TRA LE DITA DI PAOLO MARGI...
La tecnica funzionale ed espressiva della doppia
longe suscita grande interesse nei partecipanti.
"Sconsiglio metodi che tendono a bloccare...specie al passo ed al galoppo che sono andature basculate" Paolo Margi nella foto di GIULIA IANNONE |
Pony Club Roma, Novembre 2013:Succede allo Stage
interdisciplinare con il dressagista
olimpico italiano.
Di Giulia Iannone
Erano 74 gli iscritti
ufficiali a questo stage di aggiornamento –mantenimento organizzato dalla Fise
Lazio presso gli impianti di tradizione, del Pony Club Roma sito all’Acqua
Acetosa. In realtà l’affluenza è stata molto più numerosa.
Si sono
aggiunti uditori ed appassionati, per vedere il Paolo Giani Margi “longeur”all’opera.
Nei
giorni 21-22 gennaio abbiamo osservato in campo ed in aula una personalità
equestre italiana di grande prestigio, non solo quale cavaliere dressagista. Il
suo palmares è vastissimo - Campionati Europei, Mondiali, due Giochi Olimpici –
Barcellona ed Atlanta , quando l’Italia schierava in gara la squadra – con il cavallo tutto
italiano entrato nella storia :”Destino di Acciarella”. Margi è anche trainer e coach competente. La sua cultura profonda ed esperienza in ambito
di formazione negli anni si nota subito. E’ depositario delle nozioni dei grandi
Maestri che ha avuto l’onore di affiancare: George Morris, George Theodorescu,
Uwe Schulten Baumer, Harry Boldt. Una
comunicazione semplice ed immediata ha facilitato l’uditorio intervenuto nella comprensione
della tecnica in questione. Il metodo
didattico basato sulla ripetizione ed il richiamo ad argomenti più
significativi ha favorito la memorizzazione dei punti chiave nella due giorni
di stage. Margi non sale in cattedra per un “One Man show”. Predilige l’interazione ed il
coinvolgimento degli astanti, chiede, sollecita, stuzzica la curiosità, mette
in evidenza, richiama. In due giorni,
sul programma canovaccio di lavoro, si “recita a soggetto”, si anima la
spiegazione equestre: Scompone il
cavallo in aula, nella sua forma e tipologia muscolare e scheletrica, lo
analizza come in uno studio di Leonardo da Vinci, nelle parti funzionali e nei
meccanismi articolari che si traducono in movimento. Parla di muscoli e
vertebre e “cerniere vertebrali” in aula,
avulse dal movimento. Di poi dà loro
vita, in campo, prendendo due cavalli “ipotetici e mai lavorati prima” prestati
per l’occasione dal Pony Club Roma: un cavallo di 11 anni ed un 5 anni. Con
loro traduce il contenuto della teoria e della working planning: andature,
biomeccanica, flessioni e piazzamento. Descrive tutte le attrezzature canoniche
per il lavoro alla longe, presenta quelle “variate
dalla esperienza Margi” quelle predilette e prescelte da anni di sperimentazione.
Con esse iscrive nel cerchio ed in triangoli di sinergie immaginarie ma
veritiere nella dinamica. Punti di resistenza e di limite. Presenta la redine
Fillis con una sola longe per un lavoro utile e poco dannoso tra mani
inesperte. Ha detto “sconsiglio metodi che tendono a bloccare,
specie al passo ed al galoppo, che sono andature basculate. Bisogna favorire il movimento ed il suo fluire,
bisogna rendere morbido e facile alla
flessione il cavallo atleta”. Con la doppia longe poi, Margi apre un
“mondo” dinnanzi agli astanti.
“Bisogna essere pronti a cedere ed ad assistere il movimento, come a cavallo, così nel ground work. Il tatto equestre ed il tempismo degli aiuti è sempre protagonista, anche alla longe”. Il movimento piano piano grazie a questi due cavalli,dimostrativi ,nelle due giornate, è ricondotto alla fase pratica dopo quella spiegata in aula. Gli angoli di incidenza dei triangoli, creati dalla sezione tubolare della corda-longe studiata da Margi agiscono e lavorano sui muscoli. E’ tutto un gioco di pressioni e vibrazioni e deviazioni, delle dita e della mano che il tecnico, già precedentemente quale cavaliere, ha come elemento sviluppato dalla carriera agonistica. Tutto funziona e tutto si manifesta : “Alla Longe noi lasciamo fluire l’energia. Con questo lavoro in doppia longe e fascione, con uso indispensabile della sella, possiamo immaginare di avere il cavaliere perfetto ed ideale per il cavallo ed il suo istruttore. E’ un cavaliere-allievo che siede precisamente nel centro di gravità, la cui gamba fascia e lavora col tallone dal basso verso l’alto, e senza mani. Tutti i danni che vediamo e che combattiamo sono creati da un cattivo uso della mano”. Quindi per il Margi Coach il lavoro alla doppia longe si traduce in una alta esegesi di cultura e passione equestre: canalizzare le forze della macchina cavallo facendole fluire e non soffocandole. Paolo Margi, dopo tanti anni di lavoro e di carriera e di risultati, continua ad affascinare ed emozionare attraverso il proprio lavoro, poiché fa capire che ancora è viva e presente la scintilla della passione equestre che trae linfa dalla ricerca e dal fondamento tecnico. La parte più toccante ed emozionale dell’insegnamento equestre è racchiusa “nella filosofia ” che deve accompagnare il lavoro dell’essere cavallo.
"Bisogna essere pronti a cedere e assistere il movimento. come a cavallo così da terra.... Tutti i danni che vediamo e che combattiamo sono creati da un cattivo uso della mano" Foto di Giulia Iannone |
“Bisogna essere pronti a cedere ed ad assistere il movimento, come a cavallo, così nel ground work. Il tatto equestre ed il tempismo degli aiuti è sempre protagonista, anche alla longe”. Il movimento piano piano grazie a questi due cavalli,dimostrativi ,nelle due giornate, è ricondotto alla fase pratica dopo quella spiegata in aula. Gli angoli di incidenza dei triangoli, creati dalla sezione tubolare della corda-longe studiata da Margi agiscono e lavorano sui muscoli. E’ tutto un gioco di pressioni e vibrazioni e deviazioni, delle dita e della mano che il tecnico, già precedentemente quale cavaliere, ha come elemento sviluppato dalla carriera agonistica. Tutto funziona e tutto si manifesta : “Alla Longe noi lasciamo fluire l’energia. Con questo lavoro in doppia longe e fascione, con uso indispensabile della sella, possiamo immaginare di avere il cavaliere perfetto ed ideale per il cavallo ed il suo istruttore. E’ un cavaliere-allievo che siede precisamente nel centro di gravità, la cui gamba fascia e lavora col tallone dal basso verso l’alto, e senza mani. Tutti i danni che vediamo e che combattiamo sono creati da un cattivo uso della mano”. Quindi per il Margi Coach il lavoro alla doppia longe si traduce in una alta esegesi di cultura e passione equestre: canalizzare le forze della macchina cavallo facendole fluire e non soffocandole. Paolo Margi, dopo tanti anni di lavoro e di carriera e di risultati, continua ad affascinare ed emozionare attraverso il proprio lavoro, poiché fa capire che ancora è viva e presente la scintilla della passione equestre che trae linfa dalla ricerca e dal fondamento tecnico. La parte più toccante ed emozionale dell’insegnamento equestre è racchiusa “nella filosofia ” che deve accompagnare il lavoro dell’essere cavallo.
Ricordiamo
che proprio nell’anno 2013 al Global Dressage Forum in Nord America sono
intervenuti due esponenti del lavoro da terra/ doppia longe e segnaliamo anche,
che spesso in America vengono invitati
per divulgare e spiegare i benefici effetti della tecnica equestre dello stage
in oggetto. Si tratta di Arthur Kottas Heldenberg, primo Chief
Rider alla Spanish Riding School di Vienna , Austria dal 1995 al 2003. E’ entrato
a far parte dell’SRS a soli 15 anni ed è stato il Bereiter più giovane dal 1981
al 1995 e Chief Rider nella storia. Ha mantenuto questa posizione da allora.
Successivamente si è ritirato ma vive sempre in Austria. Continua ad essere un
ricercato allenatore per i massimi livelli.
L’altro
è Bo Jena, che ha diretto il programma
dressage a Flynge, il National Stud di Svezia. Ha lavorato a Flynge negli
ultimi 30 anni, fianco a fianco con Kyra
Kyrklund ed ha allenato e mostrato numerosi stalloni alle redini lunghe cos’
come con la sella fino a portarli a livello Grand Prix. Bo Jena è anche
“competitor” e giudice livello FEI in Svezia. Si è poi trasferito con la
famiglia negli Stati Uniti.
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