“Cosa volete insegnare grazie agli allievi?”
Come un compito, assegnato durante un modulo di pedagogia dedicato ai candidati istruttori di I livello, può tramutarsi in un articolo "didattico e divulgativo " di un metodo.
"Credo nella pazienza e nel metodo graduale e credo che il nostro primo scopo sia rendere il cavallo felice" |
Di Giulia Iannone
Abbiamo deciso di pubblicare il compito assegnato
durante il recente corso di pedagogia e tecniche educative 1,
svoltosi a Roma a fine marzo al C.I Porta di Roma, e tenuto magistralmente dalla Dott.ssa Chiara
De Santis, docente dotata di grande competenza, capacità comunicativa spiccata,
grande creatività e metodo innovativo, ispirato chiaramente a Maria Montessori.
Anche questo corso come quello di
psicologia, è stato basato sulla indipendenza e libertà di scelta del proprio
percorso educativo, entro limiti codificati ovviamente, e sul rispetto delle
doti e valori e talento naturale di ciascun candidato.
Scegliere di insegnare equitazione risponde ad una
esigenza interiore e personale dettata da una scintilla che scatta in qualcuno
di noi. “Saperlo è facile, è dirlo ad alta voce che è difficile”, diceva Tom
Booker ossia il protagonista del libro “ L’uomo che sussurrava ai cavalli.” Ma
prendere carta e penna e scrivere nero su bianco le giuste parole dietro le
quali si cela il proprio mondo di valori e contenuti e propositi equestri, è
cosa non facile quanto mai seria e fonte di lunga riflessione.
Il compito di Giulia Iannone è stato realizzato in
forma di articolo.
“ Nel
luglio del 2012 ho intervistato la dressagista irlandese Anna Merveldt, allora tecnico in Italia del dressage settore pony, junior e
young riders. Le chiesi perché tra le tre discipline equestri avesse scelto il
dressage e lei mi disse che in Irlanda aveva montato in salto, completo,
hunting e i pony. “credo” aveva
inoltre dichiarato” che il pony club inteso come esperienza a 360
° sia l’approccio migliore per un bambino, dalla horsemanship o cultura
equestre di base”. Allieva in Germania del grande Jo Hinneman, in merito al
suo metodo di insegnamento, il suo modo di vivere gli allievi, le soddisfazioni
da istruttore e prima di tutto il suo modo speciale di vivere il cavallo, mi
aveva risposto: “ Ogni disciplina
sportiva ha bisogno di buone basi. Tutto parte dalla base solida. La disciplina
equestre come tale non ne è esente. Se le basi non sono stabili e confermate la
crescita agonistica sarà molto lenta o addirittura totalmente assente. Non ci
sono scorciatoie. Occorre tempo, pazienza, e conoscenza . Quando insegno pongo
forte enfasi ed accento su questi punti. Per quanto mi riguarda , credo che
vada di pari passo la necessità per ogni cavaliere di sviluppare una
sensibilità personale, individuale, autonoma. In altre parole è dovere
dell’istruttore educare il proprio allievo ad una equitazione indipendente ed
autonoma”. Ovviamente, intervistavo lei perché in quelle risposte, che sapevo avrei ricevuto, si celavano anche
le mie di risposte mentre ipotizzavo la mia identità di coach e trainer. Dare
all’allievo una buona e corretta posizione a cavallo che porterà ad un assetto
dinamico e versatile, è una forma di amore e rispetto e passione nei confronti
di un animale che ci sta a cuore, e di cui desideriamo prenderci cura, prima da
terra e poi a cavallo. Ma le due fasi non sono disgiungibili. Si può paragonare
l’equitazione al ballo: non basta sapere i passi e muovere i piedi. Per ballare
bisogna coinvolgere tutto il corpo insieme all’anima ed alla mente. Ritmo,
armonia, regolarità, sensibilità, gratitudine, collaborazione tra uomo e cavallo
all’insegna della fiducia. La tecnica mai deve trasformarsi in una prigione per
le due anime all’interno del binomio, ma canale incantevole di energia ed
espressività. A George Theodorescu, il guru del dressage moderno, chiesero di
descrivere la propria filosofia di
trainer e rider, e lui rispose” ogni cosa
nell’arte equestre è dettata dalla logica. Tutti i movimenti se ragionati,
meditati ed elaborati con logica diventeranno più facili al cavaliere. Se
ragioni scopri sempre l’errore. Se il cavaliere presenta imprecisioni di
assetto il cavallo troverà davvero difficile eseguire ciò che il cavaliere
vuole. Se il cavallo va a destra ed il cavaliere a sinistra….povero cavallo” ed era ancora solito dire il grande Maestro
Rumeno naturalizzato tedesco” Credo nella
pazienza e nel metodo graduale e credo che il nostro primo scopo sia rendere il
cavallo felice, bisogna lavorare parlando con questi animali , scoprire la loro
interiorità , i loro problemi, creare una solida alleanza ed amicizia
montandoli e lavorandoli.”
E’ questo anche il mio credo
e la mia filosofia didattica, attraverso la tecnica o più metodologie da
applicare al cavallo: il metodo più idoneo e conforme a quel singolo cavallo ed
allievo sa creare una comunicazione
speciale che si chiama binomio.
Poi tutto quello che nascerà
sarà una invenzione , creazione, una visione su cui investire tempo, passione
dedizione impegno.
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