“ E’ IL GIUDICE A DOVER EDUCARE IL CAVALIERE”
I CRITERI , NON SOLO DI GIUDIZIO, MA SOPRATTUTTO
TECNICI, DEL DRESSAGE CONTEMPORANEO, VISTI ATTRAVERSO GLI OCCHI DEL GIUDICE TEDESCO 5* KATRINA WUEST E DEL “NOSTRO” ENZO
TRUPPA.
Testo e foto a cura di Giulia Iannone
|
"E' il Giudice a dover educare il cavaliere" Nella foto Enzo Truppa e Katrina Wuest |
Lunedì
15 gennaio, presso il Polo Congressuale di Confindustria di Viale Tupini, 65, Aula Pininfarina, si è svolto il Dressage Forum 2018. Aperto agli Ufficiali di Gara del Settore
Dressage e del completo, era inoltre rivolto e dedicato chiaramente, anche a
cavalieri ed Istruttori della disciplina “ al
fine di contribuire a creare una migliore professionalità ed una maggiore
sintonia con gli ufficiali di gara nonché una atmosfera più collaborativa tra
tutti gli “stakeholder “ del settore” si leggeva sul programma introduttivo
all’evento di studio “ Oltre che come
momento associativo e di aggregazione” .
|
I protagonisti del forum |
La
giornata di studio è stata introdotta dal saluto formale, nella prima mattinata
di una giornata piovosa e molto umida, del Presidente FISE, Marco Di Paola, di Cesare
Croce, Responsabile del Dipartimento
Dressage, del consigliere FISE Grazia Basano, del responsabile del dipartimento
paradressage, nonché selezionatore, Ferdinando Acerbi.
|
Ferdinando Acerbi in rappresentanza del paradressage italiano
|
Dalle ore 10 in poi, il punto focale del Dressage Forum
2018, è stato diretto in sinergia dal Giudice Tedesco internazionale 5* di dressage , la Tedesca Katrina
Wuest – che tanto per gradire , figura tra i membri della giuria di dressage
dei WEG 2018 che si svolgeranno al Tryon International Equestrian Center , Mill
Spring North Carolina –USA- dal 10 al 23 settembre 2018- dal “Nostro” massimo esponente
del Dressage Italiano nel Mondo, Enzo Truppa, che non ha bisogno di
presentazioni, in quanto anche lui giudice internazionale 5*, Cavaliere,
Trainer e coach di sua figlia Valentina,
nostra amazzone di punta e rappresentante del dressage italiano di vertice. Al
tavolo anche il giudice internazionale Barbara Ardu, che nello specifico ha
effettuato la traduzione in italiano dei testi di studio proiettati a
completamento dei video illustrativi, materiale tecnico utile e valido per l’illustrazione
dei criteri di giudizio prospettati durante il forum.
Katrina Wuest è cresciuta nell’area di Dusseldorf
(Western Germany) e da giovane è stata una amazzone di successo. Negli anni ’70
faceva parte della squadra tedesca B. Per ragioni di studio, si è trasferita a
Monaco, e lì ha frequentato l’Università studiando Letteratura Tedesca ed
Americana, e vi spostò anche la sua scuderia. Sospesa la carriera agonistica,
continuò in ambito equestre allenando sua figlia, che ha fatto parte della
German Pony Division, montando un meraviglioso pony stallone palomino. A quel
tempo la figlia di Katrina gareggiava insieme a Jessica Werndl e Kristina
Sprehe. Oggi la ragazza non monta più e svolge invece la professione di
avvocato. Ecco che l’impegno della Wust in ambito equestre subisce un ulteriore
mutamento, da amazzone a coach, decide di intraprendere la carriera di giudice.
“Come amazzone ero profondamente annoiata
dal vecchio modo di giudicare degli anni ’70, specie nelle gare di livello
regionale - ha dichiarato la competente figura tecnica in una intervista
sulla stampa americana – e apprezzavo e
comprendevo il buon modo di giudicare, ma non il contrario, ecco perché sentivo
di dover fare le cose nel modo migliore. L’equitazione mi aveva dato molto fin
dall’infanzia, e mi rendevo conto di dover dare un mio contributo in cambio”. Così
ha deciso di intraprendere la carriera di Giudice di Dressage dagli anni 1990. “Penso
sia importante andare in giro a tenere clinics e seminari - ha dichiarato
in altre interviste - per aiutare i
cavalieri ad esprimersi meglio. Questo è molto importante”. Solo conoscendo questo risvolto
autobiografico, si riesce a capire lo spirito e l’entusiasmo di Katrina Wuest
che desidera “buoni giudici” : “Un buon
giudice è quello che fa meno errori” ed è pur vero che sono “ I cavalli ben addestrati ad aiutare i
giudici”.
|
"Un buon giudice è quello che fa meno errori" |
Il punto nodale della questione è che tutte le figure equestri
vanno ben educate: i giudici devono studiare, aggiornarsi, confrontarsi il più
possibile, e devono essere aperti al dialogo, alle discussioni, ad incoraggiare
i cavalieri, pronti a dare indicazioni
costruttive. I cavalieri devono potersi fidare e lasciarsi guidare da questi
buoni giudici. Essere un giudice, ha ripetuto più volte la Wuest, non è solo una
vocazione, è uno stile di vita, un po’ al pari della figura del cavaliere e dell’istruttore. Se vogliamo,
durante questo global forum di Roma, abbiamo toccato con mano, ancora di più
quanto queste tre figure siano strettamente connesse tra loro, nel fine utile e
supremo di creare e valorizzare al massimo l’essere cavallo.
|
"la scala del training è la base di tutto ed aiuta a scoprire gli errori" |
E quest’ultimo è
stato studiato e valutato profondamente nella sua fase di cavallo giovane e,
successivamente, di cavallo atleta
maturo. Il quadro complessivo del seminario di studio, è partito, come tutta la
didattica tecnica, dalla Scala del training e dall’ “happy horse”: “La scala del training è la base di tutto ed
aiuta a scoprire gli errori”. Essa dunque non riguarda solo la qualità
delle andature, ma anche “the way of training”. Il ritmo, il punto più
importante, decontrazione, contatto compreso l’esatto rapporto con la bocca
fino al raggiungimento della posizione
dell’incollatura che risulti “uphill” o
meno, con tutti gli annessi ed i connessi tecnici che portano, attraverso
questa strada corretta, alla riunione.
|
"Essere un giudice è uno stile di vita" |
Tutti gli elementi della scala del training influenzano l’intera immagine
finale del cavallo esperto, e poi il discorso va considerato, in maniera
differente, in relazione alle esigenze del cavallo giovane. Oltre alla
valutazione di come si muove il cavallo, il giudice deve sempre valutare che si
esprima e sia addestrato e gestito come un happy athlete, cosa che si rileva
dallo sguardo, dalla bocca, dalle orecchie, dal movimento della coda, dalla
respirazione, dall’assenza di sudorazione eccessiva. Anche questo fa parte
dell’impressione generale. Quando un cavallo è ben addestrato a casa, nulla
cambia. Quando entra nell’arena ed è perfettamente in armonia e negli aiuti,
nulla si modifica in 5 minuti di gara. Può qualcosa mutare a seguito di un po’
di tensione, ma se è un cavallo è stato ben addestrato, l’unica cosa che
apparirà è un buon training. Il buon lavoro paga sempre in rettangolo. Al
contrario, se un cavallo è addestrato male, è sulle spalle, pesa sul ferro, non
è decontratto, la schiena è rigida, tutto questo appare durante l’esecuzione
del grafico.
|
"Guarda sempre l'espressione del cavallo..." |
I giudici sapranno essere molto oggettivi su questo, perché
l’errore nella fase di addestramento, discosta l’immagine complessiva del
cavallo poiché non è stata portata a compimento la scala del training. Tutto
questo è per il welfare del cavallo, questa è la linea guida. Sono stati molti, interessanti e vivaci gli
spunti che sono emersi dalla proiezione delle schede tecniche preparate dalla giudice
tedesca, la platea intervenuta era molto attenta ed interessata e non c’è stato
il tempo di annoiarsi o subire un calo di attenzione, grazie anche
all’inserimento di moltissimi spezzoni video che hanno portato in sala
moltissimi dei “Campioni” del Dressage di ieri e di oggi: un datatissimo Henri
Saint Cyr , oro olimpico a Melbourne 1956, Monica Theodorescu su Ganimedes,
Ulla Saltzgeber su Rusty, il mitico Totilas, studiato in ogni sua forma ed espressione
ancora oggi, Isabell Werth con la sua immagine corretta di cavallo perfettamente
“Uphill” e con la sua verve personale come amazzone regina del dressage, varie
annotazioni tecniche su Charlotte Dujardin e Valegro, Valentina Truppa con Chablis
ed Eremo del Castegno, Adelinde Cornelissen su Parzival…sicuramente una
giornata di studio ed approfondimento in aula intensa e di grande resa.
|
Al centro Isabell Werth su Weihegold |
Peccato
perché avrebbero potuto goderne non solo gli addetti ai lavori del dressage, ma
molti più esponenti della disciplina del completo e, magari, anche alcuni
cavalieri o tecnici del salto ostacoli. Perché è fondamentale conversare con i
giudici, porre domande, aprire un dibattito in materia di biomeccanica del
cavallo. Utilizzare ogni prospettiva di
lavoro di ben tre figure tecniche ossia giudice, trainer e cavaliere. Tutto
questo porta un immenso beneficio e bagaglio tecnico validissimo per migliorare
e maturare, e lo studio in aula, poco gradito e concepito da taluni tecnici, è imprescindibile per la buona
riuscita del lavoro in campo.
Nessun commento:
Posta un commento