venerdì 25 febbraio 2022
A TU PER TU CON CARLOS DODERO “LA MIA EQUITAZIONE BORN IN U.S.A”
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Di Giulia Iannone
Abbiamo incontrato il cavaliere ed istruttore Argentino di nascita, ma italiano di adozione, Carlos Dodero Senior, in un momento di pausa dalle lezioni quotidiane, al suo quartier generale attuale, ovvero il Centro Equestre Monterotondo, di cui è Direttore Tecnico da circa un anno.
Parliamo degli albori della sua passione equestre: come è entrato a far parte della sua vita il cavallo atleta?
“Ho iniziato ormai tantissimi anni fa, quando avevo 7 anni. Sono già 52 anni che sto con i cavalli! Ero a Buenos Aires. Da piccolo avevo un cane. Sono passato davanti ad una scuderia ed il proprietario mi ha chiesto se mi piacevano i cavalli... è così che è scattata la scintilla ed ho cominciato a montare a cavallo. Crescendo poi piano piano ho cambiato diverse scuderie. A 16 anni ero già semi professionista.”
La sua formazione tecnica ed i suoi maestri?
“ Il Maestro più importante della mia vita è stato il Dr. Hugo Miguel Arrambide, cavaliere e campione argentino che ha saltato tante volte in Europa, assieme ad esempio a Piero e Raimondo D’Inzeo, Graziano Mancinelli...e tutti i grandi cavalieri italiani. Veniva spesso a gareggiare a Piazza di Siena ed a Torino, insomma in quelli che erano gli eventi equestri di prestigio dell’Italia del tempo, ma comunque su tutti i campi gara del mondo. Ha partecipato ad Olimpiadi , ha fatto tutto! Questo è stato il mio maestro principale. Ho fatto stages con l’Ungherese Bertalan De Nemethy, il maestro dell’equitazione americana, con George Morris , Katie Monahan Prudent e tanti altri buoni istruttori americani. Perché ci tengo a sottolineare che la mia equitazione è prevalentemente americana. A quel tempo ricordiamo che gli americani avevano una percezione più sviluppata degli italiani in merito all’equilibrio del cavallo”
Per parlare di un cavaliere in maniera precisa bisogna ricordare e citare i cavalli della propria carriera, magari quelli del cuore?
“Ricorderei un cavallo che ho lavorato personalmente sin da quando era puledro, si chiamava “ Siete De oro ”, poi ho fatto altri “grandi cavalli” , i cavalli argentini che ho portato a fare la qualificazione per le Olimpiadi e per il Campionato del mondo. L’ultimo cavallo che ho fatto è Tres Dias, con cui ho partecipato ai Weg qui a Roma. Poi ho saltato con i cavalli della Sigra Nicoletti dell’allevamento che sta a Piacenza, con uno di questi mi qualificai per le Olimpiadi di Barcellona, poi ricordo Condor dell’Uccellaia. Ma ci sono tanti altri cavalli bravi con cui ho saltato! “
Si dice però che un cavaliere abbia un solo grande cavallo in carriera. Il suo?
“ Ma tutti sono stati per me grandi cavalli, che mi hanno aiutato e portato a fare tante cose importanti. Forse posso dire di avere una stima speciale per il mio primo cavallo, Spruce Yahgan, ero giovane e con lui a 17 anni ho fatto parte della squadra argentina per i Campionati panamericani a Indianapolis. Si quello posso dire che sta “ nel mio cuore” per sempre! poi c’è l’altro cavallo qualificato per la gara delle Olimpiadi di Seoul, si chiama “Suri Yahgan” dell’allevamento che gestivo in Argentina, qui in Italia è stato importante per me “Lasc Chavodier “ e Condor dell’Uccellaia. Certo non posso dimenticare Tres Dias con cui ho fatto il Campionato del Mondo qui a Roma e che poi hanno montato anche i miei figli”.
Quali sono i risultati agonistici più importanti della sua carriera?
“ La qualificazione per il Campionato del Mondo e conseguente partecipazione ai Weg, ma anche calcare il suolo di Piazza di Siena e quello mitico di Aquisgrana. “
Il ricordo di gara più bello?
“ Scendere in gara per difendere i colori del mio paese ai WEG qui a Roma, nello Stadio Flaminio nel 1998. Fu una emozione molto grande. Tornavo a Roma solo per fare il Campionato del Mondo, dopo essere stato per ben due anni a Buenos Aires. Dopo, però, sono rimasto una altra volta a vivere qua in Italia, non sono più tornato indietro in Argentina”
La domanda è d’obbligo: come mai dall’Argentina si è trasferito in Italia qui a Roma?
“Certo! All’epoca avevo uno sponsor molto buono in Argentina poi è terminato il contratto dopo 10 anni di lavoro ed ho deciso di venire in Italia, perché amo molto questo paese, e subito ho cominciato a lavorare al Centro Ippico Capannelle dove stava prima Raimondo D’Inzeo ed io ho preso il suo posto! Se non fosse andata bene in Italia sarei andato in Spagna e se no negli Stati Uniti! Ho avuto fortuna! Così a 31 anni ho preso tutta la mia famiglia, moglie e figli ed ho detto “Cambiamo paese”! la vita del cavaliere è questa, è proprio così che va! Volevo provare in un'altra nazione, ed ora dopo tanti anni sono diventato italiano al 100%”
Da cavaliere ad istruttore, come è avvenuto il passaggio?
“ E’ tutta la vita che faccio anche l’istruttore! Nel periodo in cui non avevo cavalli per fare le gare, mi sono trovato a fare le prime lezioni. Poi adesso è un po’ di tempo che sto un po’ male con la cervicale, sono tre mesi che non monto, altrimenti monterei tutti i giorni! Mi piace molto insegnare e trasmettere agli allievi, ho passione anche per questo aspetto dell’equitazione. Quando poi l’allievo ha volontà io mi appassiono ancora di più, mi piace davvero trasmettere la tecnica del salto. Credo però che più delle parole, d elle spiegazioni, dei libri, delle lezioni, un istruttore può dare l’esperienza vissuta. Reputo che questa sia la lezione più significativa da offrire all’allievo”
Lei attualmente dove svolge la sua attività?
“Attualmente sono il Direttore Tecnico ed Istruttore del Centro Equestre Monterotondo, seguo tutti gli allievi, da quelli che cominciano a fare le gare, quindi dalle 90 in su ed ho già un buon gruppo di atleti che posso anche schierare nelle 130, 140 e 150. Nel mio lavoro di istruttore, in questo circolo, sono coadiuvato anche da due Istruttori di base, e mi piace dire che Camilla Tesse è il mio braccio destro, mentre Elisa Vaccarini è il mio braccio sinistro. Camilla Tesse, under 25, è una amazzone che ha cominciato da piccola con me. Aveva 9 anni e mi fido pienamente del suo lavoro. Lei si è formata ed è cresciuta giorno dopo giorno con i miei insegnamenti. Oggi ha 22 anni. Quando non sono in scuderia, posso lasciare in tutta serenità e fiducia tutti gli allievi, perché so che lei è in grado di far svolgere gli esercizi di lavoro in piano o piccoli esercizi sul salto, secondo quello che è il programma che ho in mente. A lei ho dato l’incarico di portare avanti i miei allievi che hanno bisogno di ricevere le basi tecniche equestri. Posso dire che Camilla, ha compreso a pieno il metodo equestre che mi sta a cuore. Si badi bene, il metodo equestre è unico, uguale per tutti, però ogni istruttore ha il suo “libro” che è diverso, e lo applica seguendo i parametri e le esperienze personali di come ha vissuto sul campo, la propria vita equestre. Questo centro è stato fondato e diretto da un gruppo di proprietari che mi appoggiano molto e credono in me e nelle mie risorse tecniche ed umane. Stiamo aumentando progressivamente il numero degli allievi, e stiamo assistendo ad una crescita positiva e numerica. Ringrazio la famiglia Leonardi, Claudio e Mauro Mancini, Paolo, Marco, tutte persone molto interessate ed appassionate e desiderose di far decollare questo progetto tecnico ed equestre “
Carlos, allora con una frase o con un breve pensiero, quale è il suo metodo?
“ Io mi rifaccio al metodo caprilliano italiano, che è stato esportato e concretizzato dagli Americani. Questi ultimi hanno trasformato l’equilibrio. A me piace moltissimo questo modo di montare in salto ostacoli. Per un periodo ho lavorato secondo il sistema tedesco, però alla lunga non mi è piaciuto, ho cambiato metodo. Il sistema americano mi ha dato molti risultati, prima come cavaliere, mi sento di dirlo con franchezza, e dopo come istruttore, avendolo applicato a tutti i miei allievi”
La sua storia equestre è affascinante. Lei venuto dall’Argentina e con una formazione tecnica americana è vicinissimo all’indole ed allo stile equestre italiano in maniera perfetta. Che ne pensa?
“ Se riflettiamo, la matrice comune tra Italia ed America è l’intuizione di Caprilli! Con il tempo c’è stata una evoluzione, perché tutto va cambiando e tutto va avanti. Mi trovo molto di più con questo tipo di equitazione rispetto al metodo tedesco. Perché tiene conto dell’equilibrio e delle esigenze del cavallo che si monta, invece di imporre baricentri e modificare l’equilibrio. “
Dell’equitazione contemporanea, può citare un cavaliere che stima, che apprezza?
“ Antonio Alfonso. Forse sono un po’ di parte, perché gli ho insegnato tanto! Ma è un cavaliere molto preparato, molto bravo.”
A livello internazionale?
“ Anche se ha la sua età, per me una figura da ammirare è Nick Skelton!”
Quest’anno a Roma, nello storico impianto dei Pratoni del Vivaro, finalmente recuperato e rimesso a nuovo, si svolgeranno i Weg di completo. Per tutti gli equestri comunque è un motivo di orgoglio e grande attesa. Il concetto del campionato del mondo…cosa può dare ad un paese come l’Italia ed a lei cosa riporta alla mente ?
“Tanti ricordi, tante emozioni, immagini di vita, sensazioni, aspirazioni, aspettative. Il completo per un istruttore rappresenta la base formativa tecnica, l’interdisciplinarietà, il rispetto e l’attenzione a tre discipline che si esprimono e fioriscono sul corpo dello stesso cavallo. E’ una disciplina fondamentale che ci suggerisce moltissimi argomenti ed idee. Secondo me sarà spettacolare poter ospitare in Italia questo evento, è una momento positivo per gli Italiani che potranno godere della presenza e della partecipazione di tanti cavalieri del mondo, di tante espressioni tecniche ed equestri coinvolgenti, differenti ma al contempo complementari. Sarà un momento magico da vivere. Noi poi abbiamo grandi cavalieri del mondo del completo, io ammiro molto Stefano Brecciaroli, che si divide benissimo tra completo e salto ostacoli, ed io lo trovo fantastico e molto competitivo anche come ostacolista. Ottima immagine ed espressione di forza, precisione, adrenalina, ed eleganza in rettangolo”
Quando insegna lei cosa desidera di trasmettere agli allievi come concetto primario?
“ Freddezza, lucidità nel sapere aspettare il salto, dopo aver organizzato il giusto galoppo e la giusta traiettoria, e di imparare a costruire meticolosamente l’avvicinamento al salto. Quando si lavora e si assimilano questi due elementi, allora si può crescere senza fretta.”
Dell’insegnamento che vede oggi in giro, cosa non le piace o la disturba?
“ Quello che vedo in giro in tutto il mondo, non solo in Italia, che non mi piace, che reputo non esatto in equitazione, è il non avere il controllo del cavallo, presentare un cavallo non ben addestrato, non compatto, non avere una gestione corretta del cavallo. Vorrei dire ai giovani di dedicarsi molto al lavoro in piano, con dedizione, con pazienza, con passione. Senza questo non si può costruire una buona gestione del cavallo e delle buone distanze.”
Per il futuro, cosa desidera?
“ Desidero continuare a lavorare e veder crescere giorno dopo giorno tutti questi allievi, non solo nello sport, ma anche nella vita”.
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