lunedì 1 settembre 2025

DESTINO DI ACCIARELLA: IL PICCOLO CAVALLO, DAL CUORE GRANDE, CHE SFIDÒ I GIGANTI DEL DRESSAGE.

IL MITO
Di Giulia Iannone Si sono appena conclusi, i campionati europei di dressage in quel della Francia. Impossibile non pensare, con l'approssimarsi di qualche evento agonistico importante del dressage Internazionale, al nostro cavallo italiano simbolo, Destino di Acciarella, da cui tutto è partito. Sono trascorsi circa 30 anni da allora. Raccontare la sua storia, significa raccontare la storia del dressage italiano. Per tutti noi della sua generazione, egli è un simbolo, di speranza, coraggio, forza e capacità di far nascere un sogno. Lui non era nato per il dressage, e non era nato nella patria del dressage. Tutto ciò che fece, lo fece col cuore, che per ironia della sorte aveva stampato sulla fronte, al posto di una convenzionale stella. Vi racconteremo la vera storia di questo cavallo, partendo da cosa ci fosse in Italia prima del suo arrivo. Sono tante le teorie e le leggende metropolitane fiorite attorno a questo cavallo, abbiamo pensato di contattare l'Ing. Cesare Croce, perché è uno dei protagonisti principali di questa vicenda. Attraverso le sue parole abbiamo avuto l’opportunità di ricostruire la storia reale di questo soggetto. LA STORIA Quale era la situazione del Dressage in Italia, prima dell'avvento di Destino? "Per il nostro sport e per me in particolare, questo cavallo è stato qualcosa di unico e straordinario, che ha rappresentato lo sviluppo del Dressage in Italia. La sua storia deve infatti essere inserita in un periodo in cui la disciplina del Dressage in Italia, era tenuta in scarsa considerazione, e la nostra credibilità all’estero era molto limitata. I numeri dei tesserati di questa disciplina si contavano su due mani. Nell’ambiente del salto ostacoli, si considerava il Dressage come attività limitata a cavalieri non più giovani, definiti usando una espressione, irripetibile per iscritto, sgradevole ed ingiustificata, per cui era necessario soprattutto creare un nuovo entusiasmo, una passione in giovani qualitativi, nonché la credibilità a livello nazionale e internazionale, che non esistevano. Mancavano centri di specializzazione, gare sportive, giudici, istruttori, giovani e cavalli qualitativi da formare.Con il mio entusiasmo di giovane consigliere responsabile del settore federale, supportato dalla competenza nella disciplina dell’amico Enzo Truppa, e la disponibilità di risorse economiche rilevanti, garantite dal CONI, grazie alla lungimiranza del presidente Fise Lino Sordelli, siamo riusciti negli anni 1984-1988 a realizzare un progetto organico a mio avviso straordinario. Per la crescita dei binomi più giovani in Italia vennero istituiti i Centri Federali di Dressage, di cui uno al CIL di Milano ed uno ai Pratoni del Vivaro.Per seguire i giovani nei centri federali, in attesa della formazione in Germania dei nostri istruttori, la federazione aveva assunto a tempo pieno un tecnico tedesco, prima Eugen Shadler e poi Hans Weber, avvalendosi peraltro anche come consulenti di esperti nel settore come il Consigliere Federale Dr. Enzo Truppa, che al tempo stesso si dedicava in collaborazione con la FEI alla formazione di un corpo giudicante, indispensabile per garantire l’organizzazione, in autonomia dall’estero, di eventi nazionali e internazionali in Italia. Per organizzare qualsiasi evento dovevamo invitare i giudici dall’estero.Nei Centri Federali erano scuderizzati anche i cavalli di proprietà Fise in numero considerevole (una quindicina), acquistati con un contributo finalizzato del CONI, destinati a formare soprattutto le squadre giovanili e tra questi una bellissima femmina giovane baio scura di nome Jorinda.Inizia così anche la storia italiana dell’attività giovanile del settore, con la formazione sia di cavalli giovani, che soprattutto giovani atleti come ad esempio Fabio Magni, Esther Soldi, Stefania Mieli, Monica Gheno, Piero Sangiorgi, Armanda Scaglione, destinati alcuni ad affermarsi anche a livello seniores.Con questi giovani dalla passione straordinaria è stato possibile iniziare a presentare le nostre squadre a livello pony e Junior, con risultati decorosi, anche ai campionati europei, a cui non avevamo mai partecipato prima con un team.Del Centro Federale di Milano, trasferito negli anni novanta al Centro ippico Monzese, con una organizzazione privata, si occuperà poi Paolo Margi ove sarà scuderizzato per alcuni anni anche Destino di Acciarella".
Come nasce Destino di Acciarella (1981 da Telford). A cosa era destinato e perché è stato acquistato dalla FISE? Era un buon purosangue? a chi è venuta l'idea, a questo punto rivelatasi geniale, al tempo sembrava estrema, di addestrarlo per il dressage? "Destino nasce nel 1981 nell’allevamento di Acciarella, a Latina. Sella Italiano, mantello baio con fiore in fronte (simile ad un cuore), viene presentato a quattro anni al Premio di Allevamento di Grosseto, organizzato dall’ENCI (ente nazionale che in allora si occupava dell’Allevamento del cavallo da Sella Italiano). Nell’occasione viene notato dal Col. Lodovico Nava e dal sottoscritto, per cui scelto nel programma annuale di acquisti, da parte della Fise, di cavalli giovani destinati ai Settori Olimpici (i più qualitativi) e alle Scuole di Equitazione Federali. Ogni anno venivano acquistati una decina di puledri, non solo per ampliare la scuderia federale con soggetti indigeni di qualità, ma anche per supportare gli allevatori italiani ed incentivarli a migliorare la qualità e produrre soggetti sportivi competitivi. All’epoca ero consigliere responsabile per il Settore (oggi Dipartimento) Dressage e in Destino avevo notato delle qualità di regolarità nelle andature e di potenziali doti di “riunione”, che mi sembrarono essere ideali all’inserimento in un progetto, che volevo attuare per cercare di organizzare, a livello federale, una disciplina equestre, che in Italia era stata praticata solo per merito dell’iniziativa personale di alcuni cavalieri esperti e appassionati come Fausto Puccini, Daria Fantoni, Enzo Truppa, Mariano Frey. Nelle mie intenzioni, a Destino volevo affidare una grande missione da compiere ed in particolareabbattere il preconcetto secondo il quale la tecnica del dressage tedesco fosse coercitiva ed in antitesi con il “metodo naturale” caprilliano: personalmente infatti sono sempre stato convinto che il lavoro in piano abbia una utilità intrinseca, come base anche per le altre discipline olimpiche, compreso il Salto Ostacoli. L’obbiettivo del Dressage non è come alcuni sostengono, “coercizione”, ma come dice il dr. Enzo Truppa, quello di “rendere il cavallo nello stesso tempo calmo, leggero, sciolto e flessibile, fiducioso, attento, perspicace e permeabile, realizzando un’intesa perfetta con il suo cavaliere”. Infatti recentemente “nel regolamento FEI è stato opportunamente aggiunto il concetto di “HAPPY ATHLETE” intendendo così un cavallo in armonia con il suo cavaliere, in assenza di tensioni negative”.Molti anni dopo lo stesso coach internazionale Henk Noren avrebbe inserito, durante i suoi stages di alto livello per cavalieri di S.O., lezioni di dressage tenute da tecnici della specialità.Era quindi indispensabile per il successo del progetto formare idee nuove, menti disponibili, considerazioni adeguate e soprattutto stima e passione per questa disciplina, secondo una visione corretta, che in primo luogo aveva necessità di tecnici, istruttori e cavalieri di alto profilo. Preso atto di questa necessità vitale di formare figure moderne e sufficientemente motivate, il Consiglio Federale, su mia proposta nel contesto del programma del Settore, decise di istituire a tale scopo, una borsa di studio federale biennale, con cui alcuni cavalieri qualitativi, selezionati dalla FISE, potessero approfondire la propria preparazione nelle migliori scuderie in Europa. Vennero individuati, tra gli altri, Laura Conz (che era già in Germania per scelta personale), Paolo Margi e Mauro Roman (olimpionico di Completo a Mosca) per trascorrere alcuni anni nelle migliori scuderie all’estero: Laura Conz dal Tecnico Johan Hinnemann, Mauro Roman prima dal tecnico Udo Lange e poi dal tecnico Daniel Ramseier e Paolo Margi dal tecnico George Theodorescu, ove si trovava da anni anche Daria Fantoni. Un esperimento in tal senso, con grande successo, era stato fatto nel quadriennio precedente dal responsabile del settore Fise, avv. Ettore Mariano, inviando nelle scuderie di Georg Otto Heyser il giovanissimo Fabio Magni, che, con il cavallo del suo coach Amigo 23, vinse a soli 16 anni il Gran Premio nel CDI di Lipiza".
Si dice che Destino avesse un carattere davvero molto complicato e difficile, che fosse molto caldo e testardo. Ci descrive in realtà che carattere avesse e come fosse da montare: pregi e difetti. Come è stato da addestrare? Non avete mai avuto il timore di non riuscire? "Non ricordo e non mi sembra che Destino avesse all’inizio un carattere particolarmente complicato e difficile, certamente era un cavallo, vista la sua origine, molto “caldo”, insanguato ed esuberante. Probabilmente il suo cavaliere ricorda meglio di me il quotidiano di un soggetto, che doveva adattarsi ad una disciplina sportiva, che invece nel suo DNA e nelle prospettive allevatoriali avrebbe dovuto essere quella di un cavallo da salto. Inoltre, il mio progetto non pretendeva risultati agonistici certi e a breve termine, lo scopo era quello di proporre un metodo per creare e far crescere il livello e la credibilità in Italia di una disciplina, sconosciuta ai molti, nel suo complesso: infatti per l’attività agonistica immediata Paolo Margi disponeva anche di un altro cavallo della Fise pronto per le gare."
Il vostro cavaliere federale, come ha accolto l'idea davvero 'originale' di montare in dressage, addirittura in GP un purosangue: si tiró indietro? (in realtà tanto assurda e nuova non era la situazione. Daria Fantoni prima di Sonny Boy, aveva montato un purosangue di nome Bombay in Gp, con cui partecipò nel 1983 ai campionati d'Europa in Germania, lo stesso Theodorescu aveva preparato per il GP diversi purosangue e per altro in seguito addestrerà finanche il famoso trottatore Orlov, Balagur, divenuto una leggenda nel dressage. George sapeva valorizzare ogni tipo di cavallo speciale!) "Era un momento di grande entusiasmo e amicizia reciproca in tutto l’ambiente, pur circoscritto in allora, del dressage italiano, determinate dalla condivisione delle iniziative assolutamente innovative federali, che si stavano intraprendendo, per cui Paolo Margi, ha preso parte al progetto e non mi ha mai esternato dubbi in merito, né mi ha mai palesato incertezze nel dedicarsi alla preparazione di un puledro, anche se all’inizio non poteva sapere che con Destino era “destinato” a formare un binomio per l’Italia indimenticabile. Direi che non ci fossero neanche le motivazioni,visto che non c’erano pressioni psicologiche o emotive, né pretese della Fise di raggiungere risultati importanti a breve e ad ogni costo. D’altra parte non era una impresa impossibile (come ricorda anche Lei nella domanda): c’erano stati precedenti significativi proprio per noi nelle scuderie Theodorescu con Bombay di Daria Fantoni e la tendenza in quegli anni anche in Germania era quella di impiegare cavalli sempre più insanguati ed eleganti, trovando la svolta epocale in un soggetto mitico come Rembrandt, che nella sua struttura leggera e nei movimenti “aerei” tradiva le molte ascendenze genealogiche di purosangue. Un cavallo che con la sua amazzone diventerà una leggenda."
Infatti Destino fu mandato, assieme al cavaliere Federale Paolo Margi, per 2 anni in Germania da Theodorescu. Che lavoro fu fatto e cosa pensava il Grande George di questo cavallo? "Nel contesto del programma federale di cui abbiamo parlato, la formazione di Destino di Acciarella inizia dal 1986 al 1988 nelle scuderie di George Theodorescu, dove Paolo Margi perfeziona anche la sua preparazione come istruttore. Periodicamente andavo in Germania per assicurarmi delle condizioni e dei progressi della sua preparazione. In Germania la formazione dei tecnici (Bereiter) avviene con affiancamento ad istruttori e cavalieri qualificati (Reitler), per cui avevo ritenuto in allora che fosse un ottimo sistema da adottare anche in Italia: un sistema che consentiva di affiancare alla crescita tecnica dei cavalieri /istruttori, anche la preparazione di alcuni cavalli giovani. A Paolo non ho mai fatto pressioni psicologiche sui risultati da raggiungere con Destino, sapeva che stavamo creando insieme un format e quindi che disponevamo di tutto il tempo necessario: la sua esperienza in Germania, come quella di Conz e Roman ed altri successivamente, faceva parte di un programma di istruzione ad ampio respiro, per cui non erano importanti i risultati agonistici di vertice immediati, ma la crescita del movimento sportivo nel suo complesso e la credibilità del nostro settore dressage a livello nazionale ed internazionale.La preparazione tecnica di Destino poteva procedere, senza eccessive responsabilità, con i tempi necessari e senza pressioni psicologiche, sotto la guida di un “formatore” straordinario come Theodorescu, che avevo scelto per i suoi sistemi di addestramento assolutamente privi di violenza e coercizione, come aveva dimostrato mirabilmente, per quanto ci riguarda, nella creazione di un binomio indimenticabile come Sonny Boy e Daria Fantoni, che, alle Olimpiadi di Seul 1988, avrebbe dovuto raggiungere un risultato superiore a quello ottenuto, se fosse stato giudicato in modo adeguato! Dopo la gara il Presidente di Giuria lo svizzero Niggli, ebbe a riconoscere pubblicamente che i giudici si erano accorti troppo tardi che il binomio italiano stava eseguendo una ripresa straordinaria, non premiandolo a sufficienza con i voti. Probabilmente mancava ancora la credibilità sufficiente per il nostro Paese nella disciplina. Destino doveva essere l’esempio di un “progetto” globale serio e strutturato di crescita del settore in Italia, per raggiungere i livelli e la credibilità necessaria per ottenere risultati importanti nelle categorie a giudizio! Theodorescu è sempre stato d’accordo con me nella stima e considerazione per questo cavallo e per il suo cavaliere, a cui è stato sempre legato, anche affettivamente. Pazienza, serenità e metodo sono stati alla base dei successi sportivi, per noi importanti, di Destino."
Mi ricorda lei cosa è riuscito a fare questo piccolo cavallo dal cuore immenso in gara? " I risultati hanno premiato un programma, studiato a tavolino, meticoloso con una successione di performance significative, quasi uniche sino ad allora a livello italiano: due Olimpiadi – Barcellona 1992 (ottavo di squadra) e 1996 con Paolo Margi; due Campionati del Mondo con Paolo Margi - Stoccolma 1990 e The Hague 1994 (quinto di squadra) un Campionato del Mondo con Monica Gheno – Roma 1998 due Campionati d'Europa con Paolo Margi – Donaueschingen 1991 e Lipiza 1993 (settimo individuale) due Ori al Campionato Italiano con Paolo Margi; un Oro al Campionato Italiano 1997 con Monica Gheno; ed un numero impressionante di partecipazioni agonistiche internazionali importanti, come certificato dai timbri sul passaporto FEI (che vi fornisco in foto), con debutto per me emozionante e indimenticabile nel rettangolo di Aachen nel 1988, che sanciva i risultati ottenuti da un progetto tecnico lungo quattro anni. La presenza di una squadra del nostro Paese a Barcellona 1992, per la prima volta con un team ad una Olimpiade, rimane ancora oggi un risultato per noi straordinario (ottavi di squadra), insieme a quella ai mondiali WEG di The Hague 1994 con un indimenticabile quinto posto. Due circostanze sportive storiche, in cui Destino ha rappresentato con il suo cavaliere un punto di forza ed un simbolo del successo del progetto federale degli anni ottanta, essendo un binomio completamente italiano, formato grazie alle iniziative della nostra Federazione. La credibilità tecnica e sportiva della Fise in pochi anni era cresciuta nel rispetto e nella considerazione internazionale della disciplina, al punto che alcuni cavalieri competitivi, come Pia Laus (al campionato europeo Juniores di Cervia aveva preso parte con il team tedesco), con doppio passaporto, decidevano di partecipare con i nostri colori all’attività internazionale, consentendoci di formare una squadra senior più competitiva, che riusciva a raggiungere un risultato particolarmente significativo e mai ripetuto con il quinto posto del Team Azzurro ai WEG del 1994. Peccato che nei due quadrienni successivi (1989 – 1996) il progetto non è stato consolidato, portando ad un progressivo esaurimento della spinta tecnica iniziale." Cosa ha rappresentato per l'Italia dressage questo cavallo senza le linee del Nord Europa: ha sfidato tanti giganti del tempo? " Per me Destino ha rappresentato la chiave di volta di un progetto Fise importante, di cui, in questo incontro, ho cercato di delineare gli aspetti principali. Nel mio immaginario, ma soprattutto nel mio cuore, Destino di Acciarella voleva essere ed è stato il simbolo e ne ha rappresentato la sintesi.È stato un “piccolo cavallo italiano” dal grande cuore, molto qualitativo, per il quale nessuno avrebbe pronosticato un futuro agonistico in dressage, se messo a confronto con cavalli tedeschi e olandesi, soprattutto in allora, molto strutturati, che ha trovato il successo, con la formazione acquisita in un contesto tecnico federale sereno ed ideale, sotto la guida di un coach straordinario come George Theodorescu, con la pazienza, la passione e la competenza del suo cavaliere Paolo Margi, con metodi tecnici di rispetto per il cavallo, che hanno consentito a Destino di vivere una carriera agonistica molto lunga ed una vita serena sino a 32 anni. Se voi andate, a livello storico, a riguardare gli ordini di partenza delle gare cui ha preso parte Destino, noterete che è stato in campo con i cavalli, che oggi rappresentano la storia del Dressage Internazionale. Solo per fare qualche nome, un cavallo partito da Latina, ha incontrato: Bonfire, Gigolò, Grunox, Goldstern, Lucky Lord, Rembrandt, Invasor, Aquamarin, Donnerhall, Aktion...e molti altri ancora. I cultori tecnici del dressage sanno di cosa stiamo parlando e solo con la citazione di questi nomi vedono immediatamente dinnanzi ai loro occhi questi soggetti, che, con i loro cavalieri, hanno fatto la storia del Dressage internazionale!"
UN NUOVO CAVALIERE. Nel 1996, credo, dopo le Olimpiadi di Atlanta ed il titolo Italiano, ovviamente vinto, invece di ritirarlo dalle scene, il cavallo fu affidato ad una giovane amazzone, di nome Monica Gheno. Come avvenne il passaggio e da chi fu voluto? Fu semplice per il cavallo il cambio di cavaliere o dopo così tanti anni, circa 11, il cavallo era diventato personale e molto legato al suo storico cavaliere? "Dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Atlanta e vinto i Campionati italiani nel 1996, nel 1997, aseguito dell’indisponibilità del suo cavaliere Paolo Margi, dovevamo decidere se ritirare il cavallo dalla scena sportiva. Presi invece la decisione di assegnare a questo cavallo straordinario ed esperto di 16 anni il compito nel mio immaginario di “testimonial” ai Weg Roma 1998, con un “nuovo debutto” sotto la sella di Monica Gheno, dotata a mio avviso della sensibilità ed empatia necessarie. Monica era uno degli atleti giovani più rappresentativi nel contesto del progetto dei Centri Federali ed aveva partecipato a numerosi campionati internazionali giovanili con un altro gioiello acquistato giovanissimo di proprietà Fise (Jorinda). Ho concordato la scelta con Paolo Margi (Monica era anche una sua allieva) e il binomio veniva scuderizzato al Centro Ippico del Pegaso di Barzago, per poi essere trasferito, in preparazione ai WEG, a Sassenberg nel Centro Equestre di George Theodorescu, il coach che era stato l’artefice dell’avvio alla carriera internazionale di Destino.Non è stato certamente semplice ricreare un binomio con un cavallo, che aveva avuto in carriera un solo cavaliere particolarmente dotato, ma la scelta della location e la presenza di Theodorescu credo sia stata determinante per dare a Monica, al tempo forse non ancora sufficientemente esperta, la sicurezza necessaria al debutto in un evento di altissimo profilo tecnico. Prima dei WEG 1998, Destino con Monica Gheno aveva vinto il Campionato Italiano Assoluto nel 1997 e partecipato a numerosi eventi internazionali, anche con ottimi risultati, guadagnandosi sul campo, il posto in squadra a Roma: CDI Ebreichsdorf - aprile 1998 CDI Villanova D’Asti - maggio 1998 (GPS - 7°) CDI Monaco - maggio 1998 (Inter II - 3°) CDI Lipica – giugno 1998 CDI Fritzen - agosto 1998 (GPS - 7°) CDI Frauenfeld – agosto 1998 Il risultato tecnico ai WEG 1998 non è stato di rilievo, ma è stato una dimostrazione di un lavoro che aveva reso possibile la presenza ancora una volta di un Team italiano negli eventi internazionali più importanti."
Cosa avvenne dopo i WEG di Roma e come ha terminato la sua vita Destino? "La carriera di Destino termina con un infortunio imprevisto nel secondo giorno di gara, ai Campionati Italiani del 1998, dove, dopo la prima prova, guidava la classifica. Rimane a riposo precauzionale, con le cure idonee veterinarie, per alcuni mesi, poi nel 1999 all’età di 18 anni, la decisione della Fise di assegnarlo definitivamente a Monica Gheno e ritirarlo dall’attività agonistica per fare in modo che si potesse godere una meritata pensione dopo una lunga carriera da campione.Mantenuto e assistito sino alla fine con affetto da Monica, rimane scuderizzato sino al maggio del 2011 al Centro Ippico del Pegaso, dove sono stato a visitarlo alcune volte, trovandolo sempre in ottima forma. Ha passato poi gli ultimi anni al prato dell’Azienda Agricola Costa D’Oro sino al 22 gennaio del 2013, quando, all’età di 32 anni, termina i suoi giorni questo soggetto straordinario, che è vissuto a lungo anche per l’affetto e le cure di cui è stato circondato meritatamente per tutta la sua vita. Per questo un ringraziamento particolare, anche a nome di Destino, a Monica Gheno ed a suo marito."
Lei è molto affezionato a questo cavallo, anche perché la sua carriera federale è legata a filo doppio con quella di questo soggetto? " Sono profondamente legato a questo cavallo ed alla sua storia. Riaprire i “cassetti” in cui conservo i documenti e le foto di questo cavallo, per fare questa intervista, non è stato facile, ma mi riempie di gioia sapere che questo soggetto trovi il giusto riconoscimento. Non è solo un fatto puramente narrativo, significa riaprire ricordi, momenti vissuti, esperienze, iniziative anche difficili, che allora sembravano impossibili e che oggi sono talmente chiare e semplici da non creare più dubbi. Ho “camminato” con Destino per oltre 10 anni dei miei trascorsi di dirigente sportivo, vivendo insieme a lui alcune delle mie emozioni più entusiasmanti e profonde. Tante sfide, tante soddisfazioni, tanti traguardi, non privi di difficoltà, per non parlare del piccolo “miracolo” di Roma 1998, a cui questo purosangue doveva essere presente, come atleta cavallo e come simbolo. La FEI, dopo il caos organizzativo e il fallimento del Comitato dell’edizione 1994 a The Hague, nonché la rinuncia dell’Irlanda, affida a noi ad agosto, con un solo anno di preparazione, l’edizione dei WEG 1998 (World Equestrian Games), preferendoci al colosso tedesco, che aveva posto la propria candidatura nel “tempio” degli Sport Equestri ad Aachen. Ci siamo riusciti! Nonostante le enormi difficoltà burocratiche ed economiche abbiamo portato il mondiale allo stadio Flaminio e non solo il Comitato Organizzatore, ma anche Destino riceve l’applauso di venticinquemila spettatori presenti prevalentemente stranieri! Avevamo meno di un anno per realizzare un evento, per il quale in genere sono previsti quattro. La Fise insieme al Gruppo Riffeser ha creato una macchina perfetta ed idonea, in un anno soltanto, nel pieno centro dell’Urbe, ad organizzare un evento memorabile per tutti gli appassionati di Sport Equestri nel mondo ed un miracolo “italiano”, come ebbe a definirlo in Assemblea Generale la Presidente FEI donna Pilar di Borbone. “Centinaia di lettere arrivate da cinque continenti a firma dei più accreditati addetti ai lavori degli sport equestri – tecnici, ufficiali di gara, cavalieri, dirigenti ed anche semplici appassionati- ed i commenti entusiastici della stampa specializzata, hanno confermato che l’edizione 1998 dei World Equestrian Games è passata alla storia scrivendo a chiare lettere un successo senza precedenti” (Ufficio stampa – Caterina Vagnozzi). Destino allora diciassettenne è stato per me il simbolo di questo successo prendendo parte, con la sua giovane amazzone ad una squadra azzurra e per la sua terza volta ad un Mondiale ".
QUALCHE RIFLESSIONE CONCETTUALE. Ci sono stati dei cavalli improbabili nella storia dell'equitazione: Jappeloup, figlio di un trottatore e di una purosangue; Stroller, un pony alto 1.41 che gareggiava in Gp internazionale e anche alle Olimpiadi di salto ostacoli; e Destino di Acciarella: 2 olimpiadi, 3 campionati del Mondo, 2 campionati d'Europa, 3 titoli italiani con 2 diversi cavalieri. Qualcuno dice che oggi questi cavalli nello sport non potrebbero ripetere le loro gesta, perché le gare sono cambiate. Non reputa che questo modo di vedere il fenomeno sia sbagliato, che paragoni non se ne possono fare ed ognuno è frutto del proprio tempo? "Credo che la storia di Destino di Acciarella sia legata indissolubilmente allo sviluppo del Dressage in Italia e ritengo che siano ragionamenti privi di senso econsiderazioni fuori luogo, quando, in qualsiasi attività sportiva, si cerca di fare paragoni o confronti tra atleti, o nel nostro caso cavalli, di generazioni diverse. Il valore di ogni “individuo” non può che essere correlato e contestualizzato all’epoca in cui è vissuto. A mio avviso comunque soggetti particolari per genealogia e altezza al garrese, come Jappeloup e Stroller, sarebbero dei “fenomeni” anche ai nostri giorni, così come Destino di Acciarella sarebbe ancora oggi un cavallo estremamente competitivo per creare un Team Azzurro, che purtroppo non abbiamo più, a parte alcune individualità importanti, per meriti personali, come Valentina Truppa." Quale è stata allora la ricetta segreta di questo cavallo:luoghi, persone, occasioni, talento, fortuna o solo "destino"? "Non credo alla sorte, credo nella massima latina che recita “faber est suae quisque fortunae” per cui sono certo che la formula del successo di Destino e del Team italiano, negli anni novanta, non sia stata casuale, ma sia dipesa da un programma federale studiato, strutturato e realizzato con attenzione. Un programma, che forse potrebbe essere ripetuto con gli aggiornamenti necessari, con le opportune risorse, con la scelta dei luoghi e l’individuazione delle persone giuste, in un contesto progettuale che non potrebbe prescindere, come in passato, dal talento dei cavalli, dei cavalieri e degli istruttori. In assenza di una delle componenti di cui sopra ed in particolare di programmazione, di cavalieri di grande qualità, di istruttori speciali e di cavalli complicati ma straordinari, come Destino, sarebbe stata e sarebbe ancora oggi una sfida impossibile."
Qualcuno di voi ha pensato all'epoca che stava per passare alla storia? " Come dice la frase conclusiva del film Seabiscut: Tutti pensano che abbiamo preso questo cavallo e lo abbiamo fatto crescere. Ma non è vero. È stato lui a far crescere noi o forse ognuno di noi ha aiutato a far crescere gli altri!" Credo che il merito della mia intuizione, come uomo di cavalli e dirigente sportivo, sia stata quello di avere una visione ed immaginare una prospettiva futura di sviluppo di una disciplina trascurata nel nostro Paese, nonché individuare e portare avanti, in un contesto di un progetto a più ampio respiro, una situazione di concomitanze uniche e preziose, da non lasciarsi sfuggire, e quella di aver effettuato scelte che, come per Destino, hanno determinato nel seguito risultati, che non apparivano all’inizio certamente scontati.Se siamo qui a parlare ancora di questo straordinario cavallo e di fatti avvenuti 30 anni fa, come storie ed eventi indimenticabili, significa che è stata una visione certamente lungimirante " Photo credits: le foto sono state messe a disposizione da Cesare Croce, photo courtesy documentazione personale privata; la foto di George Theodorescu proviene da horsemagazine, a solo scopo didattico; i primi piani di Destino di Acciarella, in van aereo, dettaglio del cuore, sono stati gentilmente concessi da Alice Giani Margi. Ringraziamo anche Monica Gheno per aver fornito i dati delle gare appartenenti al suo periodo da amazzone di Destino, e dopo i dettagli del periodo del cavallo a riposo. Grazie a tutti per la collaborazione al testo ed alla buona riuscita dell'intervista avendo messo a disposizione documenti ed immagini.

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