martedì 18 aprile 2017

DESCRIVETE LA VOSTRA FILOSOFIA EDUCATIVA EQUESTRE


“Cosa volete insegnare grazie agli allievi?”
Come un compito, assegnato durante un modulo di pedagogia dedicato ai candidati istruttori di I livello, può tramutarsi in un articolo "didattico e divulgativo " di un metodo.
"Credo nella pazienza e nel metodo graduale e credo che
 il nostro primo scopo sia rendere il cavallo felice"


Di Giulia Iannone

Abbiamo deciso di pubblicare il compito assegnato durante il recente   corso di pedagogia e tecniche educative 1, svoltosi a Roma a fine marzo al C.I Porta di Roma,  e tenuto magistralmente dalla Dott.ssa Chiara De Santis, docente dotata di grande competenza, capacità comunicativa spiccata, grande creatività e metodo innovativo, ispirato chiaramente a Maria Montessori.  Anche questo corso come quello di psicologia, è stato basato sulla indipendenza e libertà di scelta del proprio percorso educativo, entro limiti codificati ovviamente, e sul rispetto delle doti e valori e talento naturale di ciascun candidato.
Scegliere di insegnare equitazione risponde ad una esigenza interiore e personale dettata da una scintilla che scatta in qualcuno di noi. “Saperlo è facile, è dirlo ad alta voce che è difficile”, diceva Tom Booker ossia il protagonista del libro “ L’uomo che sussurrava ai cavalli.” Ma prendere carta e penna e scrivere nero su bianco le giuste parole dietro le quali si cela il proprio mondo di valori e contenuti e propositi equestri, è cosa non facile quanto mai seria e fonte di lunga riflessione.
Il compito di Giulia Iannone è stato realizzato in forma di articolo.

Nel luglio del 2012 ho intervistato la dressagista irlandese Anna Merveldt, allora tecnico  in Italia del dressage settore pony, junior e young riders. Le chiesi perché tra le tre discipline equestri avesse scelto il dressage e lei mi disse che in Irlanda aveva montato in salto, completo, hunting e i pony. “credo” aveva inoltre dichiarato”  che il pony club inteso come esperienza a 360 ° sia l’approccio migliore per un bambino, dalla horsemanship o cultura equestre di base”. Allieva in Germania del grande Jo Hinneman, in merito al suo metodo di insegnamento, il suo modo di vivere gli allievi, le soddisfazioni da istruttore e prima di tutto il suo modo speciale di vivere il cavallo, mi aveva risposto: “ Ogni disciplina sportiva ha bisogno di buone basi. Tutto parte dalla base solida. La disciplina equestre come tale non ne è esente. Se le basi non sono stabili e confermate la crescita agonistica sarà molto lenta o addirittura totalmente assente. Non ci sono scorciatoie. Occorre tempo, pazienza, e conoscenza . Quando insegno pongo forte enfasi ed accento su questi punti. Per quanto mi riguarda , credo che vada di pari passo la necessità per ogni cavaliere di sviluppare una sensibilità personale, individuale, autonoma. In altre parole è dovere dell’istruttore educare il proprio allievo ad una equitazione indipendente ed autonoma”. Ovviamente, intervistavo lei perché in quelle risposte,  che sapevo avrei ricevuto, si celavano anche le mie di risposte mentre ipotizzavo la mia identità di coach e trainer. Dare all’allievo una buona e corretta posizione a cavallo che porterà ad un assetto dinamico e versatile, è una forma di amore e rispetto e passione nei confronti di un animale che ci sta a cuore, e di cui desideriamo prenderci cura, prima da terra e poi a cavallo. Ma le due fasi non sono disgiungibili. Si può paragonare l’equitazione al ballo: non basta sapere i passi e muovere i piedi. Per ballare bisogna coinvolgere tutto il corpo insieme all’anima ed alla mente. Ritmo, armonia, regolarità, sensibilità, gratitudine, collaborazione tra uomo e cavallo all’insegna della fiducia. La tecnica mai deve trasformarsi in una prigione per le due anime all’interno del binomio, ma canale incantevole di energia ed espressività. A George Theodorescu, il guru del dressage moderno, chiesero di descrivere la propria  filosofia di trainer e rider, e lui rispose” ogni cosa nell’arte equestre è dettata dalla logica. Tutti i movimenti se ragionati, meditati ed elaborati con logica diventeranno più facili al cavaliere. Se ragioni scopri sempre l’errore. Se il cavaliere presenta imprecisioni di assetto il cavallo troverà davvero difficile eseguire ciò che il cavaliere vuole. Se il cavallo va a destra ed il cavaliere a sinistra….povero cavallo”  ed era ancora solito dire il grande Maestro Rumeno naturalizzato tedesco” Credo nella pazienza e nel metodo graduale e credo che il nostro primo scopo sia rendere il cavallo felice, bisogna lavorare parlando con questi animali , scoprire la loro interiorità , i loro problemi, creare una solida alleanza ed amicizia montandoli e lavorandoli.”
E’ questo anche il mio credo e la mia filosofia didattica, attraverso la tecnica o più metodologie da applicare al cavallo: il metodo più idoneo e conforme a quel singolo cavallo ed allievo sa creare  una comunicazione speciale che si chiama binomio.

Poi tutto quello che nascerà sarà una invenzione , creazione, una visione su cui investire tempo, passione dedizione impegno.  

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