Formazione
UD13 LAVORO DEL CAVALLO NON MONTATO:
A cura di Giulia Iannone
Nei giorni 26 e 27 ottobre 2015 , si è svolta
presso il IV reggimento Carabinieri a cavallo sito in Tor di quinto, l’unità
didattica 13 sul tema “lavoro del cavallo non montato “ tenuto dal
veterinario Dott. Marco Reitano e
dall’istruttore di III livello - Master di specializzazione in dressage, Massimiliano Floris, I 30 iscritti al
corso , di cui alcuni provenienti da altre regioni quali la Campania e la Toscana , sono stati :
Stefano Allega, Mauro Ambrosetti, Jacopo Ascani , Miriam Barbiere , Alba Claudia Bartocci , Camilla Bianchi , Jessica Campisi , Maria Cappelletti , Olga Chieffi , Alfonso Crucianelli, Valentina Cursio , Daniele De Luca , Edoardo De Marinis , Daniele Di Cori , Francesco Gargallo di Castel Lentini , Flavia Gelsomini , Giulia Iannone , Agnese Lanzetta , Carlotta Lopalco, Giorgia Maraschio , Veronica Mariani , Francesca Romana Nanni , Giulia Panebianco , Karen Petrella , Isabella Ryan , Tania Sacconi , Irene Sardella , Goffredo Savini , Sara Tripicchio , Eva Luna Zago.
Il corso di due giornate, ha
fornito agli astanti una ampia ed
esauriente panoramica su di un lavoro che ha molte e svariate sfumature
concettuali attraverso un linguaggio
comune della famiglia equestre, semplice, puntuale, immediato e preciso.
L’unità
didattica ha sottolineato, costantemente, come il
nostro rapporto con il cavallo inizi molto prima di salire in sella. La costruzione
del dialogo con il nostro compagno di vita e di sport parte da lontano, ad
esempio dai primi momenti di vita del piccolo puledro, quando accanto alla
mamma può apprezzare ed approcciare più spontaneamente l’essere umano come
figura familiare e non estranea di cui diffidare. I concetti ed i motivi ispiratori,
all’interno delle tante e numerose argomentazioni e tematiche tecniche che non
intendiamo riprodurre in questa sede, hanno a che fare con la comunicazione,
con il contatto che genera fiducia in una relazione di scambi ed interazione
reciproca tra due esseri, uomo e cavallo, uniti e fusi come in un solo corpo ed anima, sintetizzabile nell’idea
dell’uomo centauro: unione di intenti,
di comprensione, di sostegno di condivisione di un progetto. Il lavoro da
terra, e non unicamente espresso come lavoro alla longe, ci induce al
ragionamento, all’osservazione, alla riflessione, alla correzione, alla ricerca
dei giusti ritmi, del giusto approccio, di come presentarsi e conoscersi. Un cavallo che accanto al suo partner umano ha
compreso e gradito il proprio lavoro quotidiano e da ciò trae gioia, dunque è
felice , è un “happy horse ed happy atlete”.
In questa carrellata di argomenti, non è mancato un momento di riepilogo storico, che ha fatto comprendere meglio come sia cambiata nell’uomo la consapevolezza, la considerazione ed il rispetto nei confronti del cavallo. Già i nostri padri equestri ed i grandi Maestri classici avevano capito che i cavalli sono dotati di una sensibilità emotiva, interiore, di una capacità di apprendimento di cui tener conto , non solo in fase di addestramento. Senofonte, tra i primi, all’epoca dell’Antica Grecia aveva intuizioni e sentimento che oggi definiremmo della doma dolce o gentile. “ quando il puledro si spaventa è carezzandolo che gli si insegna a non temere” ed ancora “tutto ciò che è forzato e imposto brutalmente non potrà mai essere bello”. Anche la frase di Simone di Atene avvalora questo quadro “Se un ballerino fosse forzato a ballare attraverso l’uso di fruste e speroni o comunque di strumenti affini, non potrebbe mostrare alcuna bellezza così come un cavallo in condizioni simili”. Nel cammino della dottrina equestre troviamo i grandi Maestri ai quali dobbiamo molto , per l’impegno profuso e la spinta emotiva con cui hanno effettuato una grande ricerca per elaborare e configurare una dottrina. Sono nomi come Federico Grisone, Giovan Battista Pignatelli, deLa Gueriniere , padre ed
ideatore della spalla in dentro solo per citare alcuni dei maggiori esponenti
della dottrina classica. Costoro avevano capito e inteso molto e toccato vette
altissime ma qualcosa mancava nel loro lavoro. In questi ultimi anni stiamo
vivendo e siamo stati investiti da tutta una scia ed ondata di “gentilezza” che
appartiene alla doma dolce o etologica. Monty Roberts, Pat Parelli e tante altre
personalità prestigiose hanno portato
alla ribalta problematiche e peculiarità psicologiche ed emotive sul cavallo.
Questa rinnovata attenzione rivolta all’interiorità dell’equide, ha colmato le
molte le troppe smagliature della “strada maestra” che sembra assopita e disattenta su tali tematiche. La nostra tecnica di base sembra essersene “scordata”, osiamo dire, troppo spesso perché mal praticata , troppo spesso frettolosa e
precipitosa, ispirata e modellata sui criteri di una società del consumismo che va di fretta e
brucia sempre più le tappe,
tralasciando le sue buone abitudini, i “boni mores” del pensiero e della
pratica equestre, schemi e metodi e la
grande lezione del “giusto tempo “ , tutti
pensieri che traevano linfa sensibile dalla mano e dal cuore dell’uomo di cavalli. Quello vero!
In tutto questa fucina di sentimenti e di tecnica, è apparso il Dott. Andrew Mclean a rimetter ordine ed a suggerire come coniugare alla perfezione scienza etologica e tecnica tradizionale. La parte dell’apprendimento è sicuramente la chiave di volta e trait de union tra i due ambiti. Che cosa mancava dunque ai Grandi Maestri classici? “non avevano le conoscenze scientifiche per spiegare perché le cose accadono. Il metodo però che essi adoperavano era migliore di quello di oggi, poiché loro non erano soliti scartare i cavalli. Oggi noi scartiamo i cavalli se hanno problemi. i Grandi Maestri del dressage spiegavano i comportamenti dei cavalli con riferimenti del comportamento umano non animale: quel cavallo è buono, quel cavallo è cattivo... che sono doti umane e non attribuibili ad un animale. Il termine ad un cavallo piace, o non piace può essere anche vero ma la spiegazione del perché non piaceva o non può piacere non era esauriente. Bisognava cercare nel rinforzo positivo o negativo che avevano ricevuto prima. Dunque una spiegazione di tipo scientifico. “ lo ha detto proprio Mclean “ nell’etologia come scienza manca la componente dell’apprendimento “, questa componente proviene dal Nord America. “ per me – dice l’etologo australiano- le teorie sull’apprendimento basate sul condizionamento classico – rinforzo positivo o negativo- rappresentano un messaggio importantissimo. È giusto il concetto etologico, ma in ogni interazione il cavallo impara qualcosa. Qualcosa è cambiato nel suo comportamento.( L’ABC del cavallo sportivo, intervista ad Andrew McLean).
Come insegnare da terra la cessione alla gamba, seguendo la teoria del rinforzo negativo Photo courtesy Olga Chieffi |
In questa carrellata di argomenti, non è mancato un momento di riepilogo storico, che ha fatto comprendere meglio come sia cambiata nell’uomo la consapevolezza, la considerazione ed il rispetto nei confronti del cavallo. Già i nostri padri equestri ed i grandi Maestri classici avevano capito che i cavalli sono dotati di una sensibilità emotiva, interiore, di una capacità di apprendimento di cui tener conto , non solo in fase di addestramento. Senofonte, tra i primi, all’epoca dell’Antica Grecia aveva intuizioni e sentimento che oggi definiremmo della doma dolce o gentile. “ quando il puledro si spaventa è carezzandolo che gli si insegna a non temere” ed ancora “tutto ciò che è forzato e imposto brutalmente non potrà mai essere bello”. Anche la frase di Simone di Atene avvalora questo quadro “Se un ballerino fosse forzato a ballare attraverso l’uso di fruste e speroni o comunque di strumenti affini, non potrebbe mostrare alcuna bellezza così come un cavallo in condizioni simili”. Nel cammino della dottrina equestre troviamo i grandi Maestri ai quali dobbiamo molto , per l’impegno profuso e la spinta emotiva con cui hanno effettuato una grande ricerca per elaborare e configurare una dottrina. Sono nomi come Federico Grisone, Giovan Battista Pignatelli, de
Massimiliano Floris introduce al lavoro della doppia longe su di una testiera senza imboccatura Photo courtesy Olga Chieffi |
In tutto questa fucina di sentimenti e di tecnica, è apparso il Dott. Andrew Mclean a rimetter ordine ed a suggerire come coniugare alla perfezione scienza etologica e tecnica tradizionale. La parte dell’apprendimento è sicuramente la chiave di volta e trait de union tra i due ambiti. Che cosa mancava dunque ai Grandi Maestri classici? “non avevano le conoscenze scientifiche per spiegare perché le cose accadono. Il metodo però che essi adoperavano era migliore di quello di oggi, poiché loro non erano soliti scartare i cavalli. Oggi noi scartiamo i cavalli se hanno problemi. i Grandi Maestri del dressage spiegavano i comportamenti dei cavalli con riferimenti del comportamento umano non animale: quel cavallo è buono, quel cavallo è cattivo... che sono doti umane e non attribuibili ad un animale. Il termine ad un cavallo piace, o non piace può essere anche vero ma la spiegazione del perché non piaceva o non può piacere non era esauriente. Bisognava cercare nel rinforzo positivo o negativo che avevano ricevuto prima. Dunque una spiegazione di tipo scientifico. “ lo ha detto proprio Mclean “ nell’etologia come scienza manca la componente dell’apprendimento “, questa componente proviene dal Nord America. “ per me – dice l’etologo australiano- le teorie sull’apprendimento basate sul condizionamento classico – rinforzo positivo o negativo- rappresentano un messaggio importantissimo. È giusto il concetto etologico, ma in ogni interazione il cavallo impara qualcosa. Qualcosa è cambiato nel suo comportamento.( L’ABC del cavallo sportivo, intervista ad Andrew McLean).
Alla luce di questo concetto fondamentale, che
si evince dall’excursus storico rapidamente tratteggiato durante il corso, è
stata invece data ampia spiegazione degli 8 principi dell’addestramento,
contenuti nel testo divulgato dalla Fise “ Principi di tutela e di gestione
degli equidi” distribuito in aula.
Il Dott. Marco Reitano introduce il suo lavoro alla corda con la cavalla di 6 anni "Quisa Bella" Photo courtesy Olga Chieffi |
La fase pratica del corso ha visto all’opera il primo giorno il dott.
Marco Reitano con strumenti e tecnica della migliore tradizione didattica della
nostra scuola, di cui Reitano è illustre rappresentante, all’opera con la
cavalla di 6 anni di origine sarda “Quisa Bella” che è stata messa a disposizione
per l’occasione dal IV reggimento. La dimostrazione aveva lo scopo di rivedere,
ripetere e suggerire in maniera concreta lo
schema di lavoro impostato in aula, breve esposizione di attrezzatura, osservazione
ed approccio di base alla corda di un giovane soggetto. Se la tecnica è sempre la strada maestra ed il
motivo ispiratore della didattica, è anche vero che deve essere affiancata
sempre dalla giusta comprensione e da una notevole capacità introspettiva.
Questo ensamble di “tecnica ed anima” ha ispirato invece la lezione pratica di Massimiliano Floris che ha dato dimostrazione didattica con la propria cavalla di 6 anni “Luce bellissima” figlia dello stallone da dressage Bellissimo M. un giovane soggetto che ha lavorato con grande equilibrio psico- fisico in un contesto ambientale davvero non facile : non in tondino, tra gli spari di esercizio provenienti dal poligono limitrofo e la musica ad altissimo volume dell’esercitazione del Carosello dei carabinieri. Luce bellissima ha trovato la giusta concentrazione indossando una semplice testiera senza imboccatura, con un cordino passato sul naso alla maniera di Linda Tellington, frusta lunga da dressage. In seguito un breve prospetto per l’introduzione all’uso di base della doppia longe. Alcuni istanti finali in cui la cavalla è stata montata da Massimiliano Floris a dimostrazione del compimento concreto e tangibile della propedeuticità di un lavoro in vista dello scopo finale.
Questo ensamble di “tecnica ed anima” ha ispirato invece la lezione pratica di Massimiliano Floris che ha dato dimostrazione didattica con la propria cavalla di 6 anni “Luce bellissima” figlia dello stallone da dressage Bellissimo M. un giovane soggetto che ha lavorato con grande equilibrio psico- fisico in un contesto ambientale davvero non facile : non in tondino, tra gli spari di esercizio provenienti dal poligono limitrofo e la musica ad altissimo volume dell’esercitazione del Carosello dei carabinieri. Luce bellissima ha trovato la giusta concentrazione indossando una semplice testiera senza imboccatura, con un cordino passato sul naso alla maniera di Linda Tellington, frusta lunga da dressage. In seguito un breve prospetto per l’introduzione all’uso di base della doppia longe. Alcuni istanti finali in cui la cavalla è stata montata da Massimiliano Floris a dimostrazione del compimento concreto e tangibile della propedeuticità di un lavoro in vista dello scopo finale.
D’altronde lavorare con i
cavalli è una occasione, un privilegio, una splendida avventura da vivere con
profondità espressiva e consapevolezza. Ad un certo punto del viaggio ci accorgeremo che mentre
cerchiamo di “migliorare e valorizzare” il nostro compagno di vita, in realtà
stiamo migliorando in primis noi stessi...
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