche i cavalli di proprietà Fise in numero considerevole (una quindicina), acquistati con un contributo finalizzato del CONI, destinati a formare soprattutto le squadre giovanili e tra questi una bellissima femmina giovane baio scura di nome Jorinda.Inizia così anche la storia italiana dell’attività giovanile del settore, con la formazione sia di cavalli giovani, che soprattutto giovani atleti come ad esempio Fabio Magni, Esther Soldi, Stefania Mieli, Monica Gheno, Piero Sangiorgi, Armanda Scaglione, destinati alcuni ad affermarsi anche a livello seniores.Con questi giovani dalla passione straordinaria è stato possibile iniziare a presentare le nostre squadre a livello pony e Junior, con risultati decorosi, anche ai campionati europei, a cui non
avevamo mai partecipato prima con un team.Del Centro Federale di Milano, trasferito negli anni novanta al Centro ippico Monzese, con una organizzazione privata, si occuperà poi Paolo Margi ove sarà scuderizzato per alcuni anni anche Destino di Acciarella".
Come nasce Destino di Acciarella (1981 da Telford). A cosa era destinato e perché è stato acquistato dalla FISE? Era un buon purosangue? a chi è venuta l'idea, a questo punto rivelatasi geniale, al tempo sembrava estrema, di addestrarlo per il dressage?
"Destino nasce nel 1981 nell’allevamento di Acciarella, a Latina. Sella Italiano, mantello baio con fiore in fronte (simile ad un cuore), viene presentato a quattro anni al Premio di Allevamento di Grosseto, organizzato dall’ENCI (ente nazionale che in allora si occupava dell’Allevamento del cavallo da Sella Italiano). Nell’occasione viene notato dal Col. Lodovico Nava e dal sottoscritto, per cui scelto nel programma annuale di acquisti, da parte della Fise, di cavalli giovani destinati ai Settori Olimpici (i più qualitativi) e alle Scuole di Equitazione Federali. Ogni anno venivano acquistati una decina di puledri, non solo per ampliare la scuderia federale con soggetti indigeni di qualità, ma anche per supportare gli allevatori italiani ed incentivarli a migliorare la qualità e
produrre soggetti sportivi competitivi. All’epoca ero consigliere responsabile per il Settore (oggi Dipartimento) Dressage e in Destino avevo notato delle qualità di regolarità nelle andature e di potenziali doti di “riunione”, che mi sembrarono essere ideali all’inserimento in un progetto, che
volevo attuare per cercare di organizzare, a livello federale, una disciplina equestre, che in Italia era stata praticata solo per merito dell’iniziativa personale di alcuni cavalieri esperti e appassionati come Fausto Puccini, Daria Fantoni, Enzo Truppa, Mariano Frey. Nelle mie intenzioni, a Destino volevo affidare una grande missione da compiere ed in particolareabbattere il preconcetto secondo il quale la tecnica del dressage tedesco fosse coercitiva ed in antitesi con il “metodo naturale” caprilliano: personalmente infatti sono sempre stato convinto che il lavoro in piano abbia una utilità intrinseca, come base anche per le altre discipline olimpiche, compreso il Salto Ostacoli.
L’obbiettivo del Dressage non è come alcuni sostengono, “coercizione”, ma come dice il dr. Enzo Truppa, quello di “rendere il cavallo nello stesso tempo calmo, leggero, sciolto e flessibile, fiducioso, attento, perspicace e permeabile, realizzando un’intesa perfetta con il suo cavaliere”.
Infatti recentemente “nel regolamento FEI è stato opportunamente aggiunto il concetto di “HAPPY ATHLETE” intendendo così un cavallo in armonia con il suo cavaliere, in assenza di tensioni negative”.Molti anni dopo lo stesso coach internazionale Henk Noren avrebbe inserito, durante i suoi stages
di alto livello per cavalieri di S.O., lezioni di dressage tenute da tecnici della specialità.Era quindi indispensabile per il successo del progetto formare idee nuove, menti disponibili, considerazioni adeguate e soprattutto stima e passione per questa disciplina, secondo una visione corretta, che in primo luogo aveva necessità di tecnici, istruttori e cavalieri di alto profilo.
Preso atto di questa necessità vitale di formare figure moderne e sufficientemente motivate, il Consiglio Federale, su mia proposta nel contesto del programma del Settore, decise di istituire a tale scopo, una borsa di studio federale biennale, con cui alcuni cavalieri qualitativi, selezionati
dalla FISE, potessero approfondire la propria preparazione nelle migliori scuderie in Europa. Vennero individuati, tra gli altri, Laura Conz (che era già in Germania per scelta personale), Paolo Margi e Mauro Roman (olimpionico di Completo a Mosca) per trascorrere alcuni anni nelle migliori
scuderie all’estero: Laura Conz dal Tecnico Johan Hinnemann, Mauro Roman prima dal tecnico Udo Lange e poi dal tecnico Daniel Ramseier e Paolo Margi dal tecnico George Theodorescu, ove si trovava da anni anche Daria Fantoni.
Un esperimento in tal senso, con grande successo, era stato fatto nel quadriennio precedente dal responsabile del settore Fise, avv. Ettore Mariano, inviando nelle scuderie di Georg Otto Heyser il giovanissimo Fabio Magni, che, con il cavallo del suo coach Amigo 23, vinse a soli 16 anni il Gran Premio nel CDI di Lipiza".
Si dice che Destino avesse un carattere davvero molto complicato e difficile, che fosse molto caldo e testardo. Ci descrive in realtà che carattere avesse e come fosse da montare: pregi e difetti. Come è stato da addestrare? Non avete mai avuto il timore di non riuscire?
"Non ricordo e non mi sembra che Destino avesse all’inizio un carattere particolarmente complicato e difficile, certamente era un cavallo, vista la sua origine, molto “caldo”, insanguato ed esuberante. Probabilmente il suo cavaliere ricorda meglio di me il quotidiano di un soggetto, che doveva adattarsi ad una disciplina sportiva, che invece nel suo DNA e nelle prospettive allevatoriali avrebbe dovuto essere quella di un cavallo da salto. Inoltre, il mio progetto non pretendeva risultati agonistici certi e a breve termine, lo scopo era quello di proporre un metodo per creare e far crescere il livello e la credibilità in Italia di una disciplina, sconosciuta ai molti, nel suo complesso: infatti per l’attività agonistica immediata Paolo Margi disponeva anche di un altro cavallo della Fise pronto per le gare."
Il vostro cavaliere federale, come ha accolto l'idea davvero 'originale' di montare in dressage, addirittura in GP un purosangue: si tiró indietro? (in realtà tanto assurda e nuova non era la situazione. Daria Fantoni prima di Sonny Boy, aveva montato un purosangue di nome Bombay in Gp, con cui partecipò nel 1983 ai campionati d'Europa in Germania, lo stesso Theodorescu aveva preparato per il GP diversi purosangue e per altro in seguito addestrerà finanche il famoso
trottatore Orlov, Balagur, divenuto una leggenda nel dressage. George sapeva valorizzare ogni tipo di cavallo speciale!)
"Era un momento di grande entusiasmo e amicizia reciproca in tutto l’ambiente, pur circoscritto in allora, del dressage italiano, determinate dalla condivisione delle iniziative assolutamente innovative federali, che si stavano intraprendendo, per cui Paolo Margi, ha preso parte al progetto e non mi ha mai esternato dubbi in merito, né mi ha mai palesato incertezze nel dedicarsi alla preparazione di un puledro, anche se all’inizio non poteva sapere che con Destino era “destinato” a formare un binomio per l’Italia indimenticabile. Direi che non ci fossero neanche le motivazioni,visto che non c’erano pressioni psicologiche o emotive, né pretese della Fise di raggiungere risultati importanti a breve e ad ogni costo.
D’altra parte non era una impresa impossibile (come ricorda anche Lei nella domanda): c’erano stati precedenti significativi proprio per noi nelle scuderie Theodorescu con Bombay di Daria Fantoni e la tendenza in quegli anni anche in Germania era quella di impiegare cavalli sempre più insanguati ed eleganti, trovando la svolta epocale in un soggetto mitico come Rembrandt, che nella sua struttura leggera e nei movimenti “aerei” tradiva le molte ascendenze genealogiche di purosangue. Un cavallo che con la sua amazzone diventerà una leggenda."
Infatti Destino fu mandato, assieme al cavaliere Federale Paolo Margi, per 2 anni in Germania da Theodorescu. Che lavoro fu fatto e cosa pensava il Grande George di questo cavallo?
"Nel contesto del programma federale di cui abbiamo parlato, la formazione di Destino di Acciarella inizia dal 1986 al 1988 nelle scuderie di George Theodorescu, dove Paolo Margi perfeziona anche la sua preparazione come istruttore. Periodicamente andavo in Germania per assicurarmi delle condizioni e dei progressi della sua preparazione. In Germania la formazione dei tecnici (Bereiter) avviene con affiancamento ad istruttori e cavalieri qualificati (Reitler), per cui avevo ritenuto in allora che fosse un ottimo sistema da adottare anche in Italia: un sistema che
consentiva di affiancare alla crescita tecnica dei cavalieri /istruttori, anche la preparazione di alcuni cavalli giovani. A Paolo non ho mai fatto pressioni psicologiche sui risultati da raggiungere con Destino, sapeva che stavamo creando insieme un format e quindi che disponevamo di tutto il tempo necessario: la sua esperienza in Germania, come quella di Conz e Roman ed altri successivamente, faceva parte di un
programma di istruzione ad ampio respiro, per cui non erano importanti i risultati agonistici di vertice immediati, ma la crescita del movimento sportivo nel suo complesso e la credibilità del nostro settore dressage a livello nazionale ed internazionale.La preparazione tecnica di Destino poteva procedere, senza eccessive responsabilità, con i tempi necessari e senza pressioni psicologiche, sotto la guida di un “formatore” straordinario come
Theodorescu, che avevo scelto per i suoi sistemi di addestramento assolutamente privi di violenza e coercizione, come aveva dimostrato mirabilmente, per quanto ci riguarda, nella creazione di un binomio indimenticabile come Sonny Boy e Daria Fantoni, che, alle Olimpiadi di Seul 1988, avrebbe dovuto raggiungere un risultato superiore a quello ottenuto, se fosse stato giudicato in modo adeguato! Dopo la gara il Presidente di Giuria lo svizzero Niggli, ebbe a riconoscere pubblicamente
che i giudici si erano accorti troppo tardi che il binomio italiano stava eseguendo una ripresa straordinaria, non premiandolo a sufficienza con i voti. Probabilmente mancava ancora la credibilità sufficiente per il nostro Paese nella disciplina.
Destino doveva essere l’esempio di un “progetto” globale serio e strutturato di crescita del settore in Italia, per raggiungere i livelli e la credibilità necessaria per ottenere risultati importanti nelle categorie a giudizio!
Theodorescu è sempre stato d’accordo con me nella stima e considerazione per questo cavallo e per il suo cavaliere, a cui è stato sempre legato, anche affettivamente.
Pazienza, serenità e metodo sono stati alla base dei successi sportivi, per noi importanti, di Destino."
Mi ricorda lei cosa è riuscito a fare questo piccolo cavallo dal cuore immenso in gara?
" I risultati hanno premiato un programma, studiato a tavolino, meticoloso con una successione di performance significative, quasi uniche sino ad allora a livello italiano:
due Olimpiadi – Barcellona 1992 (ottavo di squadra) e 1996 con Paolo Margi;
due Campionati del Mondo con Paolo Margi - Stoccolma 1990 e The Hague 1994 (quinto di squadra)
un Campionato del Mondo con Monica Gheno – Roma 1998
due Campionati d'Europa con Paolo Margi – Donaueschingen 1991 e Lipiza 1993 (settimo individuale)
due Ori al Campionato Italiano con Paolo Margi;
un Oro al Campionato Italiano 1997 con Monica Gheno;
ed un numero impressionante di partecipazioni agonistiche internazionali importanti, come certificato dai timbri sul passaporto FEI (che vi fornisco in foto), con debutto per me emozionante
e indimenticabile nel rettangolo di Aachen nel 1988, che sanciva i risultati ottenuti da un progetto tecnico lungo quattro anni.
La presenza di una squadra del nostro Paese a Barcellona 1992, per la prima volta con un team ad una Olimpiade, rimane ancora oggi un risultato per noi straordinario (ottavi di squadra), insieme a quella ai mondiali WEG di The Hague 1994 con un indimenticabile quinto posto.
Due circostanze sportive storiche, in cui Destino ha rappresentato con il suo cavaliere un punto di forza ed un simbolo del successo del progetto federale degli anni ottanta, essendo un binomio completamente italiano, formato grazie alle iniziative della nostra Federazione. La credibilità tecnica e sportiva della Fise in pochi anni era cresciuta nel rispetto e nella considerazione internazionale della disciplina, al punto che alcuni cavalieri competitivi, come Pia Laus (al campionato europeo Juniores di Cervia aveva preso parte con il team tedesco), con doppio
passaporto, decidevano di partecipare con i nostri colori all’attività internazionale, consentendoci di formare una squadra senior più competitiva, che riusciva a raggiungere un risultato particolarmente significativo e mai ripetuto con il quinto posto del Team Azzurro ai WEG del 1994.
Peccato che nei due quadrienni successivi (1989 – 1996) il progetto non è stato consolidato, portando ad un progressivo esaurimento della spinta tecnica iniziale."
Cosa ha rappresentato per l'Italia dressage questo cavallo senza le linee del Nord Europa: ha sfidato tanti giganti del tempo?
" Per me Destino ha rappresentato la chiave di volta di un progetto Fise importante, di cui, in questo incontro, ho cercato di delineare gli aspetti principali. Nel mio immaginario, ma soprattutto nel mio cuore, Destino di Acciarella voleva essere ed è stato il simbolo e ne ha rappresentato la sintesi.È stato un “piccolo cavallo italiano” dal grande cuore, molto qualitativo, per il quale nessuno
avrebbe pronosticato un futuro agonistico in dressage, se messo a confronto con cavalli tedeschi e olandesi, soprattutto in allora, molto strutturati, che ha trovato il successo, con la formazione acquisita in un contesto tecnico federale sereno ed ideale, sotto la guida di un coach straordinario come George Theodorescu, con la pazienza, la passione e la competenza del suo cavaliere Paolo Margi, con metodi tecnici di rispetto per il cavallo, che hanno consentito a Destino di vivere una carriera agonistica molto lunga ed una vita serena sino a 32 anni. Se voi andate, a livello storico, a riguardare gli ordini di partenza delle gare cui ha preso parte Destino, noterete che è stato in campo con i cavalli, che oggi rappresentano la storia del Dressage Internazionale. Solo per fare
qualche nome, un cavallo partito da Latina, ha incontrato: Bonfire, Gigolò, Grunox, Goldstern, Lucky Lord, Rembrandt, Invasor, Aquamarin, Donnerhall, Aktion...e molti altri ancora. I cultori tecnici del dressage sanno di cosa stiamo parlando e solo con la citazione di questi nomi vedono immediatamente dinnanzi ai loro occhi questi soggetti, che, con i loro cavalieri, hanno fatto la storia del Dressage internazionale!"
UN NUOVO CAVALIERE.
Nel 1996, credo, dopo le Olimpiadi di Atlanta ed il titolo Italiano, ovviamente vinto, invece di ritirarlo dalle scene, il cavallo fu affidato ad una giovane amazzone, di nome Monica Gheno. Come avvenne il passaggio e da chi fu voluto? Fu semplice per il cavallo il cambio di cavaliere o dopo così tanti anni, circa 11, il cavallo era diventato personale e molto legato al suo storico cavaliere?
"Dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Atlanta e vinto i Campionati italiani nel 1996, nel 1997, aseguito dell’indisponibilità del suo cavaliere Paolo Margi, dovevamo decidere se ritirare il cavallo dalla scena sportiva. Presi invece la decisione di assegnare a questo cavallo straordinario ed esperto di 16 anni il compito nel mio immaginario di “testimonial” ai Weg Roma 1998, con un “nuovo debutto” sotto la sella di Monica Gheno, dotata a mio avviso della sensibilità ed empatia necessarie. Monica era uno degli atleti giovani più rappresentativi nel contesto del progetto dei Centri Federali ed aveva partecipato a numerosi campionati internazionali giovanili con un altro gioiello acquistato giovanissimo di proprietà Fise (Jorinda). Ho concordato la scelta con Paolo
Margi (Monica era anche una sua allieva) e il binomio veniva scuderizzato al Centro Ippico del Pegaso di Barzago, per poi essere trasferito, in preparazione ai WEG, a Sassenberg nel Centro Equestre di George Theodorescu, il coach che era stato l’artefice dell’avvio alla carriera internazionale di Destino.Non è stato certamente semplice ricreare un binomio con un cavallo, che aveva avuto in carriera un solo cavaliere particolarmente dotato, ma la scelta della location e la presenza di Theodorescu
credo sia stata determinante per dare a Monica, al tempo forse non ancora sufficientemente esperta, la sicurezza necessaria al debutto in un evento di altissimo profilo tecnico. Prima dei WEG 1998, Destino con Monica Gheno aveva vinto il Campionato Italiano Assoluto nel 1997 e partecipato a numerosi eventi internazionali, anche con ottimi risultati, guadagnandosi sul campo, il posto in squadra a Roma:
CDI Ebreichsdorf - aprile 1998
CDI Villanova D’Asti - maggio 1998 (GPS - 7°)
CDI Monaco - maggio 1998 (Inter II - 3°)
CDI Lipica – giugno 1998
CDI Fritzen - agosto 1998 (GPS - 7°)
CDI Frauenfeld – agosto 1998
Il risultato tecnico ai WEG 1998 non è stato di rilievo, ma è stato una dimostrazione di un lavoro che aveva reso possibile la presenza ancora una volta di un Team italiano negli eventi internazionali più importanti."
Cosa avvenne dopo i WEG di Roma e come ha terminato la sua vita Destino?
"La carriera di Destino termina con un infortunio imprevisto nel secondo giorno di gara, ai Campionati Italiani del 1998, dove, dopo la prima prova, guidava la classifica.
Rimane a riposo precauzionale, con le cure idonee veterinarie, per alcuni mesi, poi nel 1999 all’età di 18 anni, la decisione della Fise di assegnarlo definitivamente a Monica Gheno e ritirarlo dall’attività agonistica per fare in modo che si potesse godere una meritata pensione dopo una lunga carriera da campione.Mantenuto e assistito sino alla fine con affetto da Monica, rimane scuderizzato sino al maggio del 2011 al Centro Ippico del Pegaso, dove sono stato a visitarlo alcune volte, trovandolo sempre in ottima forma. Ha passato poi gli ultimi anni al prato dell’Azienda Agricola Costa D’Oro sino al 22 gennaio del 2013, quando, all’età di 32 anni, termina i suoi giorni questo soggetto straordinario, che è vissuto a lungo anche per l’affetto e le cure di cui è stato circondato meritatamente per tutta la sua vita. Per questo un ringraziamento particolare, anche a nome di Destino, a Monica Gheno ed a suo marito."
Lei è molto affezionato a questo cavallo, anche perché la sua carriera federale è legata a filo doppio con quella di questo soggetto?
" Sono profondamente legato a questo cavallo ed alla sua storia. Riaprire i “cassetti” in cui conservo i documenti e le foto di questo cavallo, per fare questa intervista, non è stato facile, ma mi riempie di gioia sapere che questo soggetto trovi il giusto riconoscimento. Non è solo un fatto puramente narrativo, significa riaprire ricordi, momenti vissuti, esperienze, iniziative anche difficili, che allora sembravano impossibili e che oggi sono talmente chiare e semplici da non creare più dubbi. Ho “camminato” con Destino per oltre 10 anni dei miei trascorsi di dirigente sportivo, vivendo insieme a lui alcune delle mie emozioni più entusiasmanti e profonde. Tante sfide, tante soddisfazioni, tanti traguardi, non privi di difficoltà, per non parlare del piccolo “miracolo” di Roma 1998, a cui questo purosangue doveva essere presente, come atleta cavallo e
come simbolo. La FEI, dopo il caos organizzativo e il fallimento del Comitato dell’edizione 1994 a The Hague, nonché la rinuncia dell’Irlanda, affida a noi ad agosto, con un solo anno di preparazione, l’edizione dei WEG 1998 (World Equestrian Games), preferendoci al colosso tedesco, che aveva posto la propria candidatura nel “tempio” degli Sport Equestri ad Aachen. Ci siamo riusciti! Nonostante le enormi difficoltà burocratiche ed economiche abbiamo portato il mondiale allo stadio Flaminio e non solo il Comitato Organizzatore, ma anche Destino riceve l’applauso di venticinquemila spettatori presenti prevalentemente stranieri! Avevamo meno di un anno per realizzare un evento, per il quale in genere sono previsti quattro. La Fise insieme al Gruppo Riffeser ha creato una macchina perfetta ed idonea, in un anno soltanto, nel pieno centro dell’Urbe, ad organizzare un evento memorabile per tutti gli appassionati di Sport Equestri nel mondo ed un miracolo “italiano”, come ebbe a definirlo in Assemblea Generale la Presidente FEI donna Pilar di Borbone.
“Centinaia di lettere arrivate da cinque continenti a firma dei più accreditati addetti ai lavori degli
sport equestri – tecnici, ufficiali di gara, cavalieri, dirigenti ed anche semplici appassionati- ed i
commenti entusiastici della stampa specializzata, hanno confermato che l’edizione 1998 dei World
Equestrian Games è passata alla storia scrivendo a chiare lettere un successo senza precedenti”
(Ufficio stampa – Caterina Vagnozzi).
Destino allora diciassettenne è stato per me il simbolo di questo successo prendendo parte, con la sua giovane amazzone ad una squadra azzurra e per la sua terza volta ad un Mondiale ".
QUALCHE RIFLESSIONE CONCETTUALE.
Ci sono stati dei cavalli improbabili nella storia dell'equitazione: Jappeloup, figlio di un trottatore e di una purosangue; Stroller, un pony alto 1.41 che gareggiava in Gp internazionale e anche alle Olimpiadi di salto ostacoli; e Destino di Acciarella: 2 olimpiadi, 3 campionati del Mondo, 2 campionati d'Europa, 3 titoli italiani con 2 diversi cavalieri. Qualcuno dice che oggi questi cavalli nello sport non potrebbero ripetere le loro gesta, perché le gare sono cambiate. Non reputa che questo modo di vedere il fenomeno sia sbagliato, che paragoni non se ne possono fare ed ognuno è frutto del proprio tempo?
"Credo che la storia di Destino di Acciarella sia legata indissolubilmente allo sviluppo del Dressage in Italia e ritengo che siano ragionamenti privi di senso econsiderazioni fuori luogo, quando, in qualsiasi attività sportiva, si cerca di fare paragoni o confronti tra atleti, o nel nostro caso cavalli, di generazioni diverse.
Il valore di ogni “individuo” non può che essere correlato e contestualizzato all’epoca in cui è vissuto. A mio avviso comunque soggetti particolari per genealogia e altezza al garrese, come Jappeloup e Stroller, sarebbero dei “fenomeni” anche ai nostri giorni, così come Destino di Acciarella sarebbe ancora oggi un cavallo estremamente competitivo per creare un Team Azzurro, che purtroppo non abbiamo più, a parte alcune individualità importanti, per meriti personali, come Valentina Truppa."
Quale è stata allora la ricetta segreta di questo cavallo:luoghi, persone, occasioni, talento, fortuna o solo "destino"?
"Non credo alla sorte, credo nella massima latina che recita “faber est suae quisque fortunae” per cui sono certo che la formula del successo di Destino e del Team italiano, negli anni novanta, non sia stata casuale, ma sia dipesa da un programma federale studiato, strutturato e realizzato con attenzione. Un programma, che forse potrebbe essere ripetuto con gli aggiornamenti necessari, con le
opportune risorse, con la scelta dei luoghi e l’individuazione delle persone giuste, in un contesto progettuale che non potrebbe prescindere, come in passato, dal talento dei cavalli, dei cavalieri e degli istruttori. In assenza di una delle componenti di cui sopra ed in particolare di programmazione, di cavalieri di grande qualità, di istruttori speciali e di cavalli complicati ma
straordinari, come Destino, sarebbe stata e sarebbe ancora oggi una sfida impossibile."
Qualcuno di voi ha pensato all'epoca che stava per passare alla storia?
" Come dice la frase conclusiva del film Seabiscut: Tutti pensano che abbiamo preso questo cavallo e lo abbiamo fatto crescere. Ma non è vero. È stato lui a far crescere noi o forse ognuno di noi ha aiutato a far crescere gli altri!" Credo che il merito della mia intuizione, come uomo di cavalli e dirigente sportivo, sia stata quello di avere una visione ed immaginare una prospettiva futura di sviluppo di una disciplina trascurata
nel nostro Paese, nonché individuare e portare avanti, in un contesto di un progetto a più ampio respiro, una situazione di concomitanze uniche e preziose, da non lasciarsi sfuggire, e quella di aver effettuato scelte che, come per Destino, hanno determinato nel seguito risultati, che non apparivano all’inizio certamente scontati.Se siamo qui a parlare ancora di questo straordinario cavallo e di fatti avvenuti 30 anni fa, come storie ed eventi indimenticabili, significa che è stata una visione certamente lungimirante "
Photo credits:
le foto sono state messe a disposizione da Cesare Croce, photo courtesy documentazione personale privata; la foto di George Theodorescu proviene da horsemagazine, a solo scopo didattico; i primi piani di Destino di Acciarella, in van aereo, dettaglio del cuore, sono stati gentilmente concessi da Alice Giani Margi. Ringraziamo anche Monica Gheno per aver fornito i dati delle gare appartenenti al suo periodo da amazzone di Destino, e dopo i dettagli del periodo del cavallo a riposo. Grazie a tutti per la collaborazione al testo ed alla buona riuscita dell'intervista avendo messo a disposizione documenti ed immagini.
venerdì 8 agosto 2025
MONICA GHENO:" JORINDA, LA CAVALLA HANNOVER SEMPRE NEL MIO CUORE"
COME ERAVAMO...
DRESSAGE
MONICA GHENO:" JORINDA, LA CAVALLA HANNOVER SEMPRE NEL MIO CUORE"
"Il dressage contemporaneo italiano poggia le sue basi e fondamenta su quello che è stato il mio dressage, quello di una volta"
a cura di Giulia Iannone
Si sono appena conclusi i campionati Europei giovanili di Dressage, in terra Francese, a Le Mans, a breve si svolgeranno sempre in Francia, ma a Crozet, gli Europei di Dressage Senior.
Abbiamo pensato di contattare, con tono di Amarcord - come momento dedicato non solo alla ricostruzione del passato, ma comprensione del presente e proiezione nel futuro, perché la storia è sempre Maestra di Vita,- una amazzone azzurra del dressage "giovane" che raccoglieva l'eredità tecnica e di lavoro e progettualità, della fitta schiera di cavalieri che nel nostro paese furono iniziatori e cuore pulsante di una disciplina che non era di casa in passato. Abbiamo raccolto i ricordi, i pensieri, gli aneddoti di Monica Gheno, che oggi ritroviamo coach-madre della sua erede culturale e d'arte, Carlotta. Dal completo, al dressage passando dai campionati yriders italiani ed europei fino ad arrivare ai weg, alla carriera istruttore. Ecco cosa ci ha raccontato in questa bella intervista, per la quale la ringraziamo di cuore, visto che Monica è sempre una figura molto schiva, riservata, silenziosa e poco avvezza a stare sotto le luci della ribalta, anche se mentre fa lezione in campo, appare sicura ,esigente e vigorosa.
Presentati nel modo che preferisci, aggiungendo altre informazioni...
"Sono Monica Gheno, nata l’11 Ottobre del 1971 a Gallarate, in provincia di Varese. Attualmente vivo in Brianza, con mio marito e i miei due splendidi figli, Filippo e Carlotta. Ho iniziato a montare a cavallo all’etá di 10 anni, non ho mai smesso fino al momento del mio matrimonio. Ho praticato equitazione parallelamente ai miei studi liceali e, dopo il diploma, ho proseguito con la carriera equestre. Contemporaneamente alla mia attività di cavaliere, ho seguito i corsi per diventare istruttrice, partendo dal livello base fino ad arrivare al secondo e, per meriti sportivi, al terzo. Nel 2000 mi sono sposata e ho deciso di “cambiare rotta” e dedicarmi esclusivamente alla famiglia che stavo pian piano costruendo. Con la mia prima figlia, Carlotta, sono tornata nel mondo dei cavalli: non in veste di cavaliere bensì di mamma-istruttrice, un ruolo che mi gratifica molto e del quale vado fiera. Attualmente teniamo i nostri cavalli al Centro Ippico Roncobello, un luogo dinamico, ricco di stimoli e cavalieri d’esperienza, nel quale sono felice che Carlotta possa crescere e migliorare ogni giorno."
Come ti sei avvicinata all 'equitazione?
"Ho iniziato a montare i pony all’eta di 10 anni, il tutto è iniziato grazie ad un’amica di mia madre, che era proprietaria di un centro ippico ad Arsago Seprio. Qui è iniziata la mia formazione nel mondo del concorso completo: prima con il mio pony di nome “Freccia” (di nome e di fatto) e successivamente con “Woodstock”, pony che mi ha permesso di partecipare a ben 3 Campionati Italiani"
Perché tra le discipline equestri hai scelto il dressage, una disciplina poco popolare in Italia, che proprio negli anni della tua formazione veniva importata dalla Germania con grande impegno e interesse, da parte di alcuni volti illuminati della federazione del tempo?
"Il passaggio al mondo del dressage non è stato una scelta, lo definirei più una occasione capitata per caso. Durante un gara di completo, la federazione italiana è venuta alla ricerca di binomi da mandare agli Europei pony di quella disciplina equestre. In tale occasione, sono stata selezionata e mandata,
durante il periodo estivo, al centro ippico CIL, per la preparazione del lavoro in piano. Qui mi è stata fatta la proposta, da parte di Cesare Croce ( responsabile del settore dressage), di provare a montare dei cavalli da dressage, di proprietà della federazione. Da qui è partito il tutto: ho lasciato il mondo dei pony e del completo, per dedicarmi a quello dei cavalli e del dressage."
La formazione tecnica, il Maestro o i Maestri che hanno lasciato una impronta indelebile nella tua vita tecnica ed interiore. Chi porti sempre nella tua mente per i suoi insegnamenti ed esempio, e soprattutto per quale motivo?
"Gli istruttori che per primi annovero nella memoria sono stati Gabriella Asboth e James Connor, insieme a loro mi sento di annotare anche Mauro Roman, Federico Roman, Nelly Mancinelli, Diego de Riu, Emilio Puricelli. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa, una piccola traccia che ha ,in qualche modo plasmato, la me degli anni a venire. Per quanto riguarda la formazione “dressagistica” non posso se non nominare Hans Weber, un tecnico tedesco chiamato dalla federazione Italiana per qualche anno. Successivamente il suo posto è stato preso da Paolo Margi, istruttore che è stato al mio fianco per moltissimi anni. Per me è stata una figura di riferimento, i suoi insegnamenti tecnici sono stati, e sono tuttora, la base della mia formazione equestre. Oltre a Paolo, pilastro fondamentale è stato George Theodorescu, grande maestro e profondo amante del cavallo in tutte le sue sfumature. Un insegnamento che
porterò sempre nel cuore è il seguente: “Per andare bene con il tuo cavallo devi fare una cosa, prima fra tutte: diventare suo amico”.
I risultati tecnici più importanti della tua carriera equestre giovanile e matura. Quale reputi il ricordo indelebile e il traguardo raggiunto più significativo?
"Sinceramente non ricordo con esattezza a quante gare io abbia partecipato, tra nazionali e internazionali, credo molte! Sono abbastanza sicura di aver vinto 5 Campionati Italiani Young Riders e 1 Campionato italiano Seniores Assoluto. Il resto non ricordo… per quanto riguarda i Campionati Europei, credo di avere all'attivo 4 partecipazioni Young Riders. Il traguardo raggiunto più significativo, nonché ricordo indelebile, sono stati sicuramente i World Equestrian Games, del 1998, a Roma, ai quali ho partecipato in sella a Destino. C’è stata una gara, invece, che mi è rimasta particolarmente impressa nella memoria, non tanto per importanza o per la vittoria in sé, ma per feeling e sensazione. Era un internazionale a Roma (Villa Borghese), montavo Chopin. In tale occasione, questo cavallo mi ha lasciata particolarmente emozionata, perché ha dato tutto se stesso in quella competizione, ci ha messo il cuore e, io l’ho sentito. È stato come se mi parlasse e mi dicesse, folata dopo folata, tempo dopo tempo, piaffe dopo piaffe“Ce la possiamo fare”! Abbiamo concluso la nostra ripresa con tanta gioia e felicità."
Sei stata anche all'estero per un periodo dedicato ad approfondimenti tecnici ed esperienze?
"Sì, sono stata in Germania da George Theodorescu, durante tutto il periodo estivo, per circa 3 anni consecutivi. Durante questo periodo mi allenavo in preparazione delle gare aumentando così il mio bagaglio tecnico. "
Cosa ti è rimasto nell'anima del Grande Guru del Dressage?
"Per me Theodorescu è stato un vero uomo di cavalli, figura equestre immensa al di fuori del tempo. Adorava i cavalli e, giustamente, nessuno di loro poteva finire il lavoro senza mangiare qualche zuccherino. Solo che a Jorinda non piacevano, non c'era proprio verso di farla aderire a questo rito di fine training. Cosi, George,cercava in ogni modo di farglieli mangiare, escogitando ogni giorno una tecnica nuova. Era diventata una gara!
Theodorescu amava la pulizia, la scuderia doveva brillare, guai a pulire i piedi dei cavalli in corridoio! Le pareti dei box? Linde e pinte tutti i giorni. Theodorescu era un perfezionista, severo ma giusto, ma anche una persona semplice e affabile, la cui compagnia era sempre ben gradita da tutti"
Parlaci del tuo cavallo del cuore e magari anche di quello più difficile, che definisci il tuo maestro?
"Parto con il dire che tutti i cavalli che ho montato sono stati per me dei maestri. Il mio primissimo cavallo da Gran Premio si chiamava Chopin. Senza di lui, non sarei mai riuscita a montare Destino di Acciarella. Juvel è stato il mio primo cavallo federale, un cavallo d’esperienza che mi ha insegnato molto. ( era un cavallo di origine Danese, un pó freddo. Con lui Paolo Margi ha vinto il suo primo campionato Italiano, nel 1985, ndr) Dopo di lui è arrivata Jorinda, la mia cavalla del cuore: era dolcissima, da montare, un pò nevrile ma io l’amavo. Tra di noi si è creato un feeling magnifico che non ho mai più ritrovato con nessun altro cavallo. ( era sicuramente una cavalla hannover molto bella, dopo tutto il nome deriva da una favola dei fratelli Grimm, in cui si parlava di una fanciulla leggiadra. La cavalla, infatti, era dotata di movimenti molto espressivi, ma un pó difficile dal punto di vista caratteriale. Era stata presa dalla Federazione in Germania, con la supervisione di George Theodorescu, ndr) Infine, ma non per importanza, Destino D’Acciarella: con lui è stato amore e odio. Destino è stato il cavallo con cui ho partecipato ai World Equestrian Games e il cammino non è stato tutto rose e fiori ! Era un cavallo molto complicato, dal carattere forte e cocciuto ma, allo stesso tempo, molto legato al cavaliere… purtroppo non abbiamo avuto modo di conoscerci al meglio, poiché ho Iniziato a montarlo negli ultimi anni della sua carriera."
È con Destino di Acciarella che ti laurei prima campionessa italiana nel '97 e con lui nel '98 giungi ai Weg di Roma. Un cavallo meraviglioso cui l 'Italia del dressage deve molto. Tu cosa ricordi, cosa ha significato per te montarlo e raggiungere tanti traguardi con lui? Un cavallo fuori dai canoni si potrebbe dire?
"Continuando sulla scia della domanda precedente, non posso che riconfermare la sua importanza nella mia carriera equestre. Poterlo montare è stato per me un vero onore! "
Poi, dopo Destino, cosa avviene? Stavi preparando qualche altro cavallo per il tuo proseguo di carriera?
"Dopo i World Equestrian Games del 1998, ho partecipato ad un Campionato Italiano durante il quale Destino si è infortunato. Vista la sua ormai non giovanissima età, insieme alla federazione, abbiamo deciso di ritirarlo dal panorama sportivo, per fargli godere una meritata pensione. Da qui mi sono dedicata alla carriera di istruttrice per un po di anni. "
Ad un certo punto scompari e ti ritiri dalla scena dressage. Come mai? A cosa ti sei dedicata?
"Sì, ad un certo punto la mia vita è cambiata: mi sono sposata e sono diventata mamma a tempo pieno. Ho deciso di abbandonare il mondo dell’equitazione per dedicarmi completamente alla famiglia che stavo costruendo. "
Da cavaliere a istruttore per meriti sportivi, titolo ottenuto 6 anni fa. Con questo titolo e abilitazione ad insegnare, cosa si è aggiunto al tuo iter equestre ed anche di vita professionale, ma soprattutto di madre coach, perché tu sei tornata per preparare tua figlia Carlotta. Come mai questa idea?
"Sono tornata nel mondo dei cavalli con la mia prima figlia, Carlotta. Premetto di non averla mai portata a vedere un cavallo in vita mia! Ha fatto tutto da sola. Ha iniziato a montare i pony all’eta di 6 anni con una sua amica e non ha più smesso. Inizialmente faceva salto ostacoli quindi non ero ancora la sua istruttrice, facevo semplicemente la mamma. Durante uno stage di completo, per ottenere il 1 grado di salto ad ostacoli , si è avvicinata al mondo dressage e ha deciso di cambiare rotta. Così ho chiesto aiuto ad una mia carissima amica, amazzone ed istruttrice, Ester Soldi, con la quale Carlotta ha partecipato al suo primo Campionato Italiano Children dressage. Da qui è nata definitivamente la passione per questa disciplina e io, da semplice mamma, sono diventata mamma-coach. Per quanto riguarda la qualifica ad istruttore di terzo livello per meriti sportivi, devo ringraziare Barbara Ardu, e non posso che esserne felice e onorata. Per me ha rappresentato il coronamento di anni di duro lavoro e sacrificio che ho portato avanti presso il Centro Ippico Pegaso, per ottenere la
qualifica di istruttore di 2o livello. Questa qualifica, a livello pratico, non ha rappresentato un cambiamento radicale per me, poiché mi dedico prettamente a seguire mia figlia, mentre a livello morale rappresenta senza dubbio una grande soddisfazione."
Ti senti gratificata in questo ruolo? Che istruttore sei? Quale linea espressiva e metodologica segui e cosa rivedi di te in tua figlia o cosa invece lei ha più di te?
"Sì, mi sento molto gratifica nel ruolo di mamma-istruttrice. Tra me e Carlotta c’è un bellissimo rapporto, anche se non è sempre facile. Sopratutto i primi anni, le litigate erano all’ordine del giorno, con il passare del tempo, Carlotta è maturata e migliorata molto, e le litigate si sono trasformate in discussioni costruttive. In qualità di istruttrice mi ritengo abbastanza pignola e severa, cerco di tirare fuori il massimo da mia figlia impartendole gli insegnanti che mi sono stati trasmessi in passato. Di me in Carlotta rivedo l’amore e il rispetto per i cavalli, ma anche la costanza e la voglia di imparare e migliorare ogni giorno, senza troppe aspettative. Una delle qualità che sicuramente ha in più di me è l’eleganza in sella, della quale, come mamma, vado
molto fiera."
Come ti trovi nel dressage contemporaneo: ci sono delle differenze o ti muovi agilmente lo stesso, forte della tua preparazione. Trovi i cavalli e la gare cambiate?
"Credo che il dressage contemporaneo abbia le sue basi in quello che è stato il “mio” dressage, quello di una volta. Proprio per questo, nonostante i miei anni di assenza dal panorama, non mi sono sentita particolarmente spaesata al mio ritorno. La differenza che riscontro maggiormente, risiede nella qualità dei cavalli: sono molto più espressivi nel movimento rispetto ad una volta. Per
quanto riguarda le gare, ho notato un aumento di categorie che ai miei tempi non esistevano."
Ti è tornata la voglia di gareggiare di nuovo accompagnando tua figlia alle competizioni ?
"Sinceramente no, gareggiare non mi manca in modo particolare, preferisco seguire mia figlia e supportarla durante le competizioni, piuttosto che doverle fare in prima persona, anche se per me l’ansia è
decisamente maggiore nel guardare che se dovessi fare. Nonostante ciò, amo ancora montare, quando sono in sella non vorrei mai scendere, per me è sempre un’emozione indescrivibile."
Quale amazzone o cavaliere del panorama Internazionale ammiri e per quale motivo?
"Il mio idolo indiscusso è, e resterà sempre, Isabell Werth: la ammiro non solo per la sua maestria tecnica, ma anche per la sua temperanza, voglia di fare e, non per ultimo, simpatia. Apprezzo il fatto che dopo tutti questi anni, sia ancora in sella, con la stessa passione e tenacia di una volta"
Ti piacerebbe poter dare un contributo, come tecnico, al settore del dressage italiano contemporaneo?
"Non ho mai pensato alla mia persona in qualità di tecnico del settore, tuttavia sono sempre felice di dare e ricevere consigli"
Vedo che tua figlia Carlotta monta anche un Lusitano. Una bella apertura verso una razza classica che oggi sta mostrando tutta la sua classe nel dressage Internazionale. Come mai la scelta del Lusitano? Cosa ti colpisce di questi cavalli e cosa hanno di speciale?
"Sì, devo dire che Carlotta non ha avuto molti cavalli da quando ha iniziato a montare. Il suo primo cavallo da dressage è stato Helios, un castrone razza Hannover, comprato all’eta di 8 anni con cui ha fatto tutta l’esperienza delle gare Junior e Young Riders: sono cresciuti insieme tra lacrime e soddisfazioni. Ho sempre fatto del mio meglio per insegnare a Carlotta che con i cavalli non sempre la vita è facile, bisogna affrontare le sfide e le difficolta che spesso questi bellissimi animali ci mettono davanti senza mai arrendersi o demoralizzarsi, la soluzione non è cambiare il cavallo ma trovare la giusta chiave per farlo funzionare. Successivamente, per provare a fare un pò di esperienza nelle “gare dei grandi” abbiamo optato per un cavallo preparato, in grado di fare da maestro. Così è arrivato Flamenco, un lusitano senza dubbio speciale. Il suo punto di forza è la generosità, non dice mai di no, è sempre volenteroso e mai cattivo. Credo che questo sia proprio il punto di forza della razza, unito sicurante all’intelligenza e alla sensibilità. Per Carlotta non è stato facile il passaggio da un cavallo tedesco
ad uno lusitano. Ci vuole tempo per mettersi insieme e fare binomio, ma sopratutto non si finisce
mai di imparare."
( nelle foto, gentilmente concesse da Monica Gheno, e libere da diritti d'autore, troviamo: Monica Gheno su Jorinda, la cavalla del cuore; Monica a 11 anni sul pony da completo Freccia, ancora Jorinda in trotto Allungato, Monica e Chopin, Monica ai Campionati italiani 1997 ai Pratoni del Vivaro su Destino di Acciarella, foto tratta da video, Monica e la figlia Carlotta in campo durante un allenamento, Monica sull'Hannover Helios, a casa in un momento di training. Carlotta e il lusitano Flamenco".
martedì 17 giugno 2025
GIULIA & INVICTUS: DAL COMPLETO GIUNGE UNA RIFLESSIONE
Giulia & Invictus
DAL COMPLETO GIUNGE UNA RIFLESSIONE
IL DRESSAGE SI CREA CON PAZIENZA E DEDIZIONE
di Giulia Iannone
Alla finale della Coppa Lazio, nel pomeriggio del sabato, era in programma una categoria di esercizio CCI3*. Un esercizio, ripeto, un allenamento, un test, mi sono detta, chissà cosa devono provare, a volte un binomio nuovo, un set up diverso, l'aria di gara...
Ma questo binomio onestamente mi ha attirato da lontano. Ho visto la top line dal campo prova, la nuca alta, una eleganza particolare un buon lavoro, ilcavallo ben muscolato. Semplice , lineare, pulito ad opera dell'istruttrice Geraldine Astrologo . In un contesto di dressage specifico, un binomio.del completo si è veramente fatto spazio con gentilezza, luminosità e splendore. Giulia è al primo anno Yrider, Invictus è un kwpn di 13 anni nato in Gran Bretagna. Ha una linea speciale, perché è un discendente di Esteban. Tutto normale fin qui, un grafico di esercizio, un binomio però confermato da due anni, ci ha detto la sua istruttrice, con un grande feeling, un grande dialogo ed unione. Un binomio veramente bello. Un duo che con la sua "semplicità " costantemente allenata verso la perfezione, è giunto a ricordarci tante cose,in casa dressage. Almeno a me. Un insieme morbido, elastico, pulito, elegante, gentile, pieno di feeling, espressione di un dressage genuino, che nel completo esprime una buona dote perché rappresenta apertura e collegamento con le altre discipline, una solida base , non solo per il fisico muscolare ed articolare del cavallo, ma anche psicologica e tecnica, perché quel dressage che sembrava semplice ( e per niente banale) è la condicio sine qua non, parrebbe impossibile saltare in campagna e poi nella prova di concorso. Senza artifizi, grandi o bruschi movimenti, sbattere di mani, di bacino di gambe, tirare lasciare mollare.
Tutto appena percepito ed appena accennato. L'incollatura bella avanti alla verticale, il cavallo in front of the legs, la bocca serena. Non tutta quella schiuma difensiva che oggi risalta sempre più. Ogni volta il dressage del concorso completo, quello "semplice" che dico ancora io,non contaminato dalla spettacolarità del dressage puro, mi lascia sempre disarmata, nostalgica di quel paradise lost di letteraria memoria. Mi fa pensare che noi dovremmo essere tutti figli classici di De La Guerinuere, padre della spalla in dentro, invece mi sa che il tanto controverso e discusso Baucher, oggi stia vivendo davvero un new Deal, con le sue flessioni dell'incollatura e il tanto abusato filetto sospeso che appunto porta il suo nome, che doveva annientare la briglia al tempo di questo Maestro. Oggi i filetti baucher si vedono ovunque su qualunque tipo di mano e di cavallo. Baucher sarà felice, cavaliere controverso ed anche complicato da capire e da vivere a cavallo, non per tutti, ma solo per sapienti colti e geniali. Siamo sembra la generazione di Baucher!
Eppure io vorrei ricordare che Picasso prima di diventare cubista e prima di diventare astratto, ebbe una solida base del disegno accademico, grazie anche ad un padre maestro di disegno. Vorrei dire che prima di scomporre il disegno, bisogna sapere disegnare più che bene!
Mi sono piaciuti Giulia e Invictus e la loro istruttrice perché hanno fatto come una apparizione magica nella calura estiva di giugno in quel di Tor di Quinto e ci hanno mostrato la loro linea di dressage così naif e così vera. Come la gioia espressa a fine di quel grafico di esercizio, (realizzato in un modo che ha lasciato senza parole), e le carezze che apparivano tutte vere e sentite e non di circostanza come spesso si vede oggi giorno. E non indossavano neanche un brillantino, uno swaroski, qualcosa di lucido sbrilluccicoso pomposo o coreografico. Less is more. C'era il dressage, un cavallo fit to compete, pelo occhi luminosi, muscolatura adeguata, coda serena e l'amazzone leggera morbida e gentile. Tutte cose che non si vendono in selleria ma si creano con pazienza e dedizione.
(GIULIA Iannone)
venerdì 6 giugno 2025
MONICA IEMI: USCIRE DAL BUIO CON LOVE LIGHT.
La storia di una rinascita tangibile interiore, che si attua tornando sul campo di gara per abbattere le tenebre, di ogni tipo.
DI Giulia Iannone
Ho deciso di intervistare , davvero di impeto, Monica Iemi dopo aver letto il suo trafiletto su Facebook. In esso raccontava di come avesse strappato da una possibile tragica situazione, la sua Hannover Love Light, cavalla da Gp di grande spessore tecnico. Mi sono molto emozionata!
Non parlava come si vede ormai di solito, di gare, podi, coccarde, curriculum risultati, percentuali. Parlava a me , come forse a tutti voi, ricordandoci che prima di tutto in questo "mestiere" di cavaliere ed amazzone, ciò che conta è la passione, il cuore e l'amore per i cavalli. Ci sono delle storie meravigliose in questo ambiente, molto molto dietro le quinte e prima della famosa punta dell'iceberg. Quando l'amazzone lombarda, mi ha detto che con questa cavalla di 1.81 al garrese, sono falliti tutti i suoi obiettivi pianificati sulla carta, per i quali era stata acquistata, ma che ciò che ha imparato da lei è davvero molto più grande ad oggi, mi è venuta la pelle d'oca, perché credo che ognuno di noi in equitazione, abbia vissuto questa frase. E la porti scolpita addosso. Valore Interiore, forza, tenacia, sacrificio, volontà, resilienza, sono elementi più preziosi di un mero risultato di gara, anche se tutti vedono solo questo al giorno di oggi, che ci rammentano che i veri uomini e donne di cavalli, per esser tali, dentro l'anima, non devono perdere mai di vista l'essenza vera dell'equitazione , ovvero la luce del cuore e della passione che vince su ogni difficoltà. Leggete cosa mi ha raccontato Monica Iemi, una delle nostre maggiori esponenti del dressage italiano contemporaneo. Ringrazio Monica per la splendida conversazione , cosi confidenziale ed amichevole, per la quale si è resa disponibile.
Abbiamo letto su fb, un messaggio veramente toccante ed emozionante rivolto alla tua cavalla di punta, con la quale lo scorso week end sei tornata a calcare un rettangolo di gara. Dopo 4 anni è davvero un tempo infinito. Hai scritto " sono stati anni di assenza forzata per un brutto male che ci ha fatto temere il peggio". Cosa è accaduto a Love Light e cosa hai fatto in questi 4 anni per curarla e riportarla di nuovo ad un evento agonistico?
"È vero, 4 anni è davvero un tempo infinito. Sostanzialmente la cavalla ha avuto una malattia metabolica che semplificando molto, tra i vari effetti, è andata anche a indebolire tutti i tessuti molli tra cui i legamenti di sostegno degli arti. E' stata una cosa improvvisa, inizialmente sembrava soltanto una piccola infiammazione ad un legamento che, si sa, può capitare, ma nel giro di pochissimo tempo, pur facendo soltanto passo, tutti gli altri legamenti hanno iniziato a cedere. A quel punto si è subito intuito che non era un problema ortopedico dovuto ad uno sforzo o simile, ma c'era sicuramente una causa a monte, nel frattempo la cavalla inoltre mostrava tanti altri segnali di malessere, il pelo era diventato opaco e brutto, perdeva peso in modo visibile, e le gambe cedevano sempre di più. Abbiamo fatto ogni tipo di esame, e non è stata una diagnosi semplice, ma per fortuna si è arrivati a capire il problema a monte, questa forma come dicevo di disturbo metabolico, e ovviamente prima abbiamo dovuto curare quello, sia con farmaci adeguati che con una perfetta alimentazione studiata a puntino, una volta che il sistema centrale ha iniziato fortunatamente a rispondere bene, abbiamo dovuto fare i conti con i danni che aveva lasciato questo cortocircuito del suo corpo. Le gambe erano la preoccupazione più grande. Lei è una cavalla di 1,81 al garrese, imponente, abbiamo dovuto farle una sorta di ingessatura, fasciature che l'aiutassero a sostenersi. Come ho scritto nel post, c'è stato un momento in cui abbiamo temuto il peggio, perchè non sapevamo se le gambe avrebbero retto o se i legamenti avrebbero continuato a cedere. Non è stato facile, ma non posso che ringraziare infinitamente il mio veterinario, Stefano Tassan, e tutti i suoi collaboratori. Stefano ha seguito la mia cavalla in modo eccezionale, sia nei primi momenti con davvero delle ottime intuizioni, non ovvie per capire cosa stesse succedendo, sia poi nell'aiutarla a rimettersi in forma. Oltre a questo, quello che è stato molto importante, non appena è stata in grado di poterlo fare, è stato rimetterla in movimento. Per movimento intendo passo, tantissimo passo, e tantissimo passo montato. Cercando di aiutarla a rimettere gradatamente un po' di forza. La riabilitazione è stata molto lunga perchè andava di pari passo alla progressiva guarigione delle sue gambe. Inoltre quando ha iniziato a sentirsi meglio, ovviamente, aveva voglia di muoversi e non poteva ancora farlo come avrebbe voluto lei. Proprio per i problemi metabolici che avevano dato il via a tutto, non mi fidavo a farle nessun tipo di farmaco per tenerla tranquilla, non volevo che qualsiasi cosa potesse incrinare l'equilibrio che avevamo raggiunto con l'alimentazione e le medicine adeguate al suo problema, quindi per tantissimo tempo andavo in scuderia prima che arrivassero tutti per poterla montare nella calma e nel silenzio, in modo che non si spaventasse, rischiando di farsi di nuovo male, e per cercare di mantenere la sua testa serena. Devo ringraziare tutte le persone che hanno avuto pazienza e mi hanno aiutata in questa riabilitazione, la mia groom Martina che ogni mattina degli ultimi 4 anni mi ha accompagnata e filmata per i primi tempi di trotto, tutto lo staff del Roncobello , i cavalieri che mi hanno aiutata nei giorni in cui ero via e nei giorni difficili a tenerla in movimento, come Ricardo, Rebecca e Lodovico. E ovviamente per il supporto tecnico sia Anna Merveldt che Vicky Prandoni ( che è stata la mia prima istruttrice ma che è sempre dove torno quando sono in difficolta') Piano piano siamo uscite dalla parte più buia e passo passo si è rimessa sempre più in forma. Non ho ancora avuto il coraggio di riprovare esercizi da Gp. Ogni tanto faccio qualche tempo di passage perchè sento che ha proprio voglia di farlo, ma quando ho iniziato a sentirla veramente bene mi sono detta che forse potevo riportarla a fare qualche gara in giro piccolo. Il mio obiettivo con lei, durante tutta questa riabilitazione, non è mai stato riportarla in gara, è una cosa a cui non volevo nemmeno pensare ad un certo punto, non volevo avere fretta di ritornare a fare agonismo con lei. Il poterla anche solo rimontare era ogni giorno è una soddisfazione incredibile e una grandissima opportunità. Mi insegna ancora così tanto. Decidere di portarla fuori è stato in realtà più per me che per lei. Certo, lei è un'esibizionista, le piace tantissimo quando c'è del pubblico, e in gara è sempre diventata stupenda da montare e le è sempre piaciuto molto. Però sicuramente sarebbe felice anche in un bel prato, ad un certo punto, questa cosa ovviamente avverrà, io invece avevo proprio bisogno di portarla fuori, per combattere un po' i miei demoni di questi ultimi anni. "
Love light, femm hannover del 2011, da light on. È una linea da dressage? . Ci descrivi questa cavalla? Carattere, pregi, difetti, particolarità? Cosa rappresenta per te?
"Love Light è una femmina Hannover da Laudabilis x Ramina (Rotspon). E' una linea di dressage.Love Light o Lighty, come la chiamiamo noi, a volte scherzosamente anche "La Giganta", è una cavalla che ho acquistato che già faceva i GP e questa è stata per me una grande novità rispetto agli anni passati. Ho avuto la fortuna da giovane di montare cavalli incredibilmente ben addestrati e questo mi ha insegnato tanto. Poi, ho iniziato invece pian piano a prendere cavalli giovani e portarli avanti, alcuni fino a Gp, come Vancouver e Luminosa. Quando nel 2019 ero in stage da Johann Hinnemann, come spesso facevo quando potevo durante le mie vacanze, ho conosciuto Light, che era montata da Steffi Wolf. Sapevo che la cavalla era in vendita ma era decisamente fuori dalla mia portata. Durante il 2019 però ho raggiunto la consapevolezza che per Luminosa, cavalla che ho preso a 4 anni, il Gp era un po' troppo, splendida cavalla da giro piccolo, con un cuore enorme, ma fisicamente per lei il Gp era davvero troppo faticoso, e ho deciso di rimetterla in giro piccolo. A quel punto non avevo cavalli in Gp ed ero ancora nei Carabinieri, dove, giustamente, avere almeno un cavallo per fare gare di alto livello è fondamentale per rimanervi e i miei giovani erano ancora un po' lontani dall'obiettivo. Avevo calcolato di poter fare qualche anno in Gp con Luminosa, per avere il tempo di portare avanti quelli dietro, ma avevo fatto i conti sbagliati. Insomma, in tutto ciò, per un'insieme di condizioni favorevoli è capitata l'occasione di prendere Light. Quando l'ho montata per la prima volta mi è sembrato un sogno. Una cavalla tecnicamente veramente ben addestrata, con potenza, forza, elasticità, tre buonissime andature ma allo stesso tempo sensibile da montare e con una testa incredibile.
Certo che non mi aspettavo quello che poi è capitato. A dicembre 2019 abbiamo fatto la nostra prima gara insieme, poi c'è stato il Covid, comunque nel 2020 siamo riuscite a fare delle gare anche durante l'estate, ma Anna , la mia istruttrice, durante il Covid è rimasta in Germania, nel 2021 c'è stata poi la Rinopolmonite, quindi siamo riuscite a fare qualche internazionale, compreso uno da cui siamo dovute tornare in quarantena, e nell'estate del 2021 le è successo quello che le è successo.
I suoi pregi sono decisamente di più dei suoi difetti. Ha sempre voglia di andare, ha sempre energia, appena sali cammina come se fosse la cavalla più serena del mondo e calma e appena prendi le redini in mano accende i motori. Sempre. Montare cavalli che hanno sempre questa bella energia e voglia di fare è davvero piacevole. E' una professora. Alla richiesta corretta fa la cosa corretta e questo è impagabile. Ogni errore è sempre un errore mio. Per questo mi insegna tantissimo. Mi porta a montare bene, a curare la mia posizione, a curare la sensibilità degli aiuti, e quando faccio le cose giuste lei da sempre la risposta corretta. Per quanto riguarda i difetti invece, non saprei, sicuramente è permalosa da matti. Per esempi i cambi in serie non sono facilissimi, si scalda un po' e bisogna essere molto sensibili per non fare degli errori, cosa che capita, ecco, quando sbaglio un cambio, niente, si offende per almeno due giri di campo. E pur avendo una testa davvero molto buona ed equilibrata, non è molto paziente. Se le mosche le danno fastidio, se ha fame, o quando le si mette la coperta, che odia, fa subito capire con chiarezza che è infastidita. Insomma, è un po' una diva, ma non posso darle torto. Penso che se non avesse avuto il carattere deciso e forte che ha non sarebbe mai potuta ritornare nella forma fisica in cui è oggi. E' stata fondamentale. Però è anche molto dolce e fa sorridere perchè è grande e imponente e tutto sommato una tenerona.
Dirti cosa rappresenta per me è difficile. Da un punto di vista obiettivo è stato un fallimento il suo acquisto, che oltretutto è stato per me un bello sforzo in quel momento. Avevo obiettivi alti, volevo prendere le qualifiche per i mondiali, entrare in squadra e raggiungere i risultati per cui ho lavorato tanti anni, ed invece, niente, però poi c'è quella parte di me che sa che è, una, in assoluto, delle migliori cavalle che io abbia mai montato, che sa quanto mi ha insegnato, che ogni giorno ringrazia per avere la possibilità di montarla ancora, e che alla fine la parte di me che ha scelto di fare questo mestiere, non l'ha fatto per le gare, ma per quelle sensazioni lì. Quindi alla fine è la mia cavalla. La amo . Anche se non abbiamo vinto nessuna medaglia."
* Monica Iemi non ha bisogno di presentazioni, figura di rilievo del dressage italiano con tanti titoli all'attivo. Ma ogni amazzone è qualcuno quando si fonde con un determinato cavallo. Essi non.sono tutti uguali. Chi sei quando monti Lighty?
"Allora quando monto Light sono tante persone diverse. Intanto credo che c'è una me, che era quella che la montava prima dell'infortunio e una me che è quella che l'ha montata dopo e forse finalmente ora una terza me. Prima ero una garista, avevo sete di conoscenza, volevo imparare il più possibile su di lei e volevo metterlo in pratica. Devo dire che è stato un momento bellissimo. Avevamo una buona sintonia e curare i particolari a quel livello di addestramento è stupendo. Poi c'è stato l'infortunio e la riabilitazione seguente, che invece hanno fatto emergere una parte di me che non mi è piaciuta molto. Ho avuto momenti in cui mi sono sentita molto insicura, avevo paura di sbagliare, paura che lei si facesse male di nuovo e questo mi ha portato ad essere estremamente apprensiva. Tutto questo non va bene. Quindi ad un certo punto ho deciso di darmi un obiettivo, di superare le mie preoccupazioni e ritrovare una me che fosse un po' più vicina alla me prima dell'infortunio, con ovviamente la consapevolezza di quella del dopo. Quello che non è cambiato è la voglia che ho ancora di imparare. "
* Cosa speri per voi adesso dopo questo recupero?
"Allora Lighty non è più una giovincella, quindi l'idea di poter tornare a fare qualche Gp, per quanto mi piacerebbe , non so quanto sia fattibile. Ho deciso però di non fare progetti troppo ambiziosi. La voglio innanzi tutto montare in questa bella condizione fisica il più a lungo possibile, quindi gestendo i suoi sforzi e anche i possibili impegni di gare in modo adeguato, Poi penso che farò quello che ho fatto nell'ultimo anno, l'ascolterò, per capire quanto posso chiedere e quando invece dovrò smettere. Non voglio parlare di appuntamenti agonistici. Preferisco pensare all'appuntamento che ho ogni mattina con lei, giorno per giorno. "
* Durante gli anni in cui ti sei dedicata assieme al tuo team d'appoggio alla riabilitazione di questa cavalla, cosa hai potuto capire, sentire, imparare, apprendere mentre lavoravi nell'ombra? E di cosa ti sei occupata in parallelo:altri soggetti, insegnamento, carriera giudice...ci racconti?
"Allora in questi anni ho sicuramente imparato tanto. Penso che molte cose le ho già dette prima. Ho capito sicuramente che a volte anche con una gestione che crediamo ottimale i cavalli possono metterti a dura prova, che avere un team di professionisti validi intorno a te è fondamentale, nella gestione quotidiana e nelle emergenze, che l'attenzione ai particolari è fondamentale, alimentazione studiata, buon fieno e ottimo mangime appropriato per ogni cavallo, ferrature corrette, terreni ottimali, tutto fa parte di un progetto dove se manca anche solo una di queste fondamenta, quello che è costruito sopra, barcolla. A tutto questo va aggiunto l'elemento fondamentale che è il buon lavoro. Studiato. Organizzato Gestendo i carichi. E la costanza nello stesso.
E la ricerca attenta del particolare che fa la differenza. E' stato un periodo difficile umanamente, tante cose si sono sommate, dopo quasi 20 anni nell'Arma mi sono congedata e ovviamente mi è dispiaciuto e mi sono ritrovata da essere sempre stata una garista, con più cavalli impegnati nello stesso concorso, a montare come hai detto tu nell'ombra a casa. Forse per un attimo ho anche perso un po' di mordente. Poi sai come vanno queste cose, non ti si vede più in gara, le nuove generazioni vengono avanti, per fortuna, e sono ragazzini che non ti hanno nemmeno mai vista in sella, e smetti di girare in gare internazionali e vedere e imparare da chi è più bravo, e gli sponsor tecnici pian piano ti lasciano, non tutti devo dire, e li ringazio. Però ecco , in quel momento, mi sono sentita un po' più fragile e forse anche più soggetta al giudizio di chi magari aveva solo voglia di vedere un momento mio di debolezza e insicurezza per criticare. Però devo dire che ho avuto anche grande supporto da tanti amici, che mi hanno compresa e che mi hanno anche a volte sgridata. Ero entrata un po' in un circolo vizioso. Parlo come cavaliere. Invece stando più tempo a casa ne ho approfittato per dedicarmi maggiormente alla scuderia, dove tutti i cavalli sono gestiti come i miei, e questo per me è fondamentale, mi sono dedicata all'istruzione e ho finito tutte le unità didattiche e ho passato l'esame per diventare Istruttore di 3 livello e ho iniziato anche l'iter come giudice, penso sia un percorso interessante che mi piacerebbe portare avanti e anche perchè volevo vedere le cose da un altro punto di vista. Attenzione, non ho mai smesso di montare, oltre a Light, ho continuato a montare alcuni dei miei cavalli e sempre i cavalli dei miei allievi, avevo 3 figli della mia cavalla, allevati da me, che ho venduto l'anno scorso, erano buoni cavalli ma che ho preferito chi per un motivo chi per un altro che avessero un altro percorso. Devo dire che mi piace molto insegnare. Mi piace sia seguire i miei allievi, dai ragazzini agli adulti, sia fare degli stage in giro e vedere realtà differenti, è molto stimolante. Inoltre abbiamo da qualche anno aperto una "scuola" con cavalli nostri, che pero' sono cavalli addestrati e che fanno dressage che devo dire sta avendo successo, perchè sono molto didattici. Quindi diciamo che non sono mancate cose da fare. E poi è arrivato questo nuovo progetto..."
* Ho visto che hai un soggetto giovane molto particolare, un Sf misto lusitano, molto interessante. Ce ne parli?
"
Ho iniziato a fine dell'anno scorso una collaborazione con Massa, un allevatore che tanti sicuramente già conosceranno, è un allevatore Francese che ha iniziato più di 40 anni fa questo ambizioso progetto di creare una nuova razza di cavalli, incrociando cavalli Lusitani con Warmblood. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, visto che ha cavalli che competono in gare importanti in tutto il mondo. Quando sono andata nell'allevamento a montarli, ho provato almeno 6 cavalli di 3 anni principalmente e sono rimasta senza parole.E' stato difficile scegliere. Il suo scopo era quello di creare dei cavalli che avessero la testa dei lusitani, e tante altre loro magnifiche caratteristiche che non posso riassumere tutte, ma tra cui sicuramente la facilità nella riunione, con invece l'elasticità e le andature più ampie dei cavalli Warmblood. Parliamo di 40 anni fa. Io ho avuto la fortuna di poter tornare a casa con due di loro, uno di 4 anni , che è quello che ho montato ad Ornago, ed era la prima uscita della sua vita e una femmina di 5. Sono cavalli straordinari. Hanno tutte le caratteristiche che oggi, a 42 anni, so di volere in un cavallo giovane. E quindi sono molto contenta di questo nuovo progetto."
venerdì 9 maggio 2025
EVELINA BERTOLI NEO CAMPIONESSA ITALIANA DI CONCORSO COMPLETO 2025
LA MEDAGLIA D'ORO VINTA IN CAMPAGNA COME DA MIGLIORE TRADIZIONE DEL COMPLETO.
"DOVEVO STARE NEL TEMPO IN CAMPAGNA, QUESTA LA STRATEGIA!"
di Giulia Iannone
Abbiamo intervistato, dopo qualche giorno dal titolo, la completista romana, dopo aver lasciato sedimentare piano piano, le emozioni forti, derivate dal recente campionato italiano assoluto di completo, che l'ha vista trionfare e conquistare il gradino più alto del podio.
Ecco cosa ci ha raccontato.
L'andamento della gara, questa volta ci ha sorpreso. Un dressage meno strepitoso del solito. Ci spieghi tu come è andata la prova?
" Ho deciso di montare questa volta la cavalla in briglia. Lo avevo già fatto alcune volte nel 2023. Durante la preparazione per questo appuntamento agonistico, la sentivo un pó forte, per cui ho scelto il morso e filetto. Su questa imboccatura si è tesa e non ha mostrato un bel contatto. In realtà la parte al trotto per me era buona, invece ho sbagliato totalmente il secondo cambio a volo al galoppo. In questa ripresa, i cambi al volo hanno coefficiente doppio, per cui ci sono stati dei voti come 3 e 4 che moltiplicati per due , hanno influenzato il punteggio. In più al giudice francese , l'esecuzione della ripresa proprio non ha convinto. Infatti mi aveva vista all'undicesimo posto! "
Poi invece, ci hai stupito tutti con doppio clean round in cross. Super exploit in campagna. La prova della vittoria allora?
"Questa era l'idea! Poi qui ai Pratoni del Vivaro, luogo che per me significa molto. Dalla prima volta che ho visto il percorso, l'ho visionato per fare il tempo, anche perché la cavalla ormai sui salti , a parte un possibile imprevisto che può sempre succedere se cerchi di andare veloce, è confermata ormai. Non c'erano combinazioni od altro che per lei potessero rappresentare un problema. Quando ho fatto la ricognizione del percorso del percorso, l'ho trovato anche un filo troppo semplice per un campionato italiano assoluto e per una categoria 4 stelle. Certo bisogna sempre dare attenzione ad un salto come lo scivolo, perché è comunque un momento che esige precisione, se sbagli qualcosa c'è poco tempo per rimettere ordine. Io volevo e dovevo stare nel tempo. Ho impostato la gara da subito così "
ALLORA HAI PENSATO DI AVERE BUONE CHANCE PER IL TITOLO?
"Ho pensato -ce la posso fare. È logico che fino all'ultimo poi in concorso, anche lì, sono attimi, questione di un secondo. Nulla è scontato. La cavalla è brava ma non facilissima in concorso. Quindi è stato necessario stringere i denti fino all'ultimo. Infatti una barriera più 2 secondi di fuori tempo sono scappati, però grazie ad un pó di margine di errore che mi era consentito, ed avendo anche gli altri fatto, uno una barriera e l'altro 8 penalità, stavolta la fortuna ha scelto me! Avevo 4 salti ancora da affrontare, sono stati davvero molto stressanti! Con una seconda barriera , ancora una volta, sarei stata fuori"
CI HAI GIRATO ATTORNO A QUESTO ORO PER BEN 6 VOLTE. UNA LUNGA STRADA, VERO?
" Esatto. Due volte 4a, una volta 5a, tranne un eliminato sono sempre arrivata tra i primi 5 a partire dal 2011, parliamo della prima medaglia da bambina. Ci voleva onestamente dopo tanta attesa"
FACENDO UN RAGIONAMENTO A TAVOLINO, CHE IN EQUITAZIONE È PURAMENTE ORIENTATIVO, A PELLE SEMBRAVA CHE TU FOSSI IL CANDIDATO MIGLIORE PER QUESTO TITOLO PER VIA DELLA OTTIMA PERFORMANCE ANCHE A PARIGI '24. TU AVEVI FATTO QUALCHE CALCOLO, GUARDANDO ANCHE I TUOI COLLEGHI?
"No, calcoli non ne ho fatti! Temevo quelli che poi hanno ottenuto l'argento ed il bronzo. Emiliano Portale, per esempio, è un cavaliere forte che non lascia nulla di intentato, un ottimo cavaliere che può essere davvero incisivo. Matteo Orlandi deteneva il titolo 2024, l'anno scorso aveva fatto una ottima gara, il cavallo è molto buono e lui ci si è messo insieme. Anche lui era un papabile. Diciamo che non mi ha meravigliato il podio. Non sapevo soltanto prevedere le posizioni!"
PARLIAMO DI FIDJI LA TUA FIDA COMPAGNA DA ALCUNI ANNI, ADESSO 14ENNE. LA CONOSCI MOLTO BENE ORA. RISPETTO A QUANDO L'HAI PRESA , COSA È MIGLIORATO E QUALE È LA SUA CARATTERISTICA INTOCCABILE CHE NON SI RIESCE A MODIFICARE, NEL BENE O NEL MALE?
" È migliorata molto nel suo modo di saltare. Anche nell'equilibrio generale ed è per questo che in campagna adesso riesco ad essere veloce. Non posso andare veloce se non ho il controllo della situazione, ecco perché non pigiavo sull'acceleratore. Ci abbiamo lavorato tantissimo, oltre al fatto che la conosco di più. Quello che non si può modificare è il suo carattere, questo terrore per gli altri cavalli. Quello le è rimasto ed è una cosa che non ti aiuta per tutte le preparazioni, per il dressage è veramente un problema. A casa puoi fare i lavori che vuoi, in gara, con gli altri cavalli diviene sempre un pó complicato. Lei non si agita per la gara ma per l'atmosfera che si crea"
DOPO PARIGI 2024 ED IL CONSEGUENTE TITOLO ITALIANO, PENSI DI PUNTARE ALLA PARTECIPAZIONE DEL CAMPIONATO EUROPEO?
" No, gli Europei non li vogliamo fare. Il progetto punta al Mondiale di Aachen dell'anno prossimo. L'Europeo non le si addice troppo. Anche nell'ottica di sperare di riservarla per Los Angeles 2028, se uno potesse, dando quest'anno meno peso sulle gambe, sarei molto felice"
INFATTI STAVO PER CHIEDERE...HAI GIÀ IN CANTIERE UN CAVALLO ALTERNATIVO PER LA 2028 O SPERI DI ANDARE CON FIDJI DES MELEZES?
" Spererei veramente tanto di andare con lei. Ho preso già un altro cavallo alternativo che è un pó indietro , un irlandese molto da lavorare ancora, non ha le sue stesse qualità, ma come secondo appoggio va bene. Ma spero che la prima scelta sia sempre la mia baia belga "
UN PENSIERO PER IL COACH BRECCIAROLI DA PARTE DELLA SUA ALLIEVA È NECESSARIO.
SEI SULLE SUE ORME?
"Sono da 12 anni sua allieva , ci abbiamo provato parecchio a prendere questo oro. Ma non ci eravamo riusciti. 6 titoli come lui non li prenderò mai! Mi accontento di uno per ora. Non voglio esagerare. Ho iniziato troppo tardi. Non vado alla ricerca di così tanti titoli, se no diventerei troppo vecchia"
DOMANDA DI PRASSI. A CHI DEDICHI ALLORA QUESTA VITTORIA?
"A me stessa! Alla mia voglia di andare sempre avanti nonostante le avversità, la sorte contraria, le cadute, le sconfitte, i risultati sfiorati, i risultati ottenuti, la forza di non essersi mai arresa, gli allenamenti duri e complicati, quella girata che non ti viene, un movimento ripetuto mille volte e non eseguito, il sudore, la fatica, i sorrisi, le lacrime, il sostegno a bordo campo. Si si a me stessa!"
Photo courtesy Evelina Bertoli , libere da diritti e copyright
lunedì 5 maggio 2025
Evelina Bertoli SI LAUREA CAMPIONESSA D'ITALIA DI COMPLETO 2025.
"DOPO LE OLIMPIADI DI PARIGI, IL TITOLO DI CAMPIONE ASSOLUTO SENIOR.
SULLE ORME DEL COACH STEFANO BRECCIAROLI?"
di Giulia Iannone
È accaduto oggi, in quel dei Pratoni Eventing - Centro Equestre Ranieri di Campello , portando a termine con 40.70 pn la categoria CCI4*sulla quale si disputava il campionato assoluto. L'amazzone romana, classe 1986, ha agguantato la prestigiosa medaglia, finalmente, dopo averla inseguita per tanto tempo, ma stavolta è stato con la complicità fondamentale, della ormai fidata Fidji des Melezes, cavalla Sbs del 2011, da Aga Khan, stallone erede di Ferro. In dressage era terza nella classifica di campionato, con 35.90 pn, pari alla percentuale di 64.100. È balzata in prima posizione dopo il doppio clean round in cross, ed ha mantenuto la testa della classifica italiana anche dopo la prova di concorso ippico, chiusa con 4 penalità ed una sbavatura di fuori tempo, che comunque l'ha condotta alla vittoria con 40.70 pn. Vice campione italiano è Matteo Orlandi su RLE LIMBO KAISER( IRL 2007) con 43.60 pn e bronzo Emiliano Portale su SCUDERIA FUTURE 1918, con 48.60 pn.
Per la cronaca, su 15 partenti, la categoria è stata vinta dal francese Thomas Carlile su DARMAGNAC DE BELIARD( FRA 2013 DA CANTURO) con 32.30 pn.
La nostra azzurra , ha chiuso al 4o posto della categoria con 40.70 pn, come già detto in apertura.
Nel frattempo che attendiamo le parole ed i pensieri di Evelina Bertoli, che non sono ancora giunti, pubblichiamo il commento di Stefano Brecciaroli , il coach della neo campionessa azzurra, ormai da molti anni, nonché storico volto del completo nostrano, indissolubilmente legato al cavallo Apollo.
IL COMMENTO DEL COACH, STEFANO BRECCIAROLI:
"C'è molto entusiasmo " ha affermato Brecciaroli " come si può facilmente comprendere. È stata una medaglia molto importante per Evelina perché è la settima ad un campionato italiano, e finalmente giunge al collo , il metallo pregiato ovvero l'oro. Un traguardo davvero importante in carriera. Eravamo ben consci del buon livello ormai raggiunto da questo binomio. A me fa tanto piacere, poiché si tratta di un binomio cresciuto insieme a me, e mi ha riempito di gioia vederla primeggiare in un evento del genere, ai massimi livelli, dopo le Olimpiadi. Questo ha consacrato finalmente Evelina campionessa d'italia, e che dire, sono molto contento e fiero del lavoro effettuato, e di come Evelina sia cresciuta in questi anni, come amazzone ed atleta a 360°, una professionista che in Italia ha fatto vedere che, con il lavoro sodo e costante, con la professionalità, arrivano dei grandi risultati, ed anche la costanza dei risultati "
4 MAGGIO 2025
Evelina Bertoli e Stefano Brecciaroli, foto di repertorio di Giulia Iannone Equestrian
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