ANDREA VERDINA TRA COMPLETO E SALTO OSTACOLI:
“RICORDI E PROGETTI FUTURI”.
"Continuo a preferire il formato vecchio perché rendeva il cavaliere molto più vicino e sensibile e confidente con il cavallo, pur capendo e rispettando i cambiamenti odierni.” cit. Andrea Verdina |
Il cavaliere di Novara
svolge la propria attività a Badgerstown, alle pendici delle “Malborough
Downs”, quartiere generale dal 2012, di Sir Mark Todd, leggenda vivente del completo di tutti i
tempi. Lavorerà sul salto, una volta al mese, con Nelson Pessoa.
A cura di Giulia
Iannone
Andrea Verdina nasce a
Novara il 9 agosto 1969.
A cavallo dall’età di 10
anni, non ci sono tradizioni equestri nella sua famiglia. Allievo di Antonio
Tabarini, cresce e si evolve tecnicamente secondo i sacrosanti principi della
scuola italiana per eccellenza, secondo gli insegnamenti del “Marchese” Fabio
Mangilli.
Andrea vive e lavora in
Inghilterra dal 1997, da due anni presso la scuderia della leggenda vivente del
completo di tutti i tempi, Sir Mark Todd. Dalla sua postazione privilegiata in
UK, il cavaliere olimpico di Sidney, ha parlato con noi al telefono di ricordi
sempre vivi ed attuali, di cavalli di ieri e di oggi, di spunti e riflessioni tecniche,
dell’appena concluso Eventing Forum 2018… del suo lavoro come coach e di
proposte tecniche e formative per molti appassionati ed aspiranti completisti.
Ecco cosa ci ha detto
Andrea Verdina….
Come ti sei avvicinato
alla disciplina del completo?
“ Il mio istruttore,
Antonio Tabarini, era orientato per questa disciplina. Posso dire con
gioia ed orgoglio di essere stato il suo primo pupillo. L’impronta
tecnica del proprio coach significa molto sin dall’inizio. Poi ho avuto dei cavalli
della federazione già da junior. Ho
partecipato a due campionati europei juniores e poi mi hanno chiamato ai
Pratoni del Vivaro per montare i cavalli della FISE. “
Eri e sei un talentuoso?
“ Talento! Questo non
spetta a me dirlo! Diciamo che le cose mi venivano bene, mi riuscivano
facili. Ho avuto la fortuna di avere grandi tecnici, cavalli utili che mi hanno
insegnato molto ed incanalato sulla giusta strada. Crescendo ho poi imparato
che senza la dedizione e la continua ricerca della perfezione, il solo talento
non e’ abbastanza. Ho avuto la fortuna e l’onore di fare alcune lezioni con il
Marchese Mangilli”.
"Sono legatissimo ai Pratoni del Vivaro: considero quel posto casa mia" Cit. Andrea Verdina |
Qualcuno ti ha notato:
per questo sei arrivato ai Pratoni del Vivaro?
“ Ho vissuto l’epoca
d’oro dei cavalli federali. Al tempo c’era un distaccamento dei cavalli della
Fise a “Le Querce” di Casorate Sempione, sotto la direzione di Fabio Giuliani.
Mi era stato affidato un cavallo della Fise ed andavo a montarlo a Casorate. “
Avevo 16 anni, credo.
Raccontaci di questi
cavalli della tua età giovanile:che ricordi hai?
“ Il primo cavallo che mi
hanno dato da montare si chiamava Ulisse, era un cavallo che nessuno dei
Federal Boys voleva! Era un cavallone grosso che non assurgeva al rango di
cavallo per categorie seniores, ma per un giovanissimo poteva essere
d’aiuto. Ho fatto con lui le prime gare. Dopo di lui ho montato Black Waterfly
dell’Uccellaia e Kub de Pick con cui ho fatto i miei primi campionati europei
junior …ma qua stiamo andando indietro tanto! “
Quando arrivano i Pratoni
del Vivaro nella tua vita?
“ Dopo tanti anni, sono
ancora e sempre legatissimo a questo posto. Sono tanto contento che oggi siano
di nuovo attivi! Li consideravo casa mia, ci sono stato circa 5 anni! Lo
ricordo come fosse adesso quando ci sono andato. Siamo partiti da Casorate, io
e Fabio Magni. Lui ci era già stato prima di me . Che emozione che fu…mi
sentii molto importante. Con me, oltre Fabio Magni, c’era anche Francesco
Girardi. Mangilli era già mancato, all’epoca c’era Fabio Giuliani, poi c’è
stato un periodo vuoto nel quale facevamo lezione con Albino Garbari, e questo
è stato per me il periodo più bello ed interessante. Alla fine arrivò Stefano
Busi”
Però tu hai fatto lezione
col Marchese Mangilli: dove?
“ Ho fatto poche lezioni
quando montavo alle Querce. Antonio Tabarini è stato suo allievo diretto, e
quindi mi ha presentato. Il Marchese era al circolo lombardo, ed io ero lì a
montare e mi ha guardato alcune volte. Ero molto giovane, Penso di non aver
capito, in quel frangente, chi avevo di fronte. Si rivolgeva a me didatticamente
in un modo cui non ero abituato, al momento mi colpì, mi toccò dentro.
Non avevo neanche capito l’importanza della sua figura ed il privilegio di
quegli incontri. Ho capito anni dopo, pochi anni dopo, le cose che mi diceva.
Sento ancora emotivamente il feeling di aver sentito fiorire le sue notazioni
tecniche con il tempo. Come se tutto fosse rimasto sopito in me e si fosse
espresso con gli anni”.
Questo è Master Song. " E'stato importante nella mia carriera, con lui ho fatto i campionati europei in Inghilterra e Germania. |
Quali sono stati i
cavalli importanti , prima dell’avvento del grigio olimpico?
“ Ce ne sono stati due di
rilievo: il primo si chiamava Cambridge, un altro di quei cavalli che non
voleva montare nessuno(ma non si poteva dire). Lo montava Bartolo Ambrosione
prima di me ed aveva fatto un brutto volo a Migliarino. Quel cavallo
aveva un po’ le gambe di legno, ogni tanto! Io avevo trovato un modo, un
compromesso, un dialogo, chi lo sa, ed avevo vinto il campionato italiano
senior a Passo Corese- però ero ancora Young Rider, quindi non contava- e poi
avevo fatto i primi campionati europei young rider con lui. Il secondo cavallo
era Master Song, ed è stato importante nella mia carriera, con cui ho fatto i
campionati europei in Inghilterra e Germania. Poi nel 1997 sono partito per
l’Inghilterra. In quel periodo non avevo tanti cavalli importanti da montare ,
così la mia carriera ebbe come una battuta di arresto.”
E qui che entra in scena
il grigio Donnizzetti, vero?
“Federico Roman era
tecnico della nazionale italiana di completo. Ero in Inghilterra. Dal niente,
all’improvviso mi venne affidato Donnizzetti, che era già qualificato per i
mondiali con un altro cavaliere. Ci fu un po’ di rumore in Italia… con il
grigio ho fatto gli europei senior a Luhmuhlen nel 1999 ed andai bene, poi sono
arrivate le Olimpiadi a Sidney e l’anno dopo di nuovo gli europei a Pau, in
Francia. Il mio compagno delle olimpiadi del 2000 era un cavallo molto
particolare. All’inizio, quando mi è arrivato a casa, pensavo fosse uno
scherzo! Poi mi ci sono messo di impegno, con calma e dedizione, e ci siamo
compresi. Però all’inizio quando ci sono salito non mi sono sentito sicuramente
imbattibile ed invincibile. Era un purosangue neo- zelandese, aveva l’head
shaking: questo significava specie in rettangolo, dover fare tutto perfetto e
giusto, se no spesso il cavallo si straniva. In Inghilterra un paio di volte è
saltato fuori dal rettangolo! Però in salto ostacoli era molto rispettoso per
essere un purosangue, e questo compensava molto il lavoro in piano in cui non
mostrava grandissimi movimenti. Aveva un grande cuore e bisognava avere
tanta sicurezza e freddezza. Magari piantava grane in allenamento per un
cavallettino di esercizio, e poi se mai usciva in un tre stelle e finiva netto
nel tempo. Un tipo stravagante, direi! Però si era creato il binomio:
conoscevo le sue particolarità per cui mi fidavo di lui. Aveva esperienza,
sapeva quale era la gara importante e quale no: una volta ad Hartpury in una
categoria Advanced, mi si è piantato sul numero 1. Ho fatto una carezza e non
ho polemizzato con lui! Dovevo sempre sapere come utilizzare i suoi punti forti
e come mascherare i suoi punti deboli”
Cosa rappresenta per te
la disciplina del completo nel tuo modo di vivere?
“ Non monto più in
completo ad alto livello, da molti anni. Mi manca in parte quel tipo di
sensazione. Per me ha sempre rappresentato il pinnacolo della horsemanship,
quando c’era il formato lungo. In quel contesto c’erano altri tipi di cavalli.
Non sono un nostalgico o uno che vive con la testa nel passato, ma su quel
format bisognava saperne moltissimo su come gestire i cavalli, come portarli in
condizione, quanto spingere prima. Oggi quel fattore è stato eliminato e sono
subentrati cavalli di altro tipo. E’ difficile perché oggi è tutto molto più
tecnico, il dressage ed il salto ostacoli sono diventati molto sofisticati e si
richiede moltissimo in termini di performance. Continuo a preferire il formato
vecchio perché rendeva il cavaliere molto più vicino e sensibile e confidente
con il cavallo, pur capendo e rispettando i cambiamenti odierni.”
"In salto ostacoli, Donnizzetti, era molto rispettoso per essere un purosangue, e questo compensava molto il lavoro in piano in cui non mostrava grandissimi movimenti." Cit. Andrea Verdina |
Vivi e lavori in
Inghilterra da circa 20 anni. Svolgi principalmente l’attività di coach ed
horse scout. Hai dovuto integrare e rafforzare la tua preparazione tecnica
“made in Italy” o ti sei trovato a lavorare subito facilmente con essa?
“ Senza arroganza e
presunzione, ho subito sentito, confrontandomi con gli altri cavalieri, di
avere alle spalle un bagaglio culturale di un certo spessore, molto solido,
molto preciso. Il modo in cui si cresce in Italia ed in Europa è diverso dal
metodo inglese. Qui loro imparano andando a fare le cacce e dopo si perfezionano.
Da noi, ed in tutta Europa, insegnano prima a montare correttamente
consolidando l’assetto in sella. Però in Inghilterra c’è più possibilità di
confrontarsi con altri cavalieri”
So che sei da due anni
nella scuderia di Mark Todd: ci racconti cosa significa per te?
“ Monto accanto a questa
leggenda vivente del completo, ogni giorno. Lavoriamo molto bene insieme, in
quanto ognuno si gestisce in autonomia il proprio lavoro, però ho la
possibilità di osservarlo molto, di prendere ispirazione da lui. Quando avevo
15 anni, studiavo le sue cassette! Trascorrere la quotidianità con
una personalità del genere, così umile e semplice fa sembrare tutto facile, in
realtà il suo carisma e la sua sapienza equestre emergono da sole. Ogni
tanto mentre montiamo, una sua indicazione, fatta di pochissime parole, fa la
differenza. Imparo da tutto: da come gestisce la scuderia, come cura i propri
cavalli, gli esercizi che mette in campo. E’ una esperienza che non tutti
possono fare. Mi reputo fortunato”.
Mark Todd: sei riuscito a
capire l’elisir di lunga vita della sua professionalità?
“ Come tutti i grandi,
quelli ever green, è una persona molto semplice. Interagisce e si relaziona con
i cavalli con la sensibilità e la competenza semplice e classica fatta di
piccole cose. E’ molto metodico nella sua tecnica. Credo che a fare la
differenza sia il suo talento naturale, e quello non si acquista e non si
impara, e poi mi commuove la dedizione perché adesso ha 62 anni e monta a
cavallo, perché lo sente, per passione, per esigenza interiore. In
inverno fa parecchie lezioni per la pausa invernale e va in giro per tenere
clinics all’estero “
Oggi al cavallo da
completo è richiesto di essere molto preciso in dressage. Anzi tendo a dire,
che ci stiamo spingendo molto verso un dressage sovrapponibile a quello puro,
forse richiedendo tanta e spesso troppa “collection”. Cosa puoi dirci
anche facendo riferimento a ciò che vedi fare a Mark Todd?
“ Posso dire che Mark
Todd cura moltissimo il dressage. Sono stato il 5 -6 febbraio all’eventing
forum all’Hartpury College. L’enfasi sul dressage c’è e ci deve essere per
forza per essere competitivi , però alla fine bisogna sempre ricordarsi che il
completo è anche saltare. A mio avviso, il lavoro che adesso si fa tanto sulla
precisione – in esso non fai danni, più ci lavori e più i cavalli maturano e
migliorano anche in termini di binomio e feeling- serve anche per la tecnicità
che c’è nei percorsi di salto e di campagna. Penso che nel settore , abbiano
compreso l’importanza di scegliere i cavalli giusti dall’inizio. Non vedi più
cavalli difficili o troppo caldi con i quali si tentava, in passato, di
fare solamente , qualcosa. La buona genetica li rende disponibili al
lavoro. Un cavallo troppo insanguato, agitato che non collabora, non potrebbe
lavorare sulla ripetizione, che crea la precisione.”
la figlia di Andrea Verdina a lezione con Mark Todd |
Come era strutturato
l’eventing forum: cosa hai visto?
“L’organizzatore
dell’evento, Eric Smiley – completista irlandese, oggi eminente coach e
tecnico- ha proposto come tema per quest’anno “What’s the limit? Qual è il
limite?” intendendo con ciò: fino a che punto possiamo davvero spingere i
limiti del nostro sport per stare al passo con evidenti miglioramenti delle
prestazioni, sia del cavallo sia del cavaliere? "E, come manteniamo
l'integrità dello sport? Ed ancora:
In uno sport in cui gli amatori gareggiano insieme ai professionisti, come possiamo continuare ad aumentare il nostro sport, senza alienare l'entusiasta amatore?.
I relatori di quest'anno erano: il giudice e istruttore internazionale di dressage Sandy Phillips che presentava una lezione di dressage dal titolo” Se non è buono abbastanza, il lavoro non migliorerà”, Eric Smiley in persona proponeva una lezione sul salto dal titolo: “la base solida consente di progredire” ; lo psicologo sportivo Charlie Unwin ha spiegato che “la mente limita il corpo” e l'allenatore della squadra svedese di completo, Fredrik Bergendorff ,ha spiegato come preparasi per raggiungere il vertice, allenandosi su esercizi avanzati di salto. “ Vado a questi forum in primis perché prendo tantissimi spunti, e poi per poter migliorare il mio inglese per il coaching, per superare la barriera linguistica! Non essendo madre lingua, devo impegnarmi molto. Eric Smiley ha fatto una lezione su come portare avanti i cavalli giovani, e sono stato molto contento e soddisfatto perché per me è stata una conferma: non ha detto nient’altro se non quello che mi hanno insegnato quando avevo 15 anni, esattamente le stesse cose : stare un po’ sollevati, lasciar fare al cavallo, lasciargli trovare la battuta curando bene direzione e cavallo dritto. Proprio il modo in cui ci faceva montare Mauro Checcoli “.
In uno sport in cui gli amatori gareggiano insieme ai professionisti, come possiamo continuare ad aumentare il nostro sport, senza alienare l'entusiasta amatore?.
I relatori di quest'anno erano: il giudice e istruttore internazionale di dressage Sandy Phillips che presentava una lezione di dressage dal titolo” Se non è buono abbastanza, il lavoro non migliorerà”, Eric Smiley in persona proponeva una lezione sul salto dal titolo: “la base solida consente di progredire” ; lo psicologo sportivo Charlie Unwin ha spiegato che “la mente limita il corpo” e l'allenatore della squadra svedese di completo, Fredrik Bergendorff ,ha spiegato come preparasi per raggiungere il vertice, allenandosi su esercizi avanzati di salto. “ Vado a questi forum in primis perché prendo tantissimi spunti, e poi per poter migliorare il mio inglese per il coaching, per superare la barriera linguistica! Non essendo madre lingua, devo impegnarmi molto. Eric Smiley ha fatto una lezione su come portare avanti i cavalli giovani, e sono stato molto contento e soddisfatto perché per me è stata una conferma: non ha detto nient’altro se non quello che mi hanno insegnato quando avevo 15 anni, esattamente le stesse cose : stare un po’ sollevati, lasciar fare al cavallo, lasciargli trovare la battuta curando bene direzione e cavallo dritto. Proprio il modo in cui ci faceva montare Mauro Checcoli “.
Il futuro di Andrea si chiama Yakuma Bk e lo sta traghettando nella disciplina del salto ostacoli |
Andrea Verdina, vivi in
Inghilterra, ma il tuo pensiero va all’Italia del completo. Cosa potresti fare
per il nostro paese, avendo alle spalle tutta questa preparazione tecnica
italianissima integrata con quanto vedi ed apprendi in UK?
“ Potrei aiutare tutti
quei cavalieri che non hanno mai fatto una esperienza lavorativa all’estero. Li
posso guidare verso le gare giuste da fare, cosa vedere, insomma come muoversi
qui in Inghilterra. Potrei ospitare anche dei ragazzi in scuderia, lo faccio
molto in estate, ma non c’è un limite, posso farlo durante tutto l’anno. L’ho
sempre fatto a livello contenuto per questioni di spazio. Ai ragazzi offro
ospitalità in casa mia , e condividere la mia vita quotidiana equestre: si va e
si lavora in scuderia, si fa lezione, porto a vedere delle gare, faccio fare
delle visite nella scuderia di cavalieri importanti, una full immersion anche
seguendo quelle che sono le esigenze di ognuno. Attualmente ho due working
pupils italiani, uno ha il titolo di OTEB e l’altro è un istruttore II livello,
lavorano in scuderia in cambio di lezioni. Sono ragazzi preparati e già capaci,
ma che hanno ancora bisogno di essere assistiti ed indirizzati”.
stage recentissimo di Andrea Verdina con Nelson "Neco "Pessoa |
Come tanti altri
colleghi del completo, ho letto che, anche tu, ti sei dato al salto ostacoli.
Come mai ?
“ Ho comprato, con una proprietaria
inglese, una cavalla buona da Stefano Brecciaroli, sta andando molto bene, si
chiama Yakuma BK. Era di Andrew Nicholson. L’ho presa alla fine dei 5 anni in
Italia. Poi ha fatto tutti i 6 anni con me qui in Inghilterra ed i 7 anni
l’anno scorso. Ha fatto un paio di internazionali bene. Quest ’anno ha iniziato a saltare seriamente. Per
me il salto ostacoli è affascinante, sono molto preso e coinvolto perché è un
mondo che comunque conosco, ma non così bene come quello del completo.
Mi piacerebbe trovare
un’opportunita’ con allevatori o privati Italiani interessati a produrre
cavalli in Inghilterra. Mi dà carica e motivazione, mi stimola, come quando
affrontavo ,da ragazzino, i primi completi. Ho appena finito, proprio in
questi giorni, uno stage privato con
Nelson Pessoa e sono molto motivato!!”
"Il salto ostacoli mi stimola di nuovo, come quando affrontavo i primi completi" Barriere a terra con Nelson Pessoa: non si smette mai di imparare! |