Natale Chiaudani a Piazza di Siena in una foto di repertorio scattata da GIULIA IANNONE. Tutte le foto dell'articolo sono di GIULIA IANNONE |
LAVORERA’ ACCANTO A PIERO COATA SULLA PROGRESSIONE
TECNICA ED AGONISTICA.
“ Non c’è più troppa passione” ha detto Natale Chiaudani” c’è solo la voglia del risultato finale.
Bisogna porre rimedio a questo errato modo di approcciare l’equitazione”
A cura di Giulia Iannone
Abbiamo contattato al telefono il cavaliere di
Tortona per farci spiegare qualcosa in più sul nuovo incarico che gli è stato
affidato nella FISE griffata Marco Di Paola. Ecco cosa ci ha detto Natale
Chiaudani:
Abbiamo letto sul sito della Fise in relazione alla
sua nomina che si occuperà di “ curare l’ulteriore programma federale di
progressione tecnica ed agonistica rivolto ai giovani cavalieri emergenti che
appaiono dotati di talento e capacità
tecniche, ancorchè non ancora di rilevante interesse federale per mancanza di
adeguato binomio o di esperienza”… in pratica in cosa consiste l’incarico ?
“ Consiste nel fare degli stage dedicati a binomi emergenti che non siano ancora di un
livello per cui possano essere utilizzati nelle squadre. Non sono ancora di
interesse federale ma presentano qualcosa di promettente”
La dicitura sul sito fise continua “ e ai cavalieri senior e veterani impegnati
in attività amatoriale di rilevante livello agonistico”. Si pensa anche di coinvolgere questa fetta di
cavalieri, come mai?
“ La motivazione è la stessa dei giovani cavalieri.
Dobbiamo sottolineare che i veterani stanno rappresentando una realtà, hanno
già incaricati e capo equipe. Noi
dobbiamo dedicarci a qualche veterano
interessato, con un cavallo discreto, non ancora formato per essere impiegato nelle
squadre. Noi , ripeto anche in questo
caso, abbiamo il compito di fare degli
stages a questi cavalieri. Quelli che sono appena al di sotto dell’essere di interesse federale e che potrebbero arrivarci
con qualche accorgimento, ma per adesso
non lo sono ancora”
"spero e mi auguro di poter dare un aiuto ed un valido contributo alle categorie di cavalieri cui si rivolge il mio ruolo di tecnico" |
Come ha accolto l’idea di ricoprire questo ruolo
tecnico e dunque di lavorare all’interno della federazione italiana sport
equestri? Cosa prova e di che responsabilità si sente investito?
“ In passato ho già avuto degli incarichi. Ho fatto i
corsi di aggiornamento per istruttori già diplomati. Mi sono occupato di curare
sia la parte pratica che quella teorica. Dopo mi si chiedeva di stilare dei
rapporti e delle relazioni in merito al rendimento durante l’esame orale ed al
tipo di comportamento durante la frequenza del corso. Questo giusto per
segnalare che non sono nuovo ad incarichi federali! Spero e mi auguro di poter
dare un aiuto ed un valido contributo a queste due categorie di cavalieri”
Da cavaliere a tecnico come avviene il passaggio tra
queste due figure di competenza e come concilierà?
“ Senza esitazione posso subito dire che ho sempre
fatto il tecnico. Mi sono sempre occupato di istruzione, ho sempre fatto praticamente anche quello! Questa
volta l’incarico proviene dalla federazione ma in fin dei conti ho sempre
svolto anche questo tipo di mestiere in ambito equestre. Non è assolutamente
qualcosa di nuovo. Non mi ricordo quando ho cominciato ad insegnare, ma posso dire che è da sempre”
Come si può conciliare con l’attività primaria di
cavaliere?
“ Non è così grave! Si tratta di stages di due
giorni, spesso insegno adoperando questo tipo di formula e la cosa è
perfettamente conciliabile con l’attività di cavaliere. “
Veniamo all’idea concettuale che ispira questo tipo
di ruolo tecnico: dedicare il proprio impegno tecnico a dei giovani cavalieri.
E’ un incarico importante visto che i giovani spesso fanno fatica ad emergere,
forse perché spesso rimangono nell’ombra, forse perché un po’ “schiacciati” dai
cavalieri famosi e longevi come tipo di carriera, non so quali siano le
sinergie che bloccano i giovani. Cosa si può dire?
“Non c’è nessuna sinergia che blocca i giovani. Sa , stiamo
parlando di uno sport individuale, in campo gara si è da soli. Potrei capire nel calcio se uno
non passa la palla ad uno bravo, questo
non riesce a fare goal. Ma questo non è il nostro caso! Se il giovane è
veramente promettente e fa le cose giuste, è normale che emerga. A mio avviso esistono
degli intoppi dovuti ad una serie di rallentamenti rispetto all’obiettivo
primario. Diciamo troppe sciocchezze scritte su face book, troppe distrazioni. Li sento spesso a cena
dopo la giornata di gara, i ragazzi parlano solo del risultato scritto sulla
classifica. Ma non sento nessuno fare un bel ragionamento utile e costruttivo
tipo “ ho fatto un errore ma il mio cavallo ha saltato meglio perché l’ho
impegnato ho lavorato meglio in piano…” nessuno, nessuno più parla così. Questa
è una cosa gravissima cui si dovrà cercare di porre rimedio. Voglio dire che va
cambiato il modo di pensare, la mentalità e l’approccio alla performance
sportiva in equitazione. Quattro penalità in un percorso fatto bene sarà molto
più proficuo in futuro che strappare un netto in qualche modo con il cavallo
che salta male, ma non curanti della
qualità del gesto atletico del cavallo. Perché con quel netto, anche fatto
male, si va su face book, si va su internet. Prima della preparazione mentale vorrei
sottolineare che non c’è più la passione, c’è solo la volontà del risultato
finale.
Natale Chiaudani non ha avuto una carriera giovanile nè da junior nè da Young Rider ma è emerso alla grande lo stesso |
L’altro giorno ho fatto una domanda ad una amazzone giovane che monta abbastanza bene. Ho chiesto “ perché
tutti voi ragazzi volete andare al Toscana Tour, con un campo difficile come il
Boccaccio che magari non avete mai saggiato, partire nelle categorie 1,40
quando già su un campo normale fate fatica a fare netto, pagare un sacco di
soldi di iscrizione e solo per essere al Toscana Tour e non essere competitivi.
La ragazza mi risponde “ perché fa figo”.
Ed è una risposta terribile. La gara
va impostata con una motivazione ed il raggiungimento di obiettivi. Lo sport
prevede una programmazione graduale in relazione al tipo di preparazione. Dunque
ci sono due fenomeni pazzeschi: voler strappare un netto a tutti i costi tanto
per pubblicarlo sulla pagina di face book dopo un secondo, in qualsiasi modo
anche col cavallo che salta al contrario. Dall’altra parte partecipare a dei concorsi
fuori portata , troppo più alti rispetto al binomio sempre per andare sui
social e partecipare a queste feste di sera attrazione ed evento mondano. C’è
molta confusione. Ci potrebbero anche stare questi elementi come contorno, ma quando
diventano il leit motiv della situazione diventa tutto molto difficile. Il
piatto principale dovrebbe essere lavorare bene i nostri cavalli e fare una
buona equitazione con una progressione giusta. E’ inutile partecipare a delle
gare quando non si è pronti. Farà anche figo, ma abbiamo spaventato i nostri
cavalli ed ottenuto sono malumore ed energia negativa e questo è controproducente”
Facciamo un salto indietro, al tempo in cui Natale
Chiaudani è stato un giovane cavaliere. Lei come ha fatto ad emergere?
“In realtà non ho fatto niente di tutto questo! Mio
padre GIUSTAMENTE non mi ha mai fatto perdere una ora di SCUOLA, non ho fatto
niente da junior e Young Rider. Avevo il primo grado quando sono andato alla
scuola militare e poi ho montato con Piero D’Inzeo e lì ho preso il secondo
grado e piano piano sono cresciuto. Non
ho fatto assolutamente carriera giovanile. Non ho mai dovuto fare marcia in
dietro! Sa i ragazzi spesso fanno marcia indietro: partono come dei missili, gran
premi anche se non meritano, poi un errore, fermata, il cavallo non è buono…
tutto troppo veloce quando non sono
pronti. Tornare indietro è penoso è noioso i genitori alle spalle a chiedere “ come mai” dato che i figli non
sbagliano mai! Gli istruttori fremono ad andare veloce così il cavallo si cambia
e si entra in un vortice. Le solite cose. Accelerare i tempi è davvero dannoso.
Il cavallo fresco, di buon umore ce la fa a
sopperire le pecche tecniche del ragazzino. Così il binomio funziona per un
po’. Dopo finisce la festa. Allora il ragazzino si scoraggia…e tanta gente poi
si perde. E non si dovrebbero perdere cavalieri per strada, perché non è detto
che tutti salteranno le olimpiadi ma tutti arriveranno a divertirsi con il
giusto sistema di lavoro. Però in un centro ippico è molto difficile. Magari ci
sono tre ragazzini dello stesso livello magari non con le stesse possibilità
economiche: uno va un po’ più in là, gli altri si ingelosiscono. E’ molto
complicato quando ad esempio, i tre soggetti ipotetici sono partiti dai
pony, si conoscono da anni, uno magari ha il padre più facoltoso, uno è più
bravino e gli altri sulla scia devono fare a tutti i costi…allora è colpa del
cavallo, di chi lo ha venduto…è realmente molto complicato. Sarebbe meglio
avere un paio di scarpe da tennis o una racchetta! Ma non è così!”
"Ho avuto la fortuna di lavorare un pò con tanti grandi cavalieri: Eric Navet, Albert Voorn, Michel Robert, Franke Sloothak... |
C’è un tecnico del suo passato agonistico cui è
legato ed al quale si ispira ogni volta che fa lezione e si ispirerà per
ricoprire questo incarico?
“Ho avuto la fortuna di lavorare un po’ con tanti
grandi cavalieri. Eric Navet, Albert Voorn, Michel Robert anche Franke Sloothak
– che ho trovato molto interessante. Ho preso da tante scuole, anche da quella
tedesca , anche se Franke non è così moderno. Ho sempre tentato di mettere un
po’ tutto insieme e prendere le parti “buone che tutti i campioni hanno”, di
creare un mio metodo che è più morbido diciamo, che armonizza tanti ingredienti
dei cavalieri che ho citato. Ho cercato di rendere il discorso molto semplice. Tutti
capiscono le mie lezioni. Faccio fare molti esercizi su salti piccoli. Faccio
capire che un cavallo può saltare anche con una risposta moderata basta che ci
sia indicazione di direzione , di equilibrio, di volontà da parte del cavaliere
, di sicurezza. Sono cose che ho imparato a mia volta in tanti anni.”
Lei condivide l’incarico con Piero Coata...
“ ( mi interrompe) Non abbiamo ancora capito bene, ma non credo
che terremo gli stages insieme. Credo che ci divideremo il territorio!”
Come idee, come impostazione mentale , come strategie
di pensiero avete sì due estrazioni culturali differenti perché siete partiti
da due realtà diverse, anche con due curriculum diversi, però ipotizzo, forse
semplicisticamente , che Piero D’inzeo in quanto istruttore comune possa
rappresentare la vostra trait de union comune. Lei come lo vede questo
connubio? Come si trova con Piero Coata?
“ Ho visto crescere i suoi due ragazzi, Luca e Simone e
con quest’ultimo ho partecipato a numerosi concorsi, dandogli anche una mano.
Quindi conosco Piero da tantissimi anni, lui è piuttosto della “Scuola Nuti”
che non è così differente dalla mia, perché Giorgio( Nuti, ndr) va spesso a
casa sua a fare degli stages. Credo non ci sarà alcun problema a condividere
questo incarico. Piero, rispetto a me, ha fatto di più il lavoro di istruzione,
sicuramente io dalla mia parte ho meno numeri di allievi formati. Quindi lui
avrà una casistica superiore come allievi, io una casistica superiore come
esperienza sui cavalli. Credo che
parlandoci, quando avremo un dubbio su
di una persona – e dopo sarà quello il valore aggiunto di lavorare insieme- le
due cose si compenseranno: lui ha visto molti più binomi fare le gare ed io ho
fatto molte più gare che non seguito binomi.”
Come inizia e si articola il programma di lavoro, sa
già qualcosa?
“ Non sappiamo ancora nulla, siamo in stand by per
qualche giorno. Credo che avremo una lista ed uno schema da cui partire, ma non
posso dire altro”